Totò Cuffaro, il Santo e la bianca mafia di Milazzo

Il governatore della Sicilia, imputato per favoreggiamento a Cosa nostra e candidato alle prossime elezioni regionali, si precipita a Milazzo per partecipare alla processione del compatrono San Francesco di Paola. Dopo la benedizione, i sacerdoti gli affidano il saluto ai fedeli e la preghiera al Santo. La sosta del corteo religioso per un rinfresco in onore di politici e autorità locali. Milazzo intanto è sempre più vittima della penetrazione mafiosa, nel silenzio della Chiesa e delle istituzioni.

“Sono un devoto di san Francesco di Paola”. Mai dubitare della profonda religiosità di rais della politica e boss di mafia. In occasione dei festeggiamenti del santo compatrono della città di Milazzo, Totò Cuffaro è comparso alla testa del corteo religioso accanto a prelati, frati minimi, amministratori e consiglieri di centrodestra. I baci e abbracci di rito che hanno reso famoso il politico in corsa per la presidenza della Regione; poi, accanto a padre Damiano La Rosa e al sindaco forzista Lorenzo Italiano, in posa per le foto su un balcone di un'abitazione da cui è tradizione che i sacerdoti celebrino l'antica benedizione dei fedeli e della statua del Santo protettore di marinai e naviganti. Padre Damiano ringrazia l’illustre e “inatteso” ospite, cosparge di acqua benedetta il capo dei tiratori e passa il microfono al raggiante governatore. “Cuffaro ha prima salutato i fedeli e quindi ha letto la preghiera al santo con la richiesta di intercessione per la città e la regione” recita la cronaca del giornale locale. La gente assiste tra il sorpreso e l’indignato, solo qualcuno, da giù, si accoda al battito di mani del sindaco Italiano. Ma c’è ancora un “fuoriprogramma”. Religiosi, politici e capi bastone locali lasciano il balcone e si intrattengono per oltre mezz’ora all’interno dell’abitazione per un piacevole rinfresco (bibite, alcolici e pasticcini).

San Francesco, i pescatori che a spalle si portano la reliquia e la moltitudine di fedeli, intanto attendono sotto, inquieti e inconsapevoli dell’altrui festeggiamento. Alla fine si riparte, ma il corteo è pervaso da sorrisi ironici e strali polemici. Cuffaro, accusato di aver violato la locale tregua elettorale, giura di essere giunto a Milazzo solo per la sua forte devozione per il santo “che è anche compatrono dell’intera Regione Sicilia”. “Ammetto di essermi fermato per il rinfresco - commenta il governatore - ma ho accettato solo qualche bicchiere d’acqua fresca”. Poi di corsa, in auto blu, verso Palermo. Una scelta quasi doverosa quella di invocare l’intercessione del Santo di Paola proprio dalla città del Capo. Il cuffarismo è un sistema che ha puntato innanzitutto al controllo della sanità, pubblica e privata. E l’ospedale di Milazzo è il vero motore del potere locale. La struttura sanitaria è dispensatrice di facili carriere ai professionisti intercettatori di pacchetti di voti, quasi tutti del centrodestra; tra i personaggi più influenti che vi lavorano, un nome a cui la recente Relazione di minoranza della Commissione parlamentare antimafia dedica più di un passaggio. Quello di Santino Napoli, paramedico e sindacalista, definito “soggetto di rilievo e di rispetto”, in contatto con i boss mafiosi barcellonesi Salvatore Di Salvo e Carmelo Mastroieni. Già dirigente della locale squadra calcistica, Santino Napoli è in atto consigliere comunale a Milazzo, per il secondo mandato consecutivo “significativamente sempre schierato con la maggioranza, prima a sostegno di un’amministrazione di centrosinistra e ora di centrodestra, e controlla rilevanti attività economiche anche attraverso il figlio”.

A Milazzo ha poi sede una delle sezioni più importanti dell’AIAS (l'Associazione italiana assistenza spastici), ai cui scandali finanziari il giornalista Beppe Alfano aveva dedicato gran parte delle sue inchieste prima di essere assassinato l’8 gennaio del 1993. In un primo tempo era stata proprio la cosiddetta “pista AIAS” ad essere ritenuta la più plausibile per spiegare l’efferato omicidio. L’accusa contro il presunto mandante (l’allora presidente dell’ente Antonino Mostaccio) non fu tuttavia accolta dalla Corte giudicante e l’imputato fu mandato assolto, anche se con formula dubitativa.

A 13 anni dalla morte di Beppe Alfano, è la vicina AIAS di Barcellona a meritare le attenzioni della Commissione parlamentare antimafia. Presidente della sezione è l’ex assessore di Forza Italia del comune del Longano Luigi La Rosa, mentre direttore amministrativo l’imprenditore Pietro Arnò, considerato “persona di sicuro livello mafioso”. La Rosa e Arnò sono stati condannati in sede di giudizio abbreviato per voto di scambio: in occasione dell’elezione per il rinnovo del consiglio provinciale di Messina, entrambi si sarebbero spesi a favore del candidato forzista Natale D’Amico, poi risultato eletto.

Il procedimento ha preso il via da una costola della cosiddetta “Operazione Gabbiani”, relativa alla supposta interferenza mafiosa nella gestione del servizio di raccolta dei rifiuti a Barcellona. Tra i personaggi chiave dell’inchiesta, Andrea Aragona, presidente di “Libertà e lavoro”, la cooperativa a cui diverse amministrazioni comunali hanno assegnato - da tempo immemorabile - la gestione dell’ecobusiness. Andrea Aragona, ritenuto vicino al boss mafioso Giuseppe Gullotti, è stato anche il consigliere comunale più votato alle ultime elezioni di Barcellona (eletto nelle liste di Forza Italia è poi passato all’UDC del governatore Totò Cuffaro). Un politico in grado di esercitare un “interessamento indebito” anche sulla raccolta dei rifiuti nella vicina città di Milazzo, come si evince da un’intercettazione ambientale agli atti del processo in corso contro gli ex amministratori di centrosinistra per reati relativi all'affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti alla società toscana Cooplat.

Articolo pubblicato in Terrelibere.org il 2 giugno 2006

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