Ombre su regolarità della gara per la Terza Metropolitana di Roma

Forti dubbi di legittimità sulla gara per il General Contractor che realizzerà la Linea C, terza metropolitana di Roma. Come già accaduto per il Ponte sullo Stretto di Messina, due cooperative socie, la C.C.C. di Bologna e la C.M.C. di Ravenna partecipano al bando su fronti opposti in violazione delle normative europee e nazionali in tema di appalti pubblici.

Non ancora archiviata la polemica per l’affidamento della gara del General Contractor per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina alla cordata di imprese capitanate da Impregilo, ecco comparire all’orizzonte una ghiotta occasione di riscatto per le società escluse.

È infatti scaduto il termine per la presentazione delle offerte per il contraente generale che sarà chiamato alla realizzazione dell’opera pubblica più onerosa dopo il Ponte, la Linea C, terza metropolitana di Roma, un affare di circa 3 miliardi di euro. Roma Metropolitane, società mista presieduta dall`’"ambientalista" Chicco Testa, ha reso pubblico l’elenco degli schieramenti in gara. Come già avvenuto per il Ponte di Messina, a contendersi la metro una cordata guidata da Astaldi con Vianini Lavori, Consorzio Cooperative Costruzioni ed Ansaldo Trasporti Sistemi Ferroviari e la cordata composta da Impregilo, Cooperativa Muratori & Cementisti C.M.C. di Ravenna, Società Italiana Condotte d’Acqua e Grandi Lavori Fincosit, quest`ultima fresca del contestato successo per il collegamento stabile Calabria-Sicilia.

In realtà ai nastri di partenza per la terza metropolitana di Roma l’elenco dei partecipanti è più folto, e vede anche la Pizzarotti & C. di Parma (impresa che con Astaldi aveva partecipato al bando per il GC del Ponte sullo Stretto); la cordata Consorzio Stabile T&T e Maire Lavori (anche quest’ultima faceva parte del gruppo Astaldi nella gara del Ponte); la Sis Scpa e il gruppo Consorzio Stabile "Opere - Tecnologie e Sistemi Integrati di Costruzione" con "Ergon Engineering and Contracting" Consorzio Stabile Scarl.

In vista della valutazione delle offerte dei concorrenti, il Consiglio di amministrazione di Roma Metropolitane ha già nominato la commissione giudicatrice della gara: si tratta di Federico Bortoli (amministratore delegato di Roma Metropolitane), Riccardo Chieppa, Guido Neppi Modona, Luigi Napoli, Maurizio Canto, Valter Di Mari e Antonio Giuseppe Zechini.

I commissari avranno l’arduo compito di sciogliere prioritariamente il nodo dell’effettiva regolarità della gara. Sulla Linea C di Roma pesano gli identici dubbi di legittimità che hanno caratterizzato l’iter concorsuale della scelta del General Contractor del Ponte sullo Stretto. Su fronti avversi, infatti, concorrono due aziende della Lega delle Cooperative dalle intrigate cointeressenze societarie: la C.M.C. Consorzio Muratori & Cementisti di Ravenna è una delle 230 socie, la più importante, del Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna che concorre con gli “avversari” guidati da Astaldi. Un’entità, dunque, che partecipa attraverso due propri soggetti ad una stessa gara. Su due fronti opposti, però.

Ciò comporterebbe la violazione delle normative europee e italiane in materia di appalti pubblici, le quali escludono espressamente la partecipazione ad una gara di imprese che "si trovino fra di loro in una delle situazioni di controllo", ovverossia di società tra esse "collegate o controllate".

In particolare nel Decreto Legislativo del 10 gennaio 2005, n. 9, che integrava e modificava le norme previste dalle leggi per l’istituzione del sistema di qualificazione dei contraenti generali delle "opere strategiche e di preminente interesse nazionale" si stabilisce che “non possono concorrere alla medesima gara imprese collegate ai sensi dell’articolo 3 della direttiva 93/37/CEE del Consiglio, del 14 giugno 1993". Lo stesso decreto afferma il "divieto ai partecipanti di concorrere alla gara in più di un’associazione temporanea o Consorzio, ovvero di concorrere alla gara anche in forma individuale qualora abbiano partecipato alla gara medesima in associazione o Consorzio, anche stabile”.

La stridente violazione di queste norme da parte delle due coop "rosse" durante la prequalifica alla gara per il Ponte era stato sollevato da Terrelibere.org, WWF Italia e dalla parlamentare Anna Donati (Verdi) e ripreso dai maggiori organi di stampa nazionali. Il WWF in particolare era ricorso davanti all’Autorità per i Lavori Pubblici e alla Commissione Europea per chiederne l’annullamento.

Mentre la Società Stretto di Messina si manifestava sorda alle richieste di trasparenza relative alla gara per il General Contractor per il Ponte, proprio alla vigilia dell’apertura delle buste, scompariva provvidenzialmente dalla lista nominativa delle società della cordata Astaldi, il Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna. Così la coop "madre" lasciava il campo alla coop "figlia" ravennate che si aggiudicava con Impregilo il bando di gara, senza che nessuno dei partecipanti sollevasse davanti alla società concessionaria l’ipotesi di turbativa.

Era stata dalla stessa Astaldi, in un suo comunicato stampa del 25 giugno 2004 a dare la notizia della composizione e delle rispettive quote del consorzio in gara per il Ponte: oltre ad Astaldi con una quota del 23%, Pizzarotti e Vianini con una quota del 12% ciascuno, il Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna con una quota del 10%, Grandi Lavori Fincosit e Maire Engineering con una quota del 4% ciascuno e Ghella Costruzioni con l’1,99%.

Passa tutto il 2004 e si arriva alla primavera del 2005, sempre con il Consorzio di Bologna in lizza per il General Contractor. Scoppia il bubbone coop rosse e come per magia la Coop “ rossa” preferiste defilarsi. E può sparire anche ogni eventuale conflitto d’interessi.

Il colpo di teatro si rendeva pubblico grazie all’ennesimo comunicato di Astaldi che il 25 maggio 2005 annunciava di aver presentato “con la società spagnola Ferrovial Agroman e le imprese italiane Vianini Lavori, Maire Engineering, Grandi Lavori Fincosit e Ghella”, l’offerta per la gara per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. “In caso di aggiudicazione – spiegava candidamente Astaldi - è prevista la partecipazione di Nippon Steel Corporation e del Consorzio Cooperative Costruzioni, come soci tecnico-operativi, alla Società di Progetto che verrà appositamente costituita per la realizzazione dell’opera”. Cioè la C.C.C. di Bologna c’è ma non appare. Almeno per ora e fino all’eventuale aggiudicazione della gara. Tutto “regolare”, dunque…

Del potente consorzio di cooperative bolognesi, Terrelibere.org ha rilevato il ruolo di vero e proprio asso pigliatutto delle gare d’appalto indette dall’Agenzia per lo svolgimento delle Olimpiadi invernali "Torino 2006". Un ruolo non certo univoco, interpretato congiuntamente con due aziende di antica alleanza, già nella sfera d’interesse di Gemina, la finanziaria a capo di Impregilo: Maire Engineering (ex Fiat Engineering) e Garboli-Conicos, quest’ultima rilevata dalla Pizzarotti di Parma. Dodici gare su 16, per un importo complessivo di 210.731.283,1 di euro, sono state assegnate infatti alle magnifiche tre. Un vero e proprio record olimpico, ancora più sorprendente se si pensa a quanto accaduto nella giornata del 12 gennaio 2004, quando furono aperte le offerte per tre distinti lotti relativi alla realizzazione del villaggio olimpico di Torino: il raggruppamento temporaneo Consorzio Cooperative Costruzioni C.C.C. - Fiat Engineering - Garboli Conicos sbaragliavano gli avversari in tutte e tre le gare, presentando l’identico ribasso (il 3,74%) ma invertendo solo l’ordine di mandante e mandatarie.

Articolo pubblicato in Terrelibere.org l’8 dicembre 2005

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