Arriva dal lager di Guantanamo il nuovo comandante di Sigonella

Dallo scorso 11 maggio è Thomas J. Queen il nuovo comandante della base di Sigonella (Sicilia). L'ufficiale proviene da Guantanamo, la stazione aeronavale occupata dagli Stati Uniti nell'isola di Cuba. Il militare era in funzione presso il famigerato Ufficio che decide le sorti dei “nemici combattenti”, centinaia di prigionieri sequestrati illegalmente dalle forze armate Usa e dalla Cia in Afghanistan, Medio Oriente, Europa ed Africa.

È Thomas J. Queen il nuovo comandante della base aeronavale di Sigonella, la principale infrastruttura della Marina Usa nel Mediterraneo. Lo scorso 11 maggio l’ufficiale statunitense si è insediato nella base che sorge alle porte della città di Catania. Il suo curriculum vitae è di tutto rispetto: assistente dello staff del Comando della Naval Air Force, U.S. Atlantic Fleet, il comandante Queen ha operato a lungo come pilota degli aerei per la sorveglianza radar e la guerra elettronica in forza alle squadriglie VAW 120 e 121 (Carrier Airborne Early Warning) assegnate alle portaerei nucleari impegnate negli scacchieri più “caldi” del pianeta. Prima di essere trasferito a Sigonella, tuttavia, il neocomandante ha ricoperto l’incarico di ufficiale presso il famigerato “Office for the Administrative Review of the Detention of Enemy Combatants” (OARDEC), la speciale sezione che revisiona annualmente lo status dei “nemici combattenti” illegalmente detenuti dalle forze armate statunitensi presso la Stazione Navale di Guantanamo, Cuba. OARDEC ha cioè il compito di decidere unilateralmente se i detenuti - in buona parte sequestrati in Afghanistan ed in Europa dalla Cia o dai servizi segreti dei paesi alleati – possono essere finalmente liberati oppure devono continuare la loro reclusione nei campi-lager allestiti a Guantanamo (Camp Delta, Camp Echo e Camp Iguana). Thomas J. Queen operava dunque sino a qualche giorno fa proprio presso questo ufficio per i “nemici combattenti”, definizione introdotta ex novo dall’amministrazione americana violando le norme previste dalle Convenzioni di Ginevra.

Dal 2002 al novembre 2006, 776 “prigionieri” sono stati condotti a Guantanamo (17 i minori di età), quasi tutti senza essere sottoposti a processo o che venissero accusati formalmente di reato. Attualmente dovrebbero essere circa 400 i detenuti, 250 dei quali a rischio di restare a Guantanamo a tempo indeterminato. “Il carcere speciale a giurisdizione americana sull’isola di Cuba è noto al mondo per le violenze che quotidianamente vengono compiute nei confronti dei prigionieri”, scrive Amnesty International nel suo rapporto dal significativo titolo "Guantanamo: vite fatte a pezzi" (febbraio 2006). Lo studio di Amnesty analizza le gravissime condizioni di vita dei prigionieri soffermandosi sulle conseguenze della detenzione sulla loro salute psicologica. Nello studio vengono raccolte le testimonianze di diversi ex prigionieri che affermano di aver subito diverse forme di torture e maltrattamenti. Secondo Amnesty le vessazioni sui detenuti andrebbero dall’isolamento prolungato all’esposizione al freddo fino alle violenze fisiche. Il Pentagono ha dovuto ammettere che donne in divisa statunitensi hanno commesso abusi sessuali sui detenuti durante gli interrogatori. Quaranta i tentativi di suicidio, 3 dei quali portati a compimento.

È indubbio che la prigione-lager allestita nella base navale dell’isola di Cuba sia l’esempio più evidente delle violazioni dei diritti umani nel contesto della "guerra al terrore" scatenata dagli Stati Uniti dopo l`11 settembre 2001. “Un comandante non gradito per una base che non vogliamo” è il commento dei portavoce della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella. I quali si chiedono “quanto sia da ritenersi casuale la scelta di trasferire in Sicilia da Guantanamo il capitano Thomas J. Queen”.

Pochi mesi fa l’indagine condotta dal Parlamento europeo (relatore l’on. Claudio Fava) aveva accertato la sosta a Sigonella di alcuni dei voli segreti utilizzati per trasferire nei vari centri di detenzione illegali i prigionieri sequestrati dalla Cia. Sempre in Sicilia sono stati documentati atterraggi sospetti negli aeroporti civili di Catania-Fontanarra e Palermo-Punta Raisi. Inoltre Thomas J. Queen prende il posto del capitano Jospeh Stuyvesant, inviato in Iraq a dirigere la base aerea di Al Asad, il secondo scalo militare del paese per importanza, 180 chilometri ad ovest di Baghdad.

È questa una delle fasi più delicate della storia della presenza militare Usa in Sicilia. A Sigonella è in via di conclusione la quarta tranche del progetto “Mega” finalizzato all’espansione delle infrastrutture e delle funzioni della base, oggi centro logistico di eccellenza di tutte le forze navali di Eucom, il Comando degli Stati Uniti che sovrintende le operazioni in Europa, Africa e Medio Oriente. La richiesta di nuovi alloggi per le truppe stanziate in Sicilia ha scatenato una vera e proprio corsa all’oro americano che vede in competizione per la realizzazione di megaresidence enti locali, imprenditori nazionali e locali e finanche soggetti in odor di mafia. Nella vicina baia di Augusta, area di rifornimento munizioni e gasolio delle Marine Usa e Nato, sono sempre più frequenti le soste di portaerei e sottomarini a propulsione nucleare e dotati di missili a testata atomica. E questo in una delle zone d’Italia a maggiore dissesto ambientale e ad altissimo rischio sismico, dove ancora non sono stati approntati piani di protezione delle popolazioni in caso d’incidente nucleare.

Proprio per l’importanza assunta dalla base siciliana nel quadro delle “guerre permanenti” (Afghanistan, Iraq e più recentemente il Corno d’Africa), sabato 19 maggio prenderà il via da Sigonella la direttrice sud della “Carovana contro la guerra, per la pace e il disarmo” che dopo aver toccato le città sede delle maggiori infrastrutture militari giungerà a Roma il 2 giugno, festa della Repubblica italiana.


Articolo pubblicato in Terrelibere.org il 14 maggio 2007

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