Le guerre del XXI secolo arrivano a Niscemi

Nella cittadina siciliana, in provincia di Caltanissetta, la Us Navy prevede di installare il Muos, sistema integrato di comunicazioni essenziale per la capacità bellica statunitense. La militarizzazione della Sicilia continua.

In Sicilia l’ultima tappa del processo di militarizzazione dello spazio e di rilancio delle guerre stellari e delle strategie di «primo colpo» nucleare. A due passi dal centro abitato di Niscemi [Caltanissetta] sta per sorgere infatti una delle stazioni di controllo terrestre del Mobile User Objective System Muos, il sofisticato sistema di comunicazione satellitare ad altissima frequenza [Uhf] delle forze armate Usa che integrerà comandi, centri d’intelligence, radar, cacciabombardieri, missili da crociera, velivoli senza pilota, ecc., con l’obiettivo di perpetuare la superiorità offensiva degli Stati Uniti.

È quanto si apprende dal documento del Dipartimento della Marina relativo alle «Previsioni di spesa per l’acquisto di armamenti per l’anno fiscale 2009», presentato al Congresso USA nel febbraio 2008. In una nota a pagina 96 si legge che «sono stati richiesti finanziamenti dal Military Construction [MILCON] per realizzare i siti terrestri del sistema MUOS in Sicilia [Niscemi], Virginia [Northwest] ed isole Hawaii [Wahiawa]».

Si tratta di un vero e proprio colpo di scena: nella previsione di bilancio per l’anno 2007, la Marina USA aveva previsto una spesa di 13.051.000 dollari per installare la prima stazione terrestre del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare nella base aeronavale di Sigonella. Ancora il 30 gennaio 2007, in una lettera al Senato degli Stati Uniti, il generale James T. Conway [Comandante supremo del Corpo dei Marines], l’ammiraglio Michael G. Mullen [Comandante in capo della Marina] e Donald C. Winter [Segretario generale della US Navy], avevano spiegato la priorità dei «due progetti per le Stazioni terrestri di Controllo terrestre ed Intercettazione del sistema MUOS, una alle Hawaii e l’altra a Sigonella». Forse la scelta di dirottare il programma militare nella vicina Niscemi è stato dettato dalla pubblicazione delle risultanze di un’indagine scientifica che aveva evidenziato il rischio che le onde elettromagnetiche generate dalla potentissime antenne MUOS potessero pregiudicare le operazioni di volo dei velivoli operanti nella base di Sigonella, o causare perfino l’esplosione delle testate ivi ospitate.

Niscemi, centro strategico delle operazioni dei sottomarini nucleari USA

L’area prescelta per la stazione terrestre MUOS ricade nell’antico feudo Ulmo di Niscemi dove dal 1991 esiste una delle più grandi stazioni di telecomunicazione della Marina USA nel Mediterraneo. Si tratta della «Naval Radio Transmitter Facility [NRTF] N8», utilizzata per le trasmissioni in alta e bassa frequenza [HF ed LF] dei comandi e delle forze militari operanti in una vastissima area compresa tra il Mediterraneo, l’Asia sud-occidentale, l’Oceano Indiano e l’Oceano Atlantico.
Attualmente a Niscemi sono installate 41 antenne di trasmissione HF ed una LF; il centro di telecomunicazione è sotto il controllo della U.S. Naval Computer and Telecommunication Station Sicily [NAVCOMTELSTANCTS Sicily] che ha sede a NAS II Sigonella. NCTS Sicily assicura le comunicazioni supersegrete e non, delle forze di superficie, sottomarine, aeree e terrestri e dei centri C4I [Command, Control, Computer, Communications and Intelligence] di Stati Uniti ed alleati NATO. «Essendo parte della Navy’s ForceNet vision – si legge nel sito ufficiale della base di Sigonella – NAVCOMTELSTA Sicily lega insieme sensori, piattaforme di comando e controllo, decision makers, sistemi d’arma che permettono di progredire nella Guerra Globale al Terrorismo».

Le infrastrutture dei centri di Sigonella e Nisacemi «forniscono il supporto tattico C41 al Comando Navale USA in Europa, ai Comandi della V e VI Flotta, al Comando delle forze aeree nel Mediterraneo, ai Comandi del 7° e 8° Gruppo Sottomarino, al CTF 67, al VP Squadron ed ai 44 Tenant Commands attraverso la comunicazione nelle frequenze LF, HF, UHF, EHF ed SHF». A seguito della chiusura della stazione della US Navy di Keflavik [Islanda], nel dicembre 2006 sono state assegnate a NAVCOMTELSTA Sicily tutte le funzioni di collegamento LF con i sottomarini strategici USA operanti nella regione atlantica. I centri di Sigonella e Niscemi sono stati integrati al Submarine Automated Broadcast Processing System [ISABPS], il sistema che globalmente permette ai sottomarini di ricevere messaggi ed ordini mentre navigano in immersione.
La stazione di Niscemi, essendo l’unica struttura della US Navy nel bacino mediterraneo con particolari caratteristiche, ha assunto un ruolo chiave nel potenziamento delle comunicazioni dei sottomarini nucleari USA [Under Sea Warfare – USW communication] e dei diversi centri di supporto tattico [TSCOMM], delle operazioni aeroterrestri della vicina base di Sigonella NASSIG, e di quelle della Broadcast Control Authority [BCA]. Niscemi contribuisce pure ad ottimizzare le comunicazioni in bassa frequenza delle unità dell’US Air Force, di altri organismi appartenenti al Dipartimento della Difesa e del Sistema Interoperativo Sottomarino dell’Alleanza Atlantica [NATO Interoperable Submarine Broadcast System – NISBS]. I sistemi di telecomunicazione installati a Niscemi sono stati inseriti nel cosiddetto «Minimum Essential Emergency Communication Network», il sistema concepito dagli Stati Uniti per sopravvivere a un attacco ed esercitare il controllo sulle opzioni nucleari strategiche.

Il MUOS e le guerre stellari del XXI secolo

Con l’installazione della stazione terrestre del MUOS, Niscemi farà l’ennesimo salto di qualità, e si affermerà come una delle maggiori infrastrutture di guerra a livello planetario. Secondo quanto affermato dagli alti comandi della US Navy, «il Mobile User Objective System fornirà un sistema universale e multi-service a terminali e siti mobili e fissi per i servizi di telecomunicazione satellitare [SATCOM]». Il sistema assicurerà così «una considerevole crescita delle odierne capacità di comunicazione satellitare così come un significativo miglioramento dell’operatività dei piccoli terminali». Si tratta a tutti gli effetti di un sistema che fornirà servizi di telefonia cellulare alle forze militari utilizzando i satelliti che opereranno come «cell towers» nello spazio. Nello specifico, il MUOS Ground System – di cui la stazione di Niscemi sarà elemento chiave – assicurerà le comunicazioni ed i controlli interfaccia tra i satelliti MUOS e le reti di telecomunicazioni del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti con base a terra.
«Il sistema MUOS è parte dell’architettura di trasformazione delle comunicazioni satellitari militari», spiega l’ammiraglio Victor See Jr., responsabile del settore ricerca, sviluppo ed acquisizione spaziale della Marina USA. «Stiamo realizzando il MUOS a partire dalle infrastrutture terrestri associate per poi connetterlo ai terminal e ai siti periferici JTRS [Joint Tactical Radio System] del servizio UHF. Le comunicazioni ad altissima frequenza sono uno dei principali obiettivi di interconnessione con gli utenti mobili — esercito, marina ed aeronautica militare — nei teatri periferici di guerra. Il primo satellite MUOS sarà lanciato entro il dicembre 2009 e la piena operatività orbitale avverrà nel marzo 2010. Quando il sistema sarà pienamente operativo ci sarà una coppia di sistemi satellitari che garantiranno il trasferimento di informazioni dalle unità di guerra operanti a terra o in mare verso lo spazio a da lì ai terminali terrestri. Il sistema MUOS utilizzerà anche tecnologia di tipo commerciale…».

Il riferimento dell’ammiraglio Victor See ad una «coppia di sistemi satellitari» è dovuto al fatto che in una prima fase il MUOS si coordinerà [sino a sostituirlo] con il sistema «UFO» [Ultra High Frequency Follow-On] in funzione dal 1993 e dotato di undici satelliti. «Rispetto all’UFO, il Mobile User Objective System assicurerà maggiore mobilità, facilità di accesso e migliore qualità del servizio agli utenti», aggiunge l’alto ufficiale statunitense.
La realizzazione e la gestione del programma MUOS sono state affidate allo Space and Naval Warfare System Command [SPAWAR] di San Diego, California, il maggiore dei comandi della Marina nella gestione dei sistemi di guerra e C4ISR [Comando, Controllo, Comunicazioni e Computer, Intelligence, Sorveglianza e Riconoscimento]. SPAWAR coordina alcuni laboratori di ricerca impegnati a promuove soluzioni tecnologiche innovative in campo militare con particolare enfasi nello sviluppo dei sistemi spaziali e di sorveglianza sottomarina. Da una sua filiale con sede a Chesapeake, Virginia, attiva nella gestione di software e sistemi integrati, dipende il distaccamento SPAWAR che opera da tempo a Sigonella nel supporto tecnico-informatico della Marina USA nel Mediterraneo.
Nel settembre 2004 il PEO-Space Systems Satellite Communications Office [PMW-146] ha sottoscritto con la Lockheed Martin Space Systems di Sunnyvale [California] un contratto di 2,1 miliardi di dollari per realizzare 4 satelliti, 6 sistemi di lancio e gli elementi predisposti al controllo terrestre. In realtà, il bilancio delle forze armate USA per l’anno fiscale 2008 sottolinea come le previsioni di spesa per il sistema MUOS abbiano già superato i 3 miliardi di dollari. Solo per quest’anno il Congresso ha autorizzato una spesa di 611 milioni di dollari, mentre altri 602 milioni sono previsti sul bilancio 2009. Relativamente ai terminali terrestri, il Congresso ha pure autorizzato nel biennio 2007-08 una spesa di 34.521.000 dollari.

Il Grande Fratello

La progettazione e la realizzazione del segmento terrestre del sistema MUOS è stato affidato alla General Dynamics, altra potente società del complesso militare industriale statunitense. Lo scorso mese di agosto, la General Dynamics ha annunciato di aver completato l’installazione di tre antenne satellitari giganti presso la base di Wahiawa, Hawaii, nota come «Naval Computer and Telecommunications Area Master Station Pacific». «Wahiawa è la prima delle quattro stazioni terrestri che saranno equipaggiate con antenne satellitari del sistema MUOS», si legge nel comunicato stampa emesso da General Dynamics. «Le altre stazioni MUOS saranno realizzate a Norfolk, Virginia, Geraldton, Australia e Niscemi, Italia». Una esplicita conferma della scelta dell’avamposto siciliano che tuttavia fornisce un elemento inedito ai piani di riarmo USA. L’industria aerospaziale fa infatti il nome di una quarta infrastruttura terrestre che sino ad oggi non era mai apparsa nei documenti ufficiali delle forze armate statunitensi, la stazione satellitare australiana di Geraldton. In verità, a differenza di quanto accaduto con Niscemi dove la trasformazione della stazione radio in sofisticato centro satellitare è stata tenuta segreta dai governi Prodi e Berlusconi, le autorità australiane hanno annunciato nel novembre 2007 la firma di un accordo con Washington per la costruzione di una facility all’interno dell’Australian Defence Satellite Communications Ground Station – ADSCGS di Kojarena, 30 km ad est di Geraldton. Si prevedono tre piccoli edifici, tre antenne da 19 metri e due più piccole che faranno parte «della stazione terrestre congiunta USA-Australia per il Mobile User Objective System del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti».

La scelta dell’infrastruttura militare australiana dovrebbe essere fonte di più di una preoccupazione per le forze politiche e la società civile italiane. La base di Kojarena-Geraldton è infatti una delle maggiori stazioni d’intercettazione delle telecomunicazioni satellitari a livello mondiale, pienamente integrata in Echelon, la rete segreta di ascolto della National Security Agency – NSA e della CIA in grado di intercettare e decodificare le comunicazioni telefoniche e radio, fax, e-mail, Internet, ecc., secondo un catalogo di parole chiave «selezionate per il loro interesse» dai servizi d’informazione.
Stando alle risultanze dell’indagine del 2001 di un’apposita Commissione del Parlamento Europeo, il sistema Echelon sarebbe stato implementato congiuntamente da Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda, con stazioni operative sparse in tutto il mondo [in Italia avrebbe fatto parte di Echelon la base di San Vito dei Normanni, in Puglia]. La rete potrebbe avere spiato illegalmente singoli cittadini, organizzazioni non governative e finanche industrie e società europee.
La conferma dello stretto collegamento Echelon-MUOS viene dalla genesi dello Space and Naval Warfare System Command [SPAWAR] chiamato a coordinare il nuovo piano di telecomunicazioni satellitari USA. SPAWAR fu infatti costituito nel maggio 1985 come «Echelon II Command» [Comando Echelon II], e messo sotto le dirette dipendenze del Capo delle operazioni della Marina USA. Con il MUOS, il Grande Fratello estende le proprie capacità di ascolto e di spionaggio universale.

La Sicilia a stelle e strisce

«La realizzazione della stazione satellitare a Niscemi fornisce nuova linfa all’asfissiante processo di militarizzazione della Sicilia», afferma Alfonso Di Stefano della Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella. «In questi ultimi anni abbiamo assistito all’imponente ampliamento della base di Sigonella e della vicina base navale e sottomarini di Augusta. In tutta la regione è stato rafforzato il dispositivo aeronavale nazionale e NATO contro i migranti che muoiono a centinaia nel tentativo di attraversare il Mediterraneo. Nelle province di Catania e Siracusa sono sorti enormi complessi abitativi per ospitare i militari USA di Sigonella, mentre a Lentini è stata approvata una variante al PRG per realizzare residence e ville per i dipendenti e i familiari della base. Ci sono poi le conferme ufficiali di quanto da noi denunciato relativamente alla decisione dell’US Air Force d’installare, ancora una volta a Sigonella, i micidiali aerei senza pilota Global Hawk».

«Facciamo appello ai siciliani – conclude Di Stefano – perché sia rilanciata la mobilitazione contro la guerra e i suoi strumenti di morte nell’isola, in vista della loro riconversione a fini di solidarietà e cooperazione internazionale. Perché la Sicilia diventi realmente un Ponte di pace nel Mediterraneo».

Articolo pubblicato in Carta.org il 10 settembre 2008

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