In Sicilia tanti Comuni in gara per l’oro di Sigonella

Il Comitato regionale urbanistico della Sicilia approva il megaprogetto per insediare a Lentini un complesso residenziale per i militari Usa di Sigonella. Intanto altri Comuni siciliani modificano i Prg per ospitare il personale della base nucleare. Ma l'amministrazione Usa avverte: dal 2003 al 2005 gli addetti di Sigonella sono diminuiti di quasi il 30%. Le storie dei business di Belpasso e Mineo.

Secondo il responsabile all’Urbanistica del Comune di Lentini, l’architetto Salvatore D’Anna, sarebbero già una decina i progetti approvati nel catanese finalizzati a insediare complessi “chiusi ad uso collettivo” per i militari Usa di stanza a Sigonella. Tutti con la medesima procedura utilizzata a Lentini: una ditta costituita ad hoc fa la proposta al Comune per cambiare la destinazione d’uso dei terreni agricoli; il Consiglio vota la variante in tempi record; l’Assessorato regionale approva la variante al Prg in via definitiva. Il tutto, magari, senza che l’amministrazione Usa abbia espresso alcun interesse per il programma immobiliare. Un iter assai poco ortodosso che bypassa piani regolatori e legittima improponibili cubature. Per gli amministratori l’importante è non farsi trovare impreparati quando uscirà il “bando” per gli alloggi da dare in leasing ai militari della più grande base nucleare a strisce e strisce nel Mediterraneo. Male che va ci si ritrova di fronte a fondi che hanno triplicato il loro valore senza sforzo alcuno.
Il cosiddetto piano “Mega III”, valore 675 milioni di dollari, oltre a rifare il look alle due stazioni aeronavali di Sigonella ha previsto nel quadriennio 2004-07 oltre mille e cento nuovi alloggi familiari. Un complesso residenziale di duecentoventi unita abitative prenderà il posto del desueto “Residence degli Ulivi” di cui è prevista la completa demolizione in tempi brevissimi. Ad oggi è questo l’unico piano insediativo ufficialmente progettato dal Dipartimento della difesa statunitense che, nei suoi più recenti documenti al Congresso, segnala tra l’altro una consistente diminuzione del personale in forza a Sigonella (nel 2003 c’erano 4.267 unità, il 30 settembre 2005 “solo” 3.098).
Due anni fa nel territorio del Comune di Belpasso è stato completato il complesso residenziale più imponente mai messo a disposizione del personale Usa in Sicilia. In un’area di 42 ettari sono stati costruiti 526 alloggi indipendenti con annessi impianti sportivi ed aree verdi e ricreative. Gli alloggi sono di proprietà della Belpasso Housing Spa che li ha affittati al governo degli Stati Uniti d’America, mentre il progetto è stato firmato dalla Interplan Seconda Srl, società di consulenza degli architetti Camillo ed Alessandro Gubitosi, docenti presso l’Università Federico II di Napoli. I lavori per un importo di circa 71 milioni di euro sono stati appaltati alla Pizzarotti & C. di Parma, società leader nella realizzazione dei complessi Nato ed odierna general contractor per la realizzazione della tratta autostradale Catania-Siracusa-Gela.
La decisione di insediare in località Passo Noce di Belpasso “duecento alloggi per le famiglie dei militari di Sigonella” fu presa nel marzo 1982 dal Comando Usa della base. Un paio di mesi più tardi la società Fin.Co.Imm. di Catania presentava un progetto che triplicava l’offerta abitativa ed includeva numerose infrastrutture sportive e ricreative. Fu richiesta variante al piano regolatore in quanto l’area prescelta risultava destinata a verde agricolo. Nel 1984 venne commissariato il Comune di Belpasso ma l’iter amministrativo procedette senza intralci e la variante fu firmata dal commissario ad acta. Nel novembre dello stesso anno scattò tuttavia un’indagine per interesse privato contro gli amministratori di Belpasso, il commissario e l’amministratore della Fin.Co.Imm., Francesco Caruso. A fine 1986 il Tribunale di Catania dichiarò il “non doversi procedere” ed il commissario riadottò la variante al Prg. Stavolta fu la Commissione urbanistica ad opporsi al progetto e nel luglio 1988 fu ufficializzata la bocciatura del complesso Usa in quanto ricadeva “in una zona priva di qualsiasi attrezzatura e di opere di urbanizzazione”. La Fin.Co.Imm. non si perse d’animo ed elaborò un nuovo progetto insediativo. Trascorsero tuttavia altri quattro anni prima che il consiglio comunale di Belpasso approvasse a maggioranza la variante al piano regolatore. Il controverso iter progettuale ed alcune denunce pubbliche di quello che ormai era conosciuto a tutti come l’“affare villaggio Sigonella” richiamarono l’attenzione dell’autorità giudiziaria. Alla vicenda s’interessò particolarmente anche la Direzione Investigativa Antimafia di Catania che in un suo rapporto del novembre 1994 segnalò come il progetto della Fin.Co.Imm. fosse stato presentato alla Marina Usa anche se la società era a conoscenza “che a quella data l’area in cui avrebbero dovuto costruire il complesso residenziale era considerata non edificabile”.
L’indagine raffreddò gli entusiasmi del Comando statunitense che preferì procrastinare la stipula del contratto di leasing; per tentare di sbloccare l’empasse entrarono in gioco l’allora sindaco di Motta Sant’Anastasia, Angelo Giuffrida e l’alto funzionario del ROICC di Sigonella Giuseppe Russo, poi indagato (ed infine assolto) nell’ambito dell’inchiesta denominata “Saigon” che a fine anni ‘90 rilevò la penetrazione di Cosa Nostra in buona parte degli appalti per le infrastrutture e la gestione di servizi all’interno della base militare. Vennero organizzate riunioni top secret tra amministratori, dirigenti Fin.Co.Imm. e funzionari statunitensi; poi nell’aprile 1996 l’ennesimo colpo di scena: alla vigilia della firma del contratto con la US Navy, il geometra Francesco Caruso decise di sospendere la trattativa dichiarando di non essere più nelle condizioni economiche di ammortizzare l’investimento iniziale. Nell’operazione subentrò la neocostituita Belpasso Housing che nel 1999 firmò il contratto con la Marina Usa ed affidò la realizzazione del megavillaggio alla Pizzarotti. Nello stesso anno si spegneva l’amministratore della Fin.Co.Imm. di Catania.
Alla società veniva riservato un passaggio dell’ordinanza del Tribunale di Reggio Calabria di applicazione delle misure cautelari contro alcuni degli indagati dell’operazione Gioco d’azzardo. Titolare di partecipazioni nella Fin.Co.Imm., accanto al Caruso, compariva infatti il commercialista Salvatore Gambino, contestualmente nel Cda della Tam Center di Catania, avente oggetto la vendita all’ingrosso di materiali da costruzione. Consigliere della stessa società era l’avvocata Francesca Vitale, amministratrice unica a sua volta della Blue Holiday (oggi società semplice Castellaneta Aurelia, stessa sede legale della Tam Center), in affari con la Letojanni Immobiliare di proprietà dei messinesi Nicolò Caligiore ed Elda Eugenia Vitacolonna, moglie di don Saro Spadaro, il faccendiere in odor di mafia protagonista di speculazioni immobiliari nelle Antille olandesi e Venezuela.
La Pizzarotti di Parma, a sua volta, concludeva nel 2004 la costruzione del “Residence Mineo”, 404 alloggi familiari destinati anch’essi al personale Usa di Sigonella. Lavori per 5,2 milioni di euro venivano subappaltati all’associazione d’imprese Demoter-Itaca. La Demoter è la società del geometra Carlo Borrella, presidente dei Costruttori edili di Messina e titolare della Ingegneria e Finanza Srl, società partner del Comune di Messina nel controverso progetto di “riqualificazione urbana” del quartiere Tirone. Della società mista fa parte pure la Garboli-Conicons, importante azienda di costruzioni con sede a Mondovì (Cuneo), acquisita lo scorso anno proprio dalla Pizzarotti Parma. La Itaca è una delle aziende del gruppo Mancuso di Brolo, nota nella città dello Stretto per aver realizzato buona parte dei complessi abitativi della locale Lega delle Cooperative (in località Annunziata, Zafferia, Bordonaro, Sperone, San Licandro). Il gruppo di Brolo vanta un portafoglio lavori per oltre 25 milioni di euro. Amministratore unico e direttore tecnico è Gaetano Mancuso; responsabili tecnici Nino Stancampiano, Antonino Pizzuto e Antonino Astone.
Della società ha fatto parte anche il collaboratore di giustizia Antonino Giuliano, costruttore legato al mafioso Michelangelo Alfano, recentemente scomparso. “In passato – ha raccontato Giuliano - ho fatto anche parte delle società Itaca e Iride delle quali era socio tale Mancuso Gaetano, con il quale ho poi sciolto la società per disaccordi e perché non mi lasciavano tranquillo le persone che frequentava”. Lo stesso Giuliano, interrogato dal sostituto Francesco Neri, ha ammesso di essersi interessato ai lavori per le basi Nato in Sicilia. “Quegli appalti li ha presi …omissis…. Dovevo prenderli pure io, ma non ci sono voluto andare perché mi scantai. Era un lavoro troppo grosso e dice che si doveva fare preciso. Pure Angelo Alfano c’era là. E pure gente di Catania, Santapaola…”.

Articolo pubblicato in Terrelibere.org l’8 dicembre 2006

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