A Camp Darby il Comando italiano delle operazioni speciali e psicologiche
Martedì 9 giugno è stata
issata la bandiera italiana; venerdì 12 l’inaugurazione della nuova sede del
Comando delle Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE), presente il ministro
della Difesa Lorenzo Guerini. L’area a nord
della grande base di Camp Darby, in Toscana, è stata presa in consegna dalle
forze armate italiane a seguito della decisione del Pentagono di rivedere le modalità
organizzative e di gestione di quello che è il principale hub di stoccaggio di mezzi
e sistemi d’arma delle forze terrestri Usa nel sud Europa. Con un investimento
infrastrutturale plurimilionario, l’Esercito italiano potrà così coronare il
sogno di realizzare in provincia di Pisa un centro strategico dove ospitare le
forze d’elite destinate alle guerre “non convenzionali” e alle famigerate operazioni
psicologiche.
“Sono particolarmente lieto di incontrare il
personale di questo centro nevralgico di integrazione e coordinamento di tutte
le attività di formazione, addestramento e approntamento delle Forze Operative
Speciali e delle unità PSYOPS dell’Esercito”, ha dichiarato il ministro Guerini
in occasione della sua visita al Comprensorio militare “Tenente Dario Vitali” di Pisa. Ad accoglierlo, il Capo di Stato
Maggiore dell’Esercito, generale Salvatore Farina e il Comandante di COMFOSE, generale
Ivan Caruso. “Il nuovo Comprensorio Militare sorge su una vasta area con
superficie di 35 ettari, ex sedime di parte della base militare statunitense di
Camp Darby, territorio recentemente rientrato nella disponibilità delle
Autorità Italiane; la sua riorganizzazione e l’utilizzo di moderni standard
infrastrutturali consentirà di incrementare la capacità operativa dei Reparti
che saranno ospitati e accrescere le condizioni di vita e il benessere del
personale militare e delle proprie famiglie”, riporta la nota del ministero
della Difesa. “Il ministro Guarini ha poi visitato le sedi del Centro
Addestramento Operazioni Speciali e del Reparto Supporto Operazioni Speciali,
articolazioni di recente costituzione deputate alla formazione degli Operatori
Base per Operazioni Speciali, il primo, ed al sostegno logistico delle Forze
Speciali in operazioni, il secondo”.
Secondo lo Studio
progettuale presentato dallo Stato Maggiore dell’Esercito nel dicembre 2018, nell’ambito
del programma European Infrastructure
Consolidation implementato dal Comando Europeo dell’Esercito statunitense
(EUCOM), “in data 28 gennaio 2015 è stata formalizzata dall’Office of Defence
Cooperation l’intenzione di restituire al Governo Italiano una porzione del
sedime in questione della base di Camp Darby, ed al cui interno sono state
realizzate dagli Stati Uniti varie infrastrutture con diversa destinazione
d’uso (uffici, alloggi, funzioni logistiche e tempo libero) ancora in
buone/ottime condizioni”. “In tale quadro – prosegue lo Stato Maggiore – l’Esercito
ha formalizzato l’interesse alla ripresa in consegna dell’aliquota che si
renderà disponibile a seguito del rilascio da parte degli USA. L’ipotesi
progettuale elaborata ha inteso individuare una possibile razionalizzazione
degli spazi interni per la ridislocazione del COMFOSE e del dipendente 9° Reggimento
Col Moschin. Il costo complessivo di tale ipotesi ammonta a circa 42 milioni di
euro ed è stato stimato sulla base di una prima valutazione che prevede, in
particolare, la realizzazione presso il sito di ulteriori strutture per le
esigenze delle unità”. Nello specifico per l’area logistica di 15.000 mq è prevista
una spesa di 13 milioni; per quella sportiva (8.000 mq), 8,3 milioni; per
l’area alloggiativa (20.000 mq) 16 milioni di euro. Il piano per il nuovo
comprensorio “italiano” a Camp Darby rientra nell’ambito dell’ambizioso programma di rinnovamento del patrimonio immobiliare e di realizzazione
di basi militari di nuova generazione denominato “caserme verdi”, per cui l’Esercito prevede di spendere un miliardo e
mezzo di euro da qui ai prossimi dieci anni.
Il Comando di COMFOSE che si è insediato nell’area
settentrionale di Camp Darby sovrintende alle attività, all’addestramento
e all’acquisizione dei materiali delle
unità dell’Esercito assegnate alle cosiddette “operazioni speciali”. Istituito il
19 settembre 2014 all’interno della più ampia riforma dello strumento militare
del 2012 voluta dall’allora ministro della Difesa, ammiraglio
Giampaolo Di Paola, COMFOSE ha avuto il suo quartier generale prima nella
Caserma “Gamerra” a Pisa e poi presso il Centro Interforze Studi e Applicazioni
Militari (CISAM) di San Piero a Grado. Come ricorda lo studioso Manlio Dinucci
de Il Manifesto, questo Comando italiano
“mantiene un collegamento costante con lo U.S. Army Special Operation Command,
il più importante comando statunitense per le operazioni speciali formato da
circa 30 mila specialisti impiegati soprattutto in Medio Oriente”.
Dal
COMFOSE dipende innanzitutto il 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti
“Col Moschin”,
il
reparto di incursori composto da personale addestrato ed equipaggiato per
condurre l’intero spettro delle operazioni
speciali. Sino ad oggi è stato ospitato nella
caserma “Vannucci” di Livorno; quando tutti i suoi uomini saranno trasferiti a
Camp Darby, l’immobile sarà riassegnato al Reparto comando supporto tattici della
“Folgore” di stanza nella caserma “Rugiadi”, anch’essa a Livorno. Altro reparto
delle forze speciali dell’Esercito è il 185° Reggimento Paracadutisti
Ricognizione e Acquisizione Obiettivi “Folgore” di Livorno con funzioni spiccatamente
d’intelligence, d’ingaggio di “obiettivi a distanza” e di penetrazione e
infiltrazione in territorio “nemico”. Ci sono poi il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti
“Ranger” di Verona, designato per condurre operazioni in ambiente montano e
artico e il 28° Reggimento “Pavia”, l’unica unità delle forze armate italiane che
si occupa di “comunicazioni operative”, quelle cioè finalizzate “a creare, consolidare o incrementare il
consenso della popolazione locale nei confronti dei contingenti militari
impiegati in missione di pace all’estero”.
Di stanza nella caserma “Del
Monte” di Pesaro, il 28° Reggimento “Pavia” rappresenta la componente di
COMFOSE che più interpreta le nuove frontiere della guerra moderna globale. Non
è infatti casuale che i militari del “Pavia”
siano intervenuti in tutti gli scacchieri bellici internazionali: dall’Iraq all’Afghanistan,
dal Kosovo al Libano e in Libia. “Le unità specialistiche del 28° Reggimento usano mezzi
di comunicazione di massa per diffondere messaggi alla popolazione: si spazia
dai tradizionali volantini e poster, efficaci in aree a elevato tasso di
analfabetismo e basso sviluppo tecnologico, fino ai più complessi prodotti
multimediali, compresi i new e social media nelle aree più progredite”, riferisce
lo Stato Maggiore. “Inoltre il
personale studia e analizza la realtà socio-antropologica delle aree di
missione in modo da comunicare in modo idoneo ed efficace con la popolazione
nel rispetto di usi, costumi e tradizioni locali”.
Quelli che a prima vista
potrebbero sembrare interventi di natura meramente politico-diplomatico-sociale
s’inquadrano invece nelle cosiddette “guerre psicologiche”, note in ambito
militare come “operazioni psicologiche” o “PSYOPS”
come le ha invece chiamate in lingua inglese il ministro Guerini all’inaugurazione
della nuova sede di COMFOSE a Camp Darby.
Sulle
finalità e le modalità delle “operazioni PSYOPS” si è soffermata la ricercatrice
Francesca
Angius dell’Archivio Disarmo di Roma. “Si
tratta del complesso delle attività
psicologiche pianificate in tempo di pace, crisi o guerra, dirette verso gruppi obiettivo nemici, amici
o neutrali, al fine di influenzarne gli
atteggiamenti ed i comportamenti che incidono sul conseguimento di
obiettivi prefissati di natura
politica e militare”, spiega Francesca Angius. “Le PSYOPS sono, quindi,
finalizzate alla conquista
delle menti attraverso la gestione ad arte delle informazioni e delle verità e costituiscono uno strumento
di strategia militare (…) il cui scopo
principale consiste nell’influenzare le percezioni, gli atteggiamenti ed
il comportamento di un
determinato gruppo obiettivo. L’esigenza di dotarsi di un’unità PSYOPS è nata,
in seno alla NATO, dalla convinzione
che l’uso programmato delle comunicazioni di massa possa influenzare, anche in
modo decisivo, l’esito di un conflitto.
Il dominio delle informazioni è sempre più una dimensione fondamentale del moderno campo di
battaglia, dove propaganda, disinformazione e manipolazione delle informazioni
ne rappresentano una parte
essenziale”.
Nel 2006, l’allora tenente colonnello Luca Fontana (poi
generale di brigata e vice capo divisone presso la NATO Rapid Deproyable Corps
Italy di Solbiate Olona, Varese”), ha pubblicato per conto dello Stato Maggiore
della Difesa un rapporto intitolato significativamente Le
Operazioni Psicologiche Militari (PSYOP). La “Conquista” delle menti. “E’ opinione diffusa che
l’importanza delle PSYOP stia
costantemente crescendo a garanzia
del successo di ogni azione che si debba
intraprende ovunque nel mondo, sia essa
di carattere diplomatico o militare”, affermava l’alto ufficiale. “L’ormai costante e significativa
partecipazione di forze
occidentali, spesso con preponderanza –
almeno iniziale – degli USA, alle operazioni di Peacekeeping, dove l’uso della forza è rigidamente prescritto da dettagliate regole
d’ingaggio, ha ulteriormente
enfatizzato la necessità di mettere
in atto efficaci attività informative.
Nell’effettuazione di tali operazioni, le Unità militari di PSYOP possono ragionevolmente pensare di essere chiamate ad
operare per un lungo periodo di
tempo in un’area dove, talvolta, sussiste
la presenza di strumenti mediatici significativi
e penetranti, i cui messaggi competono
con quelli lanciati dagli operatori militari alleati”.
“Nel futuro, il valore
delle PSYOP continuerà ad essere utilizzato al meglio prima e dopo un conflitto”,
concludeva profeticamente Luca Fontana. “Le operazioni psicologiche messe in
atto prima aiuteranno a preparare il contesto operativo nel quale le truppe si
troveranno ad operare e talvolta, se opportunamente combinate con qualche altro
tipo di intervento, potranno anche prevenire lo scoppio delle ostilità. Mentre,
negli anni a venire, saranno comunque le bombe, i missili e l’occupazione del
territorio con truppe di terra a determinare sul piano militare il vincitore ed
il perdente, le operazioni psicologiche, in misura sempre maggiore, determineranno
la durata dei conflitti e l’impatto dello sforzo militare sugli interessi strategici
di lungo termine…”.
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