Marina USA avvia arresti e deportazioni di presunti pirati africani

Primo blitz anti-pirati della flotta USA schierata nel Golfo di Aden. Nel tardo pomeriggio dell’11 febbraio, i marines dell’incrociatore lanciamissili USS Vella Gulf (CG 72), hanno eseguito la cattura di sette persone che si trovavano a bordo di una piccola imbarcazione a motore avvicinatasi al mercantile “Polaris”, battente bandiera delle Isole Marshall. Era stato l’equipaggio del mercantile ad allertare via radio l’unità militare USA, in quanto, stando a quanto dichiarato dalla marina militare statunitense, “i sette presunti pirati avevano tentato di salire a bordo del Polaris con la forza, grazie ad una scaletta”. L’abbordaggio sarebbe tuttavia fallito in quanto “l’equipaggio del mercantile è riuscito a rimuovere la scaletta prima che i pirati potessero utilizzarla”.

L’incrociatore USA ha poi intercettato l’imbarcazione, bloccando gli individui che erano a bordo. “Essi sono stati condotti nella nostra nave da guerra perchè corrispondevano alla descrizione fatta dall’equipaggio del Polaris ed erano inoltre armati”, ha dichiarato in una nota stampa della US Naval Forces Central/5th Fleet, da cui dipende la task force che pattuglia le acque del Corno d’Africa. Dopo che l’equipaggio del mercantile “ha fornito un positivo riconoscimento visivo dei sospetti pirati – aggiunge testualmente l’US Navy - essi sono stati trasferiti in un’area provvisoria a bordo della nave di rifornimento USNS Lewis and Clark (T-AKE 1)”.
 
Sin qui la nota ufficiale del Comando della 5^ Flotta USA di stanza in Bahrein, che però omette di specificare l’identità e la nazionalità dei sette presunti pirati e la zona in cui si sarebbe verificato il tentativo di abbordaggio (del tutto artigianale nelle sue modalità). Ignota è pure l’accusa con cui è stata giustificata la cattura dei sette e il loro trasferimento nella Lewis and Clark, una nave - deposito munizioni in cui sono state ricavate piccole celle per detenere sino a 26 persone.
 
Ma per i detenuti il calvario è solo all’inizio: dopo la segregazione nella nuova Guantanamo in miniatura, in base ad un memorandum sottoscritto dal Dipartimento di Stato USA con il governo di Nairobi, essi verranno trasferiti in un centro di detenzione segreto in Kenya, dove saranno giudicati da un tribunale nazionale. Sino ad allora inutile parlare di avvocati, diritti e garanzie legali. Un’aberrazione giuridica che segna il battesimo di una nuova stagione di “extraordinary renditions”, più sofisticata e ancora meno visibile di quella avviata dall’amministrazione Bush dopo l’11 settembre 2001, dove interrogatori forzati e detenzioni si realizzeranno a bordo di unità che navigano nei mari di mezzo mondo o nelle disumane carceri di paesi terzi, perlopiù africani.
 
Il protagonista del primo intervento diretto anti-pirati, l’incrociatore Vella Gulf, è la nave ammiraglia della Combined Task Force (CTF) 151, la forza navale multinazionale a guida USA a cui è stato affidato il pattugliamento di un’area che comprende il Golfo di Aden, il Mar Rosso, l’Oceano Indiano e il Mare Arabico. Alla CTF-151 collaborano 14 nazioni di Europa, Africa, Asia e Oceania, più la flotta navale dell’Unione Europea EU NAVFOR, sotto il comando di un’unità da guerra greca.
 
EU NAVFOR è giunta in Corno d’Africa nel dicembre 2008, prendendo il posto della forza navale permanente NATO SNMG2 (Standing Nato Maritime Group 2), componente marittima della Forza di Risposta Rapida dell’Alleanza Atlantica. Come però preannunciato dal contrammiraglio della Marina Militare italiana, Giovanni Gumiero, comandante di SNMG2, la forza navale NATO potrebbe presto riprendere il largo per una nuova missione anti-pirateria nelle coste somale. “Se l’Alleanza Atlantica decidesse di essere nuovamente presente nell’area come avvenuto nei mesi scorsi noi saremmo pronti ad intervenire”, ha dichiarato il 9 febbraio all’agenzia di stampa ADNKRONOS. “Ci manteniamo in stand-by ma la caratteristica di questa forza navale è quella di potersi attivare per operare là dove vi sia la necessità”. Legittimo chiedersi a chi consegneranno, UE e NATO, i pirati catturati.

Articolo pubblicato in Agoravox.it il 13 febbraio 2009

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