L’Italia alla crociata anti-pirati per conto dei mercanti d’armi
Ha raggiunto le acque somale il pattugliatore della Marina militare italiana “Comandante Bettica”, per operare a fianco della flotta navale dell’Unione europeaimpegnata nella campagna internazionale contro la pirateria nel Golfo di Aden. A coordinare l’operazione denominata “Atalanta”, il quartier generale operativo UE di Northwood, Gran Bretagna, mentre il comando del dispositivo aeronavale in acque africane è stato affidato al commodore greco Antonios Papaioannu.
Articolo pubblicato in Agoravox.it il 12 marzo 2009
“Si tratta di un’attività tesa a rafforzare la cooperazione con le Marine dei paesi visitati e svolgere attività di presenza e sorveglianza marittima”, recita la nota emessa dallo Stato maggiore della Difesa. Il “Comandante Bettica” è un’unità della nuova classe “combattenti” assegnata al COMFORPAT, il Comando delle Forze da Pattugliamento per la Sorveglianza e la Difesa Costiera di Augusta (Siracusa). Ha un equipaggio di 78 uomini ed è comandato dal capitano di fregata Lorenzo Agnarelli.
Non è questa la prima missione anti-pirateria di un’unità da guerra italiana. Il primo intervento nelle acque del Corno d’Africa risale al 2005, con la partecipazione del cacciatorpediniere “Granatiere” all’operazione “Mare Sicuro”. A fine 2008, il cacciatorpediniere “Durand de La Penne” ha invece fatto parte della prima spedizione navale NATO in Somalia, sotto il comando del contrammiraglio Giovanni Gumiero. La flotta NATO ha poi passato il testimone alla task force dell’Unione europea, ma già a partire dai prossimi giorni una nuova spedizione dell’Alleanza Atlantica raggiungerà le acque somale per affiancarsi, e non sostituire stavolta, le navi dell’operazione “Atalanta”.
Il pattugliatore “Bettica”, invece, tornerà in Sicilia già a fine mese. Una presenza brevissima e più che simbolica quella italiana alla odierna crociata anti-pirateria (sono più di 50 le navi da guerra che s’incrociano nelle acque del Golfo di Aden). L’unità aveva però lasciato Augusta lo scorso 4 febbraio. Che ha fatto in tutto questo tempo? Nulla di più che da testimonial dei sistemi d’arma prodotti dal complesso militare industriale nazionale. Il “Bettica” ha infatti raggiunto l’emirato di Abu Dhabi ed è rimasto ormeggiato nel molo realizzato di fronte la grande aerea espositiva che dal 22 al 26 febbraio ha ospitato il salone internazionale della difesa IDEX 2009. Sulla nave italiana hanno fatto buona mostra di sé i cannoni Oto Melara da 76/62 millimetri “super rapidi” e le mitragliatrici OtoBreda-Oerlikon KBA, più un elicottero per la lotta antinavale ed antisommergibile AgustaWestland Bell AB-212.
Di fronte la nave-vetrina gli stand con le maggiori aziende d’armi del gruppo Finmeccanica, ancora in buona parte sotto il controllo del ministero del Tesoro. All’appuntamento dei mercanti di morte c’era così AleniaAeronautica che ha tentato di piazzare gli aerei antisommergibile e anti-nave ATR-72-ASW, i velivoli da trasporto tattico C-27J Spartan e il nuovo “dimostratore tecnologico” Sky-Y per gli aerei senza pilota della classe MALE (Medium Altitude, Long Endurance). E Alenia Aermacchi con gli addestratori M-311 ed M-346; Agusta Westland, con gli elicotteri da combattimento AW-119 Koala, AW-101/US, AW-129, Super Lynx 300 ed NH-90; Oto Melara, con i cannoni navali di ultima generazione, i blindati “medi” Vbm e “da combattimento” Centauro; Drs Technologies, con il “Distant Sentry Reconnaissance System”, un sistema di rilevamento e sorveglianza già trasferito ad alcuni paesi nordafricani per la lotta contro i migranti.
Ancora più variegata e micidiale l’offerta di Selex Communications, Selex Galileo e e Selex Sistemi Integrati, che hanno presentato i sofisticati sistemi d’intercettazione e gestione di operazioni terrestri, navali ed aeree “Elettra Commander; il sistema “Guardan” che “emette segnali di disturbo Rcied (Radio Controlled Improvised Explosive Device); i centri “integrati” per le guerre elettroniche ed i sistemi di “comando, controllo, sorveglianza e ricognizione” (C4ISR); le reti radar integrate Vtms e RAT-31 DL. A chiudere il catalogo espositivo delle produzioni di guerra italiane, i sistemi di telecomunicazioni spaziali e satellitari di Telespazio e Thales Alenia Space.
Per IDEX 2009, sono arrivati nell’emirato arabo rappresentanti del governo con tanto di alti ufficiali al seguito. Il pattugliatore “Comandante Bettica” e gli stand di Finmeccanica hanno ricevuto la visita, tra gli altri, del Sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto e del Capo di Stato Maggiore, generale Vincenzo Camporini. Ospite d’onore il ministro del Turismo di Abu Dhabi, sceicco Sultan Bin-Tahnoon, membro della famiglia reale, insignito il 4 febbraio scorso - non si sa per quali meriti - dell’onorificenza di Grande Ufficiale Ossi della Repubblica italiana. Madrina la sottosegretaria al Turismo, Michela Brambilla, fedelissima berlusconiana.
L’ingente mobilitazione di risorse e denaro dei contribuenti italiani per essere presenti alla grande feria delle armi ha prodotto ben poco. Appena l’annuncio del governo degli Emirati Arabi di “aver avviato la fase negoziale” per l’acquisizione di 48 velivoli da addestramento avanzato e “air combat support” M-346 Master di Alenia Aermacchi. Una mera dichiarazione d’intenti che ha però scatenato l’entusiasmo del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha emesso un comunicato ufficiale felicitandosi con i manager di Finmeccanica per il “grande successo dell’industria italiana della difesa”. Italiana sino a un certo punto dato che è prevista la costituzione di una joint venture tra Alenia Aermacchi e Mubadala Development Company (Mubadala) per lo sviluppo, negli Emirati Arabi, di una linea di assemblaggio finale dell’M-346. Un accordo simile era stato sottoscritto qualche tempo fa da Finmeccanica e Mubadala perla realizzazione ad Abu Dhabi di “aerostrutture in materiali compositi per il settore civile”, mentre la controllata Selex Sistemi Integrati è entrata nel programma navale “Baynunah” per l’installazione di sistemi di gestione combattimenti a bordo delle nuove corvette costruite da un operatore locale. Ben poco d’italiano ha pure l’Aermacchi M-346 Master che sarà venduto agli emiri mediorientali. Esso nasce infatti dal prototipo dello YAK-AEM130, un addestratore progettato “in collaborazione” con la Yakovlev Design Bureau di Mosca.
Grazie al pre-accordo con Finmeccanica, Mubadala Development Company si conferma come uno degli attori finanziari più attenti a ciò che resta del “made in Italy”. Nel luglio 2005, quella che è la maggiore società d’investimenti del governo di Abu Dhabi, ha acquisito il 5% del pacchetto azionario della prestigiosa scuderia automobilistica Ferrari, controllata in parte da Gemina-Fiat. Successivamente Mubadala ha rilevato il 35% della Piaggio Aereo Industry, storico gruppo produttore di velivoli civili e militari. Mudabala è oggi uno dei principali protagonisti nella produzione di sistemi di guerra in Medio oriente; solo qualche tempo fa ha sottoscritto un accordo di cooperazione a 360° con il colosso dell’industria bellica statunitense Lockheed Martin.Articolo pubblicato in Agoravox.it il 12 marzo 2009
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