Pioggia di milioni per addestrare e armare la guardia costiera libica contro i migranti
Spese pazze per motori, pezzi di ricambio e la manutenzione delle unità veloci che i governi italiani dell’ultimo ventennio hanno donato alla Marina militare della Libia
Ma
quanto ci costano le scorribande della Guardia costiera libica per deportare
nei lager della Tripolitania i migranti illegalmente fermati in mare? Milioni,
svariati milioni all’anno, solo per motori, pezzi di ricambio e la manutenzione
delle unità veloci che i governi italiani dell’ultimo ventennio hanno donato alla Marina militare della
Libia.
Qualche
settimana fa sul sito web della Guardia di Finanza è stato pubblicato un bando
per individuare l’azienda che possa fornire “5 motori MAN potenza 478kw/650Cv e relativi ricambi necessari (20
kit di manutenzione 500 ore di moto;
5 fusti da 20 litri cadauno di liquido antigelo; 8 kit riparazione pompa acqua
mare; 6 cinghie dentate)”. Destinatarie della commessa le unità navali classe P. 100 in dotazione al General Administration for Coastal Security (GACS),
l’ente dipendente del Ministero dell’Interno libico a cui è affidato il
controllo delle acque territoriali e della zona
SAR (Search and Rescue), l’area
marittima individuata a fine 2018 per le più che controverse ricerche e soccorso in mare delle persone
in pericolo di vita.
L’aggiudicazione
della gara è stata affidata al Centro Navale della Guardia di Finanza di Formia
(Latina) e il valore totale della fornitura è stimato in 354.500 euro. Le
aziende hanno tempo per presentare la loro offerta sino al 22 dicembre, mentre
l’aggiudicazione è prevista entro l’11 gennaio 2022.
Secondo
quanto si legge nel bando della Guardia di Finanza, la fornitura dei motori per
le imbarcazioni anti-migranti avverrà nell’ambito del Progetto Support to Integrated Border and
Migration Management in Lybia - First Phase, il programma di “supporto alla
gestione integrata del confine e delle migrazioni in Libia” finanziato
dall’Unione Europea e che ha preso il via dopo la firma di un agreement, il 15 dicembre 2017, tra la Commissione
Europea e la Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia di frontiera
del Ministero dell’Interno italiano.
La Prima Fase del progetto
pro-frontiere libiche vede la contribuzione diretta UE con 42.223.927
euro tramite il Fondo Fiduciario
d’Emergenza per l’Africa istituito dalla Commissione Europea il 20 ottobre 2015
“per affrontare le cause profonde della migrazione illegale in Africa”. Al
governo italiano spetta un cofinanziamento di 2.231.256 euro, l’implementazione
delle attività e la gestione tecnica, logistica e amministrativa. Per
la realizzazione delle iniziative, con specifica convenzione il Ministero
dell’Interno ha affidato al Comando Generale della Guardia di Finanza le
funzioni di stazione appaltate.
“Il Progetto Support
to Integrated Border and Migration Management in Lybia punta a
rafforzare le capacità delle maggiori autorità libiche nel controllo, sorveglianza
e gestione dei confini, nel contrasto al traffico e alla tratta di persone, nella
ricerca e salvataggio in mare e nel deserto”, si legge nella scheda predisposta
dalla Commissione Europea. “Tra i suoi principali obiettivi ci sono il rafforzamento
degli enti competenti libici nella sorveglianza marittima e delle operazioni
SAR e nel contrasto dei transiti di frontiera irregolari; l’impostazioni delle
infrastrutture di base grazie alle quali la guardia costiera libica organizzi
meglio le sue attività di sorveglianza e controllo delle frontiere; l’assistenza
nella definizione e dichiarazione della Regione
SAR di competenza libica con adeguate procedure operative; lo sviluppo delle
capacità nella sorveglianza e il controllo delle frontiere terrestri nel
deserto, focalizzando l’attenzione nelle aree dei confini meridionali assai
colpite dagli attraversamenti illegali”.
Il bando di gara per la fornitura dei cinque motori MAN più accessori non è il solo
pubblicato in questi ultimi mesi dal Centro
Navale della Guardia di Finanza di Formia. Il 24 agosto è stato reso noto
l’esito di acquisto di due motori di modello differente “per le
unità navali classe 800 in dotazione
al General Administration for Coastal Security,
cedute al governo libico nell’ambito del protocollo di collaborazione
Italia-Libia”. Valore del contratto 250.000 euro.
Come
ha documentato il direttore di Altreconomia, Duccio Facchini, le procedure di gara a favore della Guardia costiera e del GACS libici hanno seguito un ritmo frenetico per tutto il corso del 2020 e del 2021. Nel solo periodo compreso tra la fine di
marzo e la fine di giugno di quest’anno, l’ammontare dei bandi ha sfiorato i 5,8
milioni di euro. In buona parte si è trattato di commesse per motori, gruppi
elettrogeni e altri pezzi di ricambio per le unità navali “in dotazione e/o da
cedere alla Guardia costiera libica” o per la manutenzione “straordinaria”
delle imbarcazioni della classe “Bigliani” e “Corrubia” che le autorità
italiane hanno già consegnato alla Libia. Attingendo ancora una volta dal
Progetto UE, nel maggio 2021 la Guardia di Finanza ha affidato l’ammodernamento refitting
dell’imbarcazione da 28 metri P201 ceduta alla GACS di Tripoli e “connesse
forniture” con una spesa di 1,1 milioni di euro. Secondo quanto riportato nel
bando, “la nave si troverebbe a Biserta, in Tunisia, ai fini della rimessa in
efficienza e successiva restituzione allo Stato della Libia”.
Per rimettere in efficienza due
motovedette da 35 metri (denominate P 300
e P 301) e la motovedetta da 28 metri
P 201 “appartenenti all’Amministrazione Generale per la Sicurezza Costiera del
Ministero dell’Interno libico e attualmente alati a secco presso il porto di Biserta”,
la Direzione Centrale dell’Immigrazione aveva stipulato a fine dicembre 2017 un
contratto con il Cantiere Navale Vittoria S.p.A. dell’importo di 2.059.140 euro. Nel corso del triennio
2018-20 sono però stati approvati quattro addendum che hanno comportato un aggravio dei costi di 550.000 euro.
Con un esposto presentato a
fine 2020 alla Corte dei Conti europea da
Global Legal Action Network, ASGI - Associazione per gli Studi Giuridici
sull’Immigrazione e ARCI, è stato denunciato l’uso errato dei fondi previsti dal progetto UE di Sostegno alla gestione integrata delle
frontiere e della migrazione in Libia.
“Il linguaggio dei documenti
sul finanziamento dell’UE, concentrato sulla gestione dei confini e sul salvare
vite, si pone in forte contrasto con le violazioni dei diritti umani in Libia
documentate dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e da
organizzazioni non governative indipendenti come Amnesty International e Human
Rights Watch”, scrivono i ricorrenti. “C’è un rischio reale che i migranti
salvati o catturati in mare e riportati in Libia vadano incontro a detenzione,
con condizioni che si qualificano come tortura e trattamenti inumani e
degradanti, violazioni dei diritti umani e della libertà personale e dell’integrità
personale, o forme di schiavitù moderna (…) L’azione in Libia è illegittima
nella sua forma attuale, poiché non rispetta i requisiti applicabili imposti
dal Diritto dell’UE sul finanziamento per l’azione esterna ed è incompatibile
con gli obiettivi per cui esso è giuridicamente permesso”.
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