Per vendere armi Draghi rinuncia alla sovranità sui militari del Qatar in Italia
La decisione, che deve passare al vaglio del Senato, serve a consolidare i
legami di affari delle grandi industrie belliche nazionali. Vendere armi è
prioritario, difendere i diritti umani secondario
Su proposta
del ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio e del collega alla difesa
Lorenzo Guerini, il 5 ottobre 2020 il Consiglio dei ministri ha approvato un
disegno di legge di ratifica dello Scambio
di Note tra il Governo della Repubblica italiana e l’Emirato del Qatar che
emenda l’Accordo di cooperazione militare tra i due paesi sottoscritto undici
anni fa a Doha. Il provvedimento è adesso al vaglio del Senato dopo che il 30 giugno 2021 si è concluso l’esame in Commissione
Affari esteri della Camera dei deputati (relatore è stato l’on. Gennaro Migliore, già
Prc, poi Pd e adesso Italia Viva con Matteo Renzi).
“L’Accordo con il Governo
dello Stato del Qatar sulla cooperazione nel settore della difesa è privo di
una clausola sulla giurisdizione relativamente al personale in visita nei
rispettivi territori esteri”, scrive l’esecutivo di Mario Draghi nella
Relazione tecnica allegata al disegno di legge. “In considerazione
dell’indisponibilità più volte manifestata dalla controparte a concedere una
seppur parziale cessione di sovranità in ordine alla propria giurisdizione e considerato
che con le Autorità qatarine sono in fase di consolidamento e di avvio diverse
iniziative nel campo del procurement,
della formazione e dell’addestramento, con la possibilità di invio di personale
nazionale in Qatar, si è ritenuta opportuna la firma di uno scambio di Note verbali emendativo contenente
l’inserimento di una clausola sulla giurisdizione”.
Nello specifico, il 22
ottobre 2019 nel corso di un meeting intergovernativo, Italia e Qatar hanno
deciso di introdurre nell’Accordo militare l’articolo 6a che pur riconoscendo la “giurisdizione dello Stato di
soggiorno nei confronti del personale ospitato per i reati commessi nel proprio
territorio e puniti secondo la propria legge”, consente allo Stato di origine di “conservare la
giurisdizione in via prioritaria sul proprio personale militare e civile per i
reati commessi contro la sua sicurezza o il suo patrimonio e per quelli
commessi durante o in relazione al servizio”. Nel caso di esercizio della
giurisdizione da parte dello Stato ricevente, si prevede che la relativa
sentenza sia eseguita a cura della Parte inviante “in conformità
all’ordinamento di quest’ultima e nei limiti da esso previsti, determinando, in
questo modo, il diritto del personale militare e civile, eventualmente
condannato nel territorio della Parte richiedente, a scontare la pena nel
territorio della Parte inviante”.
Con lo Scambio di Note, il Governo della Repubblica italiana e dell’Emirato
del Qatar hanno pure concordato di adeguare le previsioni relative alla reciproca protezione delle informazioni
classificate, cioè quelle sottoposte a segretezza (di livello top secret, secret, confidential e restricted) e scambiate ai sensi
dell’Accordo del 2010, “al regime previsto e concordato con la competente
Autorità nazionale per la sicurezza, il Dipartimento delle informazioni per la
sicurezza della Presidenza del Consiglio dei ministri”. Un terzo emendamento è
previsto per l’articolo 11 dell’Accordo di cooperazione militare Italia-Qatar:
viene introdotto un sistema di rinnovo automatico quinquennale che de facto ne
estende la durata a tempo indeterminato.
“Tale documento negoziale
costituisce un preciso impegno politico assunto dal Governo italiano con il
Governo del Qatar in materia di cooperazione nel settore della difesa e della
sicurezza, in un quadro di salvaguardia dei reciproci interessi al
miglioramento delle capacità militari nel campo addestrativo, tecnologico e
industriale”, spiega ancora il governo Draghi. “Attribuendo allo Stato inviante
il diritto di giurisdizione in via prioritaria sul proprio personale per alcuni
tipi di reati eventualmente commessi nel territorio dello Stato ospitante,
nonché riconoscendo ai membri delle Forze armate e ai civili di entrambe le
Parti, eventualmente condannati da un tribunale dello Stato ospitante, il
diritto di scontare la loro pena nell’ambito del sistema penale dello Stato
inviante, l’intervento normativo in esame integra l’ordinamento penale vigente”.
Roma e Doha hanno stabilito l’iter
per consentire che le condanne del personale militare vengano eseguite nel
paese d’origine. “A tal fine, l’autorità competente della Parte ricevente, nel
termine di dieci giorni dalla definitività della sentenza, ne trasmetterà una
copia autenticata alla Parte inviante”, è riportato nel testo dell’art. 6a. “L’autorità competente della Parte
ricevente provvederà subito dopo aver avuta notizia a curare il trasferimento
della persona condannata nel territorio della Parte inviante. Quest’ultima darà
corso all’esecuzione della sentenza, rispettando la natura e la durata della
pena stabilita in quest’ultima (…) Tuttavia, se la natura o la durata della
sanzione sono incompatibili con la legge della Parte inviante e se la sua legge
lo esige, questa Parte può, a mezzo di una decisione giudiziaria, adattare la
sanzione alla pena o alla durata previste dalla propria legge interna per lo
stesso tipo di reato. La natura e la durata di tale pena devono corrispondere,
per quanto possibile, a quelle inflitte con la condanna da eseguirsi e non
possono essere più gravi di quelle inflitte nella medesima condanna, né
eccedere il massimo previsto dalla legge della Parte inviante”.
Il nuovo accordo tra il
governo italiano e l’emirato del Qatar assicura la necessaria e completa protezione
dei diritti umani, sia in sede processuale che di detenzione, al personale
straniero che incorre in un procedimento penale (e in una condanna) nel corso
della propria missione militare all’estero? Ma soprattutto sono sufficienti le
garanzie previste dagli emendamenti per non subire trattamenti crudeli, inumani
o degradanti? Più di un dubbio resta in verità nel leggere attentamente il
testo dell’emendamento (può adattare,
per quanto possibile, ecc.).
Ma nel fraterno partner diplomatico-militare dell’Italia è prevista pure la
pena capitale che di solito è eseguita tramite fucilazione o impiccagione.
Secondo Amnesty International, tra il 2013 e il 2016 in Qatar sono
state emesse 25 condanne a morte e alla fine
dell’anno erano almeno una decina le persone detenute nel braccio della morte. Dopo
quasi 15 anni consecutivi senza esecuzioni, nel maggio 2019 le autorità
dell’emirato hanno eseguito una condanna a morte nei confronti di un lavoratore
immigrato di origini nepalesi, accusato di avere assassinato un cittadino
qatarino nel 2017. La fucilazione è stata eseguita dopo che la famiglia della
vittima aveva rifiutato il risarcimento monetario in cambio della commutazione
della pena capitale.
“In Qatar
sono reati capitali l’omicidio, il traffico di droga, i crimini contro lo stato
e lo spionaggio o altre minacce contro la sicurezza
nazionale; in base al codice penale, l’abuso sessuale
è punito con 15 anni di carcere, ma se la vittima è un parente è prevista la
pena di morte”, ricorda Nessuno tocchi Caino, la lega internazionale di
cittadini e di parlamentari per l’abolizione della pena di morte nel mondo,
promossa dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale. “Parallelamente ai
codici civile e penale, in Qatar vige la Sharia, anche se si applica solo ai
musulmani. Il reato di Zina rende
punibile con la morte qualsiasi atto sessuale di una persona sposata al di
fuori del matrimonio, mentre gli atti sessuali da parte di persone non sposate
sono punibili con la fustigazione”.
Nell’emirato
la propaganda pro-conversione dall’Islam è considerata apostasia ed anche
questa è punita con la pena capitale, anche se non risultano esserci state
esecuzioni negli ultimi 50 anni. “Nel febbraio 2004, il Qatar ha approvato la sua prima legge contro il
terrorismo che prevede la pena di morte o l’ergastolo per chiunque crei, organizzi o diriga un gruppo o un’organizzazione allo
scopo di commettere un’azione terroristica”, aggiunge Nessuno tocchi Caino.
Tra
le pene più disumane e degradanti in Qatar si annoverano le fustigazioni, previste per coloro che hanno fatto consumo di alcol o a seguito di rapporti sessuali “illeciti”. Secondo l’ultimo report annuale dell’Ufficio per la
Democrazia e i Diritti umani del Dipartimento
di Stato USA, nel corso del 2019 sono state eseguite nell’emirato 375
sentenze con fustigazione.
Altro che rinuncia alla
giurisdizione. Governo Draghi e parlamentari dovrebbero solo vergognarsi ad
averceli amici – e le industrie d’armi come clienti - sua eccellenza Tamim bin Hamad Al Thani & company.
Articolo
pubblicato in Africa ExPress l’11 dicembre 2021, https://www.africa-express.info/2021/12/11/per-vendere-armi-draghi-rinuncia-alla-sovranita-sui-militari-del-qatar-in-italia/
Commenti
Posta un commento