Non solo Sigonella, l’intera Sicilia è militarizzata
“Il
rifornimento in volo serve ad abilitare e moltiplicare gli effetti della
potenza aerea in tutti i livelli bellici. Le capacità di rifornimento delle
Forze di Mobilità Aerea statunitensi rendono possibili le operazioni di ponte
aereo tra i teatri operativi e sono necessarie per supportare grandi
schieramenti, l’assistenza umanitaria, lo strike globale o gli aviolanci a
grande raggio dei paracadutisti e dei loro equipaggiamenti, senza la necessità di affidarsi a basi intermedie
o interne al teatro d’azione. Il rifornimento aereo assicura ai bombardieri equipaggiati con armi
nucleari la capacità di portare il loro carico in ogni parte del mondo e di
trovare riparo in una base adeguata e sicura. Le operazioni di guerra
richiedono il rifornimento aereo per estendere la forza e la resistenza così
come il raggio operativo di tutti i velivoli”. Nel 2009, dopo otto anni di guerra
globale al terrorismo e alla vigilia dell’offensiva in Libia contro il
regime di Mu’ammar Gheddafi, il Comando delle forze armate USA pubblicava
l’Air Mobility Master Plan, il Piano
strategico per la Mobilità Aerea, ritenuta l’elemento chiave per consentire
alle forze aeree di potenziare le capacità di proiezione, penetrazione e
distruzione in tutto il pianeta.
L’Air Mobility Master Plan individuava le necessità di accrescere il
numero e di migliorare le caratteristiche tecniche e di carico dei velivoli
cisterna, ma soprattutto di rafforzare la rete delle infrastrutture logistiche
che l’US Air Force aveva dislocato nel Mediterraneo, in Medio oriente e nel
sud-est asiatico a supporto dei trasporti e del rifornimento aereo. Gli
interventi prioritari per potenziare la mobilità delle forze aeree statunitensi
chiamate a confrontarsi/scontrarsi nel XXI secolo soprattutto con Russia e
Cina, venivano descritti da un comitato di esperti nel White Paper Air Mobility Command: Global En Route
Strategy. Il documento sarebbe dovuto rimanere del tutto riservato
ma finì invece nelle mani dell’intelligence venezuelana che lo rese pubblico in
occasione del vertice dei Capi di Stato dei paesi sudamericani tenutosi in
Argentina nell’agosto 2009.
“Nella
regione Atlantica, ci sono numerose aree riservate al rifornimento aereo (A/R)
nella costa occidentale della Gran Bretagna, in Francia e in Spagna ed esistono
anche rotte per il rifornimento in volo in Germania, nel Mediterraneo e vicino
le Isole Azzorre”, riportava il White
Paper nel capitolo riservato alla mobilità aerea nello scacchiere europeo-mediorientale.
“Le località che noi suggeriamo per le missioni dei velivoli tanker sono
Mildenhall, Fairford, Moron, Souda Bay (Creta), Lajes e Sigonella. Ognuna di
queste località offre un’area di parcheggio più che adeguata per le operazioni
delle piattaforme A/R”.
Sin dai primi passaggi, gli
esperti del Pentagono si dichiaravano convinti che per posizione geografica e
rilevanza strategica, dovesse essere proprio la grande base USA e NATO
siciliana ad assumere un ruolo centrale nelle operazioni di trasferimento degli
assetti aerei USA verso il continente africano e il Medio oriente, prospettando
pure la presenza in loco di una tanker
task force TTF. “C’è
tuttavia una limitazione per Sigonella relativa alla lunghezza della pista”,
allertavano gli esperti. “Attualmente l’installazione ha una pista lunga 8.000 piedi.
Poiché manterremo in uso i velivoli cisterna KC-135 per il periodo strategico
previsto (il 2025, nda), la
temperature e la lunghezza sono un fattore limitante, primariamente per gli
atterraggi d’emergenza. Per questo raccomandiamo e sosteniamo di fronte a US
Navy e al governo italiano, la necessità di allungare la pista di 2.000 piedi
prima di localizzare a Sigonella una TTF”.
“Sigonella,
in particolare, assicura possibilità operative ed efficienze che non hanno le
altre località in esame”, riportava il White Paper
Air Mobility Command. “Dato che la Defense Logistics Agency ha
stabilito maggiori capacità dei depositi, i rifornimenti destinati alle attività
in Africa potrebbero essere concentrati a Sigonella. Possiamo, inoltre,
immaginare facilmente uno scenario dove su base quotidiana le TTF potrebbero rifornire gli aerei che
fanno ingresso e operano nell’area sotto la responsabilità dei Comandi per l’Asia
sud-occidentale (…) Crediamo che per offrire questa duplice funzione, la localizzazione di una TTF a Sigonella sia la scelta più ragionevole”.
In vista della
trasformazione della base siciliana in un hub per la task force degli aerei cisterna
USA, gli esperti del Pentagono chiedevano di porre la questione al vaglio della
NATO per condividere i futuri piani strategici ma soprattutto per poter
ottenere un importante contributo finanziario dagli alleati per il
potenziamento logistico di Sigonella. “La NATO sta rivedendo le località per la
sua dotazione operativa di Rifornimento Aereo, di conseguenza suggeriamo che per
la localizzazione della TTF nel
Mediterraneo l’Air Mobility Command faccia una proposta forte perché il NATO Air Refueling Capability Package sia
previsto a Sigonella”, scrivevano. “Avere basi alternative per accedere nel
continente africano è sempre più importante. Pertanto raccomandiamo che Sigonella
diventi un centro per il rifornimento aereo di tipo Tier II (in grado di ospitare i velivoli tanker nelle rotte di
transito, nda) con l’aggiunta di uno
squadrone di mobilità aerea che si affianchi agli assetti UAV, i velivoli senza
pilota che saranno ospitati nella base”.
Né il piano di potenziamento
di Sigonella per le operazioni di rifornimento in volo, né quello relativo al
dislocamento dei droni d’intelligence e d’attacco USA saranno discussi dal
Parlamento italiano. Segretamente però sono stati avviati entrambi e, in parte,
completati. Qualche settimana fa e solo a seguito di una inchiesta della
Procura di Catania su un presunto atto corruttivo da parte di due ufficiali
dell’Aeronautica italiana si è scoperto che la NATO ha finanziato un apposito
capitolo di spesa denominato Capability
Package 9A1301 Air-to-air refeuelling assets per allungare le piste di
Sigonella e consentire i decolli e gli atterraggi degli aerei cisterna alleati,
e realizzare altresì nuovi depositi di carburante all’interno della base. A tal
fine il ministero della Difesa ha avviato l’iter di esproprio di quasi 100
ettari di terreni prossimi alla stazione aeronavale. Il programma avrà un
enorme e insostenibile impatto socio-ambientale, specie in termini di
inquinamento dell’aria, del suolo e acustico (nelle nuove piste potranno
atterrare gli aerei cisterna giganti come i KC-10 “Extender” che trasportano
sino a 154 tonnellate di gasolio), ma è del tutto privo di valutazioni
d’incidenza e non è mai stato presentato e discusso con le autorità civili locali
e regionali.
L’hub per i rifornimenti
aerei si somma agli altri progetti in realizzazione in questi mesi a Sigonella.
Nella base USA-NATO è un proliferare di cantieri: per la Main Operating Base del sistema di “sorveglianza terrestre” AGS (Alliance Ground Surveillance) dell’Alleanza
Atlantica, si stanno costruendo 14 nuovi edifici che ospiteranno centrali
radio, uffici, caserme, hangar e officine di manutenzione. Il sistema AGS è
stato progettato per assicurare all’Alleanza una “rilevante capacità di intelligence,
sorveglianza e riconoscimento (ISR)”; a Sigonella è costituito da stazioni di
terra fisse, mobili e trasportabili per la pianificazione e il supporto delle
missioni e una componente aerea basata su cinque droni “RQ-4D Phoenix”. Entro il 2024 i droni AGS potranno
effettuare missioni di volo sino a 100 ore complessive a settimana e la
copertura di un’ampia area del pianeta: dall’Oceano Atlantico sino al Mar Nero
e la Crimea e dal Mare del Nord e il Baltico sino al Sud Africa. Per il
programma AGS è già presente a Sigonella uno staff di 375 tra miliari e civili di
24 paesi ma il loro numero crescerà sino a 600 quando il sistema sarà
pienamente operativo.
I velivoli senza pilota
della NATO operano insieme ai droni-spia “Global Hawk” ed MQ-4C “Triton” BAMS e
ai droni killer “Reaper” che le forze armate degli Stati Uniti hanno dislocato da
anni nella base siciliana. Nel 2018 è stato attivato pure l’UAS SATCOM Relay Pads and Facility per
le telecomunicazioni via satellite con tutti i droni che le agenzie di
spionaggio statunitensi e il Pentagono schierano in ogni angolo della Terra. La
facility di Sigonella consente la trasmissione dei dati necessari ai piani di
volo e di attacco dei velivoli a controllo remoto, operando come “stazione
gemella” del sito tedesco di Ramstein e della base aerea di Creech (Nevada).
Un aspetto meno noto ma assai
inquietante riguarda il ruolo assunto da Sigonella nei piani di supremazia
nucleare degli Stati Uniti d’America. Dopo aver fatto nel corso degli anni ’80 da
base di arrivo, supporto e manutenzione dei missili Cruise con testata atomica
installati nel vicino aeroporto di Comiso (Ragusa), nel 2018 è entrata in
funzione a Sigonella la Joint Tactical
Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e trasmissione satellitare
del sistema di “pronto allarme” per l’identificazione dei lanci di missili
balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali..
“La Joint Tactical Ground Station è il principale sistema di US Army
per integrare ed espandere le capacità di allarme, attenzione e pronta
informazione sui Missili Balistici da Teatro (TBM – quelli con gittata compresa tra i 300 e i 3.500 km) ed altri eventi
tattici che interessano il teatro operativo”, spiega il Pentagono. JTAGS opera sotto
il controllo della 1st Space Company, una compagnia ultraspecializzata della 1st Space
Brigade dell’US Army Space and Missile Defense Command, attiva
dal 1992 presso il quartier generale di Colorado Springs (Colorado).
Come
se tutto ciò non bastasse nella primavera 2024 entrerà in funzione a Sigonella uno
dei principali centri di comunicazione delle forze armate USA a livello
mondiale. Il 29 settembre 2020 il Pentagono ha firmato un contratto per la
realizzazione di una Stazione di telecomunicazioni satellitari con
una spesa di 42 milioni di dollari.
“La nuova infrastruttura nella NAS - Naval Air Station di Sigonella comprenderà
pure una facility per le informazioni sensibili e riservate e consentirà di
effettuare comunicazioni - vocali e di dati - più sicure e affidabili alle
unità navali, sottomarine, aeree e terrestri di US Navy”, spiega il Comando USA.
Imponente anche il costo delle apparecchiature elettroniche e dei sistemi di
comando, controllo, comunicazione ed intelligence che saranno installati nella
stazione satellitare: 57 milioni di dollari. Con il nuovo sistema di
telecomunicazioni il personale statunitense di stanza a Sigonella raggiungerà
le 3.322 unità contro le 3.021 censite il 30 settembre 2018, con un aumento
dunque del 10% in meno di cinque anni.
Il nuovo centro satellitare
opererà sotto il Comando della U.S. Naval Computer and Telecommunications
Station (NCTS) Sicily, che supporta le comunicazioni critiche delle forze
armate USA, NATO e delle coalizioni alleate che operano nelle aree sotto la
responsabilità dei comandi di AFRICOM, CENTCOM ed EUCOM. A NCTS Sicily è attribuito anche il controllo della NRTF - Naval Radio Transmitter Facility,
il centro di radiotrasmissione della Marina statunitense operativo dall’ottobre
del 1991 all’interno della riserva naturale “Sughereta” di Niscemi
(Caltanissetta), nella stessa area dove è stato installato uno dei quattro
terminali terrestri del MUOS (Mobile User
Objective System), il nuovo sistema di telecomunicazione satellitari di
proprietà ed uso esclusivo delle forze armate USA.
La
scheda progettuale del prossimo centro satellitare di Sigonella, oltre alle
informazioni tecniche e sui costi degli impianti, fornisce un’utile descrizione
sulle
principali funzioni assegnate alla base siciliana. “Sigonella è la maggiore
installazione della US Navy nel Mediterraneo centrale ed è utilizzata per il
supporto logistico della Sesta Flotta e come base per lo schieramento degli
aerei per la guerra ai sottomarini (ASW)”, scrive il Pentagono. “A Sigonella è
assegnato anche uno squadrone aereo della Marina nel teatro mediterraneo, per le
missioni di trasporto dei carichi a bordo delle unità navali in transito. La
base opera in supporto ai velivoli tattici di stanza nelle portaerei, ai voli
cargo dell’Air Mobility Command e ai voli passeggeri del Military Airlift
Command degli Stati Uniti d’America. Assicura inoltre l’interfaccia logistica
con la vicina baia di Augusta (Siracusa), utilizzata quale pontile e deposito
carburante e munizioni della NATO. Supporta infine gli squadroni elicotteri da
combattimento e sorveglianza”. Complessivamente nella base hanno trovato sede ben
34 comandi strategici statunitensi e per importanza è il “secondo più grande centro
di comando militare marittimo al mondo dopo quello del Bahrain”.
Sigonella è stata denominata
dai vertici statunitensi come The Hub of
the Med, cioè il fulcro del
Mediterraneo. E in verità sin dagli anni del conflitto in Vietnam, l’installazione
siciliana ha sempre esercitato un ruolo determinante per i trasferimenti di
uomini e mezzi verso i teatri di guerra o quale piattaforma di lancio per gli
attacchi aeronavali: contro la Libia di Gheddafi negli anni ’80; in Libano
nell’82; durante la prima e la seconda guerra del Golfo; per i bombardamenti
alleati in Kosovo e in Serbia nel 1999 e quelli in Afghanistan, Iraq e Siria
nel XXI secolo; per le campagne USA nelle regioni sub-sahariane e in Corno
d’Africa; in occasione della campagna aerea alleata contro il regime libico nel
2011; per gli innumerevoli raid in Cirenaica e Tripolitania con l’utilizzo dei
famigerati droni-killer (nel periodo compreso tra
l’agosto e il dicembre 2016,
contro le milizie filo-ISIS a Sirte gli USA hanno effettuato ben 495 attacchi
missilistici, il 60% dei quali grazie ai velivoli Reaper
decollati in buona parte dalla Sicilia). In tempi più recenti i droni-spia
“Global Hawk” e i moderni pattugliatori marittimi P-8A “Poseidon” di US Navy
sono impiegati in veri e propri atti di provocazione anti-Russia in Siria e in
Crimea. Inoltre dallo scorso mese di agosto opera a Sigonella un distaccamento dello Squadrone elicotteri da
combattimento “HSC 28” della Marina con velivoli multiruolo Sikorsky MH-60S “Seahawk”, per rafforzare le
operazioni statunitensi nel Mediterraneo e in nord Africa.
I No War siciliani descrivono Sigonella come
un tumore maligno che si propaga con
metastasi in tutta la Sicilia. Sì, perché, la base militare ha fatto da
promotore e acceleratore dell’asfissiante processo di militarizzazione che ha
investito l’intera regione e le isole minori. La baia Augusta per gli attracchi
dei sottomarini a propulsione e capacità nucleare; il MUOStro di Niscemi; lo
scalo di Trapani-Birgi con gli aerei-radar AWACS e i caccia della NATO; i
centri radar di Marsala e Noto-Mezzogregorio; gli hangar scavati dentro una
montagna a Pantelleria; le selve di antenne radar e per la guerra elettronica a
Lampedusa; i poligoni per le esercitazioni di guerra delle forze armate
italiane e straniere a Punta Bianca (Agrigento), Piazza Armerina e Corleone;
l’uso dei porti di Messina, Catania e Palermo per le soste e i rifornimenti
delle unità della VI Flotta e delle Marine dei paesi NATO; i decolli e gli
atterraggi dei bombardieri e dei velivoli d’intelligence delle società
contractor del Pentagono dagli scali “civili” di Catania-Fontanarossa,
Palermo-Punta Raisi e Pantelleria: sono le piccole-grandi neoplasie che si sono
diffuse in tutta la Sicilia, contribuendo enormemente alla crisi sociale,
economica, politica e ambientale. Basi militari, militarismi e militarizzazioni
che hanno minato profondamente l’agibilità democratica e la volontà di riscatto
delle popolazioni.
I
movimenti di opposizione non sono mancati, anzi, l’antimilitarismo e il rifiuto
delle guerre sono stati pratiche costanti nella recente storia siciliana. Le
lotte contro i missili nucleari a Comiso e contro le mega-antenne del MUOS sono
stati certamente gli eventi più importanti ed esaltanti. Ma le risposte dello
Stato e delle sue istituzioni sono state sempre le stesse: repressione diffusa,
violenza e criminalizzazione. Alla guerra
da casa nostra si è sommata purtroppo la guerra a casa nostra.
Articolo
pubblicato in Pagine Esteri il 22
novembre 2021, https://pagineesteri.it/2021/11/22/medioriente/sicilia-non-solo-sigonella-lintera-regione-e-militarizzata/?fbclid=IwAR0JtYaTSkz8xnPVEWpY9_wYKWsnQRqTRQ-mnPMTkljIiyJklELL1_uNOfE
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