La tortuosa via che trasforma i villaggi turistici siciliani in hotspot per migranti
Grandi immobili per la detenzione-quarantena dei migranti che giungono in Sicilia: la Prefettura emette il bando, rispondono pochi gestori di noti alberghi e villaggi turistici e i sindaci riproducono le narrazioni xenofobe dei leader della Lega e della destra estrema.
Dopo la fallimentare esperienza dell’hotspot
(abusivo) di Messina-Bisconte, all’interno di una ex caserma dell’Esercito, il 17
agosto 2020 la Prefettura peloritana ha pubblicato un “avviso urgente” per
individuare in provincia strutture con capienza da 51 sino a 150 posti per il servizio di accoglienza ed assistenza
a favore di cittadini stranieri per l’applicazione delle misure di isolamento
sanitario o di quarantena con sorveglianza attiva per la durata dell’emergenza
epidemiologica contenimento da Covid-19.
Per la gestione e il funzionamento
della versione 2.0 dei centri “temporanei” per migranti in attesa di espulsione
e deportazione ai paesi di provenienza, il governo prevede una spesa massima di
29 euro al giorno per persona, più un contributo una tantum di 150 euro per fornire
i kit per il vestiario, la pulizia personale, ecc.. Requisiti richiesti per le
strutture di “accoglienza” la distanza dai centri abitati e la “dotazione di
annesso cortile delimitato da idoneo cancello”.
Allo scadere dei
termini fissati dal bando (il 28 agosto), solo tre istanze sono state
presentate da altrettanti imprenditori del settore turistico-immobiliare. Per
due di esse la Prefettura di Messina ha mantenuto il più stretto riserbo in
attesa di vagliare la sostenibilità e congruità delle offerte. La
localizzazione della terza manifestazione di disponibilità è stata rilevata dal
sindaco (uscente) del comune di Villafranca Tirrena, Matteo De Marco, “in seguito ad
un’interlocuzione” con la prefetta Maria Carmela Librizzi. Si tratta del resort “Parco degli Ulivi” di contrada
Romeo, ambita location per lauree e cerimonie nuziali, nonché hotel a 4 stelle con una
ricettività di 91 posti letto distribuiti su 37 camere con servizi privati, più
annesso centro benessere, piscina panoramica, sale fitness e “vista sullo
splendido panorama di Capo Milazzo e isole Eolie”, come riporta la brochure
pubblicitaria.
La proposta di conversione dell’infrastruttura alberghiera in
centro detentivo stile Ellis Island – l’isola avamposto nel porto di New York
dove trascorsero la quarantena gli immigrati giunti negli Stati Uniti d’America
– è stata unanimamente respinta dall’amministrazione
e dai consiglieri comunali di Villafranca Tirrena. “Premessa l’assenza di
qualsivoglia matrice razzista di tale posizione, si rileva l’assoluta
inidoneità del suddetto sito, stante l’assenza dei requisiti di sicurezza”, si
legge nel post pubblicato nella pagina ufficiale facebook del Comune. “Tale
eventuale destinazione del tutto discordante con la naturale destinazione
turistico-ricettiva del bene potrebbe determinare il definitivo depauperamento
della struttura, in tal modo causando un gravissimo danno economico che
potrebbe portare al dissesto dell’Ente”.
La
tiritera è quella sempre in bocca a Matteo Salvini, riprodotta nell’Isola dal
governatore Nello Musumeci e dal primo cittadino di Messina Cateno De Luca e
condivisa dai sindaci dei comuni prossimi a Villafranca come Rometta e
Spadafora. Premesso che non siamo razzisti, ma i migranti sporcano,
infettano e fanno scappare i turisti… Questi poi non accettano di stare
senza far nulla ammassati per mesi e mesi nei lager-limbo tipo Mineo, Lampedusa,
Pozzallo o Bisconte, così fuggono via moltiplicando il rischio di focolai di
tubercolosi e Covid-19, il leit motiv pronunciato nei civici consessi e
nelle assemblee popolari. Meglio pertanto rispedirli subito a casa loro o
confinarli nelle grandi navi ro-ro in giro per i mari, il parere -
anch’esso unanime - di amministratori, consiglieri, politici e giornalisti
embedded.
Peccato che nessuno abbia ritenuto di rilevare che il cambio destinazione d’uso del prestigioso “Parco degli Ulivi” è stato
proposto dalla società concessionaria, presumibilmente consapevole che in tempi
di vacche magre è sempre meglio alloggiare un centinaio di africani in fuga da
guerre e carestie che restare chiusi in attesa che sia brevettato un vaccino
anti-coronavirus. Non è stato facile identificare i titolari e gestori del
complesso-Spa, anche perché nell’ultimo biennio ci sono stati cambi di
denominazione e di sede sociale. Alla fine però li abbiamo trovati nel lontano
Veneto.
Stando ai
documenti archiviati dalla Città Metropolitana di Messina, “Il Parco degli Ulivi” di Villafranca
Tirrena è stato classificato per il quinquennio 2016-2021 - con determina
dirigenziale n. 951 del 2 ottobre 2017 - come “struttura ricettiva tipologia albergo
a 4 stelle”, con gestione già assegnata a “La Pineta Sport Management S.r.l.”,
società con sede in via Nino Bixio n. 89, Messina. Il 21 marzo 2017, presso Io studio del notaio Bernardo Maiorana di Messina, era stato però
sottoscritto un contratto in forza del quale gli amministratori de “La Pineta” avevano
ceduto in affitto per nove anni rinnovabili il ramo d’azienda relativo alla
gestione del resort alla “GEFIM S.r.l. Gestioni Finanziarie Immobiliari e
Mobiliari”, anch’essa con sede legale a Messina in via Nino Bixio 89. Con determina
del 30 gennaio 2018, la Città Metropolitana prendeva atto del subingresso della
GEFIM a seguito della segnalazione certificata di inizio attività da parte di
Antonino Marchese, legale rappresentante della società, documento inviato tramite
il Comune di Villafranca Tirrena l’11 dicembre 2017. “Il presente provvedimento
è subordinato al mantenimento dei requisiti, delle autorizzazioni in materia
edilizia, urbanistica, igienico-sanitaria e di pubblica sicurezza, nonché di
quelle sulla destinazione d’uso dei locali e degli edifici”, si riporta nella
specifica determina dirigenziale.
Costituita nel 1994, la “GEFIM S.r.l. Gestioni Finanziarie
Immobiliari e Mobiliari” ha come oggetto sociale la costruzione, vendita e
permuta d’immobili, impianti turistici e sportivi; dal 2007 gestisce a Taormina
l’hotel “Il Piccolo Giardino” e il residence turistico “Tra le mura”.
Presidente del consiglio d’amministrazione sino al 2006 e poi amministratore
unico è l’imprenditore messinese Antonino Marchese, attualmente residente in provincia
di Padova. Consigliere della società sino al febbraio 2006 era invece la
sorella Donatella Marchese. L’11 aprile 2017 la GEFIM ha variato il proprio indirizzo
sociale e pur mantenendo le proprie attività nel messinese, l’8 febbraio 2018 è
stata iscritta al registro delle imprese di Treviso-Belluno. Dall’1 gennaio
2019 la società ha assunto il nuovo nome di “GH Gestioni Hotel S.r.l.”.
Antonino Marchese è contestualmente l’amministratore unico de
“La Pineta Sport Management S.r.l.”, società costituita nel gennaio 2001 e cancellata
alla Camera di Commercio di Messina il 10 maggio 2018 dopo il suo trasferimento
nella provincia di Treviso. Con oggetto la “diffusione, conoscenza e pratica
dello sport con particolare attenzione all’equitazione, tennis, tennis tavolo e
la gestione di impianti sportivi”, “La Pineta” ha un capitale di 30.000 euro,
l’87,5% del quale (26.250 euro) è in mano alla “GP Gestioni Partecipazioni
S.r.l.” di Treviso e per il restante 12,5% (3.750 euro) nella titolarità di Antonia
Canova, moglie di Antonino Marchese.
La “GP Gestioni Partecipazioni” è stata invece costituita il
13 marzo 2018 e ha come fine l’assunzione, cessione, amministrazione e gestione
di partecipazioni in altre società. Il capitale versato è di 10.000 euro e il socio
unico e odierno amministratore è il dottore Antonello Canova, originario di
Cosenza ma residente a Taormina, presumibilmente congiunto di Antonia Canova. Dal
2007 general manager dell’hotel “Il Piccolo Giardino” del gruppo GEFIM, in
precedenza Antonio Canova era stato titolare della fabbrica di lampade
fluorescenti “Sylvalux” di Carolei, Cosenza. La sua nomina alla guida della
società risale al 21 maggio 2018; sino ad allora l’incarico era stato ricoperto
da Antonino Marchese.
Quest’ultimo è un volto noto
dell’imprenditoria peloritana: è stato infatti tra i soci fondatori e
amministratore del “C.C.T. Centro Commerciale Tremestieri S.r.l.”, la società
che ha realizzato l’omonimo centro nella zona sud di Messina poi liquidata dal
Tribunale a seguito di dichiarazione di fallimento. Anch’essa con sede in via Nino
Bixio n. 89, nel 2002 la C.C.T. aveva proposto la costruzione di un megacentro
commerciale a Rometta in contrada Due Torri in una superficie di 100.000 mq,
progetto poi ceduto alla “Sviluppo Commerciale Rometta S.r.l.”, di Maregrosso-Messina,
amministratore unico Giuseppe Denaro, già titolare di supermercati e dello
storico bar-ritrovo “Irrera”.
Antonino Marchese è stato pure legale
rappresentante della “In.Tur. Iniziative Turistiche S.r.l.”, sede legale sempre
in via N. Bixio n. 89, Messina, società già proprietaria del complesso
turistico “Le Dune” di Mortelle, identificato dall’allora amministrazione
comunale guidata da Renato Accorinti come possibile centro di prima accoglienza
dei migranti giunti nella città dello Stretto a partire dell’ottobre 2013. L’ipotesi
fu fortemente osteggiata da alcune associazioni non governative e di difesa dei
diritti umani e si arenò definitivamente dopo il niet della Prefettura e l’accertamento che parte delle sue
strutture ricettive erano state realizzate abusivamente in un’area sottoposta a
vincolo paesaggistico-ambientale.
Consigliere della “In.Tur. Iniziative
Turistiche” a partire dal 1999 e presidente del
collegio
sindacale dal gennaio 2006 sino all’aprile 2008 de “La Pineta Sport Management
S.r.l.” è stato il commercialista Enrico Buda, per due legislature consigliere
comunale di Messina con l’Udc (1994-98 e 2005-08). Buda è stato co-titolare della “Tecknogest S.r.l.”
insieme al costruttore Nino Giordano, società che ha realizzato il prestigioso “Capo
Peloro Resort” di località Faro. La Tecknogest è stata dichiarata fallita nell’aprile 2014 e
agli atti risultano diversi suoi comodati e/o cessioni ramo d’azienda a favore
della “Context H.R. S.r.l.” di Messina, altra importante società titolare di
infrastrutture e villaggi turistici (a Messina l’Europa Palace Hotel, il Capo
Peloro Hotel e Le Dune Beach Club
di Mortelle; a Stromboli La Sciara Hotel;
a Terme Vigliatore il Parco Augusto Hotel
Terme). Costituita nell’ottobre 2013, Context H.R. ha un capitale sociale di
10.000 euro, socio unico e amministratore Andrea Caristi, pure booking manager del “Parco degli Ulivi” di
Villafranca Tirrena dal gennaio 2004 al
marzo 2009 ed ex direttore dell’“Eden Village Le Dune” di Messina dall’aprile
2009. Per la cronaca, il 31 marzo 2014 la Context H.R. di Andrea Caristi ha sottoscritto
un contratto di comodato con l’azienda “Gran Mirci S.r.l.” (attiva nel settore della
ristorazione e della gestione di alcune sale di ricevimento e nozze in
provincia di Messina). Al tempo amministratore unico di Gran Mirci era
l’imprenditore Benedetto Bonaffini detto Benny
(oggi lo è il fratello Adriano Bonaffini, titolare del 85% delle quote sociali).
Consigliere della Camera di Commercio ed ex presidente di Confesercenti Messina, Benedetto Bonaffini è il responsabile
locale del noto gruppo di ristorazione collettiva “Cascina Global Service” di
Roma e della coop “Medihospes” di Bari (già Senis Hospes), due gruppi che hanno
gestito alcuni centri d’accoglienza migranti in Sicilia. In particolare a Senis
Hospes fu affidata la famigerata tendopoli per richiedenti asilo di contrada
Annunziata e per un certo tempo anche il centro di prima accoglienza di Messina-Bisconte. Medihospes
è stata anche gestore del Centro Ahmed, struttura di prima accoglienza
destinata ai minori stranieri non accompagnati che provenivano dagli sbarchi (tra
il 2014–2015 in convenzione con la Prefettura e dal 2015 al 2018 per conto del Comune
di Messina).
La “Pineta Sport Management” intreccia la propria storia
sociale anche con un’altra vicenda particolarmente complessa, quella relativa all’ex
villaggio turistico “Le Rocce” di Capo Mazzarò, a Taormina, acquisito negli
anni ’80 dalla Provincia e da allora del tutto abbandonato. Sei anni fa la
società di Antonino Marchese consegnò all’Ente un progetto di finanziamento per
la riconversione del villaggio in struttura alberghiera di lusso. Il 16 luglio
2015 la Commissione dell’Ufficio regionale per l’espletamento di gare per
l’appalto di lavori pubblici (UREGA) dispose però di non procedere ad alcuna
aggiudicazione della concessione “in
quanto l’offerta pervenuta non è corredata dagli elementi necessari per la
verifica e la valutazione della coerenza e sostenibilità del Piano Economico
Finanziario“. Dodici giorni dopo la decisione dell’Urega, il Presidente
della Fondazione Fiumara d’Arte, Antonio
Presti, presentò alla Provincia una proposta per realizzare nell’ex
villaggio di Capo Mazzarò “un museo-scuola
d’eccellenza d’arte contemporanea con fruizione alberghiera”. Dopo il vaglio degli
uffici tecnici, il progetto ricevette il parere positivo del Commissario
straordinario dell’Ente Filippo Romano.
Il 18 novembre 2016 il villaggio “Le Rocce” fu affidato in concessione
gratuita, per un periodo di 99 anni, alla Fondazione Fiumara D’Arte del mecenate Presti e otto mesi dopo esso fu aperto al pubblico per
una mostra fotografica internazionale. Il provvedimento fu però impugnato davanti
al TAR di Catania dagli amministratori de “La Pineta Sport Management”;
rigettato in primo grado, il ricorso è stato accolto nel gennaio
del 2018 dal Consiglio di giustizia amministrativa che ha ritenuto
inammissibile la concessione de “Le Rocce” ad Antonio Presti.
Dopo la restituzione dell’immobile, il 18 maggio
2018 l’allora sindaco metropolitano uscente Renato Accorinti diede mandato al dirigente dei Servizi tecnici di
avviare la procedura per acquisire le manifestazioni di interesse per una sua
valorizzazione. Il procedimento fu però revocato con altrettanto tempismo dal
sindaco subentrante Cateno De Luca,
intenzionato “a rendere fruibile la struttura con vocazione
turistico-alberghiera per far trarre maggiori vantaggi economici all’Ente
pubblico”. Il 14 dicembre 2018 la Città Metropolitana ha inserito l’ex
villaggio di Taormina nel
Piano delle alienazioni e per la
valorizzazione degli immobili dell’Ente per il triennio 2018-2020, stimandone
il valore complessivo in 1.851.000 euro.
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