Decine di miliardi di euro alle industrie di guerra con il Recovery Fund di Conte & C.
I soldi del Recovery Fund? Il governo italiano li chiederà a Bruxelles per finanziare il complesso militare-industriale e aerospaziale e realizzare i nuovi sistemi d’arma da destinare alle forze armate.
Il 27 agosto 2020 il MISE – Ministero dello Sviluppo
Economico ha presentato al Dipartimento per le Politiche Europee della
Presidenza del Consiglio le schede di
sintesi delle aree progettuali ritenute strategiche e per la cui
realizzazione sarà chiesta la copertura finanziaria con il Recovery Fund dell’Unione
europea. Tra i progetti prioritari ci sono quelli finalizzati al Potenziamento della filiera industriale
nazionale, dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza per cui si
prevede di impiegare nei prossimi sei anni 12 miliardi e cinquecento milioni di
euro di provenienza Ue.
“Obiettivo del progetto è consentire al comparto un salto
tecnologico nella ricerca, nell’innovazione e nella costruzione di piattaforme
duali ad elevatissime prestazioni, con ridotto impatto ambientale, totale
sicurezza cyber ed innovazione digitale”, spiega il MISE. Cinque miliardi verrebbero
spesi nei primi due anni per la fase di ricerca industriale, “partendo da
piattaforme esistenti al fine di rendere immediatamente industrializzabili le
soluzioni”. I restanti 7,5 miliardi riguarderanno invece le attività vere e
proprie di sviluppo sperimentale, prototipazione ed eventuale certificazione
dei programmi.
Nel Piano a favore dell’industria militare e aero-spaziale le
scarne informazioni sui progetti prescelti per gli investimenti sono comunque sufficienti
a delineare la loro portata bellico-distruttiva. Si parla infatti di “elicotteri
di nuova generazione (in risposta al programma statunitense FVL), aerei di
sesta generazione (ipersonico, tempest), tecnologia sottomarina avanzata,
tecnologia unmanned intersettoriale, I.A. (Intelligenza Artificiale, NdA), nave futura europea (green
vessel), cyber ed elettronica avanzata, tecnologie spaziali e satellitari”.
Come ha rilevato il sito specializzato RID - Rivista Italiana Difesa, il progetto certamente più rilevante
in termini politico-militari ed economici è quello relativo agli elicotteri di nuova generazione FVL,
dove FVL sta per Future Vertical Lift con cui “si identifica il programma dell’US
Army rispetto al quale il Governo americano ha lanciato una massiccia campagna
verso i Paesi alleati e partner per dare vita ad una sorta di F-35 ad ala rotante”. Per questo
velivolo si prevedono due versioni, una per il riconoscimento e l’attacco e un’altra d’assalto a lungo raggio; se venisse adottato dalle forze armate
italiane esso si sommerebbe ad altri costosissimi elicotteri da guerra in via
di acquisizione. “L’Esercito Italiano ha già investito 500 milioni di euro per
lo sviluppo dell’elicottero da combattimento AW-249 e Leonardo sta continuando
lo sviluppo del convertiplano con l’AW-609”, riporta ancora RID.
Parte dei soldi del Recovery Fund
andrebbero poi per finanziare il programma di progettazione e realizzazione del
nuovo cacciabombardiere stealth Tempest
che sarà operativo nel 2035 e a cui lavora un consorzio di imprese britanniche,
svedesi e italiane (Leonardo, MBDA e Avio Aereo). Nella priority list pure i sottomarini lanciasiluri della classe U-212
NFS di produzione italo-tedesca (main contractor Fincantieri S.p.A.), mentre sempre
secondo RID il riferimento alle
“navi” riguarderebbe le EPC (European
Patrol Corvette), ”ma anche i progetti nazionali per le nuove unità anfibie
(LPX) e i nuovi cacciatorpediniere (DDX)”.
Altro capitolo di spesa previsto dal
MISE con gli auspicati fondi Ue è quello per promuovere la Space Economy (importo proposto un miliardo di euro), cioè le “iniziative straordinarie per
sviluppare i servizi, le applicazioni innovative, le competenze e tecnologie
necessarie alla realizzazione delle infrastrutture spaziali”. “Il settore dell’economia
spaziale è un trend in forte crescita”, spiega il Ministero. “Nel 2016/7, il suo
valore globale è stato stimato oltre i 320 miliardi di Euro, con un aumento
medio del 38% rispetto al 2014, ed è stimato pari a circa 500 miliardi nel 2030;
l’osservazione della terra, in particolare, presenta le migliori prospettive di
crescita per il mercato dei servizi ed applicazioni”. Il MISE prevede una modalità
di attuazione dei piani d’investimento grazie alla partnership pubblico-privato
(ministeri, enti e agenzie statali, centri di ricerca universitari, grandi e
medie industrie, ecc.). “Partendo dagli asset in dotazione della nazione, l’obiettivo
è quello di mettere in condizione l’industria aerospaziale italiana di
trasformare il settore nazionale in uno dei motori propulsori della crescita
del paese e affrontare in maniera competitività le sfide imposte dai mercati
internazionali”, aggiunge il Ministero per lo Sviluppo Economico.
Possiedono analoghe caratteristiche duali militari-civili pure
i programmi inseriti all’interno dell’area progettuale di “trasformazione
digitale e innovazione”, per cui sarà chiesto all’Ue un contributo di 27.116.000.000
euro. Secondo il MISE, esso sarà utilizzato come “fondo perduto e/o prestito” nel
triennio 2021-23 per l’innovazione nel
settore delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni attraverso
“l’aggiornamento o la realizzazione ex novo di soluzioni a supporto delle
attività di impresa con attenzione specifica agli aspetti di cyber security”.
Programmi dalle prevedibili ricadute in ambito
industriale-militare saranno finanziati anche con il Piano per i Grandi Investimenti in Ricerca e Sviluppo (4.500.000.000
euro) per “promuovere e rafforzare le catene strategiche del valore in Italia” (microelettronica,
idrogeno, veicoli connessi ed autonomi, Internet industriale, sicurezza
informatica, High Performance Computing,
Key Digital Technologies, ecc.), e soprattutto
grazie al Piano per l’Intelligenza
Artificiale nella produzione (2.290.000.000 euro) con investimenti in “robotica,
embedded AI, sistemi raccolta e
elaborazione dati, Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale, infrastrutture
di calcolo ad alta prestazione HPC”.
Secondo Rivista
Italiana Difesa, tra i progetti italiani candidati agli stanziamenti del
Recovery Fund della Commissione Europea ce ne sarebbero alcuni proposti direttamente
dal Ministero della Difesa. “Con un arco di tempo compreso tra 1 e 5 anni,
troviamo 2,2 miliardi di euro per una serie di progetti riguardanti la
sicurezza e la resilienza cyber, 320 milioni per il 5G della Difesa, 350
milioni per addestramento sintetico e
strumenti di connettività, 331 milioni per il potenziamento della capacità
nazionale di ricerca e soccorso su alti fondali marini, anche attraverso l’incremento
della sicurezza della navigazione a scopo preventivo, 253 milioni per il
potenziamento delle capacità meteo dell’AM e 180 milioni per il completamento
dell’ammodernamento tecnologico e capacitivo della Rete Interforze in Fibra
Ottica Nazionale (RIFON)”, riporta RID.
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