In nome di Abramo, USA Israele e partner arabi si preparano alla guerra con l’Iran
Operazioni di guerra in nome del patriarca Abramo con obiettivo l’Iran. L’11 novembre nel mar Rosso ha preso il via una vasta esercitazione navale a cui partecipano unità militari di Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Stati Uniti d’America. Ad annunciare i war games l’US Central Command della 5^ Flotta USA di stanza in Bahrein. “L’esercitazione avrà una durata di cinque giorni e includerà un addestramento in mare incentrato su tattiche di visita, imbarco, ricerca e sequestro ed è finalizzato a rafforzare l’interoperabilità tra le forze partecipanti”, riporta la nota del Comando navale statunitense.
“È
emozionante vedere le forze USA addestrarsi con i partner regionali per
migliorare le nostre capacità di sicurezza marittima collettiva”, ha dichiarato
il vice-ammiraglio Brad Cooper, comandante della 5^ flotta. “La collaborazione
marittima aiuta a salvaguardare la libertà di navigazione ed il libero flusso
degli scambi, che sono essenziali per la sicurezza e la stabilità regionale”.
A rilevare le reali finalità dell’esercitazione, il contrasto alla prenotazione militare
dell’Iran nelle acque strategiche comprese tra il Mar Rosso e il Golfo di Aden,
sono i vertici delle forze armate israeliane. “Noi abbiamo un interesse nello
Stretto di Bab al-Mandab dove vengono
colpiti gli interessi dello Stato di Israele e abbiamo la necessità di
respingere la presenza iraniana insieme agli altri paesi nostri partner che
subiscono questa minaccia”, ha dichiarato a Times
of Israel un alto ufficiale della Marina militare israeliana che ha chiesto
l’anonimato. “Il nostro obiettivo è quello di estendere il raggio delle
operazioni marittime — per il bene dello Stato di Israele e delle sue forze
armate — ed accrescere la nostra abilità a individuare le minacce e prevenire
il terrorismo navale e anche a reagire, quando sarà necessario, contro ciò che
stanno facendo gli iraniani”.
L’esercitazione
navale è la prima effettuata da Tel Aviv e dalle forze armate di Emirati Arabi
e Bahrein a un anno di distanza dalla firma dei cosiddetti Accordi di Abramo. “In verità si potrebbero definirle le manovre degli Accordi di Abramo che, con
la mediazione (e le forti pressioni) dell’ex Amministrazione Trump, hanno
permesso a Israele di normalizzare le relazioni con Emirati, Bahrain, Marocco e
Sudan; una volta di più, questi Accordi
confermano di essere non dei trattati di pace bensì un’alleanza militare”,
annota il giornalista de Il Manifesto,
Michele Giorgio. “Pur affermando di
preferire la via diplomatica per la soluzione dei conflitti con Tehran, l’Amministrazione
Biden ha frenato la sua discontinuità dalle politiche mediorientali di Donald
Trump. E si è avvicinata a gran passi alle posizioni israeliane, sia nei
confronti dell’Iran che dei palestinesi. Funzionari israeliani e americani in
più occasioni hanno minacciato un’azione militare contro il programma nucleare
iraniano se i negoziati Jcpoa sul
nucleare iraniano dovessero fallire”.
Negli
ultimi mesi si è assistito nel Mar Rosso e nel Golfo Persico a quella che è
definita dagli analisti una “guerra ombra” tra Israele e Iran, con pericolosi faccia
a faccia tra le unità navali e aeree delle rispettive forze armate e veri e
propri attacchi informatici e cyber a danno della rete elettrica e ai poli
energetici iraniani. Ma Tel Aviv non nasconde assolutamente l’intenzione di
ricorrere a un’ulteriore escalation muscolare nei prossimi mesi.
“L’esercitazione
multinazionale di questi giorni è parte di un piano di lavoro e vedremo la
realizzazione di una parte di esso già dal prossimo anno”, ha spiegato
l’anonimo ufficiale delle forze armate a Times
of Israel. Non è certo un caso che contemporaneamente ai giochi di guerra
in Mar Rosso, i marines USA si stiano addestrando con le truppe d’élite
israeliane in “tecniche di guerra urbana” e anti-terrorismo nei pressi della
città meridionale di Eilat. Nella nota località turistica è approdata la nave
anfibia e da trasporto “USS Portland” con a bordo l’11th Marine Expeditionary
Unit, reparto con funzioni logistiche e di riconoscimento, armato di sistemi
d’artiglieria di “grande mobilità”.
Le
attività addestrative ad Eilat, della durata di quindici giorni, sono state
denominate Interoperability Exercise 21
e sono coordinate anch’esse dal Comando della 5^ Flotta USA di stanza nella
base aerea di Al-Dhafra in Bahrein. “Questa esercitazione è parte del nuovo
capitolo nelle lunghe relazioni tra la Marina e il Corpo dei Marines USA con
Israele, ed è vitale per la stabilità e la sicurezza nella regione”, ha
dichiarato il generale Farrell Sullivan, comandante generale della task force
USA per le operazioni nel Golfo Persico, in Medio Oriente e nell’Asia centrale.
“Essa si svolge inoltre a meno di due mesi dall’ingresso di Israele nell’area
operativa sotto il controllo di U.S. Central Command (CENTCOM), dopo aver fatto
parte di quella sotto il controllo di US EUCOM”.
Il riallineamento di Israele nell’area
geostrategica dominata dalla 5^ Flotta che comprende appunto i corridoi critici del Canale di Suez,
dello Stretto di Hormuz e dello Stretto di Bab-al-Mandeb, è stato formalizzato
dal Pentagono l’1 settembre 2021. “Oggi l’U.S. Central Command ha assunto il
ruolo di comando responsabile per le forze armate USA nello Stato di Israele”,
si legge nella nota del Dipartimento della difesa. “Il riallineamento -
annunciato a gennaio - rafforza le relazioni militari tra gli Stati Uniti
d’America e Israele e offre l’opportunità di approfondire la collaborazione
operativa tra le forze armate israeliane e i maggiori partner di CENTCOM
nella regione. Adesso CENTCOM lavorerà per implementare l’impegno del Governo
USA in un approccio olistico a favore della sicurezza regionale e della
cooperazione con i nostri partner. L’incrollabile impegno del Governo USA
a favore della difesa di Israele rimane duraturo e inviolabile”. Un’alleanza
inossidabile dunque quella tra Washington e Tel Aviv che con gli Accordi di Abramo e il riallineamento
sotto lo scudo protettivo di CENTCOM si allarga ai consolidati partner USA
nell’area del Golfo.
Dall’1 settembre ad oggi
sono stati numerosi gli eventi addestrativi e di interscambio USA-Israele &
C.. Il passaggio da EUCOM a CENTCOM è stato festeggiato con il pattugliamento
marittimo congiunto nel Golfo di Aqaba (Noble Waters) tra la corvetta israeliana
“INS Eilat” e l’incrociatore missilistico USA “Monterey”. “Nel corso
dell’esercitazione le due unità hanno messo in pratica una serie di scenari
operativi inclusi attività di difesa aerea e salvataggio”, ha dichiarato il
Comando delle forze armate israeliane. Al pattugliamento hanno preso parte pure
due pattugliatori della marina israeliana e un velivolo per il pattugliamento
marittimo P-8A “Poseidon” di US Navy, probabilmente decollato dalla base
siciliana di Sigonella.
Ai
primi di ottobre il comandante della 5^ Flotta, il vice-ammiraglio Brad Cooper,
si è recato in visita in Israele per incontrare il ministro della Difesa Benny
Gantz, il Capo di Stato maggiore gen. Aviv Kohavi e il suo vice, l’ammiraglio David
Saar Salama. Il 17 ottobre ha invece preso il via dalla base aerea di Ovda (nei
pressi della città meridionale di Eilat) la maxi-esercitazione aerea Blue Flag 2021 a cui hanno preso parte -
oltre a Israele e Stati Uniti - le aeronautiche di Regno Unito, Germania,
Francia, Grecia, India e Italia. Le simulazioni di attacchi aerei e
missilistici hanno consentito di sperimentare i sistemi d’arma impiegati dai velivoli
di quarta e quinta generazione dei paesi partecipanti (i cacciabombardieri Eurofighter,
Rafale, Mirage 2000 e F-35 Lightning II di Lockheed Martin) e di presentare per
la prima volta ai potenziali clienti internazionali l’ultimissima versione del
sistema di guerra elettronica “Scorpius”, progettato e prodotto dal gruppo
industriale IAI - Israel Aerospace Industries per “individuare e abbattere un
ampio raggio di minacce, incluso droni, navi, missili, link di
telecomunicazioni, radar, ecc.”, come riferisce Defensenews.
Il
30 ottobre c’è stata la sortita nei cieli mediorientali di un bombardiere
strategico a capacità nucleare B-1B “Lancer” di US Air Force, scortato per
l’occasione dai caccia multiruolo F-15 di Arabia Saudita e Israele, dai caccia
F-16 di Bahrein ed Egitto e da un aerocisterna KC-10 statunitense. “Si è trattato di una missione di cinque ore che ha
preso il via nell’Oceano Indiano e che poi ha toccato il Golfo
di Aden, lo Stretto di Bab el-Mandeb, il Mar Rosso, il Canale di Suez, il Golfo
Arabico, lo Stretto di Hormuz e il Golfo di Oman”, ha spiegato il portavoce
dell’U.S. Central Command. Anche in questo caso il target “nemico” è stato rappresentato
dall’Iran.
Secondo Bradley Browman,
direttore del Centro di Studi Militari della
Foundation for Defense of Democracies
(autorevole think tank di Washington), le autorità di Israele avrebbero
invitato Emirati Arabi, Bahrein ed Egitto a
partecipare all’esercitazione aeronavale “Noble Dina” prevista a marzo 2022 nel
Mediterraneo orientale (all’ultima edizione hanno preso parte unità di Israele,
USA, Francia, Grecia e Cipro). “Israele ha pure invitato Abu Dhabi a inviare
caccia militari e piloti alla prossima esercitazione Blue Flag”, scrive Bradley Browman. “Da parte loro gli Emirati Arabi dovrebbero invitare
Israele a partecipare alla prossima esercitazione aerea Desert Flag e a quella terrestre UAE-USA Iron Union, sempre in territorio emiratino. La partecipazione dei
militari israeliani ad Iron Union consentirebbe
di mettere in pratica la difesa contro gli stormi di droni che stanno
proliferando nella regione per responsabilità dell’Iran”. Sempre secondo
l’analista statunitense, Tel Aviv ed Abu Dhabi avrebbero concordato con Atene
di invitare Egitto e Giordania all’edizione 2022 di Iniochos, l’esercitazione multinazionale di difesa aera che si
tiene annualmente nella base di Andravida.
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