L’Università di Catania e il Pentagono. Ricerca libera? No grazie!
15 milioni di dollari
americani del Dipartimento della Difesa USA, US Army, US Air Force e US Navy
per sovvenzionare programmi, sperimentazioni, conferenze, workshop e scambi
internazionali delle università e dei più noti centri di ricerca nazionali. Catania
con un milione e centomila dollari si colloca all’ottavo posto tra le
università italiane beneficiate. I concorsi truccati ma anche gli AFFARI CON I
SISTEMI (SPAWAR E C4ISR) che operano nel settore di guerra, sorveglianza
sottomarina e operazioni di spionaggio e intelligence contro obiettivi
nazionali ed esteri. Certamente la ricerca in Italia è una Cenerentola, ma non
ci piace la militarizzazione delle scuole. Non ci piace che la ricerca italiana
sia condizionata da chi ha o mette più denari. E che sia sempre più finalizzata
allo sviluppo di armi e tecnologie belliche con il “generoso” contributo delle
forze armate degli Stati Uniti d’America.
E che non si dica alla fine che non si guadagna nulla a
vivere ed operare accanto alla principale installazione di guerra nel Mediterraneo
della Marina militare degli Stati Uniti d’America. Taluni sindaci hanno
ottenuto che un paio di marines muniti di scope e sacconi di plastica
liberassero piazze e giardini da foglie secche ed erbacce. Qualche dirigente
scolastico è riuscito invece a impiegare i “volontari” a stelle e strisce a
imbiancare i muri di aule e palestre. Cose di poco conto si dirà, e forse è
vero. Di ben altra portata è invece la sempre più invasiva presenza delle forze
armate USA nelle attività e nei programmi di ricerca di più di un dipartimento scientifico
dell’Università degli Studi di Catania. Stando infatti ai data base del Governo
di Washington relativi ai contributi finanziari o ai contratti sottoscritti dal
Pentagono con laboratori, enti e centri accademici italiani, appare più che mai
centrale il ruolo assunto oggi dagli accademici etnei.
Conti alla mano, in meno di due decadi più di un milione e
centomila dollari sono stati elargiti all’Università di Catania dal
Dipartimento della Difesa o dai maggiori comandi della Marina militare USA.
Relativamente alle sovvenzioni a titolo gratuito delle forze armate statunitensi,
Catania si colloca all’ottavo posto tra i centri accademici italiani
beneficiari con 372.500 dollari nel periodo 2010-18, al primo posto però tra le
università con sede nel mezzogiorno d’Italia. In verità a incassare quasi
integralmente il grant della più
grande macchina da guerra planetaria è stato il Dipartimento di Ingegneria
Elettronica e Informatica, grazie ad alcuni programmi
di ricerca scientifica di base e applicata. Il maggiore di esso – per il
valore complessivo di 240.000 dollari - è stato finalizzato allo sviluppo delle
fonti energetiche (Advanced Nonlinear Energy Harvesters in The Mesoscale:
Exploiting a Snap-through Buckling Configuration, for The Autonomous Powering
of Electric, la denominazione) ed è stato condotto nel periodo
compreso tra il luglio 2016 e il maggio
2018. Altri 120.000 dollari sono stati donati da US Navy al Dipartimento di Ingegneria
Elettronica e Informatica per lo sviluppo delle nanotecnologie sempre in
ambito energetico ed elettronico (Development
of Novel Micro and Nanosystems for Energy Harvesting in Autonomous Electronic
Devices), nel periodo compreso tra il luglio 2011 e il settembre
2015. Infine il Pentagono ha contribuito con 12.500 dollari alla partecipazione
dell’Associazione “Angelo Marcello Anile” di Catania alla 18^ Conferenza
europea sulla matematica per le industrie (giugno 2014). L’associazione è stata
istituita per ricordare la figura dell’omonimo scienziato ed ha sede presso il Dipartimento di Matematica
e Informatica dell’Università.
Ben undici invece i contratti a titolo oneroso sottoscritti dal Pentagono
con l’Università di Catania dal 2001 al 2013, per un valore complessivo di 798.750
dollari, uno dei più alti in assoluto tra i centri di ricerca accademici di
tutta Italia. Purtroppo sono scarnissime le informazioni sulla tipologia e le
finalità degli studi effettuati: si indica infatti solo genericamente la voce Physical Sciences - Basic Research e il
valore del contratto annuo: 35.000 dollari nel 2013; 135.000 nel 2012; 35.000
nel 2011; 25.000 nel 2010. Solo per l’anno fiscale 2009 il Dipartimento della
Difesa riporta la voce del servizio in contratto: la “ricerca applicata sui
sistemi elettronici e di comunicazione” (250.000 dollari). A firmarne l’affidamento
all’Università di Catania in quest’ultimo caso è stato lo SPAWAR - Space and Naval
Warfare Systems Command di San
Diego, California, il comando di ricerca e ingegneria di US Navy che opera nel
settore dei sistemi di guerra e C4ISR e dello sviluppo dei sistemi spaziali
e sorveglianza sottomarina. SPAWAR è
anche uno degli enti militari maggiormente coinvolti nelle operazioni di
spionaggio e intelligence contro obiettivi nazionali ed esteri. Costituito nel
maggio 1985 come “Echelon II Command” sotto il controllo della CIA e della
National Security Agency - NSA (la più potente centrale spionistica al mondo), il
Comando per i sistemi di guerra spaziale e navale di San Diego ha gestito il
famigerato sistema Echelon che i
servizi segreti degli Stati Uniti hanno implementato per intercettare e
decifrare conversazioni telefoniche e radio, fax, e-mail, Internet, ecc. a
livello mondiale. Coincidenza
vuole infine che lo Space and Naval Warfare Systems Command
sia proprio l’ente che abbia curato la progettazione, sperimentazione ed
implementazione della rete di telecomunicazione satellitare MUOS (uno dei
terminali terrestri è stato attivato all’interno della base di Niscemi,
Caltanissetta, dipendente dal Comando navale USA di Sigonella).
Negli anni fiscali 2001, 2002 e 2005 è stato invece il
Dipartimento d’Ingegneria elettrica, elettronica e dei sistemi (DIEES) dell’Università
di Catania a sottoscrivere con il Pentagono tre contratti per complessivi
118.750 dollari per non meglio specificati progetti
di ricerca. Il DIEES di Catania
compare infine tra i partecipanti all’IDRILAB (Renewable Hydrogen R&D Projects Lab), il laboratorio di ricerca
sugli impianti di generazione da fonti rinnovabili non programmabili (solare ed
eolica) e per la produzione d’idrogeno, insieme con Ecoenergy, la divisione
ricerca e sviluppo della società Lageco di Parisi Adriana S.r.l. di Catania, la
stessa che per conto di US Navy ha contribuito alla costruzione del terminale
terrestre MUOS a Niscemi e alla realizzazione di altre importanti infrastrutture
all’interno della stazione aeronavale di Sigonella.
Va inoltre rilevato come a seguito
dei gravi danni causati dall’alluvione che colpì NAS Sigonella il 13 dicembre
2005, l’Università di Catania ha eseguito in collaborazione con la società d’ingegneria The OK Design Group di
Roma, uno studio sui rischi locali d’inondazione (Flood Hazard Study) e sulle possibili misure di prevenzione. Il
contratto fu assegnato nel 2007 dal Pentagono nell’ambito di un appalto integrato che prevedeva pure una
serie d’interventi a Sigonella (Repair
Utilities, Mechanical System Upgrades
ed “eliminazione delle infiltrazioni d’acqua” nell’ospedale navale), per un importo di 15
milioni di euro circa. The OK Design Group vanta una propria filiale a Virginia
Beach (USA) ed è la società che ha anche firmato il progetto preliminare ed
esecutivo della nuova stazione MUOS di Niscemi, partecipando inoltre alla
progettazione e direzione dei lavori del cosiddetto MEGA 2, il maxi-piano d’ampliamento e potenziamento delle
infrastrutture della grande stazione aeronavale siciliana.
Ancora nel 2007 (mese di luglio), fu
firmata una convenzione con durata quinquennale tra l’Università degli Studi di
Catania e il Comando US Navy di Sigonella per consentire il riconoscimento dei
crediti universitari al personale italiano di stanza nella base statunitense. A
porre la loro firma sulla convenzione furono al tempo il rettore Antonino Recca
(tra gli indagati della recente inchiesta sui concorsi truccati in alcuni
atenei siciliani) e il comandante di NAS Sigonella Thomas J. Quinn, arrivato nell’Isola
appena un mese prima.
Il 5 novembre 2018, cronisti, professori e
studenti hanno potuto verificare in prima persona quanto il processo di americanizzazione e militarizzazione
abbia investito i maggiori centri didattici dell’ateneo catanese. Nell’aula
magna del Dipartimento di Scienze politiche e sociali si è tenuta infatti una lectio magistralis su “75 anni
di relazioni Italia-USA: una prospettiva geopolitica dallo sbarco ad oggi” della
professoressa Victoria De Grazia, docente di Storia alla Columbia
University e di Civiltà contemporanea alla James R. Barker University. L’iniziativa
è stata organizzata dalla prof.ssa Pinella di Gregorio, presidente del
corso di laurea magistrale in “Storia e cultura dei Paesi mediterranei”, in
collaborazione con il Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a
Napoli. A porgere i saluti ai partecipanti all’incontro, il prof. Giuseppe
Vecchio, direttore del Dipartimento di Scienze politiche e la Console
generale USA Mary Ellen Countryman (già console generale a Firenze ed
ex vicesegretaria stampa della Casa Bianca e direttrice Ufficio stampa presso
l’NSC – National Security Council).
In
questi ultimi anni sono cresciute a vista d’occhio pure le partnership tra
dipartimenti e docenti universitari catanesi e il 41° Stormo dell’Aeronautica
militare italiana, anch’essa di stanza nella grande base da guerra di
Sigonella. Nel novembre 2008, ad esempio, una delegazione della Facoltà di
Ingegneria Meccanica, composta dai professori Massimo Oliveri, Gabriele Fatuzzo
e Gaetano Sequenza ebbero modo di visitare i reparti aerei italiani e
formalizzare con l’allora comandante col. Antonio Di Fiore un “rapporto di
collaborazione fra le due istituzioni, con l’obiettivo precipuo di organizzare
degli stage di formazione per gli universitari presso le strutture della base e
con la possibilità nel contempo di riconoscere dei crediti ad eventuali
studenti militari”.
Sei anni più tardi, il Dipartimento
di Matematica e Ingegneria dell’Università di Catania s’incaricò di organizzare
il Sicily Drone Day 2014, “con l’obiettivo di fare il punto sulle
attività di volo dei velivoli a pilotaggio remoto sul territorio siciliano con
l’analisi, nel contempo, dei relativi aspetti tecnici, normativi e di ricerca”.
Durante l’evento fu pure realizzato uno spazio espositivo con dimostrazioni
pratiche all’uso dei droni e un workshop con l’allora comandante del 41°
Stormo, il col. Vincenzo Sicuso sull’impiego dei velivoli a pilotaggio
remoto in ambito militare. “In particolare, il comandante Sicuso ha
descritto i requisiti operativi, le capacità e l’impiego dei Predator in
operazioni di sicurezza nazionale così come avvenuto a l’Aquila durante il G8,
durante l’operazione Mare Nostrum nel
Mediterraneo e nelle operazioni internazionali per il mantenimento della
pace (Iraq - Afghanistan - Libia)”, si legge nel comunicato emesso
dall’Ami. “Il colonnello Sicuso, infine, ha descritto il valore aggiunto
dato al Potere Aereo dagli APR e come
l’Aeronautica Militare italiana sia divenuta leader nel mondo nella
gestione e nella condotta degli stessi”.
Nel maggio 2015, i reparti di guerra
aerea nazionali hanno
partecipato ad un evento didattico
organizzato dal Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’ateneo
di Catania, avente come tema gli aspetti della funzione dell’apparato
vestibolare ed in particolare quelli legati al cosiddetto “disorientamento spaziale”.
Relatore ancora una volta il comandante di Sigonella Vincenzo Sicuso. Agli
studenti del corso di laurea in Scienze Biologiche e ad una rappresentanza di
militari del 41° Antisom di Sigonella, “il colonnello Sicuso ha relazionato sul
ruolo e sulla missione dell’Aeronautica Militare, soffermandosi ad illustrare
le professionalità che vi operano e lo sviluppo della loro sensibilità nei
confronti della solidarietà, della cultura, della collaborazione e del lavoro
di squadra”, riporta l’ufficio stampa del Comando italiano di Sigonella. “Questa
iniziativa nasce dalla voglia di far conoscere ai ragazzi cos’è l’Aeronautica
Militare, perché non dobbiamo dimenticare che questa gioventù è l’ossatura
dell’Italia di domani. Un’iniziativa che nasce perché trasparenza, passione,
etica, preparazione sono i pilastri che muovono l’Aeronautica Militare e quale
ambito migliore potrebbe mai esistere se non quello dell’Università che sta
formando i cittadini di domani per poter mostrare quello che facciamo e come lo
facciamo”.
Lo scorso anno, il 41° Antisom è anche
entrato a far parte del gruppo di lavoro promosso dall’Università di Catania e dalla
LIAF-Lega Italiana Antifumo onlus per la “sperimentazione clinica” delle controverse
sigarette elettroniche. “Lo studio in un primo gruppo di 150 partecipanti ha
dato buoni risultati; infatti le sigarette elettroniche risultano un utile
strumento per aiutare il fumatore a ridurre il numero di sigarette tradizionali
e in alcuni casi perfino per smettere”, scrivono gli avieri di Sigonella. “L’Aeronautica
Militare ha accettato di collaborare al progetto: si prevede ora l’arruolamento
volontario di militari fumatori del 41° Stormo, a cui verranno dati in
dotazione i kit sigarette elettroniche e che verranno seguiti con una serie di
controlli. Lo scopo è valutare la sicurezza e l’efficacia della sigaretta
elettronica in termini di riduzione del numero di sigarette fumate e di
stabilirne l’utilità nella lotta al tabagismo”. Peccato che dall’altra parte
dell’oceano, scienziati e università avessero stigmatizzato da tempo il fumo
elettronico, rilevandone la sospetta tossicità e finanche i rischi cancerogeni
di alcuni additivi.
Dulcis in fundo, la compartecipazione
ad alcuni progetti del complesso militare-industriale nazionale. Nel gennaio 2019
è stata data comunicazione della stipula di un accordo di collaborazione tra l’iCTLab (spin-off dell’Università di Catania)
e Cy4Gate S.r.l. “allo scopo di integrare le rispettive aree di competenza
scientifica e professionale per rispondere in modo efficace alle emergenti
necessità della cyber Intelligence”. L’accordo punta in particolare “all’integrazione
delle competenze di CY4Gate (una joint
venture tra la romana Elettronica S.p.A, leader internazionale nel campo delle
guerre elettroniche ed Expert System, azienda modenese leader nel settore del
Cognitive Computing), con gli
innovativi strumenti di analisi di contenuto multimediale (immagini, audio e
video) e le funzionalità di riconoscimento facciale della iCTLab”. I laboratori
della spin-off sono stati promossi dal
gruppo di ricerca IPLAB (Image Processing LAB) guidati dal prof.
Sebastiano Battiato, ordinario del Dipartimento di Matematica ed Informatica
dell’Università degli Studi di Catania.
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