Quelle zone d’ombra del sistema AMAM Acque-Messina

Saranno presto i giudici del Tribunale peloritano a decidere se archiviare le indagini sul presunto cartello d’imprese che avrebbe condizionato la gestione dei servizi e dei lavori dell’AMAM – Agenzia Meridionale Acque Messina o avviare l’iter per una seconda tranche processuale sul Terzo livello, ma il procedimento penale avviato dopo uno screening sull’entità e le modalità di aggiudicazione delle gare d’appalto e di affidamento delle opere di somma urgenza negli anni 2013-2016 ha comunque delineato troppe zone d’ombra nel funzionamento dell’azienda interamente controllata (e scarsamente attenzionata) dal Comune di Messina. Il procedimento n. 3592/17 che ha visto il 12 giugno 2017 l’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex direttore generale di AMAM, Luigi La Rosa, del dirigente Francesco Cardile, dell’allora Presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile e dei titolari di alcune imprese committenti dell’azienda, stigmatizza l’uso disinvolto ad esternalizzare attività e funzioni che benissimo potevano essere svolte direttamente dall’AMAM, il conseguente spreco di risorse finanziarie e soprattutto il ricorrente intervento di aziende e “cooperative sociali” notoriamente amiche e/o contigue ad esponenti politici e affini.
Il carosello dei soliti noti
Nel maxifascicolo raccolto dalla Sezione della Polizia Giudiziaria della P.S. di Messina (oggi agli atti del processo Terzo livello), tra tabelle, verbali di aggiudicazione gare e affidamenti, contratti e visure camerali, ci sono anche importanti dichiarazioni rese dal commercialista Leonardo Termini (prima persona informata sui fatti, poi indagato, oggi imputato eccellente al processo Terzo livello), al tempo presidente del Consiglio d’amministrazione di AMAM - Agenzia Meridionale Acque Messina. Alcune affermazioni sono state reiterate dal dottore Termini in occasione dell’esame condotto in sede processuale dal difensore Fabio Repici e dai giudici del Tribunale, altre invece sono ancora al vaglio degli organi inquirenti. Alcune delle presunte irregolarità concernenti l’affidamento dei servizi, rilevate nel corso delle proprie funzioni di presidente AMAM, venivano rivelate da Leonardo Termini l’1 marzo 2017 ai dirigenti della Squadra mobile. “Per quanto riguarda la sussistenza di uno o più cartelli tra le ditte che regolarmente prendono parte alle gare indette dall’AMAM intendo precisare che in relazione all’attività di manutenzione delle reti idriche della città e dei villaggi nelle zone Sud e Nord, il servizio è affidato al Consorzio Grandi Opere di Lamezia Terme”, verbalizzava il commercialista. “La consegna dei lavori è stata effettuata ieri. Il servizio non ha una durata predeterminata ma è vincolato ad un budget di circa 200.000 euro che coprirà gli interventi necessari sino ad esaurimento delle somme rese disponibili. Preciso che le ditte che hanno partecipato alla relativa gara erano 47 e l’importo a base gara era di 240.000 euro. La scorsa settimana si è presentato nel mio ufficio il signor Tiberio Celesti, titolare della ditta Celesti Costruzioni S.r.l., che ha avuto in passato tutta una serie di affidamenti di servizi e lavori per conto di AMAM e che attualmente cura la manutenzione dell’impianto di sollevamento fognario e la riduzione delle forniture idriche presso gli utenti morosi dell’azienda. Il Celesti mi diceva di esser stato contattato dal Consorzio Stabile Grandi Opere senza specificare il soggetto e che questi intendevano avvalersi della sua azienda per lo svolgimento delle opere oggetto dell’appalto. Pertanto mi chiedeva se fossi d’accordo ad avallare tale intendimento. Ho detto chiaramente di essere contrario sia perché non vi era l’intenzione dell’azienda di concedere subappalti per tale servizio sebbene il bando preveda la possibilità sino al 25% di ricorrere discrezionalmente a sub-affidamenti, sia perché ero consapevole della partecipazione del Celesti alla stessa gara, sebbene attraverso una ditta formalmente rappresentata dalla moglie e denominata Edilcondotte S.A.S.. Il Celesti, a fronte delle mie obiezioni, non mancava di evidenziare che lui non aveva preso parte alla gara e che la ditta in questione era della moglie”.
“In passato vi erano stati altri episodi anomali che avevano visto protagonista sempre il Celesti”, aggiungeva Leonardo Termini. “Circa sei o otto mesi orsono, Celesti era venuto nel mio ufficio e mi aveva sollecitato il pagamento di alcune fatture di ditte a lui estranee. Se non ricordo male si trattava delle ditte Parrino, Pettinato e 2G Costruzioni per altrettanti lavori conferiti da AMAM ed eseguiti nel medesimo settore. A fronte della mia perplessità, in quella circostanza egli aveva risposto in modo evasivo adducendo la sua frequentazione in AMAM, l’invito ricevuto dagli altri imprenditori di sollecitare i detti pagamenti. In una successiva occasione, a distanza di qualche mese, Celesti mi disse chiaramente di avere un interesse diretto ai pagamenti sollecitati in quanto si trattava di somme che doveva riscuotere per dei lavori da lui direttamente effettuati per conto delle altre ditte. Se non ricordo male si trattava di circa 30.000 euro. Dissi chiaramente che non intendevo procedere a pagamenti di somme richieste da un’azienda terza per una procedura presumibilmente anomala visto quanto lui stesso mi aveva esternato. Dopo questo incontro fui nuovamente avvicinato da Celesti in occasione del funerale di un dipendente dell’AMAM, presso una chiesa che si trova in via del Santo. In quella occasione Celesti mi fece un discorso ambiguo professando la sua amicizia nei miei confronti e manifestando una piena disponibilità a venirmi incontro in eventuali miei bisogni o in qualche momento di difficoltà anche con interventi economici. Dissi in modo molto deciso di non avere bisogno di alcunché. Non contento, in un’occasione successiva Celesti fu ancora più esplicito e mi propose la disponibilità a corrispondermi il 15% sui mandati di pagamento purché fossero liquidati con particolare celerità. Per l’ennesima volta gli feci capire che tali proposte erano fuori luogo e assicurai che comunque l’azienda avrebbe effettuato regolarmente i pagamenti dovuti purché i lavori fossero effettuati correttamente”.
La presunta spartizione della torta AMAM
Nel corso della sua deposizione agli inquirenti dell’1 marzo 2017, Leonardo Termini si soffermava pure sull’allora Presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile, con cui il professionista manteneva un rapporto di amicizia. “Vi fu una circostanza in cui un intervento di Emilia  Barrile mi mise in difficoltà”, dichiarava il Presidente di AMAM. “Mi riferisco ad un incontro in cui, oltre alla predetta, era presente Celesti e non ricordo se vi era anche Barrilà (Antonio Barillà, imprenditore e titolare di ditte edilizie committenti di AMAM, NdA), avvenuto dentro il bar Apollo, in cui mi disse di effettuare una spartizione di gare e ditte secondo un preciso schema che la stessa aveva già stabilito e concordato. In particolare le ditte oggetto della spartizione erano Celesti, Micali, Barrilà, Gullifa e Sottile. Mi sono reso conto che si trattava di un programma che aveva già concordato con Celesti e presumibilmente con le altre ditte. Il mio rifiuto fu preso dalla Barrile sotto gamba tanto che in successive circostanze ha ribadito quale fosse il suo intendimento in modo ancora più netto e a cui mi sono opposto. In una di tali circostanze era presente uno dei fratelli Micali perché la Barrile lo aveva convocato telefonicamente durante il nostro incontro. Voglio precisare che questi episodi si inquadrano in un rapporto di conoscenza e confidenzialità con la Barrile che può far comprendere perché abbia accettato di incontrarla in più occasioni, non avendo avuto subito contezza di quali fossero i suoi reali obiettivi”.
Le indagini degli organi di Polizia giudiziaria hanno rilevato un contraddittorio refuso nelle dichiarazioni di Leonardo Termini, specificatamente alla figura di Tiberio Celesti, il titolare dell’impresa che lo avrebbe pressato per subappalti e pagamenti di fatture, promettendogli in cambio un indebito regalo di natura economica. “In realtà, da accertamenti effettuati tramite l’Ufficio anagrafe del Comune di Messina e la banca dati dell’Agenzia delle Entrate, l’unico Tiberio Celesti censito risulta essere il figlio di Gaetano Celesti e Angela Sacco”, annotavano gli inquirenti. “Appare quindi alquanto singolare la circostanza che nel riferirsi al titolare della Celesti Costruzioni S.r.l. il Termini riportasse il nome Tiberio che non solo non corrisponde a Gaetano Celesti, reale titolare dell’impresa, ma tantomeno ad alcun altro familiare adulto con cui avesse potuto confondere il nome; tale singolarità potrebbe essere sintomo di una conoscenza e frequentazione tra il Termini ed il Celesti (…) Per quanto riguarda invece i possibili collegamenti con le altre ditte Parrino, 2G, Pettinato e La Valle, allo stato questo Ufficio non è in possesso di elementi che possano confermare o escludere tale eventualità”. Lasciava perplessi gli inquirenti, in particolare, la trascrizione di un messaggio sms che proprio Gaetano Celesti aveva inviato all’utenza mobile intestata a Leonardo Termini, il 19 maggio 2016. Ciao Leonardo come stai? Ti auguro di trovare la forza dentro di te per superare questo momento perché il coraggio lo hai sempre dimostrato. Bisogna lottare ma si deve anche sapere che ci sarà sempre qualcuno che non crederà in te, qualcuno che riderà, qualcuno che sparirà, ma tu le regole del gioco le conosci bene e vincerai la partita. Tieni duro passerà ciao a presto. “Tale messaggio potrebbe fare riferimento a una recente vicenda giudiziaria che ha visto Termini indagato per una truffa aggravata in concorso non attinente il suo incarico all’AMAM, a seguito della quale il sindaco Renato Accorinti e la sua giunta avevano chiesto le dimissioni di Termini”, riporta la Sezione della Polizia Giudiziaria nel rapporto inviato il 4 maggio 2017 alla Procura della Repubblica.
E un consigliere minaccia per il call center
Sempre nel corso del suo interrogatorio dell’1 marzo 2017, Leonardo Termini si soffermava su un altro ambiguo episodio che vedeva protagonista l’allora consigliere comunale Angelo Burrascano, eletto prima con il Pd e poi con la lista pro-Presidente della Regione, Rosario Crocetta. “Per quanto riguarda il servizio di call center affidato alla ditta Coopservice, voglio precisare che si trattava di un affidamento diretto e quando proposi di gestire in house il servizio, atteso anche l’aumento di 15 unità dell’organico AMAM grazie agli ex dipendenti della Feluca, fui ripetutamente avvicinato dal consigliere comunale Burrascano che mi invitò a recedere da tale proposito, a volte anche con toni minacciosi”, denunciava Termini “Questa cosa potrebbe essere confermata dal prof. Guido Signorino, assessore della Giunta Accorinti, che in una circostanza era presente. Vista la mia irremovibilità, alla fine Burrascano ha avviato diverse attività ispettive in AMAM compresa quella sull’assunzione dei dipendenti Feluca già oggetto di monitoraggio dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Messina”.
Prima di lasciare gli uffici investigativi, Leonardo Termini consegnava una lunga memoria all’autorità giudiziaria, in cui si riportavano altri elementi sull’affidamento del servizio di call center alla Coopservice e su certi comportamenti di stampo nepotistico che sarebbero stati assunti all’interno di AMAM. “La cooperativa Coopservice amministrata dal signor Maurizio Carbone svolgeva il servizio per l’azienda dal venerdì al sabato”, riportava Termini nella sua memoria. “L’appalto veniva assegnato mediante affidamento diretto per un ammontare di circa 39.870 euro. In considerazione della disponibilità del personale AMAM S.p.A., il sottoscritto ha indirizzato l’allora direttore generale, l’ingegnere Luigi La Rosa, all’internalizzazione del servizio in questione al fine sia di ottimizzare i costi che per una migliore efficienza dello stesso servizio. E’ opportuno evidenziare che da una sommaria analisi della documentazione presente negli archivi aziendali, la cooperativa non rappresentava il reale orario svolto dal proprio personale, non corrispondendo allo stesso la giusta busta paga. Vi è da segnalare che nei mesi prossimi alla scadenza dell’appalto che all’atto in cui il servizio è stato internalizzato, il consigliere comunale Angelo Burrascano ha sempre forzato la riassegnazione del servizio alla medesima cooperativa. Lo stesso veniva in AMAM per caldeggiare detto appalto sia con il sottoscritto che con il direttore generale La Rosa che con l’ingegnere Francesco Cardile. Dopo l’ennesima interlocuzione con il sottoscritto dove si manifestava la mancanza di interesse per l’azienda nel proseguire il servizio, lo stesso Burrascano minacciava rappresaglie verso l’AMAM con una serie di ispezioni in azienda. Dette azioni che si sono puntualmente verificate sono state manifeste anche in presenza degli assessori Guido Signorino e Sergio De Cola”.
“In AMAM vi era un vero e proprio muro di gomma da parte dei dirigenti in carica nonché della loro evoluzione generazionale”, aggiungeva Leonardo Termini. “Infatti ognuno di essi, a mio giudizio, ha posizionato in AMAM una persona di proprio riferimento al fine di una continuità nel cambiamento, continuando a monopolizzare i diversi settori aziendali come in precedenza era fortemente avvenuto. In particolare: Ing. Luigi La Rosa, Direttore Generale - assunzione in AMAM con contratto di lavoro a tempo determinato triennale mediante concorso pubblico per due ingegneri con bando pubblicato a cavallo di ferragosto e già al vaglio degli inquirenti, l’Ing. Luigi Lamberto figlio dell’ex dipendente di AMAM Ing. Lamberto, nonché asserito da terzi e non per diretta conoscenza del sottoscritto, socio di studio dello stesso ing. La Rosa. L’ing. Luigi Lamberto è stato incaricato di seguire la direzione lavori degli appalti assegnati nonché il depuratore di Mili”.
L’allora presidente del Cda AMAM evidenziava l’anomalo comportamento del consigliere comunale di centrosinistra a favore di Coopservice anche il 18 ottobre 2016, dopo essersi recato negli uffici della Direzione Investigativa Antimafia di Messina per rendere ulteriori dichiarazioni. “Altra vicenda che voglio esporre riguarda le pressioni che ho ricevuto dal consigliere comunale Angelo Burrascano”, riferiva Leonardo Termini. “La vicenda riguarda la mia volontà di non rinnovare l’affidamento del servizio di call center che nel corso degli anni è sempre stato affidato in maniera diretta e senza gara alla società Coopservice. Io ritengo che il contratto stipulato presenti varie criticità innanzitutto perché è un costo che l’azienda può risparmiarsi internalizzando il servizio; inoltre, i lavoratori di questa cooperativa effettuano più ore di lavoro di quelle contrattualizzate ed a loro dire sono anche sottopagati, pertanto non mi pare ci siano le condizioni per protrarre questo affidamento. Circa cinque mesi orsono, alla vigilia della scadenza contrattuale, Burrascano mi ha fatto presente che invece avrei dovuto prorogare e riaffidare questo servizio sempre alla stessa società, a suo dire per tutelare i lavoratori, e se io non avessi accettato mi ha minacciato dicendo che mi avrebbe attaccato politicamente ed avrebbe avviato delle attività ispettive nei confronti di AMAM. Io non temo alcuna ispezione ma ritengo che debbano essere attività proprie e non strumentali ad ottenere i propri vantaggi. Aggiungo che queste discussioni sono state fatte in circostanze diverse anche alla presenza dell’ing. Francesco Cardile, dell’assessore Sergio De Cola e dell’assessore Guido Signorino. Quest’ultimo ha assistito ad una discussione proprio all’uscita da un consiglio comunale e ricordo che ho fatto presente all’assessore che Burrascano mi minacciava dicendo proprio queste testuali parole: Guido, lo vedi? Mi sta minacciando… So anche che Burrascano ha parlato della questione di questa cooperativa all’assessore De Cola e forse anche con il sindaco…”.
Cambiano direttori e committenti ma le facce sono le stesse
Il Presidente del Cda di AMAM riportava agli inquirenti anche le ragioni che – a parer suo - avrebbero incancrenito i rapporti con il neodirettore generale Claudio Cipollini (in carica a partire dal febbraio 2017) e, di conseguenza, con l’intera amministrazione comunale. “Da quando si è insediato il nuovo D.G. Cipollini, questi ha rivendicato la sua competenza esclusiva sull’approvazione dei mandati di pagamento e relative determine, di fatto impedendo ogni forma di controllo mia e del Cda in generale, vietando addirittura ai dipendenti di notiziare sia me che gli altri componenti del Cda di tutti gli atti di gestione, ivi compresi i pagamenti”, dichiarava alla D.I.A. il 15 luglio 2017. “So che l’architetto Cipollini si è lamentato con il sindaco Accorinti in quanto a suo dire la mia attività di controllo, per come la intendo io, risulterebbe troppo invadente nei confronti del suo operato. Addirittura lo stesso sindaco mi ha riferito che se non troviamo un punto di incontro sarà costretto a scegliere tra uno di noi due. Anche con l’insediamento del direttore generale Claudio Cipollini ho potuto riscontrare che le solite ditte, ovvero Celesti, Barillà e Micali, hanno continuato a lavorare in quanto le ditte aggiudicatarie dei nuovi appalti quali Urania Costruzioni S.r.l. di Messina, Consorzio Stabile Infrastrutture Meridionali di Lamezia Terme e Iecos di Speziale di Messina hanno affidato attraverso subappalti non sempre formalizzati e contratti di noleggio i lavori alle succitate ditte. Io stesso ho potuto verificare tale situazione poiché in alcuni cantieri ho visto che gli operai indossavano tute di lavoro con l’intestazione delle ditte sopracitate e sia perché ho potuto prendere visione dei contratti di noleggio a freddo di mezzi tra Consorzio Stabile Infrastrutture Meridionali e Celesti Costruzioni S.r.l., stipulati in data 28 febbraio 2017, e del piano operativo di sicurezza redatto dal Consorzio, dal quale si evince l’intenzione della società di avvalersi dei mezzi della Celesti, redatto invece l’1 marzo 2017”.
Il 19 luglio 2017, il commercialista Leonardo Termini varcava nuovamente gli ingressi della D.I.A. di Messina per fare nuove spontanee dichiarazioni. “Voglio aggiungere che in relazione a tutti i fatti da me narrati, nel momento in cui accadevano ne mettevo a conoscenza l’Amministrazione nelle persone del sindaco Prof. Renato Accorinti, dell’Assessore Sergio De Cola, del prof. Guido Signorino e successivamente anche del Segretario Generale dott. Antonio Le Donne. Inoltre rappresentavo alla dott.ssa Anna Spinelli Francalanci, componente del Cda AMAM S.p.A., persona di particolare onestà e trasparenza, quanto accadeva e anche l’attività che io svolgevo presso gli organi giudiziari. Tra le altre cose, alla Spinelli rappresentavo l’indecente proposta avanzatami da Emilia Barrile in merito alla questione Fire Group (la società amministrata da Sergio Bommarito a cui AMAM aveva affidato il recupero crediti, NdA), episodio del quale non ho mai posseduto alcuna registrazione”.
Uno non vede, l’altro non sente, il terzo non riesce a parlarci

Quattro giorni dopo, Leonardo Termini spiegava ai Pm Francesco Massara e Federica Rende quale fosse stata la proposta indecente che gli avrebbe fatto l’esponente politica a capo del consiglio comunale. “Confermo integralmente quanto riferito sull’offerta di denaro fattami dalla Barrile per la liquidazione delle fatture presentatemi dalla Fire Group. Le fatture di cui la Fire chiedeva la liquidazione ammontavano a circa 1.200.000 euro e l’offerta nei miei riguardi ammontava a 3.000 euro. Aggiungo che ho notiziato dell’offerta di danaro il Sindaco di Messina Renato Accorinti che mi aveva conferito l’incarico di presidente dell’AMAM. Anche a Sergio De Cola ho raccontato quanto ho riferito ad Accorinti. Successivamente ho incontrato tutti e due nella stanza del sindaco; c’era anche Signorino presente e ho ribadito la circostanza che la Barrile mi aveva offerto del denaro, 3.000 euro, affinché io mi adoperassi per la liquidazione della Fire Group. L’ho riferito anche al segretario generale del Comune di Messina, Antonio Le Donne, in un momento in cui mi sentivo solo. A Le Donne, la sera in cui è stata votata la sfiducia ad Accorinti, ho detto che volevo riferirgli alcune circostanze inerenti l’AMAM. Le Donne mi disse che potevo andare a trovarlo. Dopo un mese circa lo andai a trovare in Comune e gli ho riferito dell’offerta di denaro fattami dalla Barrile. Per me era un obbligo dirlo all’Amministrazione ed ero sconvolto per l’offerta…”.
“Per regolamentazione, all’epoca la liquidazione delle fatture avveniva con un provvedimento a firma congiunta del presidente e del direttore generale”, concludeva Termini. “Il  provvedimento era materialmente predisposto da un ufficio interno all’AMAM. Sia Renato Accorinti che Sergio De Cola mi dissero di riferire tutto all’Autorità Giudiziaria, anzi Accorrinti aggiunse che saremmo andati insieme dal Procuratore della Repubblica. Cosa che poi non è avvenuta poiché a dire di Accorinti non era riuscito a fissare con il Procuratore un appuntamento. Io approfittai del fatto che la D.I.A. fece delle acquisizioni documentali presso l’AMAM per chiedere ai funzionari un appuntamento, che mi venne dato. Negli uffici della D.I.A. ho riferito dell’offerta di denaro che mi è stata fatta dalla Barrile (…) Lei non tornò più su di essa, ma mi disse successivamente: mi hai fatto fare una figura di merda con Sergio Bommarito. Sono riuscito in una sola occasione a registrare la Barrile quando c’era anche Celesti. In un’altra occasione, la Barrile, mentre io stavo andando al Comune, mi contattò telefonicamente dicendomi che mi voleva parlare. Appena ci incontrammo, la stessa mi disse di lasciare il telefono in auto perché in questo momento siamo tutti controllati. Eravamo al bar Fumia e la Barrile mi invitò a non contestare più gli operati della ditta di Micali e nello specifico il fatto che venissero utilizzati promiscuamente operai e mezzi di entrambe le ditte dei fratelli Micali. In quella medesima circostanza la Barrile mi rappresentò che avrei dovuto accettare i soldi offertimi da Celesti. Io le dissi siete tutti pazzi! e che questo denaro non lo avrei mai accettato. Poi Emilia Barrile chiamò Micali e davanti a lui ribadivo ancora l’illegittimità dell’utilizzo dei mezzi sui cantieri (…) Io ho ricevuto tre offerte di denaro quale presidente dell’AMAM e con causa illecita. L’altra mi è stata fatta da Angelo Milone dipendente della ditta Sottile di Terme Vigliatore. Il Milone mi rappresentò che la ditta Sottile avrebbe elargito nei miei confronti la somma di 100.000 euro qualora io avessi contribuito all’assegnazione dei lavori per la riparazione della condotta di Forza d’Agrò all’impresa Sottile. I fatti risalgono a settembre-ottobre 2016. Anche questa circostanza io l’ho riferita alla D.I.A. e all’assessore De Cola”.

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