Ministri, generali e ammiragli italiani alla corte del sultano Erdogan
Non sono
solo gli elicotteri da guerra di Leonardo-Finmeccanica e le batterie anti-missile
SAMP-T dell’Esercito schierate ai confini con la Siria a documentare la solidità
della partnership strategico-militare tra l’Italia e la Turchia. Nonostante la
svolta reazionaria del regime dopo il controverso golpe del luglio 2016 e la crescente escalation militare contro i
Kurdi in Turchia e Siria, il Ministero della difesa italiano ha intensificato con
Ankara il numero delle esercitazioni aeree, terrestri e navali, le visite
ufficiali di ministri, sottosegretari e alti comandanti delle forze armate, le
attività di formazione di personale turco nelle accademie di guerra e nei
reparti d’elite di mezza Italia e, finanche, la “vendita” delle unità navali dismesse.
Dal 17 al
28 giugno scorso, mentre gli strateghi di Erdogan si preparavano a pianificare
la massiccia offensiva anti-kurda in Siria, presso la grande base aerea di
Konya i reparti di volo degli Stati Uniti d’America, Giordania, Pakistan, Qatar,
Turchia e Italia davano vita ad una grande esercitazione aerea, l’Anatolian Eagle 2019, “una delle più complesse in ambito internazionale” e “un’opportunità
importante per lo sviluppo ed il consolidamento di tattiche ed
addestramento delle Forze Armate partecipanti, messe alla prova in diversi
scenari operativi”, così come riportato dal Ministero della difesa italiano. Ad
Anatolian Eagle hanno partecipato i
cacciabombardieri AMX del 51° Stormo dell’Aeronautica militare di Istrana
(Treviso), “a conferma – aggiunge la Difesa - che l’esercitazione rientra nell’ambito
degli appuntamenti addestrativi di rilievo, quale occasione per
migliorare l’integrazione tra il proprio personale, e gli equipaggi di
volo di diverse nazioni nella conduzione delle missioni aeree complesse
che caratterizzano gli attuali scenari di intervento del potere aereo”.
Nel
settembre del 2017 era stata l’unità della Marina Anteo per il supporto
alle operazioni subacquee (alle dipendenze del Raggruppamento Subacquei ed
Incursori “Tesei Tesei”) a raggiungere il porto turco di Aksaz per partecipare
all’esercitazione Dynamic Monarch, congiuntamente alle forze navali turche, spagnole, statunitensi,
norvegesi, britanniche e francesi. “La
Dynamich Monarch 2017 è
un’esercitazione a cadenza triennale nell’ambito della Submarine Escape
and Rescue (SMER), che permette di verificare le capacità a
disposizione della NATO per la ricerca ed il soccorso al personale di un
sommergibile sinistrato”, riferiva l’ufficio stampa della Marina militare italiana.
“Lo scopo di questa complessa attività è la condivisione delle procedure di
soccorso ed il miglioramento dell’interoperabilità tra le diverse Marine, allo
scopo di ridurre i tempi di intervento ed aumentare le probabilità di
sopravvivenza del personale posto all’interno di un sommergibile adagiato sul
fondo”. Un anno dopo (luglio 2018), l’equipaggio
della fregata missilistica e anti sommergibile Espero, impegnata di norma nell’Operazione
Mare Sicuro, partecipava nelle acque del Mediterraneo Centrale all’esercitazione
(Passex) con la fregata T.C.G. Gediz della Marina militare della
Turchia. “Sono state condotte una serie di manovre cinematiche,
simulazioni di approccio per rifornimento in mare e numerose attività
tattiche-procedurali, nonché scambi di comunicazioni radio e dati tra le
rispettive Centrali Operative di Combattimento”, riporta il sito del Ministero
della difesa. “L’evento ha costituito sicuramente una preziosa occasione
per entrambe le unità per migliorare le proprie capacità operative e
incrementare il livello di addestramento degli equipaggi, rafforzando il grado
di interoperabilità tra assetti di diversa nazionalità appartenenti alla
NATO”.
Di massimo
rilievo le visite ufficiali in Turchia da parte degli uomini di governo e dei
vertici delle forze armate nazionali. Va segnalato in particolare che il 2 maggio 2019 è
stata l’allora ministra pentastellata alla Difesa, Elisabetta Trenta, a recarsi
ad Istanbul per un vertice con l’omologo turco Hulusi Akar. “Si è trattato di un
colloquio cordiale, durante il quale i due Ministri hanno condiviso l’auspicio
di portare avanti e rafforzare la cooperazione bilaterale e l’interesse che
entrambi i Paesi hanno nei confronti dell’area mediterranea”, riporta il
comunicato ufficiale. Elisabetta Trenta ha poi raggiunto i saloni di Idef 2019, la Fiera Internazionale
dell’Industria della Difesa che si tiene a Istanbul con cadenza biennale. Accompagnata
dal Segretario generale della Difesa/DNA, generale Nicolò Falsaperna, la ministra
ha avuto modo d’incontrare i manager e i rappresentanti delle principali industrie
italiane produttrici di sistemi da guerra. “Bisogna puntare sulle eccellenze della nostra industria e sul made
in Italy, garanzia di sviluppo e innovazione e bisogna farlo con un
riferimento sempre molto chiaro verso il nostro Paese”, l’appello della
ministra agli espositori connazionali.
Sempre quest’anno, a febbraio, erano stati il Presidente del Centro Alti Studi della Difesa, generale Massimiliano Del
Casale e il ministro plenipotenziario
Fabrizio Romano a giungere in Turchia per una visita ufficiale alla locale Defence
University e al comando della forza di pronto intervento NATO (Rapid Deployable
Corps Turkey - NRDC-T), entrambi dislocati ad Istanbul. “Nel corso della visita,
il Presidente del CASD ha ribadito che è tempo che nasca una nuova stagione di
collaborazione: la Turchia e l’Italia sono collocate in una delle aree più
sensibili del pianeta in termini di sicurezza, e la formazione costituisce un punto di forza per ampliare i margini di
collaborazione”, riporta l’ufficio stampa della Difesa. Nel 2017 c’era stata
invece una missione di tre giorni in Turchia del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito,
generale Danilo Errico, che aveva incontrato il suo corrispettivo turco, generale
Salih Zeki Çolak e il Capo delle forze armate, generale Hulusi Akar. In
occasione di quel viaggio, il generale Errico si recava pure a Kahramanmaraş, località
dove è schierata dal luglio 2016 la task force italiana “Sagitta” dotata del
sistema anti-missile SAMP-T, nell’ambito del programma NATO di difesa integrata aerea e missilistica della Turchia
sud-orientale.
Graduati
dell’esercito turco sono stati ricevuti invece dalla Scuola Sottufficiali dell’Esercito italiano di Viterbo (maggio 2018).
“Accolti alla Caserma Soccorso Saloni,
i visitatori hanno avuto l’opportunità di constatare il percorso didattico e
addestrativo seguito dai futuri Comandanti di plotone”, annota il portavoce
delle forze terrestri nazionali. “A suscitare particolare interesse, la
consolidata collaborazione e sinergia fra la Scuola Sottufficiali dell’Esercito
e l’Università degli Studi della Tuscia, giudicata innovativa ed efficace dai
colleghi turchi. Il percorso universitario dei giovani Allievi Marescialli
dell’Esercito offre infatti interessanti opportunità per conseguire una
formazione solida e al passo coi tempi, essenziale per chi nel prossimo futuro
sarà protagonista nei principali scenari di crisi internazionali. Particolare
attenzione è stata mostrata per il Sistema di Simulazione VBS (Virtual
Battle Space), finalizzato a un apprendimento più rapido ed efficace delle
procedure tecnico-tattiche tipiche delle minori unità”.
Sempre
nell’ambito della formazione-addestramento delle unità turche, va pure
segnalato il progetto biennale di “rafforzamento della capacità istituzionale del Comando Generale della
Gendarmeria turca in materia di gestione dell’ordine pubblico e controllo della
folla”, conclusosi nel febbraio 2019 presso il CoESPU (il Centro di Eccellenza
per le Unità di Polizia di Stabilità dell’Arma dei Carabinieri) con sede presso
la caserma “Chinotto” di Vicenza. Il progetto indirizzato alla famigerata
polizia militare turca è stato finanziato dall’Unione europea: oltre 1.400 gendarmi sono stati addestrati in
operazioni anti-sommossa dai Carabinieri sia in Italia che in Turchia, con
particolare enfasi al “controllo in aree rurali manipolate da elementi
terroristici”. Come segnalato dal quotidiano online Vicenzapiù.it, i militari turchi vengono ospitati nella caserma “Chinotto”
anche da altre due agenzie di polizia militare internazionali, la Gendarmeria
Europea (Eurogendfor) e il Centro di Eccellenza per la Polizia di Stabilità
della NATO (di quest’ultima, il vicedirettore è il colonnello della Gendarmeria
turca, Tamer Sert).
Presso i porti e le basi navali turche approdano periodicamente unità e
navi scuola della Marina tricolore. E’ accaduto ad esempio nell’agosto 2017 con la Palinuro in
sosta tecnica ad Izmir; l’anno successivo ancora la Palinuro nel lasciare il Mar Nero, ha attraversato lo stretto
del Bosforo: “sulle sponde, i cittadini di Istanbul e tanti curiosi in
mare che con le loro barche si avvicinavano per salutare la nave”, riporta
il diario di bordo. “Grande anche la soddisfazione dell’equipaggio e degli
allievi della Campagna d’istruzione,
tutti impegnati nelle proprie mansioni per condurre la navigazione”. Infine l’approdo ad Istanbul e la libera uscita in città per gli allievi
marescialli della Scuola Sottufficiali di Taranto.
Ancora nel settembre 2017 era
il cacciatorpediniere Luigi Durand de la
Penne a raggiungere il porto di Aksaz prima di concludere il
ciclo addestrativo a favore degli allievi dell’Accademia Navale di Livorno.
“La base navale NATO di Aksaz è un punto ad alto valore strategico e
operativo della Marina militare turca, distante circa 20 km dalla più rinomata
città turistica di Marmaris”, riporta lo Stato maggiore della Marina italiana. “Nel
primo giorno di sosta si sono tenute le consuete visite protocollari, in cui il
Comandante ha incontrato le autorità civili e militari cittadine, consolidando
il già forte legame con la Marina militare turca. Legame che si è
concretizzato con una serie di esercitazioni congiunte fra l’Unità e la fregata
turca TCG Gelibou, svoltesi
nelle acque antistanti Aksaz”.
Intanto la
Turchia, o meglio i suoi più rinomati cantieri, si sono trasformati nel
cimitero (presunto) dove l’Italia inuma i suoi ex gioielli di guerra navale. Lo
scorso mese di marzo il Ministero
della difesa ha reso noto di aver venduto per 3.382.000 euro l’ex incrociatore
Vittorio Veneto e l’ex fregata Granatiere, soggetti all’obbligo di demolizione e riciclaggio sicuro e compatibile con l’ambiente in conformità con le
norme europee in materia (queste unità imbarcano amianto ed altri materiali
pericolosi). Dopo il disarmo, le due unità sono state ospitate presso l’Arsenale
Militare di Taranto e a seguito del bando di gara indetto dalla Difesa, sono
state aggiudicate ad una delle quattro società partecipanti - tutte con sede in
Turchia -, la Simsekler General Ship Chandlers & Ship Repair Inc. di Izmir,
principale azienda di fornitura, riparazione e riciclaggio di navi del paese.
Nei
cantieri navali di proprietà della Istanbul Shipyard ospitati
ad Aliaga, provincia di Smirne, lo scorso anno sono finiti invece i due (ex) cacciatorpedinieri lanciamissili
Audace e Ardito, ormeggiati a La Spezia dal 2006, anno
del loro ritiro operativo. Anche in questo caso si è trattato di una cessione
onerosa a cura dell’Agenzia Industrie Difesa (AID) in vista della loro
demolizione o, meglio, dell’avvio al
riciclaggio in Turchia.
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