L’insostenibile accordo dell’Università di Messina con l’ateneo-ostaggio di Erdogan


l’arresto di 55 tra docenti e studenti della Dokuz Eylül, nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria che li vedrebbe coinvolti n qualche modo nell’organizzazione del violento tentativo di colpo di stato avvenuto il 15 luglio precedente. In particolare, gli inquirenti hanno accusato gli accademici e gli allievi di Smirne di avere utilizzato ByLock, un’applicazione smartphone che le autorità governative ritengono sia stata utilizzata come sistema di collegamento tra i presunti appartenenti al movimento guidato dall’esponente religioso islamico Fethullah Gülen, ritenuto di essere il mandante e l’organizzatore del fallito golpe, ma che ha sempre formalmente negato di aver avuto un qualsivoglia ruolo nella sollevazione anti-governativa, chiedendo di essere sottoposto ad un’inchiesta internazionale indipendente.
Il 4 gennaio 2017 sette studenti della Dokuz Eylül Universitesi sono stati vittima di un’aggressione da parte delle forze di sicurezza: dopo essere stati picchiati, sono stati condotti in un posto di polizia e posti agli arresti. Le vittime avevano letto in pubblico un documento che invitava alla mobilitazione del campus a favore della crescita del secolarismo in Turchia. Il documento era stato redatto in risposta all’attacco terroristico avvenuto a Istanbul il giorno di Capodanno che aveva causato la morte di 39 persone, presumibilmente eseguito da presunti miliziani pro-Isis. Gli studenti sono stati accusati di “avere incitato la popolazione all’odio e all’ostilità” secondo quanto previsto dall’articolo 216 del Codice penale turco che prevede una pena sino a tre anni di carcere. Il giorno successivo all’arresto, gli studenti venivano rilasciati a piede libero in attesa del processo.
Dokuz Eylül Universitesi di Smirneislamico Gülen. Ancora una volta le prove addotte dagli inquirenti vertevano sull’uso da parte dei docenti dell’applicazione ByLock, del possesso di un conto bancario presso la Bank Asya, precedentemente chiusa dalle autorità perché ritenuta vicina al leader religioso Fethullah Gülen, o perché ritenuti membri di fondazioni o associazioni ad egli collegate. Il personale arrestato è stato poi licenziato dall’università sulla base di quanto disposto da un decreto governativo adottato in “emergenza” dopo il tentato golpe del luglio 2016.
Il 27 giugno 2017  l’amministrazione della Dokuz Eylül University ordinava invece la sospensione di dodici studenti delle facoltà di Medicina, Economia e Belle Arti, rei di aver sottoscritto una petizione che invitava il governo turco a interrompere le operazioni di guerra contro i ribelli kurdi nella parte sudorientale del paese. La petizione era stata lanciata nel gennaio 2016 da 1.128 studenti di 89 università turche e da oltre 300 studenti residenti all’estero. Oltre a chiedere la fine delle ostilità tra le forze armate turche e i membri del Pkk, i sottoscrittori accusavano in particolare il governo di “massacri deliberati e deportazioni di civili”, invocando l’autorizzazione all’ingresso di osservatori indipendenti nella regione. In seguito alla pubblicazione dell’appello, tutti i 1.128 firmatari erano stati posti sotto inchiesta giudiziaria ed amministrativa; molti di essi erano stati allontanati o sospesi dalle loro funzioni, fermati o arresati o sottoposti a minacce da parte delle forze militari e di sicurezza.
Il 28 novembre 2017 una corte turca emetteva una sentenza di condanna a otto ani di carcere nei confronti di Erhan Hepoğlu, studente di economia della Dokuz Eylül Universitesi, accusato di essere “membro di un’organizzazione terroristica”, ancora una volta sulla base di un suo presunto legame con Fethullah Gülen. Nell’ottobre 2016, gli agenti della Divisione dei crimini finanziari della polizia turca avevano arrestato Erhan Hepoğlu nella sua abitazione di Izmir; durante il blitz gli era stato sequestrato un pendrive che avrebbe contenuto al suo interno foto e video del leader islamico accusato del tentato golpe del 15 luglio. Successivamente la procura aveva contestato allo studente l’utilizzo dell’applicazione smartphone ByLock e di un conto bancario presso la Bank Asya. Erhan Hepoğlu ha sempre negato di avere utilizzato ByLock o di avere avuto contatti con il movimento Gülen. Il 28 novembre 2017, dopo un anno di carcere preventivo, il tribunale lo aveva condannato in primo grado a cinque anni e quattro mesi di prigione, pena poi aggravata in appello per le nuove norme anti-terrorismo adottate dal governo Erdogan.
Infine, il 31 dicembre 2017, le autorità turche hanno eseguito l’arresto di un lettore della Dokuz Eylul Universitesi che era stato destituito dal suo incarico a seguito di un decreto ad hoc che lo accusava di coinvolgimento con il tentato colpo di stato del luglio 2016. Il lettore si preparava ad attraversare il confine con la Grecia insieme ad un ex assistente tecnico della Yildiz Technical University e ad un docente della scuola secondaria (anche questi ultimi due sono stati arrestati).
Mentre il ciclone Erdogan si abbatteva contro docenti e allievi dell’ateneo partner dell’Università degli Studi di Messina, le autorità accademiche della Dokuz Eylul Universitesi rafforzavano i propri legami con il complesso militare-industriale turco e con le stesse forze NATO presenti in Turchia. Il 3 maggio scorso, ad esempio, una folta delegazione di docenti e studenti dell’università di Smirne si recavano in visita presso il quartier generale delle forze terrestri alleate di Izmir (NATO Allied Land Command’s - LANDCOM), per “approfondire il ruolo e la missione dei reparti della NATO che garantisce la sicurezza al nostro popolo e al nostro paese, adattandosi continuamente alle nuove sfide”, come riporta il comunicato emesso dall’ufficio stampa della Universitesi.
Quella con l’Alleanza Atlantica è una partnership consolidata da decennia. Già a partire dalla fine dello scorso decennio, la Dokuz Eylul Universitesi, insieme ad altri importanti centri accademici turchi che vantano accordi con l’Italia (la Istanbul Universitesi e la Canakkale Onsekiz Mart Universitesi), coopera con il NATO Undersea Research Centre (NURC) con sede a La Spezia in progetti di ricerca sulla “sicurezza navale e sottomarina” e a controverse sperimentazioni militari nelle acque del Mar Nero, del Mar di Marmara e dell’Egeo (anche congiuntamente con l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste, l’ENEA e il Massachusetts Institute of Technology - MIT). “I risultati delle ricerche del NATO Undersea Research Centre supportano l’abilità delle nazioni NATO a condurre con successo le operazioni contro le minacce e/o per la sicurezza marittima”, riporta un comunicato emesso dal entro NATO di La Spezia a conclusione di una campagna di “ricerche” eseguite in Turchia con l’Università di Smirne.
E’ il Dipartimento di Ingegneria meccanica della Dokuz Eylul Universitesi uno dei centri di ricerca d’eccellenza turco in campo civile e militare. Nel 2016 ha reso noto i risultati di un suo progetto di analisi sugli effetti della frequenza di corsa nelle caratteristiche dinamiche dei mezzi pesanti da 44 tonnellate, 8x8, in configurazione militare. Non ci sarebbe da stupirsi che si tratta proprio di quei mezzi utilizzati in queste settimane per occupare la Siria nord-orientale e concorrere ai massacri di civili kurdi.

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