La guerra entra in classe. Eppure Gladio
I
come Intelligence. Il nome del “progetto” non lascia spazi a
dubbi o fraintendimenti. E’ il frutto di un recentissimo accordo - senza
precedenti in Italia - tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e il DIS –
Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, l’organo della Presidenza del
Consiglio a capo dei servizi segreti. “Nell’ambito di questo accordo, ha preso
il via I come Intelligence, un
percorso itinerante rivolto agli studenti del primo biennio delle scuole
superiori”, spiegano i firmatari. “Esso è volto ad accompagnare i giovani alla
scoperta di funzioni, compiti, organizzazione e protagonisti degli Organismi
informativi, così come dei principali fenomeni di minaccia”.
Nello specifico, l’intesa Istruzione-DIS
prevede l’organizzazione di “iniziative di divulgazione e formazione” rivolte
alle nuove generazioni per “favorire la consapevolezza sulle funzioni assegnate
all’Intelligence italiana” ed “esplorare la storia, il linguaggio, i
protagonisti e l’organizzazione dei Servizi Segreti italiani, oltre alle
principali minacce del mondo contemporaneo”.
Il via all’inedito progetto di
educazione all’intelligence è stato
dato lo scorso 16 aprile all’Istituto di Istruzione Superiore “San Benedetto”
di Latina. “A dare il benvenuto ai ragazzi la mascotte Int che ha illustrato il percorso della mostra: diversi stand
tematici con la possibilità di approfondire, attraverso un codice QR, la storia
e gli eventi degli agenti segreti più famosi della storia, italiani ed esteri”,
spiega l’ufficio stampa del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza. “La
mostra termina con un quiz per testare le proprie abilità di agente segreto e con la consegna a tutti
i partecipanti di un tesserino da 007 in
erba”.
L’iniziativa nella scuola di
Latina è stata prontamente stigmatizzata dall’Osservatorio contro la militarizzazione
delle scuole e dell’università promosso lo scorso anno da oltre un centinaio di
intellettuali, docenti universitari e insegnanti. “L’immancabile mascotte di turno e il gadget del tesserino da agente
segreto sarebbero da relegare nel registro del comico se non fosse che proprio
questo linguaggio apparentemente innocuo contiene in sé una fortissima
attrattività nei confronti delle giovani generazioni”, spiegano gli esponenti
dell’Osservatorio. “Attrattività che come docenti dobbiamo smontare e denunciare
nella sua pericolosità, in quanto minaccia alla formazione di un pensiero
critico e autonomo rispetto al militarismo e alla guerra”.
La cooptazione delle studentesse e degli studenti del primo
biennio delle scuole secondarie di secondo grado (età compresa tra i 14 e i 16
anni) all’interno del sistema a capo delle agenzie nazionali di intelligence e
sicurezza interna ed esterna (AISI ed AISE) è solo l’ultimo step del processo
di militarizzazione e sicurizzazione che ha investito le istituzioni
scolastiche italiane. Così come accadeva ai tempi del fascismo, nelle
scuole di ogni ordine e grado si sperimentano comportamenti, percorsi e
curricula del tutto subalterni alle logiche di guerra e agli interessi
politico-militari dominanti. Non c’è giorno che gli studenti non vengano
chiamati ad assistere a cerimonie e parate militari, presentat’arm e
alzabandiera, conferimenti di onorificenze, mostre di antichi cimeli o di più
moderne tecnologie di distruzione. Ci sono poi le attività didattico-culturali
affidate a generali e ammiragli docenti (dalla lettura e interpretazione della
Costituzione e della Storia all’educazione ambientale, alla salute, alla lotta
alla droga e alla prevenzione dei comportamenti classificati come devianti, bullismo, cyberbullismo,
ecc.); i cori e le bande di studenti e soldati; gli stage formativi su
cacciabombardieri, carri armati, sottomarini e fregate di guerra; l’alternanza
scuola-lavoro a fianco dei reparti d’élite delle Forze Armate o nelle aziende
produttrici di armi. Il frenetico attivismo dei militari in ambito scolastico
si manifesta anche con la raccolta e la donazione di libri e ausili didattici a
studenti e istituti svantaggiati; l’istituzione di borse di studio o premi
intitolati a “eroi” di guerra o a deceduti nel corso delle missioni
internazionali; il lobbying sugli enti locali per intitolare nuovi plessi
scolastici a dispersi in combattimento o a decorati con medaglie d’oro al valor
militare.
Principio
“pedagogico” perseguito dalla partnership forze armate/industrie belliche e
Ministero dell’Istruzione è quello di diffondere tra i giovani la “cultura
della difesa e della sicurezza”, concetto mutuato integralmente – guarda caso
–dal testo della legge n.124 del 2007 con cui sono stati riformati i servizi
segreti. Tra gli obiettivi della nuova architettura d’intelligence veniva
specificato infatti quello di “far crescere la consapevolezza per i temi
dell’interesse nazionale e della sua difesa, in tutte le declinazioni che esso
assume di fronte alle sfide della globalizzazione e alle minacce transnazionali
che arrivano dentro il sistema Paese
mettendo a rischio la sua integrità patrimoniale e industriale, la sua competitività,
la sicurezza delle sue infrastrutture e dei sistemi informativi”.
“Il
Dipartimento delle informazioni per la sicurezza deve essere in continuo contatto
con il sistema educativo, dalle scuole superiori alle università, e con tutti
coloro che si occupano a vario titolo di intelligence e contribuiscono alla
creazione di una via nazionale per la diffusione della cultura della sicurezza”,
specificava la legge del 2007. Da allora è stato un crescendo di incontri,
stage e proposte di orientamento “occupazionale” tra 007 e studenti, fino
all’accordo quadro tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e il DIS
dell’aprile 2024.
In
linea al processo di revisionismo storico in atto nel Paese e di
rilegittimazione dei “valori” educativi del Ventennio (Patria, nazione, onore,
obbedienza, ecc.) può accadere che a far lezione a scuola siano chiamati
perfino i componenti delle organizzazioni paramilitari che la CIA e la NATO ha
attivato in Italia in piena guerra fredda per “contenere” qualsivoglia spostamento
a sinistra del quadro politico dominante. A Milazzo, in Sicilia, il 24 aprile
la dirigente dell’IIS “Impallomeni” ha pensato bene di proporre agli studenti
delle V classi un incontro di formazione su “Portella della Ginestra. Una
storia di Potere, Mafia e Geopolitica”, relatore tale Maurizio Castagna, autore
del volume Montelepre Caput Mundi. Una
storia siciliana di patrioti, banditi e lotte sociali. Per l’evento è stato
diramato anche un ordine di servizio per la “sorveglianza delle classi” rivolto
ai i docenti di filosofia e storia. Coincidenza vuole che proprio il nome di
Maurizio Castagna compaia nell’elenco (“purgato”) dei 622 appartenenti
all’organizzazione Gladio, reso pubblico nel 1990 dall’allora Presidente del
Consiglio Giulio Andreotti.
Atleta
della nazionale italiana di nuoto (medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo
del 1971), poi istruttore e docente all’Università degli Studi di Messina,
Castagna ha pure collaborato con un’organizzazione non governativa in
Afghanistan. In un’intervista rilasciata al giornalista Pino Aprile, l’ex
gladiatore ha raccontato di essere nipote dell’ex capo del Sisde e poi della
Polizia di Stato, Vincenzo Parisi, e di essersi avvicinato ai servizi segreti
all’età di 22 anni, quando era residente a Napoli. “In Gladio ci addestrarono
per anni; ci portavano in un aeroporto in pullman oscurati, come gli aerei con
cui ci trasferivano in una base militare segreta: all’italiana, s’intende, ché
al ritorno, i piloti caricavano casse di Cannonau di Alghero”, ha ricordato
Castagna. “Insomma avrebbero fatto prima a dirci che eravamo a Capo Caccia. In
tanti anni, mai visto un’arma. Non mi era chiaro a che pro tutto quell’addestramento,
senza mai essere impegnati, neppure in un’azione dimostrativa. Poi, temo di
averlo capito: siamo stati usati, per coprire una sezione sporca”.
Cosa
il gladiatore ha avuto modo di raccontare agli studenti siciliani non ci è dato
sapere, purtroppo. Di certo il suo volume sulla Strage di Portella della
Ginestra nuota controcorrente. “All’interno di questa mia visione del
mondo va inserito il saggio Montelepre
Caput Mundi: un lavoro di analisi e lettura dei documenti presenti in
archivi militari, processi e sentenze sulla strage di Portella, una rilettura
dei fatti non politicamente corretta
o, molto più semplicemente, sbucciata
dalla finzione diplomatica”, spiega l’ospite d’onore dell’istituto scolastico
di Milazzo. La scuola va alla guerra e le guerre, i servizi e le organizzazioni
paramilitari occulte occupano le aule scolastiche…
Articolo
pubblicato in Attac Italia il 7
maggio 2024, https://attac-italia.org/la-guerra-entra-in-classe/
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