Messina e il Terzo livello. Barrile “gioia” del superdirigente dei Vigili urbani
Impianti brutti e del tutto
insufficienti, troppo spesso inagibili. Non è facile fare sport a Messina,
proprio per niente. Così anche la “spintarella” del politico di turno per
facilitare o accelerare la concessione di un campo o di una palestra è perseguita
da tanti sportivi. Il rendiconto è immediato: si rafforzano il prestigio
personale e le reti clientelari ed elettorali. Tra i filoni dell’inchiesta della
Direzione Investigativa Antimafia sul cosiddetto Terzo Livello che un mese fa ha condotto all’arresto - tra gli
altri - della Presidente uscente del Consiglio comunale Emilia Barrile (già Pd,
poi Forza Italia), candidata a sindaco all’ultima tornata elettorale, c’è pure
quello relativo al pressing su amministratori e funzionari comunali per fare
ottenere “in deroga” spazi sportivi alle società amiche.
Subito dopo gli arresti di
Emilia Barrile e del suo inseparabile consigliere-consigliere Marco Ardizzone
(un commercialista messinese residente a Subiaco con precedenti penali e
vecchie supposte contiguità con il clan di Gravitelli), l’ex assessore allo
sport, il comandante Sebastiano Pino, ha fornito alcuni elementi per
comprendere come la potente politica cresciuta all’ombra di Francantonio
Genovese, abbia provato a condizionare le scelte amministrative di gestione
dell’impiantistica sportiva. Ascoltato dagli inquirenti come persona informata
sui fatti lo scorso 7 agosto, Sebastiano Pino si è soffermato sulle modalità di
assegnazione dei palazzetti dello sport alle varie società sportive. “Il
PalaTracuzzi, il PalaRescifina ed il PalaRussello vengono gestiti direttamente
dal Comune”, ha dichiarato l’ex assessore. “In particolare, con una delibera
del 2016, era stato stabilito quali discipline sportive potevano essere
praticate in ogni singola struttura. Il PalaRussello era destinato
principalmente a pallavolo, pallacanestro, tennis da tavolo ed alla box.
Inoltre la delibera stabiliva che di
volta potevano essere autorizzate altre discipline. Ricordo però, che tra
quelle escluse vi era la pallamano poiché il montaggio delle porte e lo
spostamento su ruote dei canestri alla lunga avrebbe danneggiato il parquet,
aspetto questo, che c’era stato evidenziato dal Dipartimento manutenzione del
Comune. Questa delibera fu successivamente integrata a seguito della temporanea
inagibilità di altri impianti. Per i palazzetti gestiti dal Comune, le autorizzazioni
venivano rilasciate dal dirigente del dipartimento nella persona di Salvatore
De Francesco che comunicava ai responsabili degli impianti gli orari
autorizzati all’uso e per ogni singola squadra”.
Sempre secondo Sebastiano
Pino, nel corso del 2016 la presidente del consiglio comunale Emilia Barrile si
sarebbe spesa in prima persona per far sì che il PalaRussello fosse utilizzato
anche per la pallamano. “In particolare ricordo di essere stato contattato dal
dirigente del dipartimento De Francesco, il quale mi faceva vedere una
richiesta presentata da una associazione sportiva, credo la Messana, che voleva
utilizzare il predetto palazzetto”, aggiunge Pino. “Mi riferiva inoltre, che la
delibera non permetteva tale utilizzo e pertanto io gli dicevo che si doveva
attenere ad essa in parola. Nell’occasione De Francesco mi ricordava che la
figlia della Barrile giocava nella squadra che aveva fatto la richiesta e che
pertanto la stessa era stata segnalata dalla Barrile. Io però ribadivo quanto
asserito nella delibera. Dopo qualche giorno la Barrile si è presentata presso
il mio ufficio a Palazzo Zanca perorando insistentemente che il predetto
palazzetto potesse essere utilizzato anche per la pratica sportiva della
pallamano, riferendosi alla squadra del Messana. Il suo atteggiamento era
abbastanza pressante e tendente a minimizzare le problematiche che gli facevo
presente e che erano alla base della delibera e a tutela dell’impianto. Anche
se non riesco a collocare temporalmente il periodo, devo però rappresentare che
per qualche mese il PalaRussello venne destinato alle partite di pallamano
anche per le altre squadre, a causa di una inagibilità temporanea del PalaRescifina
e del PalaMili”.
Successivamente Emilia
Barrile si sarebbe interessata perché una squadra di calcetto a cinque potesse
ottenere l’autorizzazione a giocare all’interno del PalaRussello. “Tale squadra
era denominata Pompei, ma non ricordo se la Barrile abbia parlato espressamente
con me o se sono stato contattato in merito dal De Francesco”, spiega l’ex
assessore comunale. “Anche in tale occasione la mia linea era quella di
osservare scrupolosamente quanto stabilito in delibera. Se non ricordo male, però,
il PalaRussello fu assegnato temporaneamente a delle squadre di calcetto a
seguito della inagibilità del PalaRescifina”.
L’interlocuzione
privilegiata di Emilia Barrile con Salvatore De Francesco, dirigente del dipartimento Politiche Educative e Sviluppo
Economico e responsabile ad
interim di quello allo Sport, Turismo, Cultura e Tempo Libero (e da qualche
giorno promosso dal neosindaco Cateno De Luca alla guida del prestigioso Corpo
di Polizia municipale) è stata accertata dagli inquirenti anche per la vicenda
relativa alla concessione dello stadio san Filippo in vista del concerto della
nota band dei Pooh nel giugno del 2016 e per cui gli organizzatori prevedevano
non meno di 30-35 mila spettatori.
“La lettura globale delle
telefonate captate fanno chiaramente intendere che Barrile, sfruttando le
conoscenze ed i contatti conseguenti al suo incarico presso il Comune di
Messina, si adopera per facilitare gli imprenditori Giuseppe e Angelo Pernicone
(persone queste in affari con la Barrile e Ardizzone) nei suoi rapporti con
l’apparato comunale per risolvere più agevolmente la gestione dello stadio e
dei parcheggi in occasione dell’evento musicale menzionato”, riporta la DIA di
Messina nella sua informativa sul Terzo
Livello del 6 ottobre 2017. Stando a quanto accertato dagli inquirenti, il 2
maggio 2016, Emilia Barrile raggiungeva telefonicamente Marco Ardizzone per
rassicurarlo di essere intervenuta presso gli uffici comunali per far
conseguire ai Pernicone la concessione del servizio parcheggi per il concerto
dei Pooh, il cui organizzatore era un
imprenditore catanese che a breve le sarebbe stato presentato. Due giorni
più tardi la Barrile chiamava Salvatore “Salvo” De Francesco, per chiedergli di
incontrarsi con urgenza per una cosa
importante di cui discutere”. I due concordavano di vedersi in un noto bar sito
in corso Cavour. Più tardi però era De Francesco a chiamare la Presidente del
consiglio comunale per spostare l’appuntamento a Piazza Antonello. Nelle stesse
ore la Barrile era raggiunta telefonicamente da Giuseppe Pernicone che chiedeva
se ci fossero novità sulla concessione dello stadio san Filippo. “Sta
provvedendo e poi ti spiegherò meglio”, rispondeva la donna.
“Con i dirigenti sono
rimasti che si vedranno lunedì e che ci dovrebbe essere anche quello di Catania”,
annunciava Emilia Barrile in una telefonata a Pernicone, il 5 maggio. “Vediamoci
appena rientri a Messina perché la persona di Catania sarebbe arrivata martedì
mattina e voglio parlare con te prima perché poi dovrà incontrarsi con De
Francesco”, rispondeva l’imprenditore. I due si sarebbero visti poi il 7 maggio
in centro. Tre giorni dopo Giuseppe Pernicone chiamava Emilia Barrile per
informarla che l’organizzatore del concerto dei Pooh, il titolare dell’impresa Musica e suoni di La Ferlita Sebastiano
& c. s.n.c. di Catania, stava per arrivare a Messina. “Alle nove hanno
l’appuntamento da De Francesco”, aggiungeva. Come concordato, Pernicone richiamava
Barrile prima di incontrarsi con il dirigente comunale. “Siamo qua che ti
aspettiamo noi, è arrivato lui. Siamo fuori, ancora non siamo saliti…”. “Va
beh, gli sto telefonando io a Salvatore, lui intanto con Salvatore può parlare”,
rispondeva la Barrile in ritardo all’appuntamento. “E tu con lui quando parli?”,
chiedeva Pernicone. “Il tempo che io finisco, l’urbanistica, dieci minuti ed
arrivo là, intanto voi cominciate a parlare, ora ci chiamo a Salvatore”.
Come promesso Emilia Barrile
contattava Salvatore De Francesco per comunicargli che erano arrivati quelli di Catania. “Quelle persone sono
già da me”, rispondeva il dirigente. Poi le passava al telefono Angelo Pernicone,
con cui Barrile scambiava alcune battute e poi comunicare che entro 20 minuti
circa li avrebbe raggiunti. Subito dopo De Francesco contattava Barrile e l’aggiornava
sulla discussione appena avuta con Pernicone e i suoi accompagnatori. “Gioia
ascoltami, tu dove sei?”, domandava il dirigente comunale. “Dieci minuti e sono
da te...”, rispondeva Barrile. “No, non vale la pena... stanno venendo loro, perché
io gli detto tutta la situazione e quello che devono fare... loro già lo
sanno... hanno bisogno di te, ma più lì che qui... quindi stanno venendo da te.
Va bene? Ciao gioia, ciao”.
Come sempre, l’allora
Presidente del consiglio comunale aggiornava telefonicamente il commercialista
Ardizzone su quando avvenuto in mattinata. “Poi ti racconto, un’odissea!”, esordiva
la Barrile. “Sono con l’organizzatore di Catania. Era bene che ti vedessi tu
perché c’era pure Pernicone, ed io gli ho detto che la decisione è tua e non
mia... quando potresti fare una capatina…”. “Intanto fatti dire quello che è, e
così ci regoliamo”, rispondeva Ardizzone. Ed Emilia Barrile: “Lui può dare pure
tutto ad un’unica società e poi tu… perché diceva qualcuno voleva tipo qualche
bar perché sono venti punti bar, no? Una questione programmatica, quindi con
loro non ci sono problemi di anticipo e quant’altro. Però devi parlarci tu
insieme al responsabile e poi con Pernicone... A te stanno aspettando per
sapere quando finire, comunque io le ho prese tutte le informazioni…”. “Benissimo!
Alcune informazioni, tutte le cose, poi dobbiamo parlare pure con Franza...”, commentava
Ardizzone. “No, loro dicono di no”, replicava Barrile. “Perché c’erano persone
che volevano prendersi tipo un bar a zona, quindi loro lo danno ad una sola
società e quella società lo subappalta ad altri, dando dei costi a gestione dei
bar, però questa cosa me la diceva Pernicone, quindi è una cosa che devi fare
tu, è una cosa troppo grande perché io possa parlare. Loro a Franza non gli
vogliono dire niente... C’è pure l’opzione di dare solo la tribuna pure, ci
sono tutte e due le opzioni, però Pernicone dice possiamo fare pure metà voi, metà noi, gli altri si possono dare ad
altre società che lo vogliono... Io poi ti do il numero, in caso, del
responsabile, del titolare, che me l’ha lasciato...”.
“L’intervento della
Barrile sortiva I’effetto auspicato”, scrive il Gip del Tribunale di Messina
nell’ordinanza di custodia cautelare emessa il 30 luglio 2018. “Il giorno
stesso, infatti, il dipartimento comunale delle politiche culturali e
ricreative istruiva e proponeva alla Giunta, che la approvava in pari data, la
deliberazione relativa alla concessione dello stadio san Filippo all’impresa
catenese”. Ciononostante, alla fine, restarono fuori inaspettatamente dall’affare-concerto
dei Pooh proprio gli imprenditori Angelo e Giuseppe Pernicone. Due giorni dopo il
loro incontro con l’organizzatore di Catania e il dirigente comunale De Francesco,
i due imprenditori-interlocutori di Emilia Barrile e Marco Ardizzone venivano
arrestati nell’ambito dell’operazione denominata Matassa. Tre i capi di imputazione contestati ai Pernicone: associazione
mafiosa (presunta affiliazione al clan operante nella zona sud di Messina
capeggiato da Giacomo Spartà, detenuto al 41 bis, e retto da Gaetano Nostro);
associazione semplice finalizzata al compimento di reati elettorali e
intestazione fittizia di beni.
Articolo pubblicato in Stampalibera.it l'1 settembre 2018, http://www.stampalibera.it/2018/09/01/messina-e-il-terzo-livello-barrile-gioia-del-superdirigente-dei-vigili-urbani/
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