Barrile e il Terzo livello. Il pressing in Comune per le buone pratiche del costruttore Pergolizzi
“Le attività d’indagine rivelavano la
consuetudine di Emilia Barrile allo sfruttamento della considerazione e potere
di influenza che le derivava dall’importante ruolo pubblico e politico
ricoperto per esercitare, con tratti di allarmante sistematicità, pressione su
dirigenti e funzionari amministrativi del Comune di Messina al fine di
garantire il pronto soddisfacimento di interessi privati facenti capo a un
ristretto gruppo di potenti imprenditori cittadini a lei collegati da una
inquietante logica del do ut des in ragione
della quale, a fronte dell’impegno profuso, ella veniva ricompensata dalla
corresponsione di utilità di vario genere, essenzialmente costituite, anche in
una più ampia prospettiva di ritorno elettorale…”.
Pressing negli uffici comunali, costante,
insistente, in cambio di favori e voti. Viene descritto in questo modo il modus operandi dell’esponente politica
ex Pd poi Forza Italia, Emilia Barrile, nell’ordinanza di custodia cautelare
emessa il 30 luglio 2018 dalla Sezione per le indagini preliminari del
Tribunale di Messina nei suoi confronti e di alcuni dei più stretti
collaboratori. Uno di essi, l’ingegnere Francesco Clemente,
anch’egli con trascorsi politici ma nelle file della Dc e dell’Udc peloritana, segue
ogni passo dell’ambizioso progetto di Emilia Barrile di candidarsi ad una poltrona
sicura all’Assemblea Regionale
Siciliana o, meglio ancora, alla Camera dei deputati, con il sostegno
dell’intramontabile ras dello Stretto, Francantonio Genovese. Il
professionista, grazie ad una recente esperienza da dirigente presso il Comune
di Milazzo (sindaco Lorenzo Italiano, giunta di centro-destra), ha avuto modo
di entrare in contatto con uno dei costruttori più attivi della zona tirrenica,
Vincenzo Pergolizzi, ottenendo incarichi professionali per sé e per la moglie.
E anche Clemente, nella ferrea logica del do
ut des, in cambio dell’impegno di Barrile ad accelerare qualche pratica
negli assessorati competenti del Comune di Messina, le presenta l’imprenditore
mamertino che potrebbe tornare utile il giorno dell’agognato balzo nella
politica che conta.
I particolari
dell’alleanza Barrile-Clemente-Pergolizzi emergono nell’Informativa
riepilogativa della Direzione Investigativa Antimafia sul cosiddetto Terzo livello, redatta il 6 ottobre
2017. Un anno dopo, il Pubblico ministero del Tribunale di Messina, il dottor
Fabrizio Monaco, ha fatto proprie le risultanze dell’inchiesta DIA, firmando
l’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di Emilia
Barrile e di altre 18 persone. E tra i delitti contestati all’esponente
politica, oltre a quello di associazione per delinquere, ci sono pure quelli di concorso formale e traffico di influenze illecite (artt. 81 e 346 bis del codice
penale) “perché, in più occasioni, pubblico ufficiale, quale Presidente del
Consiglio comunale di Messina, sfruttando relazioni esistenti con altri
pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, accettava dall’imprenditore
Vincenzo Pergolizzi, la promessa, per sé o per altri, di utilità economiche,
come prezzo della propria mediazione illecita, per compiere o avere compiuto
atti contrari ai doveri di ufficio (in violazione, tra l’altro, dei doveri di
imparzialità, correttezza ed autonomia), ponendo il suo ruolo e la sua
influenza a disposizione del privato”. In particolare, spiega il Pm, Barrile “interferiva
sull’operato degli uffici comunali, esercitando un’attività di pressione e di
condizionamento, in ordine ad una pratica amministrativa di interesse di Vincenzo
Pergolizzi e Francesco Clemente, concernente la vendita di un terreno comunale,
funzionale alla successiva realizzazione di una palazzina, in via Felice
Bisazza di Messina, sollecitandone sistematicamente la trattazione presso gli
uffici competenti, dando la garanzia che, nel caso fosse necessario il
passaggio della pratica in Consiglio Comunale, essa sarebbe stata approvata,
anche tramite escamotage irregolari - che ella suggeriva e tali da consentire
di approvare la pratica - benché non fosse possibile una regolare imputazione
contabile dell’entrata derivante dalla vendita dell’area comunale”. Sempre
secondo l’accusa, l’esponente politica si sarebbe resa disponibile a
presentare, “nel caso le sue sollecitazioni non fossero accolte, strumentali interrogazioni
consiliari, per censurare I’operato dell’Assessore competente e del Ragioniere
generale del Comune”; dopo l’approvazione della delibera di cessione dell’area,
Barrile sarebbe poi intervenuta presso i vari funzionari comunali, “per
velocizzare l’iter relativo al rilascio della concessione edilizia e delle
altre autorizzazioni necessarie per la realizzazione dell’opera, accompagnando
Pergolizzi, il suo factotum Elio Cordaro, e Clemente, presso gli uffici
interessati, dispiegando, dunque, sui funzionari incaricati la sua influenza,
al fine di velocizzare le pratiche, esercitando pressioni affinché i progetti
fossero visionati dai funzionari, prima delle valutazioni inerenti l’approvazione,
ottenendo suggerimenti ed indicazioni per modifiche progettuali e correzioni,
in modo da avere certezza dell’approvazione medesima; ricevendo, in
contropartita, dal Pergolizzi - oltre alla promessa di sostegno elettorale - la
promessa che, nei lavori di realizzazione della palazzina in questione, sarebbe
stata coinvolta un’impresa ad ella riferibile, in modo da ottenere utilità
economica e sostegno elettorale”.
Le indagini della Direzione Investigativa
Antimafia hanno ipotizzato un impegno di Emilia Barrile presso gli uffici di
comunali anche a favore di altre pratiche amministrative riconducibili al noto
costruttore di Milazzo. Gli inquirenti hanno acquisito presso il Dipartimento Edilizia Privata del Comune di Messina oltre ai
documenti relativi al progetto di realizzazione della palazzina nella centrale
via Bisazza, gli atti e le richieste presentati nell’ultimo quinquennio da Vincenzo
Pergolizzi. “Successivamente la ricerca è stata estesa andando più indietro
nel tempo”, riporta la DIA. “Giova precisare che, la maggior parte degli atti
sono stati forniti su supporto informatico e si tratta per lo più di
comunicazioni certificate che consentono di risalire solo attraverso l’uso
dello specifico software alla data di emissione ed al loro originatore. Ciononostante,
alcuni degli atti forniti sono risultati danneggiati, e non è stato possibile
visionarli. Altri, citati all’interno dei documenti esaminati, non sono stati
reperiti nella documentazione consegnata e visionata”.
“Dall’esame degli
atti acquisiti è emerso che, in concomitanza con l’intervento di Barrile per
aiutare lo sviluppo della pratica relativa alla palazzina in via Felice Bisazza,
anche altre pratiche urbanistiche di interesse di Pergolizzi hanno ripreso il
loro iter, sopito da tempo in
concomitanza con l’esecuzione del provvedimento di prevenzione che aveva
spogliato il costruttore della titolarità della società Per.Edil.”, aggiungono
gli inquirenti. “Si tratta, in particolare, di due pratiche urbanistiche: una
avviata nel settembre 2011 riguardante la modifica di un muro di contenimento
per ampliare una zona di parcheggio; l’altra, del settembre 2013, riguardante
modifiche interne ad una abitazione su due piani ricadente nella particella
catastale adiacente a quella del muro di contenimento. Entrambe avevano avuto
un avvio negativo e sono state rivisitate a partire dal marzo del 2016 fino a
giungere a conclusione positiva nell’arco di pochi mesi, ed in taluni casi con
atti svolti con una rapidità sorprendente. Lo sviluppo positivo di queste
pratiche è stato concomitante con le ripetute visite presso quegli uffici di Emilia
Barrile che ha accreditato Carmelo Cordaro”.
La prima delle due veloci pratiche superveloci era stata
avviata il 29 marzo 2013, quando il curatore speciale Cappadona, agendo per
conto della ditta Per.Edil Srl, aveva richiesto al Dipartimento Attività
Edilizie Repressione Abusivismo del Comune di Messina, la concessione edilizia
in sanatoria per le modifiche, apportate al progetto originario, interne ed
esterne ad un fabbricato di due piani costruito in via Ducezio, nei pressi del
complesso residenziale “Aralia” (protocollo
d’entrata del 26 settembre 2013, così come riportato nella relazione tecnica redatta dallo studio Falzea). “Il
18 giugno 2014, il Comune di Messina comunicava alla ditta Per.Edil. - e per
conoscenza, all’arch. Giuseppe Falzea, nonché all’Ufficio Agibilità
dell’Edilizia Privata di Messina - che non si può procedere all’istruttoria per
il rilascio della concessione edilizia in sanatoria del fabbricato per carenza
di documentazione della regolarità tecnica-amministrativa dell’immobile”,
annotano gli inquirenti. Nella stessa nota, veniva indicato il termine di
trenta giorni dalla ricezione per integrare la documentazione richiesta; decorso
tale termine, l’istanza presentata era da intendersi priva di effetto.
L’ 8 marzo 2016, il
Dipartimento Edilizie Privata comunicava alla Per.Edil., di non aver ancora ricevuto
la documentazione necessaria per la definizione della pratica richiesta nel
giugno 2014, dando una presunta giustificazione, “che ciò possa essere successo
per un possibile errore dell’indirizzo della PEC”. Anche in questo caso, i
dirigenti del Comune fissavano il termine perentorio di trenta giorni dalla
notifica per la presentazione della documentazione richiesta. “L’amministratore
della Per.Edil, Carmelo Cordaro, spedisce al Dipartimento Edilizia Privata una
lettera in data 6 aprile 2016, con cui trasmette le integrazioni richieste
nella nota del 26 settembre 2013 e la domanda per concessioni ed
autorizzazione, redatta il 4 aprile 2016”, riporta la DIA. “Il 13 aprile 2016,
il suddetto Dipartimento del Comune di Messina, facendo riferimento alla comunicazione del 26 settembre 2013,
comunica alla ditta - e per conoscenza all’U.O.C. 9 - Repressione abusivismo
del medesimo Comune - che, dall’esame delle integrazioni trasmesse dalla Per.Edil.
nell’aprile 2016, gli interventi richiesti non
sono ammissibili”. Ciononostante, il 17 maggio 2016, il Comune di Messina,
comunicava alla ditta di Pergolizzi che “dalle verifiche effettuate negli
elaborati tecnici allegati alla lettera acquisita il 22 aprile 2016 (documentazione non trovata negli atti
acquisiti), risulta la completezza documentale della pratica e la conformità
dell’intervento proposto allo strumento urbanistico ed alle norme vigenti in
materia”.
“L’esame della
documentazione porta ad alcune interessanti considerazioni”, commenta la
Direzione Investigativa Antimafia. “Innanzitutto, sono gli uffici comunali, in
apparenza, a riavviare l’iter burocratico della pratica inviando una
comunicazione alla Per.Edil - attraverso il suo tecnico, arch. Falzea - in cui
segnalano un possibile errore nell’indirizzo PEC su cui era stata inviata la
richiesta di integrazione della documentazione nel mese di giugno 2014 (…) La
pratica, dopo questa comunicazione, riceve l’impulso con lettera datata 6
aprile 2016 e assunta a protocollo l’11 aprile. Solo due giorni dopo, l’ufficio
- con nota firmata dall’istruttore Salvatore Bruno, dal coordinatore arch. Danilo
De Pasquale e dal dirigente arch. Antonella Cotroneo - ha espresso un netto
parere negativo che quindi non ha richiesto particolari studi o valutazioni,
segno che ai tre professionisti, era apparso immediatamente che le opere
richieste non rientravano tra quelle sanabili. Tuttavia, in pochi giorni
lavorativi, la Per.Edil. e il suo tecnico Falzea hanno prodotto ulteriore
documentazione depositata il 22 aprile 2016, non reperita in atti, che ha prodotto lo stravolgimento del
convincimento dei funzionari dell’ufficio comunale tanto che, il 17 maggio 2016,
hanno radicalmente modificato il proprio parere”.
Similare l’iter
relativo al secondo procedimento avviato negli stessi mesi dai più stretti
collaboratori del costruttore Pergolizzi. “L’amministratore della Per.Edil., Carmelo
Cordaro, con lettera redatta in data 4 marzo 2016, chiede al Dipartimento di
Edilizie Privata l’esame urgente del progetto in sanatoria depositato in data
12 settembre 2011 (documentazione non
trovata negli atti acquisiti)”, annota la DIA. In risposta alla domanda, il
30 marzo 2016 il Comune di Messina richiede alla società alcuni versamenti per
la tariffa Urbanistica e la
presentazione entro il termine di cinque giorni dalla notifica di un’istanza di
autorizzazione di edilizia in sanatoria, pena l’archiviazione della pratica con
effetti di diniego. “Il 6 aprile 2016, l’amministratore Cordaro trasmette al
Dipartimento Attività Edilizia e Repressione Abusivismo del Comune, una lettera
con le integrazioni richieste per la definizione del progetto a firma dell’arch.
Giuseppe Falzea”, annotano gli inquirenti. “Otto giorni più tardi viene redatto
dal Comune il Rapporto istruttorio;
il 25 maggio viene invece rilasciato l’Attestato
di Regolarità Amministrativo/Contabile da parte del Dipartimento Edilizie
Privata. Infine, l’8 giugno viene redatta l’Autorizzazione Edilizia (il numero non è indicato), a firma del
coordinatore dell’U.O.C. 8 dott. Carmelo Pino, del Coordinatore tecnico arch.
Danilo De Pasquale e del dirigente del Dipartimento, arch. Antonella Cutroneo,
con la quale si approva l’esecuzione dei lavori inerenti il Progetto in sanatoria di un immobile sito in
Via Ducezio – Parco Mira, complesso Aralia, ricadente nel P.R.G. vigente in
zona “B4c”.
Interessanti anche in
questo caso le considerazioni a cui giunge la Sezione operativa di Messina
della Direzione Investigativa Antimafia. “I documenti da cui origina questa
pratica non sono stati consegnati dagli uffici dell’edilizia privata, mentre vi
è la trasmissione della lettera datata 4 marzo 2016 con cui si richiede di
esaminare con urgenza il progetto all’epoca trasmesso”, riporta l’Informativa. “Questa
pratica all’apparenza scorre senza intoppi o anomalie, ma è legata
strettamente a quella precedente sopra indicata. In estrema sintesi lo scopo
delle due pratiche è quello di suggellare con la sanatoria la situazione di fatto che ha visto la modifica della
suddivisione dell’immobile su due piani per costruire un muro di contenimento e
ridisegnare la strada all’interno del complesso Parco Mira per ottenere un maggior numero di posti auto (…) La tempistica delle due pratiche è
perfettamente sovrapponibile e coincide con gli interventi presso quegli uffici
di Emilia Barrile in favore di Pergolizzi e Cordaro”.
Le indagini hanno
evidenziato la “piena conoscenza” da parte di Emilia Barrile del ruolo imprenditoriale
di Vincenzo Pergolizzi; la donna arriva a suggerire all’amico-consigliere
Francesco Clemente di acquistare insieme a Pergolizzi una proprietà dell’on. Francantonio
Genovese per avviare un’operazione edilizia. “Comunque pure tu, con
Francantonio ... pure lui che ha i terreni ... che doveva costruire ... perché
non gli dici o ti vende la proprietà e gliela vendi a Pergolizzi e costruisce
lui. Quella che c’è alla salita di Sperone alla destra... Là è suo, che
dovevano costruire... Quello là di fronte a McDonald è suo, a Tremestieri, a
Contesse...”, dice Barrile a Clemente in un colloquio intercettato il 16
febbraio 2016.
Gli inquirenti
ritengono poi che Francesco Clemente era “certamente” a conoscenza dei
“rapporti di contiguità con la criminalità organizzata” imputati a Vincenzo Pergolizzi
e del procedimento
di prevenzione personale e patrimoniale a cui era stato sottoposto. “Questo lo si comprende da numerose intercettazioni e, a titolo esemplificativo,
si riporta ciò che egli spiega alla propria collaboratrice Domenica Milioti nel
corso di una conversazione captata il 5 marzo 2016”, scrive la DIA. “Milioti: Ma insomma è mafioso oppure no?.
Clemente: E' più, più articolato il
ragionamento… Non è mafioso in senso che lui ha campato con la mafia, no, ma di
natura secondo me sì, pure più (ndr ride) del miglior mafioso che esiste al
mondo. lo so che cazzo gli è successo a questo cristiano, secondo me lui si è
affascinato a questo modo, hai capito?”.
“Appare rilevante
comprendere anche le motivazioni che hanno spinto Barrile a prestarsi ed a
mettersi a disposizione di un soggetto controindicato come Pergolizzi”,
prosegue la DIA. “Come in quasi tutti gli episodi e le circostanze oggetto
della presente informativa, le motivazioni di Barrile vanno ricercate
principalmente, se non quasi esclusivamente, nella sua ambizione politica.
D’altro canto Clemente ha la certezza che Barrile sia disponibile a favorire
lui e Pergolizzi; i due, in passato, hanno già cooperato, come emerge dai
dialoghi intercettati da cui si evince come il loro rapporto sia fortemente
connaturato da questa insana aspirazione politica. Clemente, il 12 maggio 2016
si trova a bordo della sua autovettura in compagnia di Pergolizzi e dell’imprenditore
Giuseppe Pettina, residente a Patti. Pergolizzi parla del fatto che secondo lui
tutti cercano voti. Clemente è d’accordo con lui e gli racconta che, quando
lui era in politica, si offrivano buoni di benzina e soldi per ottenere dei
voti e che lui ha usato questa strategia; a Gravitelli lui era stato aiutato da
Emilia (riferimento ad Emilia Barrile)
in cambio di elargizioni di buoni di benzina e soldi. Pergolizzi chiede se
abbia utilizzato questo sistema solo con lei,
affermando che, secondo lui, sicuramente ci sono stati pure altri. Clemente
risponde: Certo - e dicendo che
questo tipo di sistema è stato sempre usato e ricorda quando la madre prendeva
la pasta; ma continua affermando che da un po' di anni a questa parte questo
sistema non può più essere attuato. Pergolizzi chiosa sostenendo altresì che se
uno cammina dritto non porta paglia a
Lipari (modo di dire per intendere che se non si traffica in modo illecito
non si guadagna a sufficienza)”.
Ancora più emblematico il contenuto di un altro
dialogo intercettato il 17 luglio 2016, mentre Francesco Clemente transita in
via Tommaso Cannizzaro prima ed in via Pietro Castelli poi, in compagnia della
moglie e del figlio tredicenne. “Clemente racconta che lui una volta era sindaco di quel quartiere; poco dopo
aggiunge che lui in quelle case prendeva 600 voti”, annota la DIA. “Giunti
sulla via Pietro Castelli, Clemente precisa al figlio che lui in quelle case
popolari prendeva il 50% dei voti grazie alla sua amica Emilia che viveva in quel rione; la moglie di Clemente ripete
al figlio che è stato grazie ad Emilia
che il padre è riuscito ad ottenere tutti quei voti...”.
Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 24 settembre 2018, http://www.stampalibera.it/2018/09/24/terzo-livello-i-documenti-inediti-barrile-e-le-pressioni-sugli-uffici-comunali-nellinteresse-di-pergolizzi-clemente-i-voti-con-buoni-benzina-e-soldi/
Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 24 settembre 2018, http://www.stampalibera.it/2018/09/24/terzo-livello-i-documenti-inediti-barrile-e-le-pressioni-sugli-uffici-comunali-nellinteresse-di-pergolizzi-clemente-i-voti-con-buoni-benzina-e-soldi/
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