Messina e Il Terzo Livello. Emilia Barrile e quel lido a Capo Peloro
Come
il Terzo Livello amministra la cosa
pubblica, cooperative e imprese, incamerando voti e consensi popolari a gogò.
Le 775 pagine dell’Informativa riepilogativa delle indagini svolte a Messina dalla
Direzione Investigativa Antimafia (DIA) e che, ai primi di agosto, hanno
condotto in carcere o agli arresti domiciliari esponenti politici,
imprenditori, professionisti e più o meno noti pregiudicati locali,
ricostruiscono le spregiudicate modalità con cui tanti, troppi - nella città
capoluogo dello Stretto - controllabo e governano politica, economia, terzo
settore, sport e “cultura”. Filone chiave delle indagini il cosiddetto sistema B, cioè il tessuto di tarme e
relazioni amicali e clientelari tessuto da Emilia Barrile, ex Presidente del
Consiglio comunale (eletta con il Pd e poi passata a Forza Italia), aspirante
candidata all’Assemblea Regionale Siciliana e/o alla Camera dei deputati.
Coop,
patronati e società sportive nella propria disponibilità e tanta altra
disponibilità nell’appoggiare, aiutare e favorire costruttori, operatori
economici amici e potenziali grandi elettori. E, anche qualche
ristoratore-gestore di uno dei lidi balneari più gettonati della lunga estate
messinese, a un tiro di schioppo dall’incantevole scenario di Punta Faro e
dello Stretto tra Scilla e Cariddi.
“Attraverso
il professionista Francesco Clemente,
Emilia Barrile è entrata in contatto con Salvatore Laganà, imprenditore nel campo dell’edilizia e titolare,
tra l’altro, di interessi nel lido La Punta
Peloro che si trova in località Torre Faro nella spiaggia antistante il Pilone”,
annotano gli inquirenti. Inizialmente i
rapporti tra l’esponente politica e Salvatore
Laganà (quest’ultimo, come rileva la DIA, figlio
di Eugenio e di Francesca
Ingemi, sorella del noto pregiudicato Lorenzo Ingemi) hanno avuto ad oggetto l’intervento di Barrile per risolvere una serie di
problemi che, nel tempo, si sono presentati per l’attività del lido gestito da
Laganà, anche se lo stesso non ha mai assunto alcun ruolo formale nella società
che opera a Torre Faro (La Punta Peloro Srl, costituita il 15
marzo 2015 e le cui quote sono ripartite al 33%, rispettivamente, all’ingegnere
Viviana Celona; a Concetta Cutugno, moglie di Salvatore Laganà; a Margherita
Scarfì, moglie di Claudio Laganà, fratello di Salvatore; e, per il restante 1%,
a Claudio Laganà, amministratore unico).
“Le vicende, che iniziano
per lo più in epoca antecedente all’avvio delle operazioni di intercettazione
sulle utenze di Barrile, sono
state ricostruite dall’analisi delle conversazioni intercettate sull’utenza di Francesco Clemente, che funge da
intermediario, e riguardano il montaggio del contatore della società AMAM
presso il lido; l’emissione dell’autorizzazione per l’apertura del lido,
rilasciata dal Dipartimento Urbanistica del Comune di Messina; l’intervento per
evitare che nel villaggio Torre Faro venisse deliberata dalla giunta Comunale
l’isola pedonale”, riporta la DIA. “Successivamente, nel periodo di
intercettazione dell’utenza di Barrile,
sono state captate conversazioni dirette tra questa e Laganà e si è compreso che quest’ultimo si è offerto di dare
appoggio politico alla donna nel mentre lei ha continuato a curare gli
interessi dell’imprenditore”.
Tutto prende il via il 28
aprile 2015 quando Salvatore Laganà si
rivolge telefonicamente all’amico Francesco Clemente per avere informazioni per fare montare un
contatore dell’acqua alla rete idrica del lido, in quanto quello preesistente
era stato oggetto di furto. “Clemente spiega
che deve fare una richiesta all’AMAM, precisandogli che la persona a cui lui
poteva chiedere la cortesia era andata in pensione e che, in ogni caso, lui
avrebbe fatto un giro di telefonate per vedere se individuava qualcuno
che lo possa aiutare”, riportano gli inquirenti. “Subito dopo Clemente richiama Laganà e gli detta un numero di
cellulare in uso ad Antonino “Nino” Cardile,
dipendente di AMAM e amico di Barrile e che deve presentarsi dicendo che lo sta chiamando a nome del Presidente del
Consiglio, Emilia Barrile”. I primi di giugno 2015, Laganà ricontatta Clemente e gli chiede un ulteriore
favore che riguarda “una non meglio precisata autorizzazione che l’architetto Danilo
De Pasquale, del Dipartimento
Urbanistica del Comune di Messina, non pare intenzionato a firmare poiché ha
rilevato delle anomalie rispetto a quanto richiesto dalle norme”. Sempre
secondo la DIA, “Laganà chiede a
Clemente in modo esplicito se ha
la possibilità di intercedere presso l’architetto in modo che si trovi la
soluzione per ottenere l’autorizzazione; in considerazione della vitale
importanza di detta autorizzazione, spiega a Clemente che si deve arrivare a tutti i costi all’architetto De Pasquale, aggiungendo che
questo gli chiede a posto della Segnalazione certificata d’inizio attività
(SCIA) l’autorizzazione di edilizia. Clemente lo rassicura e gli chiede un
promemoria nella mattinata del lunedì del successivo 8 giugno 2015, così
cercherà di risolvere il problema”.
Il giorno concordato Salvatore
Laganà contatta Clemente per
ricordargli di chiamare l’architetto. “Quest’anno al lido volevamo fare
le cose in regola ma siamo andati incontro a dei problemi”, si lamenta Laganà. “Tutto è complicato... ci stanno
ostacolando per l’apertura della stagione estiva e ci stanno procurando un
danno economico”. Nei giorni seguenti Laganà
tempesta di chiamate e messaggi Clemente
chiedendogli se fosse riuscito a contattare De Pasquale e se avesse, pertanto, notizie da dargli. “Clemente spiega di non essere ancora
riuscito a mettersi in contatto con l’architetto, ma che comunque gli aveva messo
di sopra pure ad Emilia Barrile e anche lei non era ancora riuscita a
contattarlo”, riportano gli inquirenti. “Laganà continua a sottolineare che sono a posto con tutta la
documentazione e che Clemente deve
fare capire proprio questo fatto a De Pasquale affinché quest’ultimo non deve rompere
più i coglioni”. In realtà Clemente conta esclusivamente su Emilia Barrile per contattare il
dipendente comunale. “Ciò lo dimostra la conversazione dell’11 giugno 2015 in
cui Clemente chiede all’esponente
politica se conosca l’architetto De Pasquale,
specificandole che questi sta ostacolando un suo amico perché ha una
pratica, Lido La Punta Peloro e sa sta’ baliannu per firmargli
l’autorizzazione per l’apertura del lido. Barrile si mette a disposizione di Clemente assicurandogli di conoscere De Pasquale e che lo avrebbe subito contattato”.
Il
pomeriggio dello stesso giorno, la Presidente del Consiglio raggiunge
telefonicamente Clemente e lo informa che in quel momento “da De Pasquale c’è l’ing. Giovanni Martensini”, il tecnico che sta
curando la pratica del lido di Laganà.
“La donna racconta che De Pasquale, gli ha detto che l’unica cosa di
modificare e a me sembra ovvio, che non può togliere il passaggio dal mare alla
gente, cioè lui che dice davanti al mio lido non deve passare nessuno per una
passeggiata, vuole chiudere tutto. Figlioli, sempre beni comuni sono, eh giusto? Clemente le assicura che ora lo
avrebbe detto lui a Laganà.
Infine Barrile riferisce che De Pasquale le ha promesso che quando
lui gli porterà l’integrazione di questa cosa qua, dice: gli do subito
l’autorizzazione”.
Subito
dopo Clemente telefona a Salvatore Laganà per raccontargli
quanto appreso da Barrile e per rassicurarlo
circa il buon esito della pratica del lido. “Va bene tutto ad eccezione
del fatto che dovete lasciare libero il passaggio ai bagnanti dal bagnasciuga”,
spiega il professionista. E Laganà:
“Scusa, in che senso? Il passaggio...
non è 5 metri....”, ma Clemente
gli ribadisce che comunque lo deve
lasciare libero. Poi Laganà
richiama Clemente passandogli la
socia Viviana Celona che racconta
che il suo collega Giovanni Martensini ha
finito di parlare con l’architetto De Pasquale, il quale gli ha detto
ovviamente facendo sempre un po’ di polemica, che a lui va bene tutto. L’unica
cosa è che se lui si fa una passeggiata con sua moglie dalla strada, il lido
gli ostruisce la visuale del mare… Giovanni gli ha detto, guardi, la questione
particolare del lido sotto il pilone non c’è, perché il pilone è un basamento
altissimo, dieci metri, e ha una duna tutta intorno per cui siamo dietro questo
basamento e il problema non sussiste. Lui gli ha detto che è dispostissimo a
metterglielo per iscritto, però lei domani mi converte la SCIA in
autorizzazione. Lui ha detto poi vediamo... No, vediamo niente. “Viviana Celona – annota la DIA - si
lamenta cioè dell’incertezza che, ancora, De Pasquale avrebbe lasciato trapelare dicendo: non esiste
questo vediamo, quindi sono rimasti che domani si vedono prima di questa
riunione che ci sarà a Palazzo Zanca…. La donna quindi invita Clemente ad interessare Barrile per ottenere la conversione
della SCIA in semplice autorizzazione e gli chiede: siccome lui ha fatto
riferimento alla Barrile, magari se gli dite allora la convertiamo questa SCIA
in autorizzazione edilizia…. Clemente
rassicura Viviana Celona che lo fa chiamare subito”.
Nei giorni seguenti Laganà continua a telefonare a Clemente per avere notizie e “sapere
se le sue aspettative saranno soddisfatte, anche perché il suo tecnico ha avuto
segnali negativi da parte di De Pasquale
mentre Clemente, che
confida su Barrile, lo continua
a rassicurare”. La vicenda sembra
sbloccarsi il 17 giugno 2015, quando Emilia Barrile si reca personalmente nell’ufficio dell’architetto De Pasquale. “Mentre è con questi, Barrile
chiama Clemente a cui passa
l’architetto”, riporta la DIA. “Quest’ultimo lo informa che durante la giornata
in corso, o al massimo nel giorno successivo, presso l’ufficio VIA (Valutazione Impatto Ambientale) sarebbe
stato pronto lo screening, l’ultimo
documento mancante per definire la pratica, ed una volta ritirato glielo
avrebbero recapitato così lui avrebbe firmato l’autorizzazione. Clemente allerta immediatamente Laganà dicendogli di mandare
l’ingegnere Martensini all’ufficio
VIA per ritirare lo screening e di portarne subito una copia all’architetto De Pasquale, il quale gli avrebbe
firmato la tanta attesa autorizzazione”.
Salvatore
Laganà riferisce quanto appreso da Clemente all’ingegnera Celona,
che però, non si mostra molto convinta dell’iter proposto e così fa
richiamare il professionista da Laganà per rappresentargli che loro
non dovevano fare la VIA e che lo screening
glielo avevano già portato. “Chiusa la conversazione, Clemente contatta Barrile
e le spiega, come appreso prima dagli interessati, che la VIA non ci voleva, e la donna risponde che lei è ancora lì
insieme a Giuseppe Chiarella (marito di
Angela Costa, amministratrice della cooperativa Peloritana Servizi) per risolvere un problema riguardante un
altro lido, e così gli ripassa l’architetto De Pasquale che fa presente a Clemente che la VIA è necessaria e
che l’ingegnere Martensini lo sa
bene, tant’è che l’aveva richiesta e tra quel giorno o il successivo sarebbe
stata pronta”, scrivono gli inquirenti. “Clemente, successivamente, il 17 giugno, riceve la telefonata da Giovanni
Martensini che lo informa di
aver finito di parlare con l’architetto De
Pasquale e che quest’ultimo gli aveva chiesto una copia dello screening, nonché di risolvere il
problema dell’oscuramento della vista del mare alle persone che transitano
sulla strada. Martensini spiega
che riguardo la copia non ci sono problemi perché Amelia Leotta e Raffaele
Cucinotta gli hanno garantito che in serata gliela fanno avere; viceversa
per il problema della vista del mare,
al quale lui non sa dare una soluzione se non quella già prospettata in
precedenza a De Pasquale, cioè
montare la struttura del lido in vetro. Clemente
lo tranquillizza dicendogli di fargli sapere quando gli porterà la copia
dello screening, e che al resto ci
avrebbe pensato lui”.
Il 22 giugno Francesco Clemente viene informato da Laganà che
l’ing. Martensini ha depositato
al funzionario comunale copia della valutazione di impatto ambientale. “Clemente risponde di saperlo già e gli
rammenta di stare tranquillo”, scrivono gli inquirenti. “In serata Salvatore Laganà richiama Clemente chiedendogli se lo può
aiutare, questa volta, per evitare l’attuazione dell’istituzione dell’isola
pedonale nel territorio della frazione di Torre Faro, precisandogli di averlo
saputo direttamente dall’assessore alla viabilità. Nel contempo gli fa presente
che lui, insieme al presidente di quartiere Santino Morabito, aveva tentato di
fare desistere i proponenti ma questi non intendono venire meno alla loro
iniziativa. Clemente gli chiede
se il proponente è l’assessore Sebastiano Pino oppure Sergio De Cola,
e Laganà, su suggerimento
dell’ing. Viviana Celona, risponde
che non si tratta di nessuno dei due e gli chiede se può farlo parlare con
qualcuno che abbia voce in capitolo per bloccare tale progetto. Clemente risponde che lui può parlare con
Emilia”.
Nello specifico
l’amministrazione comunale guidata da Renato Accorinti (assessore alla
Viabilità il vicesindaco Gaetano Cacciola) aveva previsto una nuova
pianificazione del traffico nell’area di Torre Faro, prevedendo la creazione di
un parcheggio denominato “Torri Morandi” distante dal lungomare ed un servizio
navetta per la spiaggia, mentre alcune aree disponibili nei pressi della
spiaggia e dei lidi venivano trasformati in parcheggi a pagamento con
l’emissione di pass per residenti. La soluzione prospettata è però fortemente
osteggiata dagli operatori economici locali, primi fra tutti, ovviamente, i
gestori degli stabilimenti balneari. “Laganà
prende contatti con Barrile e
le rappresenta il problema di un parcheggio antistante il lido che proprio in
quell’estate viene chiuso, nonché i problemi legati alla decisione del Comune
di rendere la sosta a pagamento in quella porzione di litorale; queste
circostanze creano un danno economico a Laganà
che chiede a Barrile un
intervento per perorare la sua causa”, riporta l’Informativa. Clemente, da parte sua, contatta
ripetutamente Emilia Barrile a
cui sottopone lo spinoso problema e le organizza un incontro con Salvatore Laganà per il successivo 23
giugno. I due s’incontrano a Palazzo Zanca e a conclusione, Laganà telefona a Clemente e “gli racconta che Barrile ha telefonato, davanti a lui, all’ingegnere
Mario Pizzino, dirigente della
Viabilità, e questi le ha detto di non sapere nulla dell’isola pedonale che
doveva essere fatta a Torre Faro e aveva concordato con Barrile un incontro per parlarne di presenza in seguito”.
“Numerosi altri sono i
dialoghi tra Laganà e Clemente sull’ipotesi della creazione
dell’isola pedonale a Torre Faro, circostanza che preoccupa molto
l’imprenditore per il rischio di una sostanziosa diminuzione della clientela
del lido; Clemente, comunque, lo
rassicura sull’impegno di Barrile per
contrastare l’iniziativa”, aggiunge la DIA. “Effettivamente la Presidente del
Consiglio comunale si interessa
attivamente alla vicenda ed organizza un incontro nel suo ufficio con l’Assessore
Gaetano Cacciola ed il Dirigente
Mario Pizzino, cui fa
partecipare anche Salvatore Laganà”.
Alcuni giorni dopo l’incontro, Emilia Barrile
telefona a Francesco Clemente per
fargli sapere che grazie al suo impegno, l’ipotesi isola pedonale è naufragata.
“Chiama i tuoi amici di Torre Faro, quelli del lido. Ci sono riuscita...
Non si fa l’isola pedonale... Però metteranno in azione i carri attrezzi....”,
riferisce Barrile. E Clemente, immediatamente,
annuncia a Laganà la buona novella.
Clemente
e
Laganà non si sentiranno più per
alcuni mesi finché quest’ultimo, il 29 settembre, chiama l’amico professionista
per “manifestare la sua intenzione, di cui ha già parlato durante l’estate con Barrile, di attivarsi per dare una mano (ndr politicamente)
alla donna nella zona Nord che è
scoperta completamente, come segno di riconoscenza da parte sua
verso l’esponente politica che
con lui si è comportata benissimo.
Laganà suggerisce a Clemente di studiare qualche
iniziativa, qualcosa di culturale, una cosa da fare assieme e fanno figurare lei. Clemente apprezza l’idea ma dice che
lui da tanto non si occupa di organizzare iniziative a sfondo politico, ma lo
invita comunque ad incontrarsi per riflettere insieme su come sviluppare al
meglio quest’idea”.
Le attività d’indagine e le
intercettazioni successive proveranno come Salvatore Laganà sia entrato in stretta confidenza con Emilia Barrile: con l’avvio delle attività
tecniche sull’utenza della donna, tra i due si conteranno ben oltre 400
contatti telefonici. La Presidente del Consiglio si offre perfino ad aiutare
Laganà “nelle pratiche quotidiane, confidando che questi possa allargare il suo
bacino elettorale”. Così l’imprenditore si trasforma in un attivo sostenitore politico
di Barrile, partecipando in prima
persona anche ad alcuni dei suoi impegni pre-elettorali. “Nella
conversazione ambientale registrata l’11 dicembre 2015, Barrile - a bordo dell’auto di Clemente mentre si sta recando con il precitato ad un incontro
presso l’abitazione dell’on. Francantonio Genovese e a cui interverranno altri sostenitori convocati dalla
donna - discute delle future strategie politiche e si sofferma sugli incontri
che ha avuto con Salvatore Laganà, spiegando
che questi si impegna per il suo sostegno politico e che lei vi può fare
affidamento. E ho portato pure Salvatore, hai capito? Così lo coinvolgiamo.
Minchia, quest’altro è partito ... pure là, ha chiamato tutti i suoi amici….
riferisce la donna”.
Il reciproco sostegno
s’intensificherà nei mesi successivi. L’8 marzo 2016, Laganà chiama l’esponente politica per riferirle di essere insieme a tutti i
commercianti di Torre Faro che sono contrari a quella cosa, chiedendole
cosa debbano fare. “Barrile gli
propone di organizzare un incontro per la domenica seguente in cui lei porterà
la copia della delibera del quartiere con cui è stata fatta la proposta, così
tutti i commercianti la potranno firmare e poi lei metterà per iscritto la loro
contrarietà”, annota la DIA. “Poco dopo Laganà
ricontatta Barrile e le
fa presente l’entusiasmo dei commercianti della zona all’idea che la donna vada
ad incontrarli, raccomandandole di non mancare perché la riunione è in corso di
organizzazione. Barrile conferma
che andrà e Laganà le dice che poi fisseranno il suo stipendio, sottolineando, con una battuta
ironica, il lavoro di proselitismo che fa per lei. I due concordano di sentirsi
per stabilire l’orario della riunione e poi, dopo l’assemblea, faranno uscire
un documento”. Gli inquirenti hanno accertato la partecipazione di Barrile all’incontro
organizzato da Laganà con i
commercianti di Torre Faro, in compagnia di Francesco Clemente.
“Dalla
fine di marzo 2016, Laganà è
nuovamente in fibrillazione per le autorizzazioni del suo lido per l’imminente
stagione estiva, e comincia a parlarne con Clemente e poi anche con Barrile”,
prosegue l’Informativa. “In particolare, lo angustia la questione del
piano dei parcheggi nella zona di Torre Faro, di cui discuterà in diverse
conversazioni sia con Clemente che
con Barrile, cui chiede di fare
presente all’ingegnere Pizzino, responsabile
del dipartimento Mobilità Urbana, che sarebbe opportuno che tutto rimanga come
era in precedenza. Ovviamente questa pretesa non potrà essere accolta.
Viceversa Barrile si è adoperata
per fargli avere, in tempi brevissimi, dall’AMAM le autorizzazioni per l’allaccio alla rete fognante e
l’attivazione del contatore per la fornitura dell’acqua (…) A fine aprile Laganà chiama Barrile e le dice che deve parlarle di una cosa importantissima ma Barrile lo stoppa e cambia argomento,
riferendogli che Pizzino quel
giorno deve fare il sopralluogo da lui perché glielo ha chiesto il
quartiere; Laganà sostiene
che avevano proposto di fare i parcheggi al Seaflight, una struttura
abbandonata sita nei pressi del Pilone di Torre Faro, ma alcuni consiglieri di
quartiere si sono opposti e quindi lei deve fare presente all’on. Genovese che se vogliono andare avanti
nel loro discorso deve intervenire su queste persone”.
Il 5 maggio l’imprenditore chiama nuovamente Barrile. “La donna gli riferisce che
ha parlato con l’ing. Pizzino della
problematica dei parcheggi e della viabilità a Punta Faro, ma che questi le ha
detto che non ci sono soldi a disposizione e quindi non può fare nulla. Laganà ribatte che allora resta tutto
come prima, e si potrà parcheggiare sulla
spiaggia come l’anno scorso. Il riferimento è al tratto di piano sterrato
adiacente il Pilone e prospiciente il lido di Laganà, quindi utilizzato dai
suoi clienti. Il terreno appartiene al Demanio marittimo e, a partire
dall’estate del 2015, la Capitaneria di Porto e l’amministrazione comunale lo
hanno chiuso con l’apposizione di transenne fisse per impedire il parcheggio
(…) Successivamente Laganà,
scherzando ma non troppo, dice alla sua interlocutrice che deve chiamare a Francantonio
per fargli due discorsi: dapprima deve fare da lui il pranzo del partito con
500 commensali, e poi gli deve dire che lui là, al lido non vuole rotte le
scatole altrimenti combina un bordello. Continua affermando che la
pagina facebook del lido ha avuto 1.600 like
in poche ore e se lei vuole possono essere tutti voti per lei; ribadisce di
fare due chiacchiere con Francantonio se vogliono essere tutti dalla
stessa parte, e poi di sbattere i pugni per ripristinare i parcheggi come erano
prima…”.
All’inizio dell’estate, gli
inquirenti registrano una nuova telefonata in cui Laganà chiede a Emilia Barrile di essere aggiornato sulla
situazione dei parcheggi. “Lei dice che probabilmente il 2 luglio apriranno il
parcheggio alle Torri Morandi, anche
se ancora nulla è pronto”, annotano gli inquirenti. “Laganà chiede a Barrile di
riferire a Pizzino di non
fargli scassare la minchia quando parcheggiano nella spiaggia, perché a
seguito di ciò nel suo lido non è andato più nessuno, ed inoltre di fargli
avere tutti i PASS possibili e immaginabili appena attiveranno il
parcheggio”.
Il giorno dopo Laganà richiama Barrile; alla donna che gli chiede
cosa voglia, l’uomo risponde 50 PASS e di fargli incontrare l’ing. Pizzino. “Nelle settimane seguenti numerose
sono le conversazioni tra Laganà e
Barrile in cui questi torna a
lamentarsi del problema dei parcheggi e dei pass”, spiega la DIA. “A partire
dal 2 luglio 2016 l’amministrazione comunale ha determinato l’applicazione del
parcheggio a pagamento e la chiusura della zona demaniale alla sosta della auto
nelle vie adiacenti la spiaggia di Capo Peloro; Laganà si è dovuto rassegnare alla situazione anche se
ripetutamente si è lamentato con Barrile,
affermando di sentirsi maltrattato. Egli ha ottenuto alcuni pass, in
numero non quantificato ma comunque insoddisfacente per la sua attività,
lagnandosi del comportamento di Pizzino
perché, anche i lidi concorrenti presenti in zona hanno ottenuto i pass”.
Ciò non incrina tuttavia
la relazione tra l’imprenditore e l’esponente politica. In una telefonata
intercettata il 24 luglio 2016, Emilia Barrile racconta all’amico e consigliere
Marco Ardizzone della serata che
ha appena trascorso presso il lido La
Punta Peloro, in compagnia di Salvatore Laganà e dei suoi familiari. “Si può contare su dipendenti,
familiari e soci…. Salvatore mi ha
presentato molte persone, gli amici
suoi... Mi ha presentato il cuoco che lavora alla SIREMAR, che sono famiglie grossissime di là, di
Ganzirri, e faroti... E lui mi presenta a tutti e gli fa: ormai per me c’è solo Emilia, perciò non prendete impegni con nessuno
capito!? Tutti i suoi
dipendenti ti presenta… Salvatore andava e veniva.... Mi fa: tu devi conoscere la gente, devi essere
presente, perché ormai siamo in campagna elettorale.... C’è la socia
Viviana, poi c'è il fratello di Salvatore, Claudio… Ormai per loro sono di casa,
un’amica, perché sono disponibile, una persona tranquilla...”.
Articolo pubblicato in Stampalibera.it, il 17 settembre 2018, http://www.stampalibera.it/2018/09/17/esclusiva-messina-e-il-terzo-livello-emilia-barrile-e-quel-lido-a-capo-peloro/
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