Messina e Il Terzo Livello. Emilia Barrile e quel lido a Capo Peloro

Come il Terzo Livello amministra la cosa pubblica, cooperative e imprese, incamerando voti e consensi popolari a gogò. Le 775 pagine dell’Informativa riepilogativa delle indagini svolte a Messina dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA) e che, ai primi di agosto, hanno condotto in carcere o agli arresti domiciliari esponenti politici, imprenditori, professionisti e più o meno noti pregiudicati locali, ricostruiscono le spregiudicate modalità con cui tanti, troppi - nella città capoluogo dello Stretto - controllabo e governano politica, economia, terzo settore, sport e “cultura”. Filone chiave delle indagini il cosiddetto sistema B, cioè il tessuto di tarme e relazioni amicali e clientelari tessuto da Emilia Barrile, ex Presidente del Consiglio comunale (eletta con il Pd e poi passata a Forza Italia), aspirante candidata all’Assemblea Regionale Siciliana e/o alla Camera dei deputati.
Coop, patronati e società sportive nella propria disponibilità e tanta altra disponibilità nell’appoggiare, aiutare e favorire costruttori, operatori economici amici e potenziali grandi elettori. E, anche qualche ristoratore-gestore di uno dei lidi balneari più gettonati della lunga estate messinese, a un tiro di schioppo dall’incantevole scenario di Punta Faro e dello Stretto tra Scilla e Cariddi.
Attraverso il professionista Francesco Clemente, Emilia Barrile è entrata in contatto con Salvatore Laganà, imprenditore nel campo dell’edilizia e titolare, tra l’altro, di interessi nel lido La Punta Peloro che si trova in località Torre Faro nella spiaggia antistante il Pilone”, annotano gli inquirenti. Inizialmente i rapporti tra l’esponente politica e Salvatore Laganà (quest’ultimo, come rileva la DIA, figlio di Eugenio e di Francesca Ingemi, sorella del noto pregiudicato Lorenzo Ingemi) hanno avuto ad oggetto l’intervento di Barrile per risolvere una serie di problemi che, nel tempo, si sono presentati per l’attività del lido gestito da Laganà, anche se lo stesso non ha mai assunto alcun ruolo formale nella società che opera a Torre Faro (La Punta Peloro Srl, costituita il 15 marzo 2015 e le cui quote sono ripartite al 33%, rispettivamente, all’ingegnere Viviana Celona; a Concetta Cutugno, moglie di Salvatore Laganà; a Margherita Scarfì, moglie di Claudio Laganà, fratello di Salvatore; e, per il restante 1%, a Claudio Laganà, amministratore unico).
“Le vicende, che iniziano per lo più in epoca antecedente all’avvio delle operazioni di intercettazione sulle utenze di Barrile, sono state ricostruite dall’analisi delle conversazioni intercettate sull’utenza di Francesco Clemente, che funge da intermediario, e riguardano il montaggio del contatore della società AMAM presso il lido; l’emissione dell’autorizzazione per l’apertura del lido, rilasciata dal Dipartimento Urbanistica del Comune di Messina; l’intervento per evitare che nel villaggio Torre Faro venisse deliberata dalla giunta Comunale l’isola pedonale”, riporta la DIA. “Successivamente, nel periodo di intercettazione dell’utenza di Barrile, sono state captate conversazioni dirette tra questa e Laganà e si è compreso che quest’ultimo si è offerto di dare appoggio politico alla donna nel mentre lei ha continuato a curare gli interessi dell’imprenditore”.
Tutto prende il via il 28 aprile 2015 quando Salvatore Laganà si rivolge telefonicamente all’amico Francesco Clemente per avere informazioni per fare montare un contatore dell’acqua alla rete idrica del lido, in quanto quello preesistente era stato oggetto di furto. “Clemente spiega che deve fare una richiesta all’AMAM, precisandogli che la persona a cui lui poteva chiedere la cortesia era andata in pensione e che, in ogni caso, lui avrebbe fatto un giro di telefonate per vedere se individuava qualcuno che lo possa aiutare”, riportano gli inquirenti. “Subito dopo Clemente richiama Laganà e gli detta un numero di cellulare in uso ad Antonino “Nino” Cardile, dipendente di AMAM e amico di Barrile e che deve presentarsi dicendo che lo sta chiamando a nome del Presidente del Consiglio, Emilia Barrile”. I primi di giugno 2015, Laganà ricontatta Clemente e gli chiede un ulteriore favore che riguarda “una non meglio precisata autorizzazione che l’architetto Danilo De Pasquale, del Dipartimento Urbanistica del Comune di Messina, non pare intenzionato a firmare poiché ha rilevato delle anomalie rispetto a quanto richiesto dalle norme”. Sempre secondo la DIA, “Laganà chiede a Clemente in modo esplicito se ha la possibilità di intercedere presso l’architetto in modo che si trovi la soluzione per ottenere l’autorizzazione; in considerazione della vitale importanza di detta autorizzazione, spiega a Clemente che si deve arrivare a tutti i costi all’architetto De Pasquale, aggiungendo che questo gli chiede a posto della Segnalazione certificata d’inizio attività (SCIA) l’autorizzazione di edilizia. Clemente lo rassicura e gli chiede un promemoria nella mattinata del lunedì del successivo 8 giugno 2015, così cercherà di risolvere il problema”.
Il giorno concordato Salvatore Laganà contatta Clemente per ricordargli di chiamare l’architetto. “Quest’anno al lido volevamo fare le cose in regola ma siamo andati incontro a dei problemi”, si lamenta Laganà. “Tutto è complicato... ci stanno ostacolando per l’apertura della stagione estiva e ci stanno procurando un danno economico”. Nei giorni seguenti Laganà tempesta di chiamate e messaggi Clemente chiedendogli se fosse riuscito a contattare De Pasquale e se avesse, pertanto, notizie da dargli. “Clemente spiega di non essere ancora riuscito a mettersi in contatto con l’architetto, ma che comunque gli aveva messo di sopra pure ad Emilia Barrile e anche lei non era ancora riuscita a contattarlo”, riportano gli inquirenti. “Laganà continua a sottolineare che sono a posto con tutta la documentazione e che Clemente deve fare capire proprio questo fatto a De Pasquale affinché quest’ultimo non deve rompere più i coglioni”. In realtà Clemente conta esclusivamente su Emilia Barrile per contattare il dipendente comunale. “Ciò lo dimostra la conversazione dell’11 giugno 2015 in cui Clemente chiede all’esponente politica se conosca l’architetto De Pasquale, specificandole che questi sta ostacolando un suo amico perché ha una pratica, Lido La Punta Peloro e sa sta’ baliannu per firmargli l’autorizzazione per l’apertura del lido. Barrile si mette a disposizione di Clemente assicurandogli di conoscere De Pasquale e che lo avrebbe subito contattato”.
Il pomeriggio dello stesso giorno, la Presidente del Consiglio raggiunge telefonicamente Clemente e lo informa che in quel momento “da De Pasquale c’è l’ing. Giovanni Martensini”, il tecnico che sta curando la pratica del lido di Laganà. “La donna racconta che De Pasquale, gli ha detto che l’unica cosa di modificare e a me sembra ovvio, che non può togliere il passaggio dal mare alla gente, cioè lui che dice davanti al mio lido non deve passare nessuno per una passeggiata, vuole chiudere tutto. Figlioli, sempre beni comuni sono, eh giusto? Clemente le assicura che ora lo avrebbe detto lui a Laganà. Infine Barrile riferisce che De Pasquale le ha promesso che quando lui gli porterà l’integrazione di questa cosa qua, dice: gli do subito l’autorizzazione”.
Subito dopo Clemente telefona a Salvatore Laganà per raccontargli quanto appreso da Barrile e per rassicurarlo circa il buon esito della pratica del lido. “Va bene tutto ad eccezione del fatto che dovete lasciare libero il passaggio ai bagnanti dal bagnasciuga”, spiega il professionista. E Laganà: “Scusa, in che senso? Il passaggio... non è 5 metri....”, ma Clemente gli ribadisce che comunque lo deve lasciare libero. Poi Laganà richiama Clemente passandogli la socia Viviana Celona che racconta che il suo collega Giovanni Martensini ha finito di parlare con l’architetto De Pasquale, il quale gli ha detto ovviamente facendo sempre un po’ di polemica, che a lui va bene tutto. L’unica cosa è che se lui si fa una passeggiata con sua moglie dalla strada, il lido gli ostruisce la visuale del mare… Giovanni gli ha detto, guardi, la questione particolare del lido sotto il pilone non c’è, perché il pilone è un basamento altissimo, dieci metri, e ha una duna tutta intorno per cui siamo dietro questo basamento e il problema non sussiste. Lui gli ha detto che è dispostissimo a metterglielo per iscritto, però lei domani mi converte la SCIA in autorizzazione. Lui ha detto poi vediamo... No, vediamo niente. “Viviana Celona – annota la DIA - si lamenta cioè dell’incertezza che, ancora, De Pasquale avrebbe lasciato trapelare dicendo: non esiste questo vediamo, quindi sono rimasti che domani si vedono prima di questa riunione che ci sarà a Palazzo Zanca…. La donna quindi invita Clemente ad interessare Barrile per ottenere la conversione della SCIA in semplice autorizzazione e gli chiede: siccome lui ha fatto riferimento alla Barrile, magari se gli dite allora la convertiamo questa SCIA in autorizzazione edilizia…. Clemente rassicura Viviana Celona che lo fa chiamare subito”.
Nei giorni seguenti Laganà continua a telefonare a Clemente per avere notizie e “sapere se le sue aspettative saranno soddisfatte, anche perché il suo tecnico ha avuto segnali negativi da parte di De Pasquale mentre Clemente, che confida su Barrile, lo continua a rassicurare”. La vicenda sembra sbloccarsi il 17 giugno 2015, quando Emilia Barrile si reca personalmente nell’ufficio dell’architetto De Pasquale. “Mentre è con questi, Barrile chiama Clemente a cui passa l’architetto”, riporta la DIA. “Quest’ultimo lo informa che durante la giornata in corso, o al massimo nel giorno successivo, presso l’ufficio VIA (Valutazione Impatto Ambientale) sarebbe stato pronto lo screening, l’ultimo documento mancante per definire la pratica, ed una volta ritirato glielo avrebbero recapitato così lui avrebbe firmato l’autorizzazione. Clemente allerta immediatamente Laganà dicendogli di mandare l’ingegnere Martensini all’ufficio VIA per ritirare lo screening e di portarne subito una copia all’architetto De Pasquale, il quale gli avrebbe firmato la tanta attesa autorizzazione”.
Salvatore Laganà riferisce quanto appreso da Clemente all’ingegnera Celona, che però, non si mostra molto convinta dell’iter proposto e così fa richiamare il professionista da Laganà per rappresentargli che loro non dovevano fare la VIA e che lo screening glielo avevano già portato. “Chiusa la conversazione, Clemente contatta Barrile e le spiega, come appreso prima dagli interessati, che la VIA non ci voleva, e la donna risponde che lei è ancora lì insieme a Giuseppe Chiarella (marito di Angela Costa, amministratrice della cooperativa Peloritana Servizi) per risolvere un problema riguardante un altro lido, e così gli ripassa l’architetto De Pasquale che fa presente a Clemente che la VIA è necessaria e che l’ingegnere Martensini lo sa bene, tant’è che l’aveva richiesta e tra quel giorno o il successivo sarebbe stata pronta”, scrivono gli inquirenti. “Clemente, successivamente, il 17 giugno, riceve la telefonata da Giovanni Martensini che lo informa di aver finito di parlare con l’architetto De Pasquale e che quest’ultimo gli aveva chiesto una copia dello screening, nonché di risolvere il problema dell’oscuramento della vista del mare alle persone che transitano sulla strada. Martensini spiega che riguardo la copia non ci sono problemi perché Amelia Leotta e Raffaele Cucinotta gli hanno garantito che in serata gliela fanno avere; viceversa per il problema della vista del mare, al quale lui non sa dare una soluzione se non quella già prospettata in precedenza a De Pasquale, cioè montare la struttura del lido in vetro. Clemente lo tranquillizza dicendogli di fargli sapere quando gli porterà la copia dello screening, e che al resto ci avrebbe pensato lui”.
Il 22 giugno Francesco Clemente viene informato da Laganà che l’ing. Martensini ha depositato al funzionario comunale copia della valutazione di impatto ambientale. “Clemente risponde di saperlo già e gli rammenta di stare tranquillo”, scrivono gli inquirenti. “In serata Salvatore Laganà richiama Clemente chiedendogli se lo può aiutare, questa volta, per evitare l’attuazione dell’istituzione dell’isola pedonale nel territorio della frazione di Torre Faro, precisandogli di averlo saputo direttamente dall’assessore alla viabilità. Nel contempo gli fa presente che lui, insieme al presidente di quartiere Santino Morabito, aveva tentato di fare desistere i proponenti ma questi non intendono venire meno alla loro iniziativa. Clemente gli chiede se il proponente è l’assessore Sebastiano Pino oppure Sergio De Cola, e Laganà, su suggerimento dell’ing. Viviana Celona, risponde che non si tratta di nessuno dei due e gli chiede se può farlo parlare con qualcuno che abbia voce in capitolo per bloccare tale progetto. Clemente risponde che lui può parlare con Emilia”.
Nello specifico l’amministrazione comunale guidata da Renato Accorinti (assessore alla Viabilità il vicesindaco Gaetano Cacciola) aveva previsto una nuova pianificazione del traffico nell’area di Torre Faro, prevedendo la creazione di un parcheggio denominato “Torri Morandi” distante dal lungomare ed un servizio navetta per la spiaggia, mentre alcune aree disponibili nei pressi della spiaggia e dei lidi venivano trasformati in parcheggi a pagamento con l’emissione di pass per residenti. La soluzione prospettata è però fortemente osteggiata dagli operatori economici locali, primi fra tutti, ovviamente, i gestori degli stabilimenti balneari. “Laganà prende contatti con Barrile e le rappresenta il problema di un parcheggio antistante il lido che proprio in quell’estate viene chiuso, nonché i problemi legati alla decisione del Comune di rendere la sosta a pagamento in quella porzione di litorale; queste circostanze creano un danno economico a Laganà che chiede a Barrile un intervento per perorare la sua causa”, riporta l’Informativa. Clemente, da parte sua, contatta ripetutamente Emilia Barrile a cui sottopone lo spinoso problema e le organizza un incontro con Salvatore Laganà per il successivo 23 giugno. I due s’incontrano a Palazzo Zanca e a conclusione, Laganà telefona a Clemente e “gli racconta che Barrile ha telefonato, davanti a lui, all’ingegnere Mario Pizzino, dirigente della Viabilità, e questi le ha detto di non sapere nulla dell’isola pedonale che doveva essere fatta a Torre Faro e aveva concordato con Barrile un incontro per parlarne di presenza in seguito”.
“Numerosi altri sono i dialoghi tra Laganà e Clemente sull’ipotesi della creazione dell’isola pedonale a Torre Faro, circostanza che preoccupa molto l’imprenditore per il rischio di una sostanziosa diminuzione della clientela del lido; Clemente, comunque, lo rassicura sull’impegno di Barrile per contrastare l’iniziativa”, aggiunge la DIA. “Effettivamente la Presidente del Consiglio comunale si interessa attivamente alla vicenda ed organizza un incontro nel suo ufficio con l’Assessore Gaetano Cacciola ed il Dirigente Mario Pizzino, cui fa partecipare anche Salvatore Laganà”. Alcuni giorni dopo l’incontro, Emilia Barrile telefona a Francesco Clemente per fargli sapere che grazie al suo impegno, l’ipotesi isola pedonale è naufragata. “Chiama i tuoi amici di Torre Faro, quelli del lido. Ci sono riuscita... Non si fa l’isola pedonale... Però metteranno in azione i carri attrezzi....”, riferisce Barrile. E Clemente, immediatamente, annuncia a Laganà la buona novella.
Clemente e Laganà non si sentiranno più per alcuni mesi finché quest’ultimo, il 29 settembre, chiama l’amico professionista per “manifestare la sua intenzione, di cui ha già parlato durante l’estate con Barrile, di attivarsi per dare una mano (ndr politicamente) alla donna nella zona Nord che è scoperta completamente, come segno di riconoscenza da parte sua verso l’esponente politica che con lui si è comportata benissimo. Laganà suggerisce a Clemente di studiare qualche iniziativa, qualcosa di culturale, una cosa da fare assieme e fanno figurare lei. Clemente apprezza l’idea ma dice che lui da tanto non si occupa di organizzare iniziative a sfondo politico, ma lo invita comunque ad incontrarsi per riflettere insieme su come sviluppare al meglio quest’idea”.
Le attività d’indagine e le intercettazioni successive proveranno come Salvatore Laganà sia entrato in stretta confidenza con Emilia Barrile: con l’avvio delle attività tecniche sull’utenza della donna, tra i due si conteranno ben oltre 400 contatti telefonici. La Presidente del Consiglio si offre perfino ad aiutare Laganà “nelle pratiche quotidiane, confidando che questi possa allargare il suo bacino elettorale”. Così l’imprenditore si trasforma in un attivo sostenitore politico di Barrile, partecipando in prima persona anche ad alcuni dei suoi impegni pre-elettorali. “Nella conversazione ambientale registrata l’11 dicembre 2015, Barrile - a bordo dell’auto di Clemente mentre si sta recando con il precitato ad un incontro presso l’abitazione dell’on. Francantonio Genovese e a cui interverranno altri sostenitori convocati dalla donna - discute delle future strategie politiche e si sofferma sugli incontri che ha avuto con Salvatore Laganà, spiegando che questi si impegna per il suo sostegno politico e che lei vi può fare affidamento. E ho portato pure Salvatore, hai capito? Così lo coinvolgiamo. Minchia, quest’altro è partito ... pure là, ha chiamato tutti i suoi amici…. riferisce la donna”.
Il reciproco sostegno s’intensificherà nei mesi successivi. L’8 marzo 2016, Laganà chiama l’esponente politica per riferirle di essere insieme a tutti i commercianti di Torre Faro che sono contrari a quella cosa, chiedendole cosa debbano fare. “Barrile gli propone di organizzare un incontro per la domenica seguente in cui lei porterà la copia della delibera del quartiere con cui è stata fatta la proposta, così tutti i commercianti la potranno firmare e poi lei metterà per iscritto la loro contrarietà”, annota la DIA. “Poco dopo Laganà ricontatta Barrile e le fa presente l’entusiasmo dei commercianti della zona all’idea che la donna vada ad incontrarli, raccomandandole di non mancare perché la riunione è in corso di organizzazione. Barrile conferma che andrà e Laganà le dice che poi fisseranno il suo stipendio, sottolineando, con una battuta ironica, il lavoro di proselitismo che fa per lei. I due concordano di sentirsi per stabilire l’orario della riunione e poi, dopo l’assemblea, faranno uscire un documento”. Gli inquirenti hanno accertato la partecipazione di Barrile all’incontro organizzato da Laganà con i commercianti di Torre Faro, in compagnia di Francesco Clemente.
Dalla fine di marzo 2016, Laganà è nuovamente in fibrillazione per le autorizzazioni del suo lido per l’imminente stagione estiva, e comincia a parlarne con Clemente e poi anche con Barrile”, prosegue l’Informativa. “In particolare, lo angustia la questione del piano dei parcheggi nella zona di Torre Faro, di cui discuterà in diverse conversazioni sia con Clemente che con Barrile, cui chiede di fare presente all’ingegnere Pizzino, responsabile del dipartimento Mobilità Urbana, che sarebbe opportuno che tutto rimanga come era in precedenza. Ovviamente questa pretesa non potrà essere accolta. Viceversa Barrile si è adoperata per fargli avere, in tempi brevissimi, dall’AMAM le autorizzazioni per l’allaccio alla rete fognante e l’attivazione del contatore per la fornitura dell’acqua (…) A fine aprile Laganà chiama Barrile e le dice che deve parlarle di una cosa importantissima ma Barrile lo stoppa e cambia argomento, riferendogli che Pizzino quel giorno deve fare il sopralluogo da lui perché glielo ha chiesto il quartiere; Laganà sostiene che avevano proposto di fare i parcheggi al Seaflight, una struttura abbandonata sita nei pressi del Pilone di Torre Faro, ma alcuni consiglieri di quartiere si sono opposti e quindi lei deve fare presente all’on. Genovese che se vogliono andare avanti nel loro discorso deve intervenire su queste persone”.
Il 5 maggio l’imprenditore chiama nuovamente Barrile. “La donna gli riferisce che ha parlato con l’ing. Pizzino della problematica dei parcheggi e della viabilità a Punta Faro, ma che questi le ha detto che non ci sono soldi a disposizione e quindi non può fare nulla. Laganà ribatte che allora resta tutto come prima, e si potrà parcheggiare sulla spiaggia come l’anno scorso. Il riferimento è al tratto di piano sterrato adiacente il Pilone e prospiciente il lido di Laganà, quindi utilizzato dai suoi clienti. Il terreno appartiene al Demanio marittimo e, a partire dall’estate del 2015, la Capitaneria di Porto e l’amministrazione comunale lo hanno chiuso con l’apposizione di transenne fisse per impedire il parcheggio (…) Successivamente Laganà, scherzando ma non troppo, dice alla sua interlocutrice che deve chiamare a Francantonio per fargli due discorsi: dapprima deve fare da lui il pranzo del partito con 500 commensali, e poi gli deve dire che lui là, al lido non vuole rotte le scatole altrimenti combina un bordello. Continua affermando che la pagina facebook del lido ha avuto 1.600 like in poche ore e se lei vuole possono essere tutti voti per lei; ribadisce di fare due chiacchiere con Francantonio se vogliono essere tutti dalla stessa parte, e poi di sbattere i pugni per ripristinare i parcheggi come erano prima…”.
All’inizio dell’estate, gli inquirenti registrano una nuova telefonata in cui Laganà chiede a Emilia Barrile di essere aggiornato sulla situazione dei parcheggi. “Lei dice che probabilmente il 2 luglio apriranno il parcheggio alle Torri Morandi, anche se ancora nulla è pronto”, annotano gli inquirenti. “Laganà chiede a Barrile di riferire a Pizzino di non fargli scassare la minchia quando parcheggiano nella spiaggia, perché a seguito di ciò nel suo lido non è andato più nessuno, ed inoltre di fargli avere tutti i PASS possibili e immaginabili appena attiveranno il parcheggio”.
Il giorno dopo Laganà richiama Barrile; alla donna che gli chiede cosa voglia, l’uomo risponde 50 PASS e di fargli incontrare l’ing. Pizzino. “Nelle settimane seguenti numerose sono le conversazioni tra Laganà e Barrile in cui questi torna a lamentarsi del problema dei parcheggi e dei pass”, spiega la DIA. “A partire dal 2 luglio 2016 l’amministrazione comunale ha determinato l’applicazione del parcheggio a pagamento e la chiusura della zona demaniale alla sosta della auto nelle vie adiacenti la spiaggia di Capo Peloro; Laganà si è dovuto rassegnare alla situazione anche se ripetutamente si è lamentato con Barrile, affermando di sentirsi maltrattato. Egli ha ottenuto alcuni pass, in numero non quantificato ma comunque insoddisfacente per la sua attività, lagnandosi del comportamento di Pizzino perché, anche i lidi concorrenti presenti in zona hanno ottenuto i pass”.
Ciò non incrina tuttavia la relazione tra l’imprenditore e l’esponente politica. In una telefonata intercettata il 24 luglio 2016, Emilia Barrile racconta all’amico e consigliere Marco Ardizzone della serata che ha appena trascorso presso il lido La Punta Peloro, in compagnia di Salvatore Laganà e dei suoi familiari. “Si può contare su dipendenti, familiari e soci…. Salvatore mi ha presentato molte persone, gli amici suoi... Mi ha presentato il cuoco che lavora alla SIREMAR, che sono famiglie grossissime di là, di Ganzirri, e faroti... E lui mi presenta a tutti e gli fa: ormai per me c’è solo Emilia, perciò non prendete impegni con nessuno capito!? Tutti i suoi dipendenti ti presenta… Salvatore andava e veniva.... Mi fa: tu devi conoscere la gente, devi essere presente, perché ormai siamo in campagna elettorale.... C’è la socia Viviana, poi c'è il fratello di Salvatore, Claudio… Ormai per loro sono di casa, un’amica, perché sono disponibile, una persona tranquilla...”.

Articolo pubblicato in Stampalibera.it, il 17 settembre 2018, http://www.stampalibera.it/2018/09/17/esclusiva-messina-e-il-terzo-livello-emilia-barrile-e-quel-lido-a-capo-peloro/ 

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