La tormentata vita del lido di Capo Peloro tanto caro ad Emilia Barrile & C.
Un lunga querelle amministrativa fatta di notifiche,
divieti, ricorsi, sentenze e controricorsi: da una parte i gestori di uno dei
lidi più frequentati a Capo Peloro; dall’altra gli uffici del Dipartimento
Edilizia Privata e i Vigili urbani del Comune di Messina. Nel 2015 a Palazzo
Zanca c’era chi dubitava sulla legittimità dell’occupazione di un’ampia area
demaniale, nella splendida spiaggia che si affaccia sullo Stretto, da parte
dello stabilimento balneare. Venivano sollecitati gli accertamenti ispettivi in
loco e, dopo la verifica della relativa documentazione presso gli uffici
competenti della Regione Siciliana, nel giugno 2017 veniva notificata al legale
rappresentante della società La
Punta Peloro Srl un’ordinanza
di “cessazione immediata dell’attività di
gestione dello stabilimento balneare Punta Peloro e della connessa attività di somministrazione di
alimenti e bevande poiché esercitate
senza le valide autorizzazioni amministrative”.
Il drastico provvedimento a firma del
dirigente Servizi alle imprese del Comune di Messina, Carmelo Giardina, scaturiva da un’ispezione
eseguita a fine aprile dalla Polizia Municipale che aveva accertato “l’esistenza
a Torre Faro di un lido balneare gestito in assenza delle
previste autorizzazioni amministrative”. Immediatamente il Comune notificava
ai gestori l’avvio del procedimento di divieto di prosecuzione delle attività nonché
copia della contestuale richiesta fatta al
Demanio marittimo, l’organismo regionale titolare dell’area, di accertamento
della legittimità ad occupare l’area demaniale in questione.
“Si rappresenta che Claudio Laganà, amministratore unico della società,
non ha ottenuto e non ha in itinere amministrativo l’affidamento in gestione
del lido balneare”, rispondevano i funzionari del Demanio. “A maggior
chiarimento si precisa che a tutt’oggi agli atti dell’ufficio non risulta
essere pervenuta nessuna richiesta
da parte della ditta Punta S.a.s. di
Alessi Filippo & C di affidamento in gestione a favore della ditta Punta Peloro S.r.l. di Claudio Laganà”.
Stando agli accertamenti, la spiaggia in cui era sorto il lido era stata data
in concessione sino al 2020 alla società in accomandita
semplice Lido La Punta di Filippo Alessi
& C., costituita a Messina l’11 febbraio 2014 e composta dai soci
Filippo Alessi (accomandatario) e accomandanti Concetta Cutugno (moglie di
Salvatore Laganà, gestore de facto del lido); Antonino Alessi e Claudio Laganà
(fratello di Salvatore Laganà). Il 30 marzo 2015 la società di Filippo
Alessi aveva poi affittato l’attività commerciale alla Lido La Punta Peloro S.r.l.
costituita 14 giorni prima dai soci Viviana Celona, Concetta Cutugno, Margherita
Scarfì (moglie di Claudio Laganà) e dallo stesso Claudio Laganà che aveva
assunto la carica di amministratore unico.
Contro il provvedimento di chiusura del lido, veniva presentato
ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale di Catania; il 9 luglio 2017, il
Tar accoglieva la domanda di misura cautelare provvisoria presentata dai legali
della società amministrata da Laganà, gli avvocati Antonino Andò e Patrizia
Silipigni e dall’avv. Ernesto Fiorillo in qualità di Presidente nazionale di Consumatori
Associati, decretando la sospensione dell’ordinanza del Comune e - in
conseguenza - la ripresa delle attività per la stagione estiva 2017. “Il
titolare ha messo in atto tutte le procedure per le necessarie autorizzazioni
amministrative ed era in regola avendo rispettato l’iter previsto per tutte le
domande per la concessione demaniale”, commentava la Lido La Punta Peloro S.r.l. in una nota
stampa. “I Consumatori Associati sono da sempre vicini agli
imprenditori e ai commercianti che con abnegazione e sacrifici cercando di
portare avanti un’attività e sono spesso vittime della burocrazia e rimangono
inermi perché non sanno come reagire a delle palesi ingiustizie”, era invece il
commento dell’avv. Ernesto Fiorillo, schieratosi a fianco dei titolari della società.
Tornavano così a popolare la spiaggia ombrelloni,
sedie a sdraio e utenti-bagnanti ma dopo appena qualche giorno si verificava l’ennesimo colpo di scena. Il 19 luglio, il
Tar di Catania (collegio con presidente Pancrazio Maria Savasta, relatrice Maria Stella Boscarino, consigliere Giuseppa Leggio), entrando sul merito della querelle, rigettava la
richiesta della società dei fratelli Laganà di sospensiva dell’ordinanza con la
quale il Comune aveva chiuso lo stabilimento. Venivano così apposti ancora una volta i sigilli e i legali de La Punta Peloro dovevano ricorrere in
secondo grado davanti al Consiglio di Giustizia Amministrativa per ottenere il
riconoscimento delle proprie ragioni e la riapertura del lido.
“Un’altra
sentenza, stavolta della sezione penale del tribunale di Messina, ad aprile 2017
aveva archiviato un procedimento penale ai danni della Punta Peloro Srl, assolvendo l’amministratore della società
dall’ipotesi di aver occupato abusivamente l’area, e rimandando alla sede
civilistica le dispute tra Punta Peloro
e Punta Sas, società che detiene la concessione
dell’area”, ricordava in quei giorni la testata online LetteraEmme.it. Il contenzioso per l’ambito lido nella spiaggia di
Cariddi aveva cioè avuto uno strascico giudiziario anche in sede penale e
civile.
Trascorso
un anno, altri inediti particolari sul tormentato iter delle concessioni per il
lido di Capo Peloro sono emersi con l’inchiesta della Direzione Investigativa
Antimafia sul cosiddetto Terzo livello
che ha condotto agli arresti domiciliari l’ex presidente del Consiglio comunale
e candidata a sindaco alle ultime elezioni amministrative, Emilia Barrile. “Nel giugno
2015 insorge un problema legato all’autorizzazione per l’apertura del lido La Punta Peloro che si trova in località
Torre Faro nella spiaggia antistante il Pilone”, scrivono gli inquirenti nella
loro Informativa del 6 ottobre 2017”. “Giorno 25, l’ingegnere Giovanni Martensini, il tecnico che sta curando
la pratica del lido di Salvatore Laganà,
contatta il professionista Francesco Clemente per raccontargli che l’architetto Danilo De Pasquale del Dipartimento
Urbanistica del Comune di Messina aveva firmato l’autorizzazione e l’aveva
mandata al dott. La Cava per la
firma finale, ma poi era intervenuto l’assessore Sergio De Cola che aveva bloccato tutto ed aveva fatto richiedere un
parere legale per comprendere se fosse corretto il modo in cui erano state
rilasciate le autorizzazioni. Martensini
dice che De Pasquale ha
detto che rilasceranno la concessione, ma vi è un problema di competenze tra
Demanio e Comune che verrà risolto nel giro di due o tre giorni, per meglio
capire come scrivere l’autorizzazione. Martensini
si lamenta con Clemente che
assicura che contatterà la sua amica Emilia Barrile per vedere come fare”.
“Al momento di dargliela, l’assessore De Cola gli ha
praticamente bloccato tutto… Pure l’ing. Bonasera del Demanio... Ha bloccato
tutto ed ha chiesto un parere legale”, riferirà Clemente a
Barrile in serata. “Dicono che
l’area è demaniale, non devono dare concessione... Ma se lo ricordano a
Ferragosto?”. “Allora
tutti quelli che abbiamo concesso sono da rivedere!!!”, esclama la
donna. Clemente: “Ma chiama questo
deficiente di De Cola...”. E Barrile
gli assicura che avrebbe immediatamente contattato l’assessore.
Subito
dopo il colloquio con l’esponente politica amica, l’imprenditore raggiungeva
telefonicamente Salvatore Laganà. “Emilia non lo
sapeva, l’ho informata io, ma sta chiamando subito a De Cola, ma non ti so
dire... Io veramente, meno uno sta a Messina meglio è…”, riferisce
Clemente, precisando di attendere eventuali risvolti con l’intervento di
Barrile. “All’epoca
Emilia Barrile non era
sottoposta a controllo tecnico e quindi non si hanno riscontri del suo
interessamento presso l’assessore De Cola”,
annotano gli inquirenti. “Al contempo, il mattino dopo Barrile ha incontrato Laganà di persona e quindi può avere
riferito a lui direttamente se la soluzione al problema prospettatole era stata
trovata. Sta di fatto che sull’argomento dell’autorizzazione per il lido non
sono state captate ulteriori conversazioni telefoniche, ma nella stagione
estiva 2015 il lido ha potuto operare, segno che quindi, alla fine, le
problematiche sono state superate senza ulteriori intoppi”.
Il 7 agosto 2018, l’ex
assessore Sergio de Cola è stato sentito dagli inquirenti che indagano sul Terzo livello come “persona informata
sui fatti” proprio in relazione alla vicenda delle autorizzazioni per il lido di
Torre Faro. “Nella Giunta Comunale che ha amministrato Messina dal 2013 al
2018, ho ricoperto il ruolo di Assessore alle Politiche del Territorio e ai
Lavori Pubblici per tutta la durata della sindacatura, mentre per i primi due
anni e mezzo circa, sono stato anche assessore alla Protezione Civile e alle
Politiche della Casa, mentre per gli ultimi due anni e mezzo ho abbandonato
queste due deleghe per assumere quelle all’innovazione tecnologica e ai
rapporti con il Consiglio Comunale”, ha esordito De Cola. “La realizzazione di
un’isola pedonale a Torre Faro è un tema del quale si è occupato l’Assessore
alla Mobilità Gaetano Cacciola e, quindi, non ho conoscenza, se non per sentito
dire, di tale progetto. Non ricordo di essere mai intervenuto nel relativo iter
in quanto materia che esulava la competenza degli assessorati da me ricoperti
nel tempo. Per quanto concerne le autorizzazione relative all’apertura di lidi
balneari, preciso che le concessioni vengono rilasciate dalla Regione, mentre
il Dipartimento Edilizia Privata che all’epoca dei fatti dipendeva da me
forniva solo parere non vincolante. Ricordo che in alcuni casi il Dipartimento
aveva dato un parere negativo poi del tutto disatteso dalla Regione che aveva
autorizzato. Ricordo che in un caso Emilia Barrile mi aveva sollecitato il
rilascio di alcune concessioni per lidi balneari, di cui non ricordo il nome,
sostenendo come fossero iniziative idonee a creare posi di lavoro. Anche in
quella occasione ribadii che il Comune non rilasciava le autorizzazioni ma solo
dei pareri”.
“Con la Barrile ci siamo
visti all’interno di Palazzo Zanca”, ha aggiunto De Cola. “Mi chiese
espressamente di interessarmi al fine di accelerare e rilasciare
l’autorizzazione per un lido che si trovava in zona di Capo Peloro. Alle sue
pressanti richieste, spiegai che non era il Dipartimento a rilasciare la
concessione bensì il Demanio. Io non mi sono interessato né a livello locale e
né a livello regionale per la pratica che mi era stata sollecitata. Ricordo che
Barrile si è interessata solo in quella occasione per il lido ed in seguito non
mi ha mai più chiesto nulla in merito (…) In qualità di assessore avevo
competenze in tema di alienazioni di beni facenti parte del patrimonio del Comune
di Messina, ma solo per la vendita dei cosiddetti alloggi sociali che fanno capo al Dipartimento Politiche della
Casa. Preciso che solo in tale ambito sono stato interessato alla vendita di
alcune abitazioni il cui iter veniva seguito dal dipartimento che era alle mie
dipendenze sino alla prima metà del mandato. In merito agli alloggi sociali, più volte la Barrile mi
ha chiesto di favorire un nucleo familiare facendolo scavalcare di rilevanti
posizioni dalla graduatoria al fine di fargli ottenere l’assegnazione. Alle sue
reiterate richieste ho sempre, in modo categorico, risposto che non era
possibile, essendo la graduatoria per l’assegnazione di alloggi generata da
dati oggettivi che non potevano essere modificati. Non mi ricordo di chi mi
abbia chiesto di agevolare la pratica…”.
Non si hanno notizie se al
tempo l’indebito pressing della presidente del Consiglio fu segnalato
all’autorità giudiziaria (Sergio De Cola non ne parla nel suo interrogatorio);
tuttavia l’8 agosto 2018, l’ex assessore si è ripresentato spontaneamente
davanti agli inquirenti per produrre la documentazione attestante i pareri
espressi dal Comune sulle differenti concessioni ai lidi. “Ieri mattina mi sono
recato presso gli uffici del Dipartimento di Edilizia Privata ed ho chiesto
all’arch. Danilo De Pasquale copia dei pareri negati o con prescrizione che nel
periodo nel quale ero assessore, avevo unitamente al personale del Dipartimento
e nello specifico dell’arch. Antonella Cutroneo, formulato i predetti pareri”,
ha verbalizzato De Cola. “Tra gli altri, produco il parere-accertamento con
protocollo del 27 marzo 2017, espresso nei confronti della ditta Punta Peloro Srl. Ricordo che la Barrile
mi ha sollecitato, vicino l’aula consiliare, la definizione favorevole e con
una certa urgenza di una pratica inerente un lido in località Capo Peloro che
presumibilmente penso sia quello denominato Punta
Peloro. La stessa asseriva che i proprietari avevano necessità di lavorare
al più presto. Alla sua richiesta, le spiegai che le concessioni venivano date
dall’A.R.T.A. Regionale e che noi avremmo dovuto solo dare un parere che
avremmo formulato con assoluta serenità. Non sono a conoscenza se la Barrile
abbia chiesto informazioni o abbia fatto pressioni in merito a questa pratica
direttamente con i funzionari del Dipartimento”.
Il documento del 27 marzo
2017 consegnato dall’ing. De Cola, era stato redatto dall’Ufficio UOC 3 del
Dipartimento Edilizia Privata del Comune ed inviato al Servizio di Tutela del
territorio della Polizia Municipale e all’Assessorato Regionale Territorio ed
Ambiente – Ufficio Demanio Marittimo di Messina. “Facendo seguito alla nota
indicata a margine del Servizio di Tutela del Territorio del 18 febbraio 2017,
in data 24 u.s. lo scrivente arch. Danilo De Pasquale, congiuntamente agli
Ispettori della Polizia Municipale Sebastiano Musumeci e Giuseppe Caputo, si è
recato in località Torre Faro, via Fortino del Comune di Messina, presso l’area
occupata dal lido balneare denominato Punta
Peloro Srl.”, vi si legge. “Sui luoghi sono state riscontrate delle
strutture, consistenti in una serie di manufatti adibiti a zona vendita, laboratorio e locali accessori, servizi igienici e spogliatoi, su una pedana in legno con pergolato,
e un manufatto per la postazione
avvistamento per la sicurezza durate la balneazione. Dagli atti si rileva
che la società Punta Peloro Srl,
nella persona del legale rappresentante sig. Claudio Laganà, ha ottenuto
l’autorizzazione edilizia comunale n. 51/2015 del 30 giugno 2015, per la
stagione balneare 2015, per la realizzazione di pedane in legno con recinzione
dell’area in pali in legno e cordone o nastri in tessuto, montaggio di elementi
prefabbricati e posa di sdraio e ombrelloni, su area demaniale marittima. Il
titolo abitativo sopra citato, a carattere stagionale, richiama l’osservanza
delle prescrizioni contenute nel parere espresso dalla Soprintendenza ai
BB.CC.AA. dal VIEC del Genio Civile. Quest’ultimo è stato rilasciato a
carattere temporaneo, limitatamente alla stagione balneare”.
“Con nota datata 3
giugno 2016, il sig. Claudio Laganà, comunica al Dipartimento Servizi alle
Imprese, la prosecuzione dell’esercizio delle attività assentite in concessione
per la stagione balneare 2016, atteso che il titolo abilitativo perdura per
tutta la durata della concessione demaniale – così come da atto di indirizzo e
applicativo del 19 aprile 2016, a firma dell’Assessore per il Territorio e
l’Ambiente e dell’Assessore per i Beni Culturali. Si precisa che in merito a
tale prolungamento per la stagione balneare 2016, nessuna comunicazione è
pervenuta dall’Ufficio del Demanio Marittimo di Messina, in merito all’obbligo
informativo di quanto sopra (…) Visto
quanto accertato sui luoghi e constatato agli atti del Dipartimento, si
conclude rilevando che le strutture riscontrate sui luoghi di accertamento sono
attualmente sprovvisti di titolo abitativo, in quanto l’autorizzazione edilizia
comunale n. 51/2015 del 30 giugno 2015, a carattere stagionale, prolungata per
la stagione estiva 2016 dal sig. Claudio Laganà … è in assenza della necessaria
autorizzazione demaniale di affidamento, in quanto valevole fino al 30
settembre 2015, e comunque non rimossa in occasione della conclusione della
stagione balneare”. da qui l’inevitabile apposizione dei sigilli al lido tanto
caro ad Emilia Barrile & C., ad inizio estate 2017….
Articolo pubblicato in Stampalibera.it, il 19 settembre 2018,
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