Barrile, Genovese e il Terzo livello. “Pd o Forza Italia? Meglio il salvadanaio…”
Fine novembre 2015. Per
scadenza dei termini massimi di custodia cautelare, l’onorevole-imprenditore
Francantonio Genovese torna libero e, a furor di popolo, tenta di
riconquistarsi un ruolo da protagonista nella scena politica regionale e
nazionale. Già leader giovanile della Democrazia cristiana, poi Cdu, Margherita
e finalmente Partito democratico, Genovese era finito agli arresti nel maggio
2014 nell’ambito dell’inchiesta Corsi
d’oro, sulla malagestione dei finanziamenti per la formazione
professionale. La lunga detenzione lo ha portato a riflettere su quello che
deve essere il suo prossimo passo. Meglio rompere drasticamente con i colleghi
della forza politica che lo ha visto tra i fondatori e tra i maggiori
contribuenti in termini di voti e risorse, per virare di 180 gradi e approdare
nelle file del partito-azienda del cavaliere Silvio Berlusconi. Lo seguono in
Forza Italia i suoi più stretti sostenitori, primi fra tutti il cognato
Francesco Rinaldi (presidente del collegio dei questori dell’Assemblea Regionale
Siciliana), il figlio Luigi Genovese (futuro parlamentare regionale), l’on.
Maria Tindara Gullo e un nutrito gruppo di sindaci e consiglieri comunali della
provincia di Messina. Tra i supporter nei
secoli fedeli c’è pure la Presidente del consiglio comunale del capoluogo
dello Stretto Emilia Barrile, eletta alle amministrative 2013 con un impressionante
numero di preferenze, 2.517. Anche lei nel dicembre 2015 abbandona il Pd per
condividere con Genovese & C. la svolta di centrodestra. Una scelta
tutt’altro che semplice, tormentata, i cui passaggi salienti sono stati
“fotografati” dalla Direzione Investigativa Antimafia nell’inchiesta sul Terzo livello, che un mese e mezzo fa ha
condotto all’arresto della Barrile e di alcuni dei suoi più stretti amici e
collaboratori politico-imprenditoriali.
“Il momento in cui
l’indagine fornisce elementi di interesse su Emilia Barrile precede di poche
settimane quello in cui la medesima, eletta in Comune nelle liste del Partito
democratico (Pd), cambia schieramento politico seguendo, come molti altri
consiglieri comunali, il suo referente politico, il noto Francantonio Genovese,
nella sua migrazione dal Pd al partito di Forza Italia”, esordiscono gli
inquirenti. A determinare la decisione di Emilia Barrile è la sua smisurata
ambizione politica di “diventare parlamentare regionale o nazionale, la
necessità di trovare il modo di creare un salvadanaio
per finanziare le future costose campagne elettorali, le attività poste in essere per curare il suo potenziale bacino
elettorale”.
“Le ambizioni politiche
personali di Barrile sono il movente principale di ogni sua azione”, annota la
DIA. “Da consigliere di quartiere - è entrata nel consiglio comunale di Messina
con le elezioni del 2008 per poi risultare, nelle successive comunali del 2013,
il consigliere più votato. In virtù di questo risultato elettorale - e anche
all’appoggio dell’onorevole Francantonio Genovese, cui è legatissima - ha
ottenuto la nomina a Presidente del Consiglio Comunale. Questa carica ha
ulteriormente accresciuto la sua influenza sugli apparati burocratici comunali…”.
In vista dell’ambito salto
di qualità verso un seggio al parlamento regionale o nazionale, Barrile si
adopera per ampliare la sua rete di relazioni a livello provinciale. “Questa
volontà di candidarsi emergeva già dai dialoghi intercettati sulle utenze in
uso a Francesco Clemente, prima ancora che le indagini portassero ad attivare
l’intercettazione delle utenze di Barrile, e viene poi confermata da tutta
l’attività tecnica successiva”, scrivono gli inquirenti. Francesco Clemente,
professionista messinese notoriamente vicino alla potente famiglia D’Alia, già
esponente dell’Udc e candidato alle elezioni regionali siciliane e provinciali,
viene descritto come “soggetto in possesso di una vasta rete relazionale
costruita e consolidata negli anni non solo in conseguenza della sua professione
di ingegnere e imprenditore ma, soprattutto, a seguito della sua carriera
politica e dei ruoli/incarichi ricoperti all’interno di istituzioni - egli,
durante la sindacatura retta da Lorenzo Italiano è stato il direttore generale
del comune di Milazzo”.
Al fine di non essere
tradita nelle lotte politiche interne al Pd e ottenere così l’auspicata
candidatura, sin dall’inverno 2015 Emilia Barrile prova a coinvolgere Francesco
Clemente “che vede come un possibile alleato, da sistemare all’interno della
segreteria politica di Genovese”. Il professionista ovviamente, “potendo trarre
vantaggio dall’amicizia di Barrile e da quella di Genovese, si presta e
partecipa a numerosi incontri conducendo, parallelamente all’attività politica,
quella in favore proprio e dell’amico Vincenzo Pergolizzi, imprenditore edile di
Milazzo, in quel momento, soggetto sottoposto a misura di prevenzione sia
personale che patrimoniale caratterizzata dalla pericolosità sociale qualificata e destinatario, dall’ottobre
2012, della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di
soggiorno e del sequestro di beni e quote azionarie”.
Nel corso di una
conversazione telefonica con la moglie, l’8 febbraio 2015 Francesco Clemente racconta
di avere appena incontrato Emilia Barrile e che la stessa gli aveva riferito la
propria intenzione di candidarsi alle prossime elezioni regionali, chiedendogli
il suo sostegno, non tanto per cercare
voti ma per farle da consigliere. “Di fronte alle perplessità dell’interlocutrice,
Clemente insiste convinto che Barrile spaccherà,
considerato che ha preso 2.600 voti al Comune
a Messina quando il secondo ne ha presi meno di mille”, riporta la DIA. “Aggiunge
che ha una holding di patronati e che guadagna notevoli somme da queste
attività: Clemente spiega che i patronati che Barrile avvia in provincia sono un favore perché lei dà la sigla e poi delle pratiche negli
uffici di Messina se ne occupa Barrile stessa, ma questi patronati non vengono
dati casualmente, ma a persone comunque impegnate in politica che poi possono
sostenerla. Dice, infatti, Clemente: uno
lo ha dato al vice sindaco di Saponara, l’altro ad un consigliere di Barcellona,
facendo intendere che Barrile si attende un ritorno elettorale. Infine Clemente
spiega che Barrile vorrebbe essere guidata e magari poi proporrebbe come
sindaco. La moglie gli suggerisce di darle questa assistenza; Clemente afferma
che ci penserà perché ritiene Barrile
una brava, venuta dalla strada che ha i voti per fare carriera e a cui tutti i
politici di livello si rivolgono”.
Pur mantenendo uno stretto
rapporto fiduciario con Francesco Clemente, è però il commercialista Marco Ardizzone
ad assume il ruolo di “mentore” di Emilia Barrile, guidandola passo dopo passo
nelle sue scelte politiche. “Ardizzone corregge i suoi comunicati stampa e gli
atti che lei prepara, le suggerisce cosa dire nelle interviste e quale contegno
tenere, le raccomanda di fare attenzione nelle sue comunicazioni che potrebbero
essere ascoltate anche perché proprio in quei giorni era stata notificata la
custodia cautelare a carico di alcuni membri del consiglio comunale per
l’indagine Gettonopoli”, riporta
l’informativa della DIA.
Sempre secondo gli
inquirenti, lo stesso Ardizzone avrebbe partecipato in prima persona al
processo decisionale che ha portato la presidente del Consiglio al passaggio
dal Partito Democratico alle file di Forza Italia, seguendo il percorso
intrapreso dall’on. Genovese. Tra il 9 e il 12 dicembre del 2015, il commercialista
avrebbe addirittura lasciato la città di residenza, Subiaco (Roma), per
raggiungere Messina e partecipare insieme alla Barrile ad “incontri sia di
natura politica con esponenti politici regionali sia legati alla gestione di
alcune cooperative”. “Questo passaggio è stato particolarmente travagliato in
quanto Ardizzone, personalmente più orientato a non seguire Genovese, ha più
volte sollecitato Barrile a farsi dare delle garanzie, anche di natura economica, da Genovese ed, analogamente,
anche dagli esponenti del Pd. In particolare, si sarebbero dovuti offrire a Barrile
delle opportunità economiche al fine di garantirle la capacità di finanziare il
gruppo di persone che la sostengono e, inoltre, degli incarichi professionali
in favore di professionisti segnalati da lei e che avrebbero devoluto parte dei
guadagni in un così detto salvadanaio
finalizzato a sovvenzionare le future campagne elettorali della donna”.
Emilia Barrile s’incontra e
sente telefonicamente l’on. Genovese sin dai giorni in cui l’imprenditore-parlamentare
ha ottenuto la libertà dai domiciliari. Prima e dopo ognuno di questi incontri,
la presidente del Consiglio comunale si confronta con Marco Ardizzone, “sia con
conversazioni più o meno criptiche e sia attraverso messaggi e sia attraverso
l’applicazione WhatsApp ritenuta più sicura”. Il primo contatto in questo
contesto avviene il 28 novembre 2015 quando Emilia Barrile informa Ardizzone di
un colloquio avuto con l’onorevole. I
due, a dire della predetta, avrebbero parlato della volontà di Genovese di fare una selezione tra le persone del
proprio entourage. “Questi, parlando delle proprie intenzioni politiche,
avrebbe espresso rassicurazioni anche sul buon esito della sua vicenda
giudiziaria – da cui sarebbe venuto fuori se non in primo, in secondo grado,
perché l’unico aspetto che lo preoccuperebbe riguarderebbe alcuni fondi esteri
che però, a suo dire, sono soldi del padre”, riportano gli inquirenti nella
loro informativa di reato. “Barrile racconta ancora che Francantonio le ha suggerito di non partecipare agli attacchi
politici contro Accorinti perché, se dovesse cadere, anche a lei ne avrebbe un
danno; infine le ha raccomandato di stare attenta perché è sempre attenzionata”.
Il 3 dicembre 2015 l’esponente
politica aggiorna Ardizzone circa il contenuto di un nuovo incontro avuto con Francantonio
Genovese in cui questi le ha fatto la proposta di seguirlo nel suo cammino
politico transitando con Forza Italia, unitamente al proprio cognato Franco Rinaldi
e all’on. Maria Tindara Gullo. “Questa proposta, ovviamente, destabilizza Barrile
che, nelle settimane seguenti, alterna incontri con i commissari del Partito
democratico a Messina a quelli con Genovese, confrontandosi ripetutamente con Ardizzone,
e talvolta anche con Clemente, in ordine alle valutazioni sulla convenienza di
una o dell’altra scelta per la sua carriera; Ardizzone, con visione prosaica,
la esorta a ricavare un vantaggio economico per sé e per le persone a lei
vicine da questa scelta”, scrive la DIA. Il 4 dicembre, il commercialista
suggerisce alla politica amica di discutere prima possibile con Genovese gli “aspetti
pratici e i risvolti economici della proposta politica in questione, ed in
particolare a proporre che si facciano dei contratti a professionisti segnalati da lei”.
“Tu gli devi dire ‘ste
parole qua: senti gli altri hanno
beccato, gli altri si pigliano 140 - 130 mila euro all’anno, se non di più”,
spiega Ardizzone. “Se no ciccia mia sono dai 12 mila ai 15 mila euro al mese, a
me mi arrivano 500 euro di merda. Tu questo discorso qua gli devi fare. Io
capisco che tu mi dici la parola, il rispetto della parola o che, ma gli devi
dire: io mica non mi fido di te. Io non
mi fido della pressione che ti possono mettere gli altri un domani. Quindi mi devi dire tu come si possa trovare
oggi un cosa per garantirmi. Che faccio? Faccio fare due contratti? A
professionisti, a cose, per 100 ... due tre contratti da 40-50 mila euro a
contratto per... 100.... per 10 mila 12 mila euro al mese. Dici: Io di questo mi preoccupo perché un domani
tu mi dici è una questione di equilibri. No! e No! Perché tu lo sai, poi tu,
invece di aiutarmi, se dopo mi blocchi, mi hai bruciato. Perché io di qua sono
uscita sono passata di là. La gente ti dice che cambi bandiera e altro e quindi
dammi una garanzia differente oggi! La tua parola mi sta bene e mi fido, però
tu capisci che oggi io ho delle le necessità. Subito! Tu mi dici “devi stare
attenta e non devi perdere tempo con quelle cose”. Eh, ma quelle cose mi danno
quei quattro cinque mila euro al mese. Chi me li dà, se li lascio perdere? Io
come faccio a dare come già li sto dando i 2 o 300 euro, i 500 euro alle varie
persone del mio gruppo, quei tre quattro importanti che mi devo tenere? Gli
dici poi: Dove li piglio? Perché la
stessa cosa che fai tu, no? Che ha fatto la Gullo, che ha fatto quello e fatto
quell’altro perché pure loro danno i 500 a uno, mille all’altro e se li tengono
... i sindaci o cosa…. Io ce li sto rimettendo con il mio per tenermi le
persone del gruppo mio…. Dobbiamo trovare ora una formula pure che io possa
garantire me ed il gruppo…”.
Nel corso della stessa
conversazione telefonica, Ardizzone insiste con l’interlocutrice sugli aspetti
economici da sottoporre a Genovese per finanziare i prossimi impegni politici. “Barrile
dovrà dire che deve pagare mille euro al mese di mutuo per comprare un ufficio
e quindi, per riuscire a garantire ai membri del suo gruppo delle entrate
adeguate, è costretta a rompersi il culo
con tante altre cosette (riferimento
alla cooperativa ed ai patronati N.d.R.)”, scrive la DIA. “Deve dirgli che lui
(Genovese) deve mettersi nei panni di lei; ancora deve chiedere come lui
intende garantirle 15 mila euro al mese
perché in passato Barrile ha fatto già il passo
indietro richiestole da Genovese mentre altri hanno avuto un ruolo politico
più economicamente remunerativo. Quindi lei deve chiedere a Francantonio una garanzia, oggi, perché
fra tre anni può nuovamente capitare che lui le chiede di fare il passo indietro”.
La mattina del 5 dicembre
2015, la Presidente del consiglio comunale ragguaglia il commercialista sull’esito
del colloquio avuto con l’on. Genovese. “Barrile sente la necessità, a questo
punto, di riflettere sulle scelte - comunica di avere un incontro con gli
esponenti del Pd il lunedì successivo ma anche con loro prenderà tempo - e
vorrebbe parlare di persona con Ardizzone prima di prendere una decisione”. Nei
giorni successivi, i due tornano a confrontarsi. In particolare, l’8 dicembre Ardizzone
le consiglia di affrontare con Genovese il discorso sulla sua persona. “Se gli
vuoi dire chi sono, spiegagli che posso essere anche molto funzionale per i suoi
interessi”, dice Ardizzone. “Digli: è un tipo
molto particolare che ha accesso a tutto quello che vuole, se vuole, dal Vaticano
in poi… E ancora che lui si è messo a
riposo ma non è in pensione... che è stata una scelta sua, un po’ per le cose
che sono successe, un po’ perché gli giravano i coglioni di accettare
determinate imposizioni...”.
Nel corso della stessa
conversazione, Barrile racconta ad Ardizzone di avere incontrato l’avvocato
Giuseppe Terranova, esponente storico della Dc messinese ed ex assessore
comunale, “già responsabile dell’Unione ciechi, che le ha dato la sua
disponibilità a sostenerla politicamente qualunque scelta lei avrebbe fatto”. Dopo
Barrile affronta invece con Ardizzone il tema dell’assunzione promessa da Francantonio
Genovese alla propria figlia Stefania Triolo, “un posto all’Università che
secondo la donna non va bene perché vi sarebbe il concreto rischio che la
figlia sia riconosciuta, e ciò potrebbe esporla troppo e sarebbe sputtanata”. Il commercialista
suggerisce di “farla entrare in
banca, trovando d’accordo la Barrile in quanto si tratterebbe di un incarico
nel settore privato, ma al contempo lei afferma di non volere perdere la
possibilità di indicare una persona per l’università perché lì diventi un impiegato quasi statale e quindi aveva pensato ad una parente che non è
riconducibile, una ragazza che lei ha cresimato”. In ultimo, Ardizzone torna
sul discorso che Barrile deve fare a Genovese sulla propria persona, “cioè deve
spiegare che si tratta di uno con cui si devono rispettare gli accordi e con la
quale non rispettare la parola può essere problematico e che infine, egli è comunque
disposto anche ad incontrare Genovese quando sarà a Messina nei giorni seguenti”.
Nel corso di quella stessa
giornata, Francantonio Genovese incontrerà l’on. Gianfranco Miccichè, sancendo
il suo passaggio nelle file di Forza Italia. “A questo incontro partecipano
numerosi esponenti politici locali dell’entourage di Genovese ed anche Barrile
si unisce loro per un certo lasso di tempo; poi aggiorna Ardizzone, in vari
dialoghi, sulle attenzioni ricevute nell’occasione e sulla promessa di essere
condotta ad incontrare Silvio Berlusconi”, riporta la DIA. “Il giorno seguente,
Barrile riconosce ad Ardizzone il merito di averla fatta crescere e maturare
con i suoi rimproveri e le sue incisive lezioni, di averla messa in grado di
fare il salto di qualità. Riferisce all’interlocutore che l’onorevole Genovese
si è complimentato con lei e che gli ha chiesto se gli porta Francesco Clemente perché gli serve come...
perché tutti quelli che gli scrivevano i documenti e gli facevano la cosa
politica li ha tolti o sono contro di lui e quindi non ha personale per formare
la segreteria; invero Barrile aveva già accennato a Clemente questa
possibilità, ma lui, come riferisce la donna ad Ardizzone - aveva detto di
avere il grosso impegno dato dal proprio lavoro e si è reso disponibile a
fornire un aiuto nei limiti del possibile ma facendolo esclusivamente per e in
favore di Barrile”.
Il pomeriggio del 9
dicembre, Barrile è accompagnata da Marco Ardizzone in un bar nella centrale
via Tommaso Cannizzaro per discutere con il deputato nazionale Ferdinando
Aiello (vicecommissario del Pd a Messina) della sua eventuale permanenza nel partito.
Dopo l’incontro, gli inquirenti intercettavano una conversazione tra il
commercialista e il fratello Fabio Ardizzone, in cui il primo riferiva di avere
parlato con l’on. Ferdinando Aiello ed un altro parlamentare nazionale del Pd, Ernesto
Carbone, anch’egli originario di Cosenza e “che consegnerà loro il curriculum
del germano…”. “Poi capirai gli equilibri pure tu, perché ora non è il caso che
appaia io, è meglio...”, spiega Marco Ardizzone. “Di fronte alla prospettazione
di seguire politicamente il partito democratico, Fabio palesa perplessità su
come potrebbe reagire a questa scelta Genovese, e Marco lo tranquillizza
evidenziando che c’è la possibilità che le vicissitudini giudiziarie di Genovese
non siano finite e quindi ad andare con lui si rischia di perdere tutto”,
annota la DIA. “Più avanti nella conversazione, quando Fabio evidenzia il
desiderio di avvantaggiarsi economicamente della situazione, Marco lo
tranquillizza precisando che il loro impegno non è dato a titolo di cortesia -
anche perché fare una campagna elettorale costa intorno ai 100 mila euro - e per questo che spera di ottenere incarichi ben
retribuiti, uno o più cose, la cifra intorno
ai 150 dovrebbe essere! Così possiamo fare il salvadanaio ed in più avere le
loro cose”. Dopo l’incontro con i commissari, Ardizzone consiglia dunque ad
Emilia Barrile di restare nel Partito democratico, mentre lei si mostra ancora
indecisa. Il 10 dicembre, la presidente del consiglio comunale contatta nuovamente
l’on. Aiello “che le dà disponibilità per
due cose tra quelle di cui avevano discusso il giorno precedente,
concordando di vedersi il sabato seguente a Roma a causa degli impegni
dell’onorevole”.
Alla fine Barrile decide
invece di transitare nel gruppo consiliare di Forza Italia. “In questa fase
coopta ancora Francesco Clemente - che il 13 dicembre 2015 redige per lei il
comunicato per la stampa nei giorni in cui si sta decidendo questa transizione
politica - pensando ad un suo inserimento nella segreteria politica di Genovese
ovvero, da ultimo, ad un suo impiego in un incarico dirigenziale presso la
società Siremar”, riporta l’informativa. L’incontro decisivo, ai fini della sofferta
scelta di Barrile, avviene probabilmente il precedente 12 dicembre quando la
stessa incontra Francantonio Genovese insieme a Clemente. Dal tenore di un
successivo colloquio telefonico tra Ardizzone e la Barrile, gli inquirenti
ritengono che uno dei temi chiave del summit con Genovese sia stata proprio l’ipotesi
di un incarico di Clemente, “quale dirigente, all’interno della società Siremar,
nella sede legale di Palermo e con un contratto di 5-6 anni”. “La Siremar è infossata dai dirigenti
e quindi la devono riqualificare”, spiega Barrile ad Ardizzone. “Genovese ha la
necessità di mettere persone di fiducia in questa società e Clemente è persona
che lui stima, anche se per affidare l’incarico deve passare il vaglio di Franza”.
Pure Francesco Clemente racconterà alla socia Domenica Milioti l’esito del loro
incontro con l’on. Genovese. “Francantonio, sotto il profilo politico, ha intenzione
di defilarsi indicando come suoi candidati Barrile e Rinaldi e vorrebbe che
Emilia prendesse una stanza nella sua segreteria”, spiega Clemente. “Per me
invece si tratta di fare il dirigente alla Siremar, dove ci sono 180 milioni di
euro l’anno in finanziamenti, 400 dipendenti che diventano 700 nell’estate, ma
non gli ho detto nulla”.
Un’intercettazione
ambientale dello stesso giorno sull’autovettura in uso a Clemente, presente Emilia
Barrile, fornisce l’ulteriore conferma delle proposte ricevute. “E’ di
interesse come riferendosi alla probabile remunerazione per tale incarico,
torni la questione - tanto cara e ribadita nei discorsi con Ardizzone - che
parte dello stipendio sia destinata a creare un possibile fondo per la campagna
elettorale di Barrile: La metà la dà a
me, va bene? … Facciamo un salvadanaio…”.
Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 10 settembre 2018, http://www.stampalibera.it/2018/09/10/esclusiva-terzo-livello-i-rapporti-tra-genovese-e-la-barrile-pd-o-forza-italia-meglio-il-salvadanaio/
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