Il “sistema” Barrile. Cooperative e patronati in cambio di voti e prebende
Quella che Emilia Barrile ha
messo in piedi con il sostegno e la complicità di Marco Ardizzone “persona con
trascorsi giudiziari che lo collegano agli ambenti della criminalità organizzata
messinese degli anni novanta”, è una potente macchina clientelare - il sistema l’hanno definita gli inquirenti
- che le avrebbe dovuto consentire il raggiungimento di altissimi traguardi nella
sua carriera politica. L’inchiesta della Direzione Investigativa Antimafia di
Messina sul Terzo livello che ad
agosto ha visto l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare ai danni
dell’ex Presidente del Consiglio della città dello Stretto e dei suoi più
stretti consiglieri e collaboratori, ricostruisce alcune delle trame tessute
dall’esponente politica per conseguire uno degli obiettivi più ambiti: una
candidatura “sicura” alle elezioni politiche per il rinnovo dell’Assemblea
Regionale Siciliana o, meglio ancora, a quelle della Camera dei Deputati.
“Il passaggio di Emilia
Barrile dal Partito Democratico a Forza Italia - seguendo le vicende del suo
storico punto di riferimento, l’on. Francantonio Genovese - si sostanzia
proprio nella speranza di un concreto appoggio per la candidatura e l’elezione
in occasione delle prossime competizioni elettorali, siano esse regionali o
nazionali”, annota la DIA. “Le conversazioni danno conto del tentativo del
commercialista Ardizzone di ottenere, nel contesto di questa transizione
politica, un incarico da cui ricavare il denaro da mettere da parte per
sostenere la futura campagna elettorale. Barrile - che in ambito comunale può
contare su un bacino di voti molto rilevante, al punto da essere stata il
consigliere comunale più votato nelle elezioni del 2013 - ha assunto anche il
ruolo istituzionale di Presidente del Consiglio, circostanza che ne ha
aumentato il prestigio e la notorietà facendole assumere un’autorevolezza che,
per sua stessa ammissione, prima non aveva. Al contempo questo ruolo pare per lei
quello apicale nell’ambito della politica comunale, e la spinge a portare molto
oltre le sue ambizioni con questo aumentando la necessità di ottenere più
consensi”.
L’accordo per un
seggio-poltrona nei teatri della politica di serie A sarebbe stato sottoscritto
tra Emilia Barrile e Francantonio Genovese nei giorni successivi alla riconquistata
libertà del parlamentare travolto dalle indagini sui cosiddetti Corsi d’oro. Il 14 dicembre 2015, nel
corso di una telefonata intercorsa tra Barrile e Ardizzone, la donna, nel
riassumere il contenuto di un colloquio avuto in precedenza con Genovese,
spiegava all’interlocutore che il parlamentare le aveva fornito numerosi
suggerimenti finalizzati ad una sua candidatura politica in ambito nazionale.
“Il grande progetto politico di Barrile, caratterizzato dall’ambizione
personale più che dall’interesse per il bene comune, necessita evidentemente di
consenso e di appoggi indispensabili per emergere politicamente”, commentano
gli inquirenti. “La donna sembra pervasa da un frenetico attivismo che la porta
a tessere una rete capillare di amicizie e cortesie che hanno tutte uno
specifico scopo. Contatta persone di ogni risma e, in cambio del futuro
sostegno elettorale, li lega a sé attraverso piccoli o grandi favori, dalle assunzioni per persone da
lei segnalate, ad interventi mirati presso gli uffici comunali, ovvero
attraverso i suoi patronati e le cooperative occultamente da lei gestite o i
contatti privilegiati creati presso l’INPS, e infine presentando coloro i quali
hanno piccole o grandi ambizioni politiche all’on. Genovese presso cui perora
le cause delle persone di suo interesse”.
“Per creare le condizioni
per essere attrattiva per una platea di persone bisognose che vivendo
situazioni di disagio si rivolgono a lei per richiedere un aiuto per ottenere
posti di lavoro, anche a tempo determinato o part time, Barrile ha creato e di
fatto controlla due società cooperative la Universo
e Ambiente e la Peloritana Servizi,
formalmente intestate a terzi comunque appartenenti alla sua cerchia, che sono
servite in passato e servono tuttora a soddisfare, in prima battuta, queste
richieste”, aggiunge la DIA. Le due cooperative, in particolare, erano
utilizzate come “schermo per celare gli interessi economici di cui Barrile era
portatrice, sia interfacciandosi con gli imprenditori amici allorquando arrivava il momento di riscuotere la contropartita
economica al proprio interessamento, sia conseguendo l’affidamento di servizi dall’amministrazione
comunale o da aziende municipalizzate, in modo da mascherare l’altrimenti
evidente situazione di conflitto di interesse e, ancor più a monte, le illecite
manovre compiute per ottenere la commessa”.
Emilia Barrile è
instancabile nel procacciare lavori da svolgere con il personale delle
cooperative in modo da “tenere in piedi il collaudato sistema che le permette
di curare il proprio bacino
elettorale ed aumentare il consenso politico”. Barrile si fa carico di tutto e
di più: nel febbraio 2014, arrivava ad esempio a intestarsi lo svolgimento dei
lavori di rifacimento di un bagno nello studio dell’onorevole Francantonio (al tempo ancora ben saldo
alla guida del Partito democratico in Sicilia anche se già indagato nell’ambito
dell’inchiesta sulla malaformazione professionale), “preoccupandosi di
contattare una persona capace di svolgere tale intervento”. Qualche mese dopo
era ancora la Barrile a procurare un altro lavoro di edilizia, il rifacimento di
un bagno, stavolta all’interno del Royal Palace Hotel (Gruppo Franza),
assegnandolo a Giovanni Luciano, suo stretto collaboratore nella gestione delle
cooperative vicine, e ad Antonio
Barillà, titolare di ditte di edilizia e committente anche di AMAM per
effettuare i sopralluoghi.
Attraverso il
professionista-amico Francesco Clemente (già esponente dell’Udc e candidato
alle elezioni regionali siciliane e provinciali), nel 2016 Emilia Barrile entrava
pure in contatto con Salvatore Laganà, imprenditore nel campo dell’edilizia e
titolare, tra l’altro, di interessi nel lido “La Punta” in località Torre Faro
nella spiaggia antistante il Pilone. “Laganà prende contatti con Barrile e le
rappresenta il problema di un parcheggio antistante il lido che proprio in
quell’estate viene chiuso, nonché i problemi legati alla decisione del Comune
di rendere la sosta a pagamento in quella porzione di litorale e queste
circostanze creano un danno economico a Laganà che chiede a Barrile un
intervento per perorare la sua causa”, riporta la DIA. “Tra i due nasce una
relazione amicale e Laganà offre di fornire appoggio politico a Barrile e le
organizza riunioni con commercianti della zona di Ganzirri. Alla fine del mese
di giugno 2016, Laganà chiede se
la donna conosca una ditta per fare le pulizie al lido dopo le serate. Barrile incarica immediatamente Luciano di effettuare il sopralluogo
ed organizzare il servizio…”.
L’interesse di Barrile nel
procurare posti di lavoro alle
persone a lei vicine non si esaurisce con l’attività delle cooperative ma, come
documentano gli inquirenti, si sviluppa in una più “vasta rete relazionale
volta a raccogliere ogni ulteriore opportunità lavorativa cui avviare i più
fedeli e meritevoli dei suoi sostenitori” ed ottenere così i massimi benefici
elettorali. “Queste opportunità lavorative talvolta derivano direttamente
dall’influenza di Barrile, altre volte, invece, si deve rivolgere all’onorevole
Genovese, che a sua volta, ad un livello più elevato, svolge nei confronti di Barrile
lo stesso ruolo che lei ha verso i suoi sostenitori”, riporta l’informativa
della DIA. “La platea di potenziali sostenitori è, però, così vasta - e va
sempre più ampliata dal momento che l’obiettivo di divenire parlamentare
regionale o nazionale richiede un bacino di voti sempre più ampio – che Barrile
si rivolge anche ad imprenditori a lei vicini i quali si prestano ad assumere
le persone da lei segnalate. In taluni casi, come ad esempio, quello
dell’imprenditore Benedetto Benny
Bonaffini - plenipotenziario di alcune cooperative che gestiscono i centri di
accoglienza per i migranti accolti in città - le attività tecniche evidenziano
l’accordo per l’assunzione di persone segnalate da Barrile senza che emerga
qualunque cosa in cambio. In altri casi, invece, vi è quasi uno scambio
sinallagmatico tra l’intervento di Barrile presso gli uffici pubblici per
agevolare pratiche di interesse degli imprenditori e la richiesta di assunzioni
per persone a lei vicine”.
Un altro strumento
fondamentale utilizzato da Emilia Barrile per accrescere il proprio consenso elettorale
e ricavare altresì importanti risorse economiche è quello dei patronati e dei
CAF che operano sia sotto il profilo dell’assistenza fiscale e delle pratiche
di sostegno al reddito sia sotto quello relativo alle varie forme di
invalidità. “Anche in questo campo Barrile è all’avanguardia: nella città di
Messina ne cura direttamente tre e lei stessa, personalmente, si occupa di
istruire le pratiche più delicate e ne segue gli sviluppi, verifica il numero
di iscritti facendo attenzione se qualcuno di questi non rinnova i mandati e
cura molte delle pratiche recandosi personalmente presso gli uffici preposti per
controllarne l’andamento ed incontrare persone”, spiegano gli inquirenti. “In
particolare ha un rapporto privilegiato con tale Piero Santoro, dipendente
della sede INPS di Messina con cui spesso si rapporta telefonicamente ed ancora
più spesso di persona. Peraltro questa circostanza è notoria e già in passato
era emersa nell’ambito di alcuni articoli di stampa della fine dell’anno 2010
che tratteggiavano vecchie vicende giudiziarie che hanno vista coinvolta Barrile,
allorquando lei dipendente di Unilav S.p.A., società mista che fornisce
personale all’Università, ove peraltro Barrile è tutt’ora impiegata ma in
aspettativa, venne intercettata a bordo dell’autovettura dell’imprenditore suo
amico Carmelo Pinto Vraca alla fine del 2007 e gli raccontava di un
appuntamento con la moglie dell’allora rettore dell’università in cui le
avrebbe fatto pesare il suo silenzio su una vicenda imbarazzante per la donna
di cui Barrile era venuta a conoscenza, oppure gli faceva presente di avere
ottenuto dei posti di lavoro per delle persone a lei vicine. Giova però segnalare
che, per quanto consta da quel procedimento Barrile è uscita assolutamente
indenne…”.
La potenza di fuoco
(elettorale) del sistema patronati era argomento delle riflessioni telefoniche
dell’amico Francesco Clemente. Nel corso di un colloquio con Monica Brancatelli,
l’8 febbraio 2015, egli raccontava di avere incontrato Barrile e che questa,
volendo candidarsi alle elezioni regionali, gli aveva chiesto aiuto e sostegno.
“Lei ormai ha una holding”, spiegava con enfasi Clemente. “Di patronati ne ha
cinque a Messina, uno a Saponara, uno a Barcellona… Guadagna dai patronati
duecentomila euro l’anno… Mi si rumpi u culu, nel senso che ti succede di tutto
no, dal 730 alla pratica di pensione. Poi considera che tutti quelli che lei
sta aprendo in provincia praticamente gli fa un favore, perché gli dà la sigla e
poi tante cose a livelli provinciale su Messina se la vede lei… E non li ha
dati casualmente: uno ce l’ha il vicesindaco di Saponara, uno ce l’ha un
consigliere comunale di Barcellona… Questa qua si prende diecimila voti e non
se ne accorge...”.
Gli inquirenti ritengono che
forse Clemente abbia esagerato sui numeri dei patronati in mano a Barrile, “ma
non certo sui concetti che gli sono ben chiari”. Il 6 novembre 2015, è la
stessa Barrile - nelle fasi della trattativa volta a restare al Partito Democratico
o al transito in Forza Italia - a spiegare all’onorevole Ferdinando Aiello,
vice commissario del Pd a Messina di “aver creato tre patronati per operare “in
favore dei cittadini”. “I tre patronati cui fa riferimento Barrile hanno orari
di apertura diversi tra loro, e ricevono il pubblico solo in alcune specifiche
ore e giorni della settimana”, annota la DIA. “Il primo - quello più importante
perché ha il maggior numero di utenti - è sito in via Pietro Castelli 48, rione
Gravitelli, roccaforte storica di Barrile. Il responsabile è Margherita Adamo,
che è anche responsabile tecnico della cooperativa Universo e Ambiente (la stessa Adamo è tra le socie fondatrici
nell’ottobre 2006). Il secondo si trova nella frazione Briga di Messina ed è
censito presso l’ufficio provinciale di Messina come sito in via Nazionale 84,
frazione Santa Margherita. Questo, si comprende dal compendio di numerose
conversazioni telefoniche è concesso in comodato gratuito e Barrile vi si reca
con cadenza pressoché settimanale, di norma il sabato mattina. Questi due
patronati sono censiti presso l’ufficio provinciale dell’INPS di Messina e sono
collegati alla sigla ENASC con sede in Roma, acronimo di Ente Nazionale di
Assistenza Sociale ai Cittadini, il patronato promosso dall’UNSIC (Unione
Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori). Il terzo, meno importante, è
sito in località Tremestieri, e non è stato individuato negli elenchi
pubblicati sul sito INPS forse perché associato ad un’altra struttura. Se ne
comprende l’esistenza da numerose conversazioni originate dalla volontà di
estromettere Barrile da quest’attività - invero, dai dialoghi si apprende che
il luogo è destinato a sede del Pd e quindi, dopo la migrazione di Barrile a
Forza Italia”.
Il 23 dicembre 2015,
conversando con il consigliere comunale Carlo Abate, Emilia Barrile spiegava
che i patronati appartenevano alla “rete di Vinci”. Per l’apertura e l’affiliazione
dei patronati, l’ex Presidente del Consiglio comunale si era appoggiata infatti
ad Antonino “Antonio” Vinci e a Fabio Vinci, entrambi residenti a Saponara. “Fabio
Vinci è stato assessore di quel comune e ne è attualmente Sindaco avendo vinto
le ultime elezioni amministrative di giugno 2017 con il 43,39% dei consensi”,
riporta la DIA. “Inoltre, in alcune conversazioni Barrile fa riferimento anche
a Vinci padre, identificato in
Francesco Vinci, infermiere presso l’Ospedale Papardo, come colui il quale è
sovraordinato anche ad Antonio e Fabio. Antonino e Fabio Vinci risultano essere
dipendenti di UNSIC Sicilia, come emerge dalle liste degli anni 2015 e 2016, ma
non sembra che ricoprano, almeno formalmente, incarichi direttivi;
ciononostante le conversazioni circa il ruolo decisionale attribuito loro da Barrile
sono chiare e plurime”.
In vista della promessa
candidatura alle elezioni regionali o nazionali, Emilia Barrile si adoperava
per promuovere l’apertura di nuovi patronati e aiutare altre persone, che poi
dovranno sostenerla, nel trovare locali idonei e contatti giusti in zone della
città o della Provincia ove ancora lei non è inserita. “Barrile si espone in prima persona mettendo a
disposizione i propri contatti andando anche a visitare i possibili locali da
adibire a Patronato per valutarne, sulla base della sua consolidata esperienza,
il rapporto costi benefici”, si legge nell’Informativa della DIA. “L’8 gennaio
2016, Barrile contatta Antonio Vinci per informarsi sulla situazione dei
patronati a Patti poiché lei è in compagnia di una persona che ha la
disponibilità di una sede dove fare un punto
di servizio per la gente e creare la possibilità di fare crescere lei su quel territorio. Barrile ritiene cosa migliore
che si incontrino per capire come procedere per fare partire il progetto
aiutandolo fino a quando non riesce a diventare autonomo (…) Dopo avere chiuso la conversazione con
Vinci, Barrile chiama Antonella Foti Cuzzola, anch’ella dipendente di UNSIC
Sicilia. Barrile, tra le altre cose, chiede alla donna quando verrà a Messina
in quanto in quel momento si trovava insieme ad una persona che aveva già
collaborato dalle sue parti e voleva
organizzare un incontro a tre per attivare un patronato a Patti. (…) Qualcosa però
non è poi andato a buon fine poiché della vicenda non si hanno più ritorno, ed
anche con Antonella Barrile non ha
avuto ulteriori conversazioni”.
Sempre all’inizio del 2016, Emilia
Barrile si adopera per aprire un patronato anche a Scaletta Zanclea, e parlandone
con Ardizzone, spiega che allo stesso sarebbe interessato “l’ex presidente del
Consiglio Comunale di quel comune, che ha preso 160 voti…”. “Il soggetto
interessato si identifica in Francesco Grungo che il 28 gennaio 2016 contatta Barrile
per dirle che si sta attivando per i locali da adibire a patronato e chiederle
la denominazione”, documenta la DIA. “Nei mesi successivi, però, non sono state
captate ulteriori conversazioni inerenti l’apertura di questo patronato…”.
Un altro contesto cittadino in
cui Barrile mira ad ampliare la sua presenza è il popoloso e difficile quartiere
di Giostra. Stando a quanto accertato dagli inquirenti, nell’aprile 2016 Barrile
entrava in contatto con il consigliere della V circoscrizione Giovanni Bucalo
(rieletto con Forza Italia anche alle ultime amministrative), “fratello di
Orazio Bucalo e Gioacchino Bucalo, entrambi pregiudicati per reati contro la
persona ed il patrimonio il primo e contro il patrimonio il secondo, ritenuti
affiliati al clan di Giostra facente capo a Luigi Galli” (pag. 204
dell’Informativa DIA del 6 ottobre 2017). Giovanni Bucalo, tramite un amico,
proponeva a Barrile una “bottega grande ad un prezzo conveniente sita in piazza
San Matteo, già utilizzata come patronato da tale Enzo Scognamillo”. “Barrile è
molto interessata alla possibilità di ottenere quel locale e quindi avvia delle
indagini, da una parta per trovare l’aggancio con la proprietaria del locale,
dall’altra per verificare se questo Scognamillo ha ancora il patronato in
funzione. Per questo secondo compito attiva tale Giuseppe Cutè, detto Pippo, che conosce personalmente Scognamillo
e le conferma che il patronato è stato chiuso ma anche che il locale è già
impegnato”.
Il pomeriggio del 26
aprile 2016, Emilia Barrile, accompagnata da Carlo Abate, si recava ad
incontrare la proprietaria della bottega. In mattinata, l’esponente politica
aveva parlato con Bucalo che, tra le altre cose, le aveva prospettato la
possibilità di dividere l’affitto con un ragazzo che accanto a quella bottega aveva
una postazione computer per le scommesse online ed “era interessato ad avere
una stanza”. “Barrile prova a frenare questo interesse, ma è certamente
preoccupata della piega che sta prendendo la situazione”, spiega la DIA. “Quindi
racconta tutto ad Ardizzone che afferma più volte come il patronato non può
condividere locali con un centro scommesse; la donna chiede consiglio e propone
di farsi accompagnare lì da suo fratello,
il noto pluripregiudicato Carmelo Pullia, trovando d’accordo anche Ardizzone,
ma subito dopo si interroga se sia il caso di farsi vedere in quel luogo Pullia:
Ardizzone dice che ne parlerà prima con il diretto interessato. Ardizzone
quindi chiama Pullia e gli chiede se abbia difficoltà - implicitamente legati
ai suoi trascorsi criminali - a recarsi con Barrile a vedere un locale a San
Matteo, isolato 13, precisando, a domanda di Pullia, che la donna deve andare
lì per aprire un patronato assieme a Bucalo; Pullia si rende disponibile. Barrile
e Pullia concordano telefonicamente un incontro per le ore 13 di quel giorno,
dopo il quale Barrile parla con Ardizzone per riferirgli di averlo incontrato,
apprendendo però che, pur non avendo Pullia nessuna controindicazione o
problema ad andare con lei per il sopralluogo, quel giorno non la può
accompagnare perché ha già un impegno. Pertanto, lei dice che, dopo avere visto
il locale, in ogni caso prenderà tempo sostenendo che deve parlare prima con il
responsabile del patronato. Nel tardo
pomeriggio, dopo avere visitato la bottega, Barrile racconta ad Ardizzone che
il locale era brutto e vecchio e quindi non idoneo allo scopo. Bucalo, allora,
le ha proposto di affittarlo per una non meglio specificata associazione in via
di costituzione e Barrile si rende disponibile a proporlo alla proprietaria;
infine afferma che avrebbe cercato un altro immobile più adatto in quella zona”.
Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 12 settembre 2018, http://www.stampalibera.it/2018/09/12/esclusiva-il-sistema-barrile-coop-e-patronati-in-cambio-di-voti-e-prebende/
Commenti
Posta un commento