Messina e il sistema B. Diciannove indagati di Terzo livello
Avviso di chiusura delle
indagini preliminari da parte del Pubblico Ministero Fabrizio Monaco nei
confronti di 19 indagati, nell’ambito del procedimento della Procura della
Repubblica di Messina sul cosiddetto Terzo
livello, esponenti politici, professionisti, imprenditori e
pluripregiudicati che avrebbero condizionato attività economiche e
amministrative nella città capoluogo dello Stretto tra il 2014 e il dicembre
2016. In posizione epicale l’ex Presidente del consiglio comunale Emilia
Barrile, candidata a sindaco alle ultime elezioni amministrative di giugno,
transitata più di due anni fa dal Partito democratico a Forza Italia.
Associazione per delinquere,
traffico di influenze illecite, turbata libertà del procedimento di scelta del
contribuente, accesso abusivo ad un sistema informatico, trasferimento
fraudolento di valori e ricettazione, i reati ravvisati dall’accusa nel
procedimento Terzo livello. Più
specificatamente, la Procura rileva che Emilia Barrile (in concorso con gli
imprenditori Giuseppe ed Angelo Pernicone e il commercialista Marco Ardizzone),
“in più occasioni, pubblico ufficiale, quale Presidente del Consiglio comunale
di Messina, sfruttando relazioni esistenti con altri pubblici ufficiali o
incaricati di pubblico servizio accettava dai Pernicone, la promessa, per sé o
per altri, di utilità economiche, come prezzo della propria mediazione
illecita, per compiere o avere compiuto atti contrari ai doveri di ufficio (in
violazione, tra l’altro, dei doveri di imparzialità, correttezza ed autonomia),
ponendo il suo ruolo e la sua influenza a disposizione del privato”. “In
particolare, Barrile costituiva per i Pernicone un punto di riferimento per la
copertura amministrativa in favore di istanze di loro interesse avanzale presso
il Comune di Messina, essendo a costoro legata, con Marco Ardizzone, da
rapporti economici occulti afferenti, tra l’altro, alla gestione dei parcheggi
dello stadio San Filippo, in occasione delle partite di calcio disputate
dall'A.C.R. Messina (oltre che da un rapporto di collaborazione professionale,
in forza del quale Ardizzone effettuava le comunicazioni relative alle
assunzioni di personale presso lo stadio da parte del Consorzio Sociale Siciliano,
riconducibile ai Pernicone); interferiva, in particolare, sull’operato degli
uffici comunali, esercitando un’attività di pressione e di condizionamento, in
ordine ad una pratica amministrativa di interesse dei Pernicone ed avente ad
oggetto la concessione dello stadio San Filippo per lo svolgimento del concerto
musicale della band Pooh (laddove i
Pernicone avrebbero gestito le attività di steward,
ed i parcheggi nelle aree di pertinenza dello stadio), ricevendo, in
contropartita, dai Pernicone, la promessa che, in occasione del concerto in questione,
nell’attività di ristorazione prevista, e nella percezione dei relativi
introiti, sarebbe stata coinvolta anche la cooperativa Peloritana Servizi ( o,
comunque, altra impresa riferibile a Emilia Barrile e Marco Ardizzone, o
soggetti a costoro, parimenti, riferibili)”. Secondo il PM, il commercialista
Marco Ardizzone concorreva moralmente nel reato, istigando o rafforzando il
proposito criminoso della Barrile.
L’esponente politica (in
concorso ancora una volta con Marco Ardizzone e con il costruttore milazzese Vincenzo
Pergolizzi e l’ingegnere Francesco Clemente), “in più occasioni, sfruttando
relazioni esistenti con altri pubblici ufficiali o incaricati di pubblico
servizio”, avrebbe interferito sull’operato degli uffici comunali, “esercitando
un’attività di pressione e di condizionamento, in ordine ad una pratica
amministrativa di interesse di Vincenzo Pergolizzi e Francesco Clemente,
concernente la vendita di un terreno comunale, funzionale alla successiva
realizzazione di una palazzina, in via Felice Bisazza di Messina,
sollecitandone sistematicamente la trattazione presso gli uffici competenti,
dando la garanzia che, nel caso fosse necessario il passaggio della pratica in
Consiglio Comunale, essa sarebbe stata approvata, anche tramite escamotage
irregolari - che ella suggeriva e tali da consentire di approvare la pratica -
benché non fosse possibile una regolare imputazione contabile dell’entrata
derivante dalla vendita dell'area comunale; rendendosi disponibile a
presentare, nel caso le sue sollecitazioni non fossero accolte, strumentali
interrogazioni consiliari, per censurare I’operato dell’Assessore competente e
del Ragioniere generale del Comune; dopo l’approvazione della delibera di
cessione dell’area, interveniva presso i vari funzionari comunali, per
velocizzare l’iter relativo al rilascio della concessione edilizia e delle
altre autorizzazioni necessarie per la realizzazione dell’opera, accompagnando
Pergolizzi, il suo factotum Elio Cordaro, e Clemente, presso gli uffici
interessati, dispiegando, dunque, sui funzionari incaricati la sua influenza,
al fine di velocizzare le pratiche, esercitando pressioni affinché i progetti
fossero visionati dai funzionari, prima delle valutazioni inerenti l’approvazione,
ottenendo suggerimenti ed indicazioni per modifiche progettuali e correzioni,
in modo da avere certezza dell’approvazione medesima; ricevendo, in
contropartita, dal Pergolizzi - oltre alla promessa di sostegno elettorale - la
promessa che, nei lavori di realizzazione della palazzina in questione, sarebbe
stata coinvolta un’impresa ad ella riferibile, in modo da ottenere utilità
economica e sostegno elettorale”. Per questo capo d’accusa, ad Ardizzone e
Clemente è contestato aver svolto il ruolo di “rafforzatori del proposito
criminoso, interessati al ritorno economico ed elettorale dell’accordo
corruttivo concluso con Pergolizzi; Clemente anche quale intermediatore tra
Pergolizzi e la Barrile”.
Ancora ad Emilia Barrile
(con Francesco Clemente e Marco Ardizzone, è contestato di aver ricevuto dall’imprenditore
Antonio “Tony” Fiorino, “per sé o per altri, utilità economiche o ne accettava
la promessa, come prezzo della propria mediazione illecita, interferendo sull’operato
degli uffici comunali, in ordine alle pratiche amministrative concernenti la
realizzazione di un centro commerciale, in località Sperone, di interesse di
Tony Fiorino, sollecitandone sistematicamente la trattazione, ed accompagnando
personalmente l’imprenditore presso gli uffici interessati, dispiegando sui
funzionari incaricati la sua influenza al fine di velocizzare le pratiche”.
Barrile, inoltre, sarebbe intervenuta “con pressioni, false allusioni relative
a pubblici interessi (asseritamente ad ella rappresentati dai consiglieri di
quartiere), dei quali ella faceva intendere, falsamente, di rendersi portavoce
come vertice del civico consesso, ed ulteriori allusioni relative alla
realizzazione di possibili abusi - sui responsabili degli uffici comunali
competenti, perché le fornissero informazioni riservate sullo stato delle pratiche
concernenti l’avvio di iniziative imprenditoriali da parte di terzi, in
concorrenza con attività economiche del Fiorino, tentando di ostacolarne la
nascita, ed interferendo, in tal modo, sulla imparziale formazione della
volontà della pubblica amministrazione comunale”. L’esponente politica accedeva
altresì “abusivamente al sistema informatico del Comune di Messina, relativo ai
dati anagrafici, ottenendo informazioni riservate che forniva al Fiorino, per
avvantaggiarne lo svolgimento dell’attività economica; sollecitava -
minacciando o sollecitando ripercussioni sui dipendenti comunali, ove non
accondiscendessero alla velocizzazione da ella richiesta - la pronta
trattazione di una pratica relativa ad una richiesta di accesso agli atti,
formulata dal Fiorino medesimo, e concernente parimenti i suoi interessi
economici: ricevendo, in contropartita, dal Fiorino - oltre alla promessa di
sostegno elettorale per le elezioni regionali – l’assunzione di plurimi
soggetti da ella segnalati presso le imprese riconducibili al privato (o la
promessa di sottoporli a colloqui per successive assunzioni), la promessa che,
nei lavori di realizzazione del centro commerciale, sarebbe stata coinvolta un’impresa
ad ella riferibile, in modo da ottenere utilità economica e sostegno
elettorale, e la corresponsione di contributi economici in favore della squadra
di pallamano ove militavano le di lei figlie”. Ancora Barrile e Tony Fiorino,
la prima in qualità di pubblico ufficiale, il secondo quale privato istigatore,
“tramite un dipendente comunale - indotto ad effettuare gli accertamenti su
richiesta della Barrile, visto lo status di esponente di vertice nel Comune di
Messina, si introducevano abusivamente il 5 luglio 2016 nel sistema
informatico, protetto da misure di sicurezza, costituito dai registri
anagrafici comunali, effettuando accertamenti di interesse di Fiorino,
concernenti la situazione anagrafica e familiare di Tindara Aiello, i cui esiti
venivano dalla Barrile riferiti al medesimo Fiorino”.
Altro capitolo delle indagini
sul Terzo livello riguarda la presunta
turbativa della gara per l’affidamento del servizio di pulizia degli immobili
dell’A.M.A.M., Azienda Meridionale Acque Messina, S.p.A. (con un importo di
spesa pari ad € 85.535 più € 18.817,70 per IVA), aggiudicata alla cooperativa
Universo e Ambiente. Secondo il Pubblico Ministero, Emilia Barrile, Leonardo Termini,
Marco Ardizzone e Giovanni Luciano, “in concorso tra loro e con altri soggetti
non individuati, con collusioni e altri mezzi fraudolenti, turbavano la gara,
con le condotte di seguito descritte: Termini Leonardo, presidente dell’A.M.A.M.,
colludeva con la Barrile, segnalandole che la cooperativa Universo e Ambiente,
ad ella riferibile, non risultava inserita nell’elenco delle ditte di fiducia e,
come tale, non avrebbe potuto essere invitata alla gara, adoperandosi perché
detta impresa fosse prontamente inserita in detto albo; Giovanni Luciano
interveniva sugli uffici dell’A.M.A.M. affinché la cooperativa citata fosse
inserita in tale elenco, ottenendo, comunque, che, nel novero di cinque imprese
da invitare a partecipare alla gara in questione, oltre alla Universo e
Ambiente, fosse compresa anche la cooperativa Peloritana Servizi, parimenti
riferibile alla Barrile (tacendo, dunque, sulla riferibilità dell’impresa al
medesimo centro di interesse), determinando, in tal modo, l’esclusione di
almeno un’altra impresa che, in astratto, avrebbe potuto essere invitata alla
gara ed alterando, quindi, la libera concorrenza. Ardizzone concorreva
moralmente nel reato, istigando o rafforzando il proposito criminoso della
Barrile e di Luciano”.
Contro Emilia Barrile pure
l’accusa di aver sollecitato presso gli uffici comunali, la “velocizzazione di
una pratica amministrativa di interesse di Sergio Bommarito (imprenditore cui è
riconducibile il gruppo FIRE)”, interferendo sull’operato dei funzionari per
ottenere I’esito positivo della medesima pratica, avente ad oggetto la
ristrutturazione di un immobile (villa
Bommarito); nel pressare ripetutamente su Leonardo Termini, presidente
dell’AMAM S.p.a. - società a capitale interamente pubblico, detenuto dal Comune
di Messina, sul quale aveva capacità di incidere in ragione del rapporto
corrente tra Comune e società partecipata, e dei conseguenti poteri
(interpellanze, ispezioni, inchieste, ecc.), spettanti quale consigliere
comunale e Presidente del Consiglio comunale - prospettandogli che Bommarito
era disposto a corrispondergli del denaro, perché sbloccasse una serie di
pagamenti di somme di denaro in favore della FIRE S.p.A., affidataria, per
conto dell'AMAM, del servizio di recupero crediti, pagamenti ritenuti da
Termini non dovuti”. In cambio delle sue indebite pressioni, sempre secondo
l’accusa, Emilia Barrile “riceveva da Sergio Bommarito, per sé o per altri, utilità
o ne accettava la promessa: in particolare, otteneva la stabilizzazione
lavorativa o, comunque, migliori condizioni economiche, in favore di Angela
Costa, collaboratrice presso I’impresa del Bommarito (e prestanome della
Barrile nel ruolo di amministratore della cooperativa Peloritana Servizi),
nonché la promessa di assunzione, presso una impresa del medesimo Bommarito,
della propria figlia Stefania, ed un contributo in denaro in favore della
squadra di pallamano ove militavano le di lei figlie”. Concorrente morale,
istigatore o “rafforzatore del proposito criminoso di Barrile”, l’immancabile
consigliere-consigliore Ardizzone.
Anche l’ATM, Azienda
Trasporti Municipalizzata, controllata dal Comune di Messina, sarebbe stata
oggetto di interessi illegittimi da parte dell’ex Presidente del consiglio
comunale. Secondo gli inquirenti, infatti, Barrile avrebbe fornito a Daniele De
Almagro, direttore amministrativo dell’A.T.M., documentazione amministrativa
concernente i rapporti tra il Comune di Messina e I’Azienda “senza che costui
ne facesse richiesta ufficiale”; “nel rimarcare il suo ruolo di Presidente
consigliere comunale più votato, e nel promettere, segretamente, a De Almagro
sostegno politico, benché egli fosse riconducibile allo schieramento a sostegno
della Giunta comunale, a lei avverso, per un eventuale rinnovo o conferma
nell’incarico di direttore amministrativo della predetta azienda municipalizzata;
induceva De Almagro, pubblico ufficiale, che abusava della sua qualità e dei
suoi poteri relativi all'ufficio pubblico ricoperto, a corrispondere
indebitamente ad altri una utilità economica; in particolare, De Almagro
segnalava alla Temporary S.p.A. - affidataria per conto dell’A.T.M. della
procedura per la selezione di personale da adibire a conducente di autobus
presso I'Azienda - i i nominativi di tre soggetti, indicati dalla Barrile, che
avrebbero dovuto superare la selezione, uno dei quali, Francesco Macrì, veniva
indebitamente collocato in graduatoria in posizione utile, e successivamente
assunto dalla società, ottenendo la relativa retribuzione”.
Infine viene contestato ad Emilia
Barrile, Marco Ardizzone, Giovanni Luciano, Angela Costa, Carmelo Pullia e
Francesco Clemente di “avere preso parte ad un’associazione per delinquere
finalizzata alla commissione di plurimi delitti contro la pubblica
amministrazione, in special modo (…) Barrile ed Ardizzone, attraverso la
gestione delle cooperative Universo e Ambiente e Peloritana Servizi; Luciano,
intervenendo sugli uffici dell’A.M.A.M. per turbare le gare affidate da detta
azienda pubblica, con il compito di gestore operativo delle cooperative ed
esecutore delle direttive impartite da Barrile ed Ardizzone; Angela Costa quale
prestanome di Barrile e Ardizzone nell’ambito della cooperativa Peloritana Servizi;
Pullia con il compito di intervenire sui lavoratori della cooperativa Universo
e Ambiente per reprimere proteste e rivendicazioni, e con il ruolo di protettore della Banile, incaricato di
tutelarla, con ricorso ad atteggiamenti intimidatori, dalla irruenza dei
soggetti appartenenti a vari contesti criminali, con i quali ella veniva a
contatto, ed ai quali faceva favori; Clemente con iI compito di consigliere della Barrile, svolgendo nei
confronti del gruppo attività utili (anche con il procacciamento di contatti
tra la Barrile ed esponenti della locale classe imprenditoriale, nell'interesse
dei quali ella dispiegava la sua influenza, al fine di ottenere vantaggi
economici e di propaganda politica), e concorrendo nella realizzazione dei
delitti fine indicati in rubrica, finalizzati ad una crescita della posizione
economica e politico-clientelare della Barrile. Barrile ed Ardizzone con il
ruolo di capi, promotori”. Quest’ultimo deve anche rispondere di detenzione abusiva
di due pistole, di “modello e calibro allo stato non individuati”.
Del reato previsto dall’art.
512 bis del codice penale (trasferimento
fraudolento di valori) devono rispondere in concorso gli indagati Michele
Adige, Carmelo “Elio” Cordaro, Vincenzo Pergolizzi, Stefania Pergolizzi, Teresa
Pergolizzi, Vincenza Merlino e Sonia Pergolizzi. “In più occasioni, Pergolizzi
Vincenzo, titolare effettivo della impresa PER. EDIL. s.r.l. e della
CO.STE.SON. s.r.l.. attribuiva fittiziamente a terzi la proprietà delle imprese
e, poi, dei beni immobili già costituenti il patrimonio sociale, al fine di
eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione
patrimoniale ovvero di agevolare la commissione di uno dei delitti di cui agli
articoli 648, 648-bis e 648-ter del codice penale”, riporta il PM Fabrizio
Monaco. “In particolare, su istigazione o determinazione di Pergolizzi
Vincenzo, Cordaro Elio, con atto del 24.3.2016, diveniva socio di maggioranza
della PER.EDIL. s.r.l., acquistando le quote di proprietà di Pergolizzi
Stefania, e, quale amministratore della impresa, concludeva plurimi atti di
compravendita: alla ER.GI. Costruzioni s.r.l., intestata ad Adige Michele e
Pergolizzi Teresa, venivano ceduti dalla PER.EDIL. s.r.l.. con atto del
2.2.2017, sei immobili siti in Messina, a fronte di un debito inesistente pari
ad € 70 mila, gravante sulla PER.EDIL s.r.l. nei confronti del medesimo Adige
Michele; alla ER.CI.COSTRUZIONI s.r.l.. intestata ad Adige Michele e Pergolizzi
Teresa, con atto del 12.5.2017, venivano ceduti, dalla PER.EDIL. s.r.l., sette
immobili siti in Messina (un appartamento e sei posti auto) per un prezzo pari
ad euro 90 mila (di cui 30 mila già versati); alla ER.GI. Costruzioni s.r.l., con
atto del 5.7.2017, venivano ceduti dalla PER.EDIL. s.r.l. due ulteriori
immobili siti in Messina (due aree urbane), per un prezzo pari ad euro 5mila,
versati con un assegno; a Merlino Vincenza, venivano ceduti, dalla PER.EDIL.
s.r.l., con atto del 23.5.2017, 13 immobili siti in Messina a fronte di un
debito inesistente pari ad € 280 mila, gravante sulla PER.EDIL. nei confronti
di Merlino Vincenza; alla Co.Ste.Son. s.r.l. - riconducibile a Sonia e Stefania
Pergolizzi - con atto del 2.5.2017, veniva ceduto dalla PER.EDIL. s.r.l.
I'immobile sito in Milazzo, via Nardi (ove vi è la sede di Co.Ste.Son.), per un
prezzo di 20 mila euro, a fronte di un valore almeno pari ad € 110.000; alla
ER.GI. Costruzioni s.r.l., con atto del 19.5.2017, veniva ceduto dalla Co.Ste.Son.
s.r.l. un appezzamento di terreno sito in Roma, della superficie effettiva di circa
mq. 2.106, al prezzo di € 8l.967,21 oltre I.v.a.; alla Co.Ste.Sson. s.r.l., con
atto del 26.9.2017, venivano ceduti dalla PER.EDIL. s.r.l. in liquidazione,
rappresentata da Vincenzo Pergolizzi, tre immobili, siti rispettivamente in
Messina via Ducezio, in Torregrotta, viale Europa ed in Gualtieri Sicaminò,
contrada Canali, aventi un valore superiore al corrispettivo pattuito, pari ad
euro 23.600.00, a titolo di penale, quale datio
in solutum, per il mancato adempimento di un impegno al trasferimento di un
immobile, risalente all’anno 2010”.
Infine, la Procura accusa Michele
Adige, Carmelo Cordaro, Vincenza Merlino, Vincenzo, Stefania, Sonia e Teresa Pergolizzi,
“al fine di sottrarre le società PER.EDIL. s.r.l. e Co.Ste.Son. s.r.l. al
pagamento delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto, ovvero di interessi
e sanzioni relativi a dette imposte”, di avere alienato e/o acquistato “simulatamente
gli immobili indicati al capo che precede, compiendo altri atti fraudolenti su
detti beni e sulle quote societarie, in modo da rendere in tutto o in parte
inefficace la procedura di riscossione coattiva”.
Tutti gli indagati,
entro il termine di venti giorni dalla notifica dell’avviso di chiusure
indagini, avranno la possibilità di presentare memorie, produrre documenti,
depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore o di
chiedere di essere sottoposti ad interrogatorio davanti al PM.
Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 21 settembre 2018, http://www.stampalibera.it/2018/09/21/tutti-i-dettagli-i-nomi-terzo-livello-chiuse-le-indagini-19-indagati/
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