L’ultima verità della prof Patrizia Livreri, la Zarina del MUOS
Patrizia Livreri, docente presso il Dipartimento
di Energia, Ingegneria dell’informazione e Modelli matematici dell’Università
degli Studi di Palermo, è da sempre una delle più convinte sostenitrici della
innocuità per uomo e natura delle emissioni elettromagnetiche del MUOS, il
sistema di telecomunicazioni satellitari di proprietà ed uso esclusivo delle
forze armate USA, entrato in funzione all’interno della riserva naturale
orientata di Niscemi, Caltanissetta. In qualità di “consulente scientifica”
della Presidenza della Regione Siciliana, nel 2011 ha certificato la piena
sostenibilità ambientale delle tre mega-antenne del MUOS; ciò ha spianato la
strada alle autorizzazioni per la loro installazione e alle conseguenti
contestazioni dei pacifisti e degli ecologisti siciliani che da allora soprannominano
Livreri la Principessa del MUOS. Oggi,
dopo una lunga intervista al quotidiano della comunità italiana negli Stati Uniti
d’America, la docente palermitana può aspirare però al titolo e al trono di Zarina del MUOS.
“Patrizia Livreri, l’ingegnere spaziale che ha la fiducia degli Stati Uniti”, il titolo dell’articolo
comparso nell’edizione de La Voce di New
York del 12 settembre 2018. “Abbiamo intervistato l’ingegnere elettronico che
collabora con gli Stati Uniti dal 1992. Siciliana
e docente universitaria, lavora come consulente per la US Navy nel settore
aerospaziale e della difesa satellitare”, riporta il sommario. “Dal 1988 con laurea e tesi in
comunicazioni satellitari si imbarca per l’avventura americana, dal 1992 ho
svolto in Italia attività di ricerca e didattica per il corso di Laurea in
Ingegneria Elettronica dell’Università di Palermo, alternando lunghe
permanenze nella Silicon Valley. Oggi vive a New York lavorando come
consulente e ricercatore per l’esercito americano”. A seguire il racconto di Patrizia
Livreri sul suo sogno a stelle e strisce.
“La fiamma di Plutarco che si accese mi portò a sbarcare i primi di
dicembre del 1988 negli States con un passaporto nuovo di zecca e un visto che
occupava due pagine. La tesi di Laurea sulla progettazione di sistemi di
ricezione a microonde per trasmissioni via satellite, svolta alla seconda
università di Roma, fu una scelta importante che mi aprì le porte degli Stati
Uniti, la patria della tecnologia elettronica. Due anni dopo ero negli Stati
Uniti per lo svolgimento del Dottorato di Ricerca sulla progettazione di
sistemi di ricezione a microonde in monolitico: Boston, New York, Washington. Furono
tre anni intensi di ricerca dediti alla progettazione di sistemi a microonde e
all’integrazione spinta dei circuiti: si avviava velocemente il processo della
miniaturizzazione dei circuiti elettronici. La tesi di dottorato fu coronata
dall’invenzione di una equazione matematica per la progettazione di amplificatori
a basso rumore a microonde. Aver vinto un concorso di ricercatore universitario
mi portò di nuovo in Italia nel 1992. Ma sia io che il tempo sapevamo bene che
non sarebbe stato un addio. Da allora ho svolto in Italia attività di ricerca e
didattica per l’Università di Palermo, fino a quando dalla California arrivò
una chiamata di un cliente chiedendo di visionare il mio curriculum. Dopo poco
capì che mi si stava offrendo la possibilità di essere Consulente per un
progetto dell’US Navy. Realizzai
in quello stesso istante che avevo vissuto due Americhe e forse anche due vite.
All’incarico di recente si è aggiunto quello per una società americana nel
settore aerospaziale e della difesa”.
Livreri ammette le finalità prettamente belliche e i
finanziatori delle sue odierne ricerche scientifiche. “Mi occupo di progetti militari”, spiega la docente. “E
qui la sintesi degli ingegneri si sposa con la riservatezza degli incarichi.
Per la US Navy ho curato il progetto MUOS, un sistema di comunicazione
satellitare. Per la società di difesa americana sto curando un progetto di
ricerca”.
La
Livreri, dunque, ha curato (e non
solo valutato) il progetto MUOS. Un’ammissione
differente dalle dichiarazioni che la stessa docente aveva rilasciato nel
corso di una seduta pubblica sul MUOS di Niscemi delle
Commissioni Territorio e Ambiente e Sanità
dell’Assemblea Regionale Siciliana, il 5 febbraio 2013. “Devo precisare che sono stata chiamata da una società italiana,
non dagli americani”, esordì
Patrizia Livreri. “Sono stata
contattata dalla società
d’ingegneria e consulenza ambientale URS di Milano e ho preso a riferimento i
dati relativi alle emissioni elettromagnetiche registrate in un’analoga
postazione di antenne MUOS operante nelle isole Hawaii. Noi abbiamo espresso un parere non su un’arma di guerra
ma di telecomunicazioni, migliorativa rispetto all’esistente. Il MUOS è un
sistema di difesa del territorio, un sistema dell’ONU”. Incalzata dai parlamentari
dell’ARS, la Livreri aggiunse che “i dati completi sul MUOS sono secretati, per
cui li potremo dare fino ad un certo punto, perché abbiamo firmato un non-disclosure act con la Marina Usa”. L’ingegnera
palermitana era stata convocata in audizione in qualità di “consulente” dell’allora
Presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo “per la
valutazione dell’impatto
ambientale del sistema MUOS
della US Navy”.
“La professoressa Livreri è un
tecnico neutrale e non ingaggiata sicuramente dal Ministero della difesa o
dalla Nato, ma segnalata in maniera particolare dal Rettore dell’Università di
Palermo”, spiegò il presidente Lombardo a Niscemi, il 16
febbraio 2011, quando furono presentate agli amministratori locali
le conclusioni a cui erano giunti i consulenti scientifici. “Le nuove antenne
statunitensi del MUOS, da come espresso dai tecnici in materia, fanno meno male
rispetto a quelle che insistono già nel territorio di Niscemi”, asserì Lombardo in
Consiglio comunale. “Il MUOS è un’innovazione tecnologica a bassissimo impatto
ambientale che non comporta condizioni di rischio per la salute dell’uomo”,
aggiunse la professoressa Livreri. “Le tre antenne
del sistema mandano il segnale al satellite ma non funzionano
contemporaneamente. Il loro scopo è di trasmettere i dati elaborati sulla
stazione base e ovviamente il funzionamento è previsto per una, due antenne.
Un’altra è sempre di riserva per dare continuità alla trasmissione”. Il successivo 22 febbraio 2011, su carta intestata del
Dipartimento d’Ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni dell’Università
di Palermo, la docente qualificò il MUOS come un sistema migliorativo poiché “presenta valori
di campo elettromagnetico di gran lunga inferiori a quelli generati dal sistema
di comunicazioni attualmente esistente nella base americana di Niscemi”.
Due anni più tardi, la
docente palermitana fornì una seconda “verità” sulla sua collaborazione con il
controverso progetto di telecomunicazioni satellitare. “Per chiarire, non so chi
abbia incaricato il gruppo URS di Milano per il MUOS di Niscemi”, dichiarò Livreri
a un giornalista di una testata
siciliana. Poi, il 26 luglio 2014, sul suo curriculum professionale con carta
intesta dell’Università degli Studi di Palermo, Patrizia Livreri autocertificò un
incarico professionale dal 19 luglio al 26 luglio 2010 (datore di lavoro URS) per
“redigere
una relazione sui possibili effetti sulla popolazione e sulle biocenosi, con
particolare riferimento all’avifauna, del sistema MUOS della Marina Militare
Americana, nel sito di Caltanissetta - Produzione di proposta di Piano di monitoraggio
e delle misure di mitigazione per salvaguardare popolazione e avifauna
stanziale e migratoria”.
Realmente difficile credere
che gli “incaricati” di URS Milano non fossero a conoscenza dell’identità del
committente degli studi sugli impatti del MUOS. Al tempo, la società lombarda era
interamente controllata da URS Corporation, holding
internazionale con sede a San Francisco (California) operante nel campo
dell’ingegneria militare, nucleare, spaziale, ecc. e dell’offerta di servizi di
progettazione, manutenzione, ampliamento e dismissione di siti militari. Più
specificatamente, come riportava il sito internet di URS Italia “la società fornisce
di norma la propria consulenza al Dipartimento della Difesa sull’applicabilità
delle normative ambientali e tecniche nazionali alle basi dell’esercito, della
marina e dell’aeronautica militare Usa in Italia”. Nel solo periodo compreso
tra il 2006 e il 2013, la società milanese ha sottoscritto con il Pentagono
contratti per un ammontare di 1.280.886 dollari per non meglio specificati servizi di ingegneria e valutazione di impatto ambientale.
Dal luglio 2014, URS Corporation (e dunque la
controllata URS Italia) è stata interamente acquisita da AECOM Technologies Corporation, società di Los Angeles leader nel
comparto delle progettazioni industriali in campo civile e militare. Coincidenza
vuole che quattro mesi fa, AECOM – URS Italia SpA (la controllata italiana del
colosso californiano) ha redatto per conto di US Navy un progetto dal valore di
3 milioni e mezzo di euro per ampliare e modernizzare le infrastrutture
stradali e la rete perimetrale della stazione di telecomunicazioni militari di
Niscemi, interventi che se venissero autorizzati dalla Regione Siciliana comporteranno ulteriori devastanti impatti
ambientali e paesaggistici all’interno della Riserva naturale
“Sughereta”.
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