Uscire dalla NATO, Utopia praticabile
Ridar vita a un movimento contro
tutte le guerre a partire da una campagna di mobilitazione contro l’Alleanza
Atlantica e le basi militari Usa e Nato in territorio italiano. Se n’è discusso
sabato scorso a Roma al convegno “E’ Nato per la guerra. Come uscire dal Patto
Atlantico”, promosso dalla Rete No War con la partecipazione di Peacelink,
Comitato No MUOS, Statunitensi per la pace e la giustizia, Alternativa, Ass.
Amicizia Italia-Iraq, Rete dei Comunisti, Pdci, Ass. Ialana, Ross@, Cobas. I
lavori sono stati introdotti dal giornalista de Il manifesto, Manlio
Dinucci, dal giurista Claudio Gianciacomo e dal peace resercher Antonio Mazzeo;
il riorientamento strategico della Nato dopo la guerra fredda, l’illegittimità
costituzionale di questa alleanza e il complesso sistema delle basi militari in
Italia, i temi trattati.
“Nel 1999 a Washington, i governi
dei paesi membri dell’Alleanza hanno firmato un accordo che ha modificato
radicalmente il concetto strategico della Nato”, ha ricordato Dinucci. “Esso
autorizza l’intervento militare per motivi diversi dalla difesa del
territorio di uno Stato membro, come previsto dal trattato del 1949, e cioè
per motivi di sicurezza globale, economica, energetica, migratoria, ecc., che
sono quelli tipici della guerra preventiva. Inoltre si autorizzano
missioni militari in Stati esterni ai territori dei Paesi membri della Nato,
secondo la proiezione di potenza, accrescendo la caratteristica
aggressiva dell’Alleanza militare”. Così la Nato ha contribuito al riarmo
generale e alla diffusione e modernizzazione delle armi atomiche e di
distruzione di massa, rendendosi responsabile di stragi di civili e crimini di
guerra e contro l'umanità in Jugoslavia, Afghanistan, Libia, ecc.
Per il costituzionalista
Giangiacomo, con il Nuovo concetto strategico del 1999, mai discusso in
Parlamento e dunque mai ratificato come trattato, “scompare la ragione d’essere
dell’Alleanza per quanto attiene ai compiti di tutela della difesa dei confini
e dei suoi membri” e di conseguenza non “si può in alcun modo ritenerlo
conforme all’art. 11 della Costituzione né alla normativa che regola la
ratifica dei trattati."
“Sappiamo che l'uscita dell'Italia
dalla Nato può sembrare un’utopia, ma come tutte le utopie è una stella polare
che può guidare le nostre aspirazioni ed iniziative”, afferma Nella Ginatempo
della Rete No War di Roma. “Secondo lo stesso Trattato del 1949 è possibile per
gli Stati membri ritirare l'adesione passati i primi vent'anni dalla firma del
Trattato, non c'è un ostacolo legale ad una eventuale scelta dell'Italia di
revocare l'adesione. Naturalmente l'ostacolo è tutto politico ed è legato alla
sudditanza dell'Italia e della UE agli
USA, alla posizione dell'Italia in senso geopolitico, alla storia ed ai poteri
forti che disegnano il nostro futuro”. Un appello a favore della neutralità
attiva dei paesi europei è giunto da Belfast, via skype, dalla Premio Nobel per
la pace (1976) Mairead Corrigan-Maguire.
Nei prossimi mesi saranno avviate
iniziative di denuncia dell'illegittimità del Nuovo Concetto Strategico della
Nato e contro la presenza e l’uso di basi militari in Italia per operazioni di
guerra all’estero. “Nel Paese si moltiplicano i soggetti che a livello locale
si oppongono ai processi di riarmo e militarizzazione del territorio”, ha ricordato
Antonio Mazzeo. “Dai No Dal Molin in lotta contro l’insediamento a Vicenza del
nuovo centro operativo strategico della 173^ brigata aviotrasportata
dell’Esercito Usa, trasferita dalla Germania e del Comando delle forze
terrestri statunitensi per il continente africano; ai No MUOS in Sicilia contro
l’installazione del terminale terrestre del nuovo sistema di telecomunicazioni
della marina USA; alle popolazioni che in Sardegna protestano contro le servitù
militari e i devastanti poligoni militari esistenti. Molto può essere fatto
ancora se si rafforzano le reti con le lotte del sindacalismo di base, degli
studenti, dei movimenti anti-austerità”.
La concessione delle infrastrutture
militari è regolato oggi in Italia da una maglia di accordi militari secretati.
Per questo l’assemblea No Nato chiede di lottare per la loro desecretazione,
per la chiusura delle basi militari Usa e Nato e per la loro riconversione a
usi civili. Nel 2008, alcune associazioni pacifiste (tra cui
Semprecontrolaguerra e Disarmiamoli) presentarono una legge di iniziativa
popolare sottoscritta da oltre 70.000 cittadini ma mai discussa in Parlamento
che prevedeva tra l’altro, proprio la desecretazione degli accordi militari,
l’esplicito divieto alla partecipazione italiana in missioni di guerra
all’estero e all’installazione e al transito di armi di distruzione di massa.
“Impegneremo la nostra campagna anti-NATO con il rilancio di questa legge,
visti i rischi di guerra in corso e per
l'uso sempre più massiccio delle basi italiane per operazioni belliche in
Africa e Medio Oriente”, concludono i partecipanti al convegno.
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