Ad Amendola la scuola europea dei droni
Il
governo italiano candida la base aerea di Amendola, Foggia, quale sede per la
formazione dei militari di tutta Europa nella gestione degli aerei senza
pilota. Il programma è stato lanciato dalla ministra della Difesa Roberta
Pinotti nel corso del convegno internazionale sul dominio aerospaziale e i nuovi sistemi da guerra a pilotaggio
remoto, tenutosi a Firenze nell’ambito delle attività connesse al semestre di
Presidenza italiana del consiglio dell’Unione Europea. “L’Italia è pronta a
rendere disponibili le esperienze maturate e le infrastrutture tecniche ed
addestrative realizzate per costruire insieme una soluzione europea nel settore
dei droni; tra i nostri obiettivi c’è quello di costituire in Italia la prima
Scuola di Volo europea per aeromobili a pilotaggio remoto, presso la base aerea
di Amendola”, ha dichiarato Pinotti. Nel campo dei droni, l’Italia si è conquistata
una leadership in ambito continentale. Nella stazione aeronavale di Sigonella,
in Sicilia, operano da diversi anni i grandi velivoli senza pilota “Global
Hawk” della marina Usa, mentre entro il 2016 sarà pienamente operativo l’AGS,
il nuovo sistema di sorveglianza terrestre della Nato basato sull’ultima
generazione di droni di produzione statunitense. Inoltre, le forze armate
italiane sono state le prime in Europa ad acquisire i velivoli “Predator” per schierarli
nei maggiori teatri di guerra internazionale (Afghanistan, Iraq, Libia, Corno
d’Africa). “La scelta dell’Aeronautica militare, presa oltre 13 anni fa, di
acquisire ed impiegare i velivoli a pilotaggio remoto (RPAS), si è dimostrata vincente
e lungimirante e ha consentito alla Forza Armata di raggiungere una posizione
di rilievo in ambito internazionale”, ha affermato a Firenze il gen. Pasquale
Preziosa, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica.
Proprio
ad Amendola, l’1 marzo 2002, dopo
un periodo d’addestramento del personale italiano negli Stati Uniti d’America, fu costituito il 28° Gruppo
Velivoli Teleguidati (poi battezzato “Le Streghe”) per condurre operazioni
aeree con i droni RQ-1A Predator
acquistati dalla General Atomics Aeronautical Systems di San Diego,
California. Il
Gruppo fu assegnato al 32° Stormo dell’Aeronautica di Amendola. “La missione fondamentale del Reparto ruota, oggi,
intorno al supporto alla capacità d’intelligence, sorveglianza
e ricognizione (ISR) alle componenti nazionali
e delle forze alleate per la riuscita in sicurezza delle operazioni a terra in
qualunque contesto operativo”, spiega il portavoce del 28° Gruppo Velivoli
Teleguidati. “Le sue elevate
prestazioni lo rendono un valido strumento d’intelligence in grado di evadere i
normali compiti bellici, rivelandosi anche un’efficace mezzo da impiegare
nell’ambito dell’attività diretta all’antiterrorismo e alla sorveglianza del
fenomeno dell’immigrazione clandestina”.
Il battesimo di fuoco della
prima batteria di Predator avvenne in Iraq nel gennaio 2005: dalla base di
Tallil, i droni “italiani” iniziarono ad operare in supporto del contingente
terrestre nell’ambito della missione “Antica Babilonia”. Nel maggio 2007 i droni
furono trasferiti pure nella base di Herat, sede del Comando regionale
interforze per le operazioni in Afghanistan (RC-West), inquadrati nel Task Group ‘Astore’, dove hanno
continuato ad operare ininterrottamente sino ad oggi. Nel
corso delle operazioni belliche contro la Libia di Gheddafi della
primavera-estate 2011, i velivoli a
pilotaggio remoto schierati ad Amendola ebbero un ruolo chiave nelle operazioni
ISR dell’Aeronautica italiana e dei partner della coalizione internazionale a
guida Usa, volando in missione per un totale di 360 ore. Le ultime missioni all’estero
dei Predator del 28° Gruppo risalgono a quest’anno. A metà agosto, due velivoli-spia sono stati schierati a Gibuti,
piccolo stato del Corno d’Africa, nell’ambito della missione antipirateria
dell’Unione Europea “Atalanta”; essi opererebbero tuttavia anche a favore delle
forze governative somale in lotta contro le milizie di Al Shabab. Nello scalo
aereo di Kuwait City è invece stato avviato l’allestimento delle infrastrutture
logistiche che consentiranno all’Aeronautica militare italiana di rischierare
entro un paio di settimane due velivoli a pilotaggio remoto appositamente
riconfigurati per operare a favore della coalizione internazionale anti-Isis in
Iraq e Siria.
Il 12 febbraio 2008 il
parlamento italiano ha autorizzato l’acquisto di altri quattro ricognitori RQ-9
Predator B (noti anche come “Reaper”), versione più aggiornata e sofisticata dell’RQ-1A,
con una spesa di 80 milioni di euro. Mentre il vecchio “Predator” è lungo 8,2 metri, ha una larghezza alare di
14,8 m e può raggiungere una velocità di crociera di 135 km/h e un’altitudine di 7.800 metri, il “Reaper”
ha una
lunghezza di 11 metri, un’apertura alare di 20 e può volare autonomamente per
24-40 ore a 440 Km/h, a 15.000 metri dal
suolo. Il
drone può pure essere trasportato a bordo di un aereo C-130 ed essere reso
operativo in meno di dodici ore. Il
“Predator” di seconda generazione consente di trasportare carichi sino a 1.800
kg. come sensori elettroottici; radar ad apertura sintetica
An/Apy-8 o marittimo multifunzionale; sistemi a telecamera MTS-A EO/IR; Lynx
SAR; sistemi SIGINT/ESM (Signal
intelligence - Electronic support measures); sistemi di posizionamento GPS
e INS; ecc.. Ma la differenza più importante con il drone più vecchio sta nella
capacità dei “Reaper” di essere armati con missili AGM-114 “Hellfire”, bombe a
guida laser Gbu-12 “Paveway II” e Gbu-38 “Jdam” (Joint direct attack munition) a guida Gps. Le forze armate italiane
sono in attesa di ricevere dal Congresso Usa l’autorizzazione ad armare i “Reaper” del 28° Gruppo di Amendola,
operazione che comporterà una spesa non inferiore ai 14 milioni di euro.
Per
la loro capacità e flessibilità d’impiego, i Predator A e B sono utilizzati
pure in funzioni d’ordine pubblico, per il controllo delle frontiere e per
interventi anti-immigrazione. Attualmente i droni di Amendola sono operativi pure
per la ricognizione aerea in Kosovo, a sostegno delle attività della forza
militare internazionale a guida Nato (Kfor) nonché nella controversa operazione
“Mare Nostrum” di sorveglianza
delle imbarcazioni di migranti e richiedenti asilo nel Mediterraneo centrale. Esclusivi
“corridoi di volo” per i Predator sono stati predisposti dall’Aeronautica
militare tra la Puglia e le basi aeree siciliane di Sigonella, Trapani Birgi e
Pantelleria e il poligono sperimentale
di Salto di Quirra e lo scalo di Decimomannu in Sardegna.
Intanto
ad Amendola procede senza sosta il programma di potenziamento delle
infrastrutture destinate alla scuola volo dei sistemi a pilotaggio remoto. Lo
scorso gennaio, la società canadese CAE si è aggiudicata un contratto per la
fornitura di un simulatore di volo destinato all’addestramento dei comandanti
di missione, dei piloti e degli operatori ai sensori che operano sui Predator dell’Aeronautica
italiana. Grazie all’UAS Mission Trainer della
CAE che sarà operativo entro il primo semestre 2015, il personale del 28°
Gruppo potrà condurre esercitazioni in rete e riprodurre “situazioni limite e
di emergenza”. Il CAE Mission Trainer
comprenderà una stazione di controllo a terra, un software di simulazione per
un’ampia gamma di sensori, un sistema per la simulazione delle comunicazioni,
un software per la simulazione degli scenari e meteo, un computer per la
generazione di forze aeree, terrestri e navali in ambiente tattico, una
stazione per le attività di brefing. L’entrata in funzione del nuovo simulatore
accrescerà l’interesse delle aeronautiche militari Nato ed extra-Nato per la
scuola volo dei droni di Amendola. A metà marzo, nel corso del vertice intergovernativo italo–tedesco
di Berlino, i rispettivi ministri della difesa Roberta Pinotti
e Ursula von der Leyen hanno raggiunto un accordo per lo sviluppo di una
capacità di “Remotely Piloted Air System” (RPAS) in ambito europeo, a partire dall’esperienza
maturata nel campo dell’addestramento, della manutenzione e dell’impiego dei
droni presso il Centro di eccellenza aeromobili a pilotaggio remoto di Amendola.
Altri importanti “contatti” sono stati avviati con le aeronautiche militari di
Francia e Olanda; nell’autunno del 2010 la base di Amendola ha pure ospitato un
addestramento congiunto delle forze armate d’Italia, Giordania ed Egitto,
finalizzato a “sviluppare forme evolute di collaborazione, migliorare
l’efficacia operativa dei propri reparti della linea aerotattica e realizzare
molteplici corsi di formazione”, come riferì il Comando del 32° Stormo Ami. Lo
scalo pugliese fa pure da centro sperimentale dei nuovi dimostratori senza
pilota prodotti dal complesso militare-industriale nazionale, come ad esempio
il nuovo “Sky-X” di Alenia Aeronautica (gruppo Finmeccanica) che avrà compiti
particolari di osservazione, sorveglianza e ricognizione strategica del
territorio.
La base di Amendola sorge lungo la strada statale
89, tra le città di Foggia e Manfredonia ed ospita dall’1 luglio 1993 il
32° Stormo Caccia Bombardieri e Ricognitori (CBR) “Armando Boetto” dell’Aeronautica
militare. Il reparto ha alle sue dipendenze il 13° Gruppo CBR e il 101° Gruppo
OCU (Unità di Conversione Operativa). I due gruppi operano con i
cacciabombardieri di produzione italo-brasiliana AM-X: il primo è destinato a missioni
di contraviazione e interdizione, nonché al supporto aereo alle forze terrestri
e navali in ambito Nato; il secondo ha funzioni prevalentemente addestrative e
un ruolo secondario di strike. A
partire del 9 dicembre 1997 il 32° Stormo ha partecipato all’operazione Nato “Deliberate
Guard” in Bosnia; successivamente, nella primavera del 1999, lo scalo di
Amendola è stato utilizzato per sferrare buona parte dei raid italiani contro obiettivi civili e militari in
Serbia e Kosovo, nella guerra contro Milosevic. I velivoli del 32° Stormo effettuarono
in territorio balcanico più di 220 missioni, impiegando centinaia di
bombe israeliane IR “Opher” a guida all’infrarosso e le Mk 82 a caduta libera, nonché un
imprecisato numero di missili SA-2 “Guideline”, SA-3 “Goa” ed SA-6 “Gainful”. Durante
il conflitto contro la Serbia, ad Amendola furono ospitati anche i
cacciabombardieri F-16 della Deployable
Air Task Force olandese e belga. “Più di una volta gli AM-X tornarono
indietro senza sganciare le proprie bombe a causa delle condizioni
meteorologiche presenti in quel periodo ed almeno in un’occasione un velivolo
fu costretto a sganciare il proprio armamento in una delle zone pre-pianificate
dell’Adriatico per evitare pericoli per le popolazioni dei centri abitati
sorvolati durante l’atterraggio”, ha ricordato il colonnello Gustavo
Cicconardi, capo ufficio per le operazioni della base di Amendola durante la
crisi kosovara. “Il caccia poteva contare sulla sua eccellente dotazione
avionica, su un’ottima autonomia e su sistemi di navigazione estremamente
accurati; in futuro sarà una macchina ancor più letale, grazie alle nuove bombe
a guida laser. Malgrado il 13° Gruppo sia stato l’ultimo reparto a ricevere l’A-MX,
i suoi piloti sono stati i primi ad essere qualificati al lancio con le bombe Paveway. Abbiamo effettuato le prove di
lancio nei poligoni di Salto di Quirra e Capo Frasca, decollando da Decimomannu”.
Dal novembre 2009, gli AM-X del 32° Stormo insieme
a quelli del 51° Stormo di Istrana (Treviso), alimentano a rotazione il
Task Group inserito nella Joint Air Task Group (JATF) di Herat, per assicurare le
attività ISR e di supporto del contingente italiano e delle forze alleate in Afghanistan.
Il personale e i velivoli dello Stormo sono stati pure tra i protagonisti delle
azioni di bombardamento in Libia nella primavera-estate 2011 (Operazione Unified Protector). Nello
specifico, i caccia AM-X furono rischierati sull’aeroporto siciliano di Trapani-Birgi
dal 22 luglio al 31 ottobre, operando sia come cacciabombardieri che come
ricognitori, con i sensori ad altissima risoluzione del sistema “Reccelite”,
raggiungendo un totale di circa 500 ore di volo. Più recentemente, il 32°
Stormo ha partecipato a importanti esercitazioni militari in Canada, Stati
Uniti, Francia, Germania, Spagna, Egitto ed Israele. All’orizzonte c’è l’entrata
in funzione del più costoso velivolo da guerra mai prodotto, il famigerato cacciabombardiere Lockheed Martin F-35. Oltre a prepararsi a fare da Scuola volo europea dei
droni, Amendola sarà infatti la prima base aera italiana destinata ad ospitare gli F-35 che sostituiranno prima gli AM-X e poi i Tornado.
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