Giochi di guerra in terra sarda
Un disastro ambientale di proporzioni
enormi, ingiustificato, inaccettabile. Per nome e conto del complesso
militare-industriale-finanziario e di chi, da tempo immemorabile, stupra i
territori e il paesaggio per le vecchie e nuove guerre planetarie. Mercoledì 4
settembre, a Capo Frasca (provincia del Medio Campidano) trenta ettari di
macchia mediterranea di grande pregio sono stati devastati a seguito dell’esplosione
di un missile sganciato da un cacciabombardiere. L’ennesimo war game in
un’isola, la Sardegna, dove sorgono i più grandi poligoni terrestri e
aereonavali del Mediterraneo. Dove non c’è giorno, mese, anno, in cui non
vomitino fuoco e morte gli aerei, i carri armati, le navi e i cannoni della
Nato e dei regimi più reazionari di Africa e Medio Oriente.
“Sono state svolte due
missioni il 2 e 4 settembre, con la partecipazione di velivoli da guerra
dell’aeronautica militare italiana e tedesca decollati dallo scalo militare di
Decimomannu”, ha spiegato il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi.
“Presumibilmente l’incendio si è originato per una cartuccia di una bomba
inerte, che ha rimbalzato più volte nel terreno, arrestandosi 100 metri oltre
il target dopo essere stata sparata da uno dei quattro aerei Tornado tedeschi
in esercitazione. Il forte vento ha poi propagato le fiamme. Ma si è trattato
di un evento del tutto eccezionale”. Di eccezionale, però, stavolta, c’è solo
la superficie di macchia investita dall’incendio. Capo Frasca, infatti, è un
enorme e velenosa discarica a cielo aperto dove fanno bella mostra di sé
residui di bombe, proiettili, ordigni metallici inesplosi, missili conficcati
nel terreno e persino lamiere, fusoliere e carcasse di aerei da guerra
abbattuti o precipitati. Come del
resto annota lo stesso Ministero della Difesa, dai primi
anni ’50 ad oggi, circa 60 aerei militari sono andati distrutti in incidenti di
volo “con 24 naviganti di diverse nazionalità deceduti e ricordati nella chiesa
ecumenica del poligono di Capo Frasca”. Gli ultimi due velivoli, due
cacciabombardieri F-16 del 37° Stormo dell’Aeronautica di Trapani-Birgi, sono
precipitati il 22 maggio 2006 al largo di Capo Carbonara, mentre
stavano conducendo una missione di addestramento notturno nell’ambito dell’esercitazione
aerea “Spring Flag”. I due piloti sono riusciti a salvarsi in extremis dopo
essersi lanciati in mare dai velivoli. Cinque anni prima, una barca da pesca era
stata affondata a pochi metri dalla riva di una spiaggia pubblica da un missile
lanciato da un caccia in esercitazione tra la base di Decimomannu e Capo
Frasca.
La
grande base dei Signori della guerra
Il poligono di Capo Frasca occupa
una superficie a terra di 1.416 ettari che interessa i comuni di Terralba, Arbus e Arborea e viene
utilizzato dalle forze armate italiane e straniere per esercitazioni di tiro a fuoco
aria-terra e mare-terra. Come gli altri
grandi poligoni strategici sardi di Capo Teulada, Perdasdefogu e Salto di
Quirra, Capo Frasca offre una serie di bersagli adatti al bombardamento al
suolo e all’uso di cannoni o mitragliatrici di bordo. Intorno al poligono si
ergono una
serie di postazioni di controllo radar e telecomunicazioni di supporto al
sistema per l’addestramento aereo, come ad esempio quelle di Siamaggiore, Monte
Arci e Santulussurgiu. Un’enorme zona di
restrizione dello spazio aereo collega direttamente Decimomannu a Capo Frasca e
alla vasta zona, indicata nelle carte militari con la sigla D 40, situata fuori
dalle acque territoriali, adibita al combattimento aereo e al lancio di missili
e bombe.
L’aeroporto di Decimomannu,
esteso su una superficie di 571 ettari nel comune di Villasor, è la struttura
chiave per l’addestramento dei piloti di cacciabombardieri e
l’impiego e il collaudo di missili e radio bersagli. Situato
a pochi chilometri da Cagliari, è uno dei più trafficati scali militari di
tutta Europa. Si stima che dal 1955 ad oggi siano stati rischierati a Decimomannu
circa 400 reparti diversi appartenenti a 21 Nazioni, con 150 differenti tipi di
aeromobili; durante gli eventi più drammatici che hanno segnato la recente storia
mondiale (guerra in Vietnam, prima guerra del Golfo, conflitto in Ex
Yugolsavia, ecc.), nell’aeroporto sardo si sono registrati più di 450 movimenti
aerei giornalieri e un consumo costante superiore a 1.000.000/1.200.000 litri
di carburante JP8 al giorno.
Decimomannu rientra tra le
basi italiane concesse segretamente nell’ottobre 1954 alla Nato e agli Stati
Uniti, congiuntamente ad Aviano, Camp Darby (Livorno), Napoli-Capodichino e
Sigonella, ma negli anni il suo status giuridico si è fatto più ibrido ed
articolato. “Decimomannu e il poligono nella zona sud-occidentale della Sardegna
risposero alla domanda sempre più crescente in ambito Nato di individuare aree
specifiche all’addestramento al combattimento aereo lontane da traffici aerei e
marittimi, condizione non facilmente riscontrabile nell’Europa centrale e
settentrionale”, riporta l’Ufficio storico della Difesa. Così in Sardegna fu
realizzata la prima delle installazioni
per l’addestramento e il tiro aereo previste dai piani Nato dell’epoca. Il
16 dicembre del 1959 fu firmato un accordo tra Italia, Canada e Germania
Occidentale che entrò in vigore l’anno successivo e che consentì alle forze
aeree dei tre paesi e alla Marina militare tedesca di operare con continuità
sulla base di Decimomannu e impiegare nei poligoni sardi i nuovi sistemi d’arma
acquisiti. Successivamente l’accordo fu esteso ai velivoli statunitensi; l’US
Air Force e l’Us Navy, in particolare, negli anni ’60 e nei primi anni ’70,
utilizzarono Decimomannu come scalo tecnico per le azioni di guerra nel sud-est
asiatico e i mezzi assegnati alla VI flotta di stanza nel Mediterraneo. A
partire dalla fine degli anni ‘70, le
aeronautiche di Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna stabilirono nello scalo propri
distaccamenti fissi, a supporto delle esercitazioni aeronavali in Sardegna. Nel corso
degli anni ’90, i distaccamenti dell’US Air Force e della RAF britannica hanno abbandonato
l’aeroporto anche se i caccia e i grandi aerei da trasporto militari Usa
continuano ancora oggi ad utilizzare Decimomannu nei loro trasferimenti tra gli
Stati Uniti, l’Iraq, l’Afghanistan e il continente africano. Lo
scalo sardo è pure utilizzato per i rischiaramenti temporanei degli aerei radar
E-3 Awacs della NATO Airborne Early
Warning And Control Force, la forza di pronto allarme di stanza a
Geilenkirchen (Germania) e basi operative ad Aktion (Grecia), Konya (Turchia) e
Trapani-Birgi. Nel 2011, quando la coalizione multinazionale a guida Usa-Nato scatenò
un sanguinoso conflitto contro la Libia (Operazione Unified
Protector), a Decimomannu furono rischierati quattro cacciabombardieri F-18, due
velivoli da trasporto B.707 e CASA 235 e un aerorifornitore KC-130 delle forze
armate spagnole, sei cacciabombardieri F-16 dell’Aeronautica olandese e sei
cacciabombardieri Dassault Mirage 2000 e sei F-16 degli Emirati Arabi Uniti.
Il
megalaboratorio di droni e Tornado
Decimomannu è utilizzata
periodicamente per le esercitazioni Dissimilar Air Combat Training - DACT delle forze aeree Nato e di paesi non aderenti all’Alleanza
Atlantica. Nel 1979 fu installato nella base l’ACMI (Air Combat Maneuvering Instumentation), un sofisticato sistema
elettronico di produzione statunitense, che permetteva di dirigere e monitorare
le operazioni di addestramento alla guerra aerea. L’ACMI, per
lungo tempo l’unico esistente in Europa, è stato utilizzato fino al 2002 quando
fu rimpiazzato dal più moderno AACMI (Autonomous
Air Combat Manouvering Instrumentation), gestito da un consorzio
italo-tedesco-israeliano e costituito da strumenti, sensori computer e sistemi
di videorappresentazione elettronica che consentono di operare senza l'uso di
armi reali. Al controllo dell’AACMI è
preposto il Reparto Sperimentale e di Standardizzazione al Tiro Aereo (R.S.S.T.A.) / Air
Weapon Training Installation (A.W.T.I.). Tipicamente, un ciclo addestrativo ha
la durata di circa due o tre settimane ed è articolato in una serie di missioni
svolte nei poligoni, usati singolarmente o, come spesso accade, impiegati nella
loro totalità, al fine di simulare un complesso operativo più aderente alla
realtà. Il reparto impiega due radar: il primo è dedicato 24 ore al giorno esclusivamente
al controllo del traffico aereo militare e civile sugli aeroporti di
Decimomannu e Cagliari-Elmas; il secondo, con compiti di sorveglianza dello
spazio aereo nazionale, è impiegato per il controllo delle missioni
addestrative.
Dopo
il progressivo disimpegno di Canada, Gran Bretagna e Stati Uniti, dal 1998 l’R.S.S.T.A/A.W.T.I.
è composto da personale dell’Aeronautica italiana, affiancato da personale
militare e civile tedesco (Taktisches
Ausbildungskommando der Luftwaffe Italien), che opera su Decimomannu in
qualità di “coutente”. Italia e Germania impiegano e condividono le
strutture operative, addestrative e logistiche dell’AWTI con oneri suddivisi al
50%, sulla base di un accordo bilaterale firmato nel 2004 e rinnovato il 5 febbraio
2013 per altri sei anni. “La disponibilità di ampi spazi aerei, di
infrastrutture tecnologiche d’avanguardia e logistiche capaci di ospitare
svariati gruppi di volo contemporaneamente (ben oltre 100 aeromobili tra
caccia, cargo ed elicotteri), nonché condizioni meteorologicamente favorevoli,
fanno di Decimomannu una base altamente quotata dagli alleati per
l’addestramento avanzato, soprattutto con armamento di ultima generazione”, riporta
il Ministero della Difesa. “L’attività di volo condotta nel poligono AACMI,
specialmente quella DACT, spesso effettuata tra velivoli di diverse
nazionalità, ha contribuito in modo determinante al perfezionamento e alla
standardizzazione delle tecniche di combattimento manovrato e all’interoperabilità
del personale delle forze aeree Nato”.
Nella base è presente pure un distaccamento dell’azienda
Alenia-Aeronautica (Gruppo Finmeccanica), costituito fino a un massimo di 60
unità, a seconda dei programmi industriali in atto, che fornisce il supporto tecnico
ai reparti militari nella conduzione di prove in volo dei velivoli e dei sistemi
avionici acquisiti. Così è cresciuta negli anni l’importanza
strategica di Decimomannu e dei poligono limitrofi nell’ambito delle
sperimentazioni dei più sofisticati apparati di morte. Nell’agosto 2009, per la
prima volta un velivolo a pilotaggio remoto “Predator A” del 32° Stormo dell’Aeronautica militare, decollato dalla base di Amendola
(Foggia), ha raggiunto Decimomannu utilizzando un
apposito corridoio aereo interdetto al traffico civile, per testare le nuove
apparecchiature di telerilevamento di cui era stato dotato e che hanno poi consentito di potenziare le possibilità d’impiego
del drone nei teatri operativi (prima Iraq, Afghanistan e Libia, ora Somalia e
azioni di contrasto della pirateria in Corno d’Africa e dei flussi migratori
nel Mediterraneo). Nel settembre 2013, la base aerea di Decimomannu è
stata sede della prima campagna di certificazione al rifornimento in volo
promossa in ambito europeo, grazie all’impiego di tre caccia JAS-39 Gripen
della forza aerea svedese, un velivolo Mirage 2000 e un Rafale francesi e il
tanker italiano KC-767 A in dotazione al 14° Stormo di Pratica di Mare.
L’attività, organizzata insieme alla European Defence Agency (EDA), ha avuto
come “osservatori” pure alcuni ufficiali dell’aeronautica militare della neutrale Svizzera e ha consentito lo “sviluppo
prioritario di un efficace sistema di condivisione delle risorse in ambito
multinazionale”. Due mesi più tardi, Decimomannu ha pure ospitato le prove di
volo per l’integrazione del missile da crociera a lungo raggio “Storm Shadow”
sul cacciabombardiere Eurofighter Typhoon. Il ciclo è stato svolto con un
prototipo italiano gestito di Alenia e il supporto delle aziende straniere BAE
Systems e Cassidian. Prodotto dalla società missilistica europea MBDA di cui
Finmeccanica detiene il 25% del pacchetto azionario, il nuovo sistema missilistico
è dotato di un raggio di azione di oltre 250 km e ha consentito agli
Eurofighter di poter sviluppare le proprie capacità offensive, giorno e notte,
in tutte le condizioni meteo. Dopo i test sperimentali in Sardegna, a partire
del 2005 lo “Storm Shadow” è stato acquistato dai reparti di volo di Arabia
Saudita, Austria, Germania, Gran Bretagna, Italia, Oman e Spagna.
Dove Israele
si addestra a sterminare i palestinesi
Da undici anni a questa parte, puntualmente in piena
primavera, Decimomannu diviene il teatro di “Spring Flag”, la più
importante esercitazione organizzata sul territorio nazionale, aperta alla
partecipazione di mezzi e personale Nato ed extra-Nato, con missioni di contro-aviazione,
supporto aereo ravvicinato a truppe terrestri e unità navali, interdizione ai
convogli navali, evacuazione di personale, soccorso in mare, ecc.. L’edizione
2006, quella del grave incidente che ha visto coinvolti i due caccia F-16
dell’Aeronautica italiana, è passata alla storia anche per la diserzione in
extremis delle forze armate svedesi, contrariate per la presenza ai giochi di
guerra - insieme a Italia, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Giordania
e Tunisia - di alcuni cacciabombardieri F-15 della bellicosa Israele. I top gun israeliani non erano comunque nuovi
alle esercitazioni a fuoco in territorio sardo. Secondo quanto riportato il 22 settembre 2003 dal
quotidiano di Tel Aviv Maariv,
nelle settimane precedenti nei cieli di Decimomannu e Capo Frasca si erano
tenute simulazioni di battaglie aeree tra caccia tedeschi MiG 29 ed F-15 della Israeli Air
Force. “Per l’importanza dell’esercitazione –
aggiunse Maariv - sono stati
selezionati i migliori piloti di caccia reperibili in Israele”.
Dopo “Spring Flag 2006”, la presenza dei velivoli da guerra israeliani in
Sardegna è divenuta costante e massiccia. Nel novembre 2010, ad esempio, in
occasione dell’esercitazione annuale “Star Vega”, una decina di
cacciabombardieri F-15 ed F-16 dell’Israeli Air Force si esercitavano
congiuntamente con i Tornado, gli Eurofighter, gli F-16 e gli AMX
dell’Aeronautica italiana impiegando i sistemi elettronico-missilistici dislocati
presso il poligono di Capo San Lorenzo e Perdasdefogu. Una seconda fase
dell’esercitazione aerea si svolgeva il mese successivo in Israele presso la
base aerea di Ovda, nel deserto del Negev. Durante le attività
addestrative, un caccia del 106° squadrone israeliano, dopo il decollo dalla base di Decimomannu, compiva una manovra altamente pericolosa, non
autorizzata. Per questo il pilota veniva condannato da un tribunale militare
israeliano a sette giorni di carcere e
un anno di sospensione dal volo.
L’edizione 2011 di “Star Vega”
vedeva ancora una volta Decimomannu quale fulcro delle attività addestrative di
una ventina di velivoli dell’Aeronautica militare italiana, israeliana,
olandese e tedesca. Lo scorso anno, assenti gli israeliani, l’Aeronautica
italiana ha voluto fare le cose in grande: nello scalo sardo sono stati fatti
confluire dai diversi reparti di volo decine di cacciabombardieri, velivoli per
la guerra elettronica e il rifornimento in volo, droni-spia, ecc.. Imponente
anche la presenza dell’Esercito con il 33° Reggimento “Falzarego” (settore
guerra elettronica), il 41° Reggimento “Cordenons” (sorveglianza strumentale
del campo di battaglia con radar e mini-droni) e il 13° Battaglione “Aquileia”
(ricerca informativa sul terreno), mentre la Nato ha inviato un
velivolo-radar AWACS. Contemporaneamente a “Star-Vega 2013”, l’Alleanza
Atlantica ha svolto nei cieli del basso Tirreno l’esercitazione “Ramstein Guard
4”, finalizzata a integrare le componenti alleate specializzate nel settore
della guerra elettronica. “Quest’esercitazione è stata per noi una palestra in cui, attraverso tecnologie
all’avanguardia, ci siamo addestrati a fare sempre meglio quello che il
personale dell’Aeronautica militare sta facendo da tempo in Afghanistan e che
potremmo essere chiamati a fare”, dichiarava il capo di Stato Maggiore
dell’Aeronautica, generale Pasquale Preziosa, a conclusione di “Star Vega”. “L’esercitazione
a Decimomannu è stata anche un’occasione di addestramento della cosiddetta logistica di proiezione. Sono state
allestite tutte le strutture campali, sia di comando che di controllo e
alloggiamento per una parte del personale partecipante che si renderebbero
necessarie se l’Aeronautica venisse chiamata a intervenire con brevissimi tempi
di preavviso in zone di operazioni isolate…”.
Il Programma
esercitazioni a fuoco secondo semestre 2014 elaborato dal Reparto Sperimentale
Standardizzazione al Tiro Aereo, pubblicato il 3 marzo 2014, prevede ancora una
volta l’arrivo a Decimomannu di caccia F-15 ed F-16 dell’Israeli Air
Force per esercitarsi al combattimento in volo e sganciare bombe pesanti nel
poligono di Capo Frasca. Nonostante i recentissimi massacri a Gaza di
donne e bambini, crimini che la comunità internazionale si è guardata bene di
stigmatizzare, da Roma nessuno ha ritenuto opportuno annullare l’invito dei
piloti israeliani ai giochi di guerra in terra sarda. Nei giorni scorsi, il
Ministero della Difesa ha emesso un contorto e imbarazzato comunicato. “In
merito alle notizie recentemente pubblicate da alcuni organi di stampa, si
precisa che il programma delle esercitazioni che si svolgeranno in Sardegna nel
secondo semestre del 2014 non è stato ancora approvato. L’esercitazione multinazionale
Vega, di cui si parla, è inserita, di
massima, nella programmazione per la prima decade di dicembre. Per tale
attività, di fatto, non è stata ancora completata la fase di pianificazione
che, comunque, non prevede azioni a fuoco né utilizzo di armamenti (anche
inerti) ma esclusivamente attività simulata. Solo dopo la pianificazione
verranno confermate le nazioni partecipanti…”. A scanso di equivoci, il governo
di Renzi & soci ha ritenuto inammissibile un ordine del giorno del M5S che
chiedeva di cancellare la partecipazione dei militari israeliani alle
esercitazioni aeree previste a Capo Frasca. Tel Aviv è il partner strategico di
Washington e Bruxelles in Medio oriente e uno dei migliori clienti dei mercanti
d’armi di Casa nostra.
Articolo pubblicato in Casablanca, n. 36, settembre-ottobre 2014
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