Operazione Beta 2. Annullata ordinanza per Maurizio Romeo relativa all’estorsione ai danni di Biagio Grasso
Il Collegio per il riesame
contro provvedimenti in materia di misure cautelari personali del Tribunale di
Messina (Presidente il dott. Massimiliano Micali) ha emesso in data 23 novembre
2018 il dispositivo di ordinanza in parziale accoglimento della richiesta
presentata dagli avvocati Tancredi Traclò e Antonino Cacia nell’interesse del
loro assistito Maurizio Romeo, arrestato nell’ambito del’inchiesta antimafia
Beta 2. Il collegio ha così annullato l’ordinanza impugnata limitatamente al
Capo 3 di imputazione, estorsione in concorso con l’aggravante della modalità
mafiosa (art. 629 C.P e art. 416 bis c. 1).
Nello specifico il Gip del
Tribunale di Messina aveva contestato al Romeo “al fine di recuperare dal costruttore Biagio Grasso ingenti somme di denaro
investite in operazioni immobiliari gestite dal Grasso”, di aver costretto quest’ultimo
congiuntamente al fratello Vincenzo Romeo e all’ex socio Ivan Soraci “a cedere
e contestualmente Giuseppe Denaro ad acquistare la quota societaria del valore
di 220.000 euro che la società Camel S.r.l. (fittiziamente intestata a Nicola
Biagio Grasso, padre di Biagio) deteneva nella società P & F S.r.l.”.
Il
Collegio per il riesame del Tribunale di Messina ha invece confermato il resto
della misura cautelare di massimo rigore inflitta all’indagato Maurizio Romeo.
Il deposito della motivazione di annullamento dell’imputazione di estorsione a
danno del neocollaboratore Biagio Grasso avverrà entro i prossimi 45
giorni.
“L’annullamento disposto dal
Tal distrettuale dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere relativa alla
presunta ipotesi estorsiva contestata al Romeo Maurizio in concorso con altri
ai danni del collaboratore Biagio Grasso – scrivono in una nota gli
avvocati Tancredi Traclò e Nino Cacia – nell’attesa di leggere le
motivazioni del provvedimento di annullamento, disvela, innanzitutto le criticità dichiarative in ordine alla
ricostruzione operata dal predetto collaboratore e rafforza la prospettazione
difensiva circa la ritenuta condotta qualificata in termini associativi del
nostro assisitito”.
Per tutti gli altri indagati
dell’Operazione Beta 2 i Collegi di
riesame del Tribunale ha confermato le accuse prospettate nei mesi scorsi dai
magistrati della Dda Liliana Todaro e Fabrizio Monaco. Si tratta nello
specifico di Antonio
e Salvatore Lipari, Giuseppe La Scala, Giovanni Marano, Michele Spina e Ivan
Soraci che insieme a Maurizio Romeo restano tutti in carcere, (Michele
Spina, subito dopo l’esecuzione dell’ordinanza di custodia siglata dal gip
Mastroeni era stato detenuto per qualche giorno in ospedale). I giudici hanno confermato anche
il sequestro preventivo dell’intero capitale sociale e del compendio aziendale
della Ben S.r.l., ritenuta
la cassaforte economica del gruppo
mafioso Romeo-Santapaola, con cui imponevano l’acquisto di pc e dispositivi ai
titolari di sale gioco e sale internet nella città di Messina.
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