Operazione antimafia Beta 2. Messina e l’illecito affaire di Fondo Fucile
“Appare
grave e peculiare il dover rilevare quanti provvedimenti irregolari, illeciti, strumentali,
si colgono in un solo appalto”. E’ quanto riporta il Giudice per le indagini
preliminari del Tribunale di Messina, Salvatore Mastroeni, nell’ordinanza di
applicazione di misure cautelari personali nei confronti degli indagati
dell’operazione antimafia Beta 2, relativamente
alla procedura di acquisto degli alloggi da assegnare in locazione ai cittadini
che abitavano nella baraccopoli di Fondo Fucile, indetta dal Comune di Messina
nel marzo 2014.
La
seconda tranche dell’inchiesta sulle attività economiche del gruppo criminale Romeo-Santapaola
nella città dello Stretto dedica un lungo capitolo all’affaire risanamento
avviato dall’allora amministrazione Accorinti a Fondo Fucile, focalizzando la
propria attenzione sul ruolo e le presunte illecite attività dell’architetto
Salvatore Parlato, dipendente del Dipartimento Ufficio Urbanistica del Comune
di Messina. Nello specifico, i magistrati peloritani accusano il funzionario
comunale di aver turbato la procedura di acquisto degli alloggi, in concorso
con l’ingegnere Raffaele Cucinotta (altro ex dipendente dell’Ufficio
Urbanistica), l’imprenditore Biagio Grasso, Vincenzo Romeo e il factotum Stefano
Barbera “per consentire alla ditta privata X.P.
Immobiliare S.r.l., gestita di fatto da Grasso e Romeo di risultare
aggiudicataria all’esito della procedura”. Sempre secondo gli inquirenti, Salvatore
Parlato e Raffaele Cucinotta “riferivano notizie riservate sulla gara; promuovevano
un prolungamento del termine di presentazione delle offerte ed intervenivano
per evitare l’esclusione della ditta dalla gara in presenza di presupposti che
ne avrebbero impedito la valida partecipazione (in particolare il Parlato non rilevava
la circostanza che l’immobile edificato non ricadeva su particelle di intera proprietà
della data costruttrice, come previsto tra i requisiti di gara); ciò compiendo
anche nell’interesse degli amministratori delle società, ovvero proprietari dei
terreni sui quali stava sorgendo l’edificazione degli appartamenti all’uopo
realizzati”. Agli indagati viene altresì contestata l’aggravante di avere agito
“avvalendosi delle condizioni ed al fine di agevolare l’attività
dell’associazione mafiosa Santapola-Romeo”.
E quel bando è cosa nostra…
La
vicenda relativa all’acquisto degli alloggi di Fondo Fucile da parte del Comune
di Messina era già stata oggetto di valutazione nella prima ordinanza di
custodia cautelare dell’Operazione Beta del
giugno 2017. “L’estensione della contestazione anche a Salvatore Parlato trova
anzitutto fondamento nel tenore delle dichiarazioni del collaboratore di
giustizia Biagio Grasso, caratterizzate da significativi riscontri”, scrive
oggi il Gip Salvatore Mastroeni. “Il Comune di Messina con delibera di Giunta
n. 151 dell’11 marzo 2014, approvava una procedura di acquisto sul libero
mercato di alloggi da assegnare in locazione ai cittadini aventi diritto e che
abitavano all’interno delle 95 baracche della zona di Messina denominata Fondo Fucile, con una spesa preventivata
in 7,4 milioni di euro provenienti dai fondi regionali per l‘acquisto dei nuovi
alloggi e 773.250 euro per la demolizione delle baracche e la riqualificazione
ad area verde della zona interessata”. Nella delibera in questione erano state fissate
le scadenze per la gara: il 15 aprile 2014 come termine massimo per la presentazione
delle offerte, a cui doveva seguire entro il 31 maggio 2014 l’attività istruttoria
delle proposte e il controllo dei requisiti dei soggetti proponenti e degli
immobili in vendita; la richiesta di impegno specifico delle somme all’Assessorato
Regionale Infrastrutture e Trasporti in relazione agli immobili ritenuti idonei
entro il 30 giugno 2014.
“Nel
corso delle indagini emergeva l’interesse da parte di Biagio Grasso e Vincenzo
Romeo di partecipare alla procedura bandita dal Comune”, riporta l’ordinanza
del Tribunale di Messina. “E subito emergono le due facce con cui l’associazione
si presenta: da un lato è una impresa pulita e aliena da violenze (sono passati
decenni dal mafioso mero estortore di imprese altrui) e dall’altro utilizzando
mezzi illeciti corruttivi”. Stando alle risultanza delle indagini,
l’imprenditore Biagio Grasso e Vincenzo Romeo, grazie all’intermediazione di
Stefano Barbera, decidevano di servirsi della complicità dell’ingegnere
Raffaele Cucinotta. “I primi contatti tra il predetto dipendente del
Dipartimento Ufficio Urbanistica presso il Comune di Messina e Biagio Grasso
vengono registrati il 26 e 27 marzo 2014, a cui seguono numerosi incontri”,
riportano gli inquirenti. “Il comportamento attivo di Raffaele Cucinotta viene
registrato già in data 7 aprile 2014, quando riferiva a Biagio Grasso e
Vincenzo Romeo di bloccare la realizzazione delle mansarde poiché non
rientravano i requisiti per essere venduti al Comune e nel corso della chiamata
Stefano Barbera riferiva di un aggiustamento effettuato di un atto del Comune”.
Due giorni più tardi, Grasso, Cucinotta e Barbera si incontrano negli uffici
della società X.P. Immobiliare. “Occorre
evidenziare che la data per la presentazione della documentazione per accedere
alla procedura inizialmente era fissata a giorno 15 aprile 2014 e che il
predetto complesso edilizio risultava ancora in costruzione”, spiega il Gip. “Nel
corso della conversazione del 10 aprile 2014 Biagio Grasso riferiva a Giuseppe
Sicuro, quest’ultimo proprietario di parte dei terreni ove sorge il complesso
in oggetto, dell’esito favorevole dell’operazione con il Comune, in quanto la
sera precedente aveva incontrato una persona determinante per la definizione
dell’affare”. “Ieri sera ci siamo visti con chi di competenza…101 su 100 l’operazione
è chiusa”, riferiva Grasso all’interlocutore, riferendosi a Raffaele Cucinotta,
incontrato unitamente al Barbera.
“Il
13 aprile 2014 emergono numerosi contatti indiretti fra Biagio Grasso e Cucinotta,
per il tramite di Barbera, nel corso dei quali il dipendente comunale fornisce
le rassicurazioni sull’avvenuto spostamento del termine per la presentazione
delle offerte”, riporta l’ordinanza Beta
2. “Il Comune di Messina con delibera di Giunta n. 263 dell’11 aprile 2014,
prorogava il termine di presentazione delle offerte per la procedura di
acquisto di alloggi ai fini del risanamento di Fondo Fucile alla data del 15
maggio 2014. Nel corpo della delibera viene indicato tra le motivazioni che: i soggetti interessati, hanno anche fatto
rilevare la ristrettezza dei tempi concessi, a poter produrre tutta la
documentazione richiesta entro il 15 aprile pv., termine ultimo previsto per la
presentazione delle offerte, chiedendo, pertanto uno slittamento dello stesso”.
Il
14 aprile 2014 gli inquirenti intercettano un’altra conversazione tra il
costruttore di origini milazzesi e Giuseppe Sicuro. “Allora, lo sa che è stato
rimandato di un mese il bando?”, domandava quest’ultimo. “Lo abbiamo fatto rimandare
noi”, rispondeva Grasso. “Perché se non ci firma le carte non ne facciamo
operazione... A lui gli sembra, che è scaltro... non ha capito che mio padre è
una potenza dal punto di vista politico (...) Allora siccome il mio amico
dell’Urbanistica giustamente mi dice: Biagio
io mi sono stato zitto vi dichiaro 290 o 2110 ... con lo spigolo... Là è
che quelli devono stare tutti a posto con gli effetti, i 10.000, in caso
domani, io faccio venire quello dell’Urbanistica, una volta presentata la
domanda e gli faccio dire ufficiosamente vedi
che queste particelle non sono della proprietà, rischiate di uscire fuori dal
bando, la soluzione è che la proprietà nel momento in cui deve fare il
trasferimento dichiara che è apposto e lui dice che non ci sono problemi, chiamiamo
pure quell’altro e gli parliamo dello spigolo e siccome noi già lo sappiamo che
va così, giusto a quel punto gliela scarichiamo a Puleo ed ai catanesi… Perché
a Puleo basta che gli passano gli spicci, perché stanno incassando 3.800.000 euro
e sono cinque anni che aspettano e vanno a fare in culo… L’offerta per il Comune
è 4.125.000 euro meno tutta una serie di commissioni. Sull’avanzato dovrebbe
rimanere netto circa 3.800.000, 50% sono di quel signore che mette gli appartamenti
a disposizione; il 25% è mio e il 25% è suo, signor Sicuro (…) Fuori rimane
questo spigolo di terreno che si deve capire… dove stiamo noi… facciamo finta
di niente, no, no, non ci conviene...”. Come accertato nel corso delle
indagini, Biagio Grasso e Vincenzo Romeo erano davvero preoccupati per lo
“spigolo”, cioè la particella di terreno sulla quale era stata costruita una
delle palazzine offerte al Comune ma che non rientrava nella titolarità della
società proponente. “Nel corso della loro conversazione, Grasso e Sicuro fanno riferimento
a delle particelle indicate erroneamente di proprietà della R.D. Costruzioni Srl che di fatto non
sono loro e che di tale situazione ne è a conoscenza anche il proprio amico
dell’urbanistica”, spiegano gli inquirenti. “Inoltre, Biagio Grasso, in merito
ad una possibile minaccia a Rosario Di Stefano, socio occulto della R.D. Costruzioni, paventava l’eventualità
di fare intervenire l’ingegnere Cucinotta, il quale gli avrebbe spiegato al Di
Stefano della possibilità di uscire dalla procedura di vendita al Comune a
causa dei problemi della particella sopra indicata’’.
E con l’assessore ci parliamo noi
Il
17 aprile 2014 Biagio Grasso, Raffaele Cucinotta e Stefano Barbera si
incontrano negli uffici della X.P. Immobiliare. “Dal tenore delle
conversazioni si comprende dell’esito dell’affare, si ha la conferma dell’incontro
avvenuto tra Grasso e l’assessore Sergio De Cola”, annotano gli inquirenti. In
un’ulteriore intercettazione del 9
maggio, l’ingegnere Raffaele Cucinotta invece “sollecitava Stefano Barbera
affinché questi riferisse ai suoi sodali che era necessario un incontro per
definire alcuni dettagli che avrebbero permesso al funzionario di seguire la
pratica senza alcun ostacolo amministrativo e, in tal senso, il Cucinotta
manifestava la necessità di conoscere prima della presentazione dell’offerta
come era stato definito l’accordo con i proprietari dei terreni e la posizione
di Rosario Di Stefano”. Il giorno successivo Biagio Grasso
e Raffaele Cucinotta si incontravano nuovamente presso l’ufficio del primo. “Dopo
aver affrontato vari argomenti riguardanti gli affari in atto, i due parlavano
dell’appuntamento che il funzionario aveva fissato al complice con l’assessore
De Cola e di come il Grasso avrebbe potuto accreditarsi, ostentando la propria
disponibilità ad effettuare altri lavori idonei a favorire un ritorno di
immagine spendibile mediaticamente a fini politici, così come auspicato dallo
stesso assessore conversando col Cucinotta”, riportano gli inquirenti
nell’ordinanza Beta. “Biagio Grasso chiede
di cosa parleranno con l’ingegnere De Cola e Cucinotta gli risponde che
parleranno di alloggi e torrente Trapani
collegato al parcheggio. Grasso dice che se l’ingegnere gli da l’OK entro il 30 giugno gli sistema tutto
il parcheggio”.
Il 14 maggio 2014 l’amministratore unico della R.D. Costruzioni Srl, Giuseppe Amenta, presentava l’offerta di vendita al
Comune di Messina di un complesso immobiliare in corso di costruzione in via
Gioacchino Chinigò, costituito da 24 unità immobiliari. “Nella relazione
tecnica redatta dalla società e presentata il 14 maggio 2014 si legge: il complesso immobiliare oggetto
dell’offerta costituito dai corpi A e B ricade sulle particelle n. 2110
(parziale ex 290), n. 763 (parziale) e n. 765 (parziale) del foglio 132”,
annotano gli inquirenti. “Gli accertamenti svolti hanno evidenziato che le due
ultime particelle erano, alla data della relazione allegata, di proprietà della
R.D. Costruzioni S.r.l., mentre la 2110 era 1/4 di proprietà della società
edile e 3/4 di altri proprietari, come da allegata visura catastale. Tale
discrasia, come evidenziato dagli stessi intercettati, avrebbe potuto bloccarne
l’acquisto da parte del Comune. Nell’avviso ricognitivo allegato alla Delibera
di Giunta n. 151 dell’11 Marzo 2016, al punto nr. 6 si indica: la documentazione o auto certificazione
attestante la piena proprietà e disponibilità dell’immobile e che lo stesso non
sia gravato da nessun vincolo”.
Prima
della conclusione dell’iter per l’acquisizione degli alloggi di Fondo Fucile,
la R.D. Costruzioni veniva acquisita dalla società a responsabilità limitata “Parco
delle Felci” e l’amministratrice Silvia Gentile, con lettera del 29 luglio 2014
al Dipartimento politiche per la casa del Municipio di Messina riferiva che a
seguito dell’operazione, la propria azienda diveniva subentrante nell’offerta
di acquisto degli alloggi di Fondo Fucile. “In data 27 agosto 2014 veniva
registrata una conversazione all’interno dell’autovettura in uso a Stefano Barbera,
nel corso della quale lo stesso faceva presente a Vincenzo Romeo, esponente
della famiglia Santapaola/Romeo della necessità, come riferitogli da parte di
Raffaele Cucinotta, di avvicinare l’architetto Parlato”, riporta l’ordinanza Beta 2. “Qualche giorno dopo tale
conversazione (il 3 settembre 2014), Romeo e Barbera si incontravano nuovamente,
e riprendevano l’argomento. Romeo evidenziava di avere già avvicinato Salvatore
Parlato ma che lo dovrà rincontrare, quindi lasciava intendere del buon esito del
procedimento a seguito di un pagamento. Il fatto resta esterno alle
contestazione, ma la gravità è indubbia…”.
Il
15 settembre 2014 si registrava ancora un incontro tra Vincenzo Romeo e Stefano
Barbera, nel corso del quale quest’ultimo raccontava quanto accaduto la sera
precedente all’interno degli uffici dell’Urbanistica ove lavorava Raffaele
Cucinotta. “Questo giudice ritiene di estrema gravità che il Romeo riprenda il
Barbera perché aveva fatto, in una telefonata, cenno all’assessore De Cola; il
dato è, più che inquietante, grave”, annota il Gip Salvatore Mastroeni. “Inizialmente,
Romeo riprendeva il proprio interlocutore, poiché nel corso della conversazione
telefonica precedente aveva fatto cenno all’Assessore. Barbera narrava, quindi,
di un litigio al quale aveva assistito; in particolare riferiva che l’Assessore,
presumibilmente De Cola, aveva ripreso l’architetto Parlato, poiché questi
ancora non aveva preparato i preliminari con i proprietari delle abitazioni che
dovevano essere acquistati da parte del Comune…”.“Minchia... ero là con
Raffaele e lui mi ha detto aspetta un
attimo ed io mi sono messo ad aspettare dietro alla porta...”, riferiva
Stefano Barbera all’interlocutore. “Non è possibile, Raffaele me le devi dire queste cose a me... fallo venire qua... chiama
a Parlato... dov’è Parlato? Minchia,
faccio io…. tun tun tun prende e io mi sono messo all’angolo… mentre scendeva
al telefono… voglio una riunione questa
sera stessa a che cazzo stiamo aspettando e poi i complessi li compriamo tutti
e due... ma sono due blocchi? Va bene comunque... se ne va... entra... sì
ho detto io ma chi cazzo è? Ma parlava di
Parlato? Dice ma lo sai chi è questo? Questo
è l’Assessore... rimba... e perché ridi?.. Perché ce l’ha con Parlato e con gli altri che ancora stanno ritardando...
Sì, ho detto, fammi sapere come va a
finire... Minchia compare, mi chiama sabato ... Lo sai che ieri sera si sono riuniti ... Parlato ci sta presentando
tutte le copie dei preliminari e tutte cose... Digli all’amico nostro che è tutto a posto... E ci firmano tutto
immediatamente quindi gli vogliono dare?... Questo ti volevo raccontare
dell’Assessore...”.
Gli
inquirenti ritengono che era Vincenzo Romeo l’amico
nostro a cui avrebbero dovuto comunicare - “presumibilmente tramite l’ingegnere
Raffaele Cucinotta” - la positiva conclusione della vendita delle abitazioni di
Fondo Fucile. “Tale circostanza è confermata dal dato che la RD Costruzioni
S.r.l., poi Parco delle Felci S.r.l., era stata inserita tra le ditte che
avrebbero potuto vendere gli alloggi al Comune di Messina nella citata
procedura, senza pertanto rilevare la mancanza evidenziata nel corso delle intercettazioni”,
annota il Gip. Intanto il 31 ottobre 2014 Antonio Amato riferiva in una lettera
al Comune del cambio di amministratore della Parco delle Felci, nonché il
cambio di sede sociale presso lo Studio dell’avvocato Fichera di Catania; Amato
specificava inoltre che il complesso abitativo era in fase di ultimazione e che
i lavori sarebbero stati completati entro il successivo 30 novembre. Il 6
novembre 2014 il Dipartimento Politiche per la casa del Comune di Messina
stilava una graduatoria delle ditte partecipanti alla gara per la vendita degli
alloggi: tra gli aggiudicatari vi era anche la società Parco delle Felci Srl per
24 alloggi, 12 nel corpo A e 12 nel corpo B.
Ed ecco che spunta l’architetto Parlato
“Ne
deriva quindi che la collaborazione illecita del Cucinotta, e non evidente di
altri, aveva sortito i suoi effetti non solo sulla turbata libertà degli incanti
ma, anche, sul raggiungimento dell’obiettivo perseguito dal sodalizio anche se
ridimensionato in termini quantitativi”, annotano gli inquirenti. “Sin da
quella fase del procedimento era emerso, seppure con contorni sfumati, il ruolo
ricoperto nella vicenda da Salvatore Parlato, dipendente del Dipartimento
Edilizia Privata del Comune di Messina”. Con nota del 17 novembre 2016, il
Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) dell’Arma dei carabinieri aveva
riferito che nella vicenda dell’acquisizione degli alloggi di Fondo Fucile da
parte delle aziende riferibili al gruppo Romeo-Santapaola, oltre all’ingegnere
Raffaele Cucinotta era emerso anche il ruolo dell’architetto Parlato. Era stata
sentita a sommarie informazioni la dirigente pro tempore del Dipartimento Politiche del Territorio del Comune di
Messina, Maria Canale, la quale si era soffermata sulle modalità che avevano
determinato la graduatoria per l’acquisto degli alloggi. “La procedura di
acquisizione era iniziata sotto la precedente gestione dell’ufficio; di fatto
però il bando fu approvato con la delibera di Giunta dell’11 marzo 2014”, ha
dichiarato Maria Canale. “Contemporaneamente venne approvato il crono-programma.
Le domande e le offerte si presentavano entro un mese. Con successiva delibera
il termine per la presentazione delle proposte venne spostato di un mese, ovvero
con scadenza 15 maggio 2014. Si prevedeva l’acquisizione di tutte le offerte
con relativa documentazione e successivamente venivano effettuati i
sopralluoghi. Siccome il Dipartimento era stato depauperato del personale dell’Ufficio
tecnico ed era rimasto in forza un solo geometra e le offerte erano diverse,
l’assessore propose agli altri dipartimenti affinché ci prestassero del
personale per eseguire i sopralluoghi, fino alla compilazione di una scheda
tecnica, dove veniva riportata risultanza e valutazione (…) L’assegnazione delle
singole offerte fu casuale e senza uno specifico criterio. L’unico metodo fu
che agli architetti vennero affidati la valutazione dei complessi di alloggi, in
quanto la valutazione era più impegnativa”. Nel corso dell’interrogatorio, la
dirigente del Comune specificava che i funzionari addetti dovevano accertare l’esattezza
dei requisiti e degli atti presentati, in particolare quelli relativi alla
titolarità del bene offerto al Comune (titolarità assente in parte, come
accertato, nella proposta di vendita della società “vicina” al gruppo
Romeo-Santapaola). “In occasione della citata audizione, venivano acquisite
alcune schede tecniche relative alle ditte che avevano presentato l’offerta, in
particolare quelle degli alloggi proposti dalla R.D. Costruzioni S.r.I. e
quelle della Parco delle Felci S.r.l.: queste ultime risultavano tutte a firma
dell’architetto Salvatore Parlato”, riporta l’ordinanza Beta 2.
Le intercettazioni
eseguite nel corso delle indagini all’utenza in uso all’imprenditore Biagio
Grasso hanno evidenziato “numerosi contatti” tra il predetto e il dipendente
del Comune di Messina. “Durante i predetti contatti, i due si sono dati appuntamento
presso il cantiere di Fondo Fucile per effettuare il sopralluogo in data 24
luglio 2014 (dato riscontrato anche in ambientale del veicolo del Grasso), così
come all’interno degli Uffici dell’Urbanistica ove prestavano servizio sia il Parlato
che Raffaele Cucinotta, sino alla conversazione del 6 novembre 2014 ove Biagio Grasso
chiedeva al responsabile del controllo se fosse vera la notizia secondo la
quale avrebbero ridotto il numero degli alloggi che il Comune doveva acquistare
dalla XP Immobiliare Srl”, riporta l’ordinanza Beta 2. E sempre in relazione alle figure di Salvatore Parlato e
Raffaele Cucinotta, veniva intercettata il 13 ottobre 2014 una conversazione tra
Vincenzo Romeo e Stefano Barbera nel corso della quale “facevano riferimento ad
una somma da elargire ai predetti dipendenti comunali alla firma degli atti e
dell’intenzione di Romeo di fare un passaggio,
cioè di recarsi personalmente dai predetti”.
Biagio
Grasso ha fornito agli inquirenti importanti elementi sul ruolo assunto dall’architetto
Parlato durante l’iter di gara per l’acquisizione degli alloggi comunali. “Nel
bando per com’era strutturato, chiaramente il requisito principale era la
vicinanza dal cantiere con la zona adibita allo sbancamento, era il maggior punteggio,
e in quel momento quella più ravvicinata era realmente la nostra”, ha
verbalizzato imprenditore nel corso di un interrogatorio dell’1 luglio 2017. “Quindi
voglio dire, indipendentemente da tutto quello che c’è scritto e da tutto
quello che c’è fatto, noi avevamo la maggior parte dei punti rispetto a
qualsiasi altro concorrente. Cioè, tengo a sottolineare che questo evento
realmente è un po’ particolare, anche perché, là chi gestiva e decideva era la
Canale con la sua commissione. Anche il Parlato stesso, alla fine della fiera,
veniva a fare il sopralluogo e diceva: Sì,
possono arrivare; Sì, non possono
arrivare, da questo punto di vista, fermo restando che quell’imbecille del
Barbera crea un appuntamento con Romeo e gli dice: Io posso fare questo, lo
posso fare l’altro, Raffaele può fare
questo, Raffaele può fare l’altro
ed entriamo in contatto con Raffaele Cucinotta, ma io fin dal principio sapevo che:
primo, non c’era bisogno; secondo, il Cucinotta non poteva fare assolutamente
niente per potere ostacolare l’aggiudicazione dei 24 alloggi, perché in quel
momento il cantiere aveva tutte le caratteristiche per essere il numero uno
nella lista, tranne una cosa, la consegna…”.
Dopo
aver avviato la collaborazione con gli inquirenti, Biagio Grasso torna a
parlare dell’affaire alloggi e dell’architetto Salvatore Parlato nel corso
dell’interrogatorio del 12 dicembre 2017. “La vicenda di Fondo Fucile nacque
con lo sbaraccamento della zona attraverso Stefano Barbera, quest’ultimo in
contatto con Raffaele Cucinotta”, ha verbalizzato l’imprenditore. “Il Cucinotta
era un dirigente all’Urbanistica del Comune di Messina. Questi ci segnalò un
ingegnere, tale Cosimo Polizzi, al quale abbiamo conferito un incarico per lo
studio tecnico per gli appartamenti di Fondo Fucile. Inoltre il padre Francesco
Romeo aveva sistemato una situazione con il Parlato. In particolare il Parlato
secondo quanto riferito da Vincenzo Romeo, aveva ricevuto delle richieste
estorsive da parte di soggetti catanesi in relazione ad un agriturismo cui lui
o il figlio era proprietario in quell’area. Il Parlato aveva richiesto
l’intervento di Francesco Romeo per la messa
a posto. Per tale ragione egli era in debito con Francesco Romeo. Sia il Parlato
che il Cucinotta avevano dato la disponibilità ad aiutare l’aggiudicazione del
bando al Comune nonostante il problema di una particella ove era stato
costruito l’edificio”.
Il
collaboratore di giustizia ha poi raccontato di essersi recato al Comune di
Messina, insieme a Vincenzo Romeo e al padre Francesco per incontrare proprio l’architetto.
“Andammo da Parlato che gestiva l’ufficio del Risanamento e il predetto si mise
a disposizione”, ha aggiunto Grasso. “Francesco Romeo si salutò con Parlato, i
due si conoscevano già e chiese di fare aggiudicare il bando. Il Parlato si
recò pochi giorni dopo a fare il sopralluogo nell’area di Fondo Fucile. Durante
il sopralluogo si rese conto che il cantiere era indietro e diede una proroga.
Io avevo chiesto 4 mesi di proroga mentre il Comune diede solo un mese.
Vincenzo Romeo si arrabbiò molto per tale situazione. Nonostante l’aggiudicazione
di 12 alloggi decidemmo di ritirare la proposta di vendita. Con il Cucinotta
continuammo il rapporto mentre con il Parlato non vi furono più rapporti…”.
I
fatti estortivi di cui sarebbe stato oggetto il funzionario comunale hanno
trovato riscontro nelle indagini. “Effettivamente, in data 15 dicembre 2012,
Cristian Parlato, figlio di Salvatore, aveva denunciato presso la Stazione
Carabinieri di Passopisciaro (Catania), che il padre aveva rinvenuto nel
cancello dell’azienda agrituristica di proprietà dei genitori e sita nella
frazione Verzella del Comune di Castiglione di Sicilia: una bottiglietta con
del liquido forse infiammabile e con sopra un biglietto manoscritto dal chiaro
fine estorsivo cercati un amico”,
scrivono gli inquirenti. “E’ assolutamente verosimile, dunque, che Parlato
abbia illegittimamente influito sulla procedura di gara in questione,
avvantaggiando il gruppo mafioso, in ragione del debito di riconoscenza che aveva
nei confronti di Francesco Romeo che forte della sua caratura criminale era
intervenuto in favore del Parlato, allorquando costui aveva subito una
pressione estorsiva. Non può tacersi, del resto, che, a più riprese,
dall’attività di intercettazione, emergono riferimenti a possibili ricompense
economiche, promesse ai funzionari comunali interessati a detta procedura di gara,
in cambio del compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio. Ciò posto deve
ritenersi che il Parlato, come il Cucinotta, sia stato funzionale agli
interessi dell’associazione, contribuendo ad alterare la gara di aggiudicazione
dei lavori per alloggi popolari, con decisioni di proroga ed accertamenti che
omettevano carenze della ditta riferibile al Romeo, essenziali per la medesima
organizzazione (…) Dalle parole del Romeo emerge che il Parlato aveva accettato
le sue richieste, aveva assicurato che tutto
era a posto non in fatto ma nell’interesse dell’associazione mafiosa e vi è
pure un dato di corruzione, non ulteriormente accertato ma verosimile, con
soldi che dovevano essere dati al Parlato per la sua attività…”.
E l’assessore non ha nulla da aggiungere
Agli
atti dell’inchiesta Beta c’è pure il
verbale di sommarie informazioni rese in qualità di persona informata sui fatti
dall’ingegnere Sergio De Cola, in data 28 maggio 2018. “Sono assessore al
Comune di Messina con delega ai lavori pubblici e politiche del territorio, da
circa tre anni”, ha dichiarato De Cola. “Prima della nomina svolgevo la
funzione di ingegnere libero professionista. Non conosco Biagio Grasso; ricordo
di aver incontrato una persona nel periodo in cui ero assessore con delega al
risanamento che si accompagnava a Raffaele Cucinotta, in occasione della
pubblicazione di un bando per l’acquisto alloggi da destinare ad edilizia
sociale. Raffaele Cucinotta infatti mi disse che persone di sua conoscenza
volevano un incontro con me al fine di poter avere informazioni per poter
partecipare al bando. La persona che era insieme a Cucinotta poteva avere circa
40 anni. Io parlai con tale soggetto, il quale mi disse che aveva degli alloggi
riguardanti la zona di Fondo Fucile. Tali alloggi, a suo dire, erano già
ultimati o comunque quasi in via di ultimazione ma non ancora dotati di
abitabilità. Io dissi che comunque era necessario avere l’abitabilità e rogito.
Ricordo che forse incontrai nuovamente questo soggetto, sempre per il tramite
di Raffaele Cucinotta, poiché era interessato a presentare una proposta di finanza
di progetto del parcheggio di via La Farina”.
“Non
conosco l’ing. Polizzi, né Stefano Barbera, né la famiglia Romeo”, ha aggiunto
l’ex assessore della Giunta Accorinti. “Conosco l’architetto Salvatore Parlato,
attualmente funzionario dell’edilizia privata, responsabile del servizio forse
Messina sud o Messina centro. Ricordo che l’architetto Parlato era uno dei
tecnici incaricati di fare la perizia/verifica degli immobili proposti in
vendita al Comune. Ho avuto diversi incontri con il gruppo dei tecnici per le
verifiche ove vi era anche il Parlato, insieme all’architetto Maria Canale
all’epoca dei fatti dirigente del dipartimento ove era incardinato tale
procedimento (…) In relazione ai progetti di via Fondo Fucile ed al parcheggio
di via La Farina, con il Cucinotta ho solo avuto incontri di carattere
lavorativo, non mi fece mai alcuna pressione né ebbe mai alcun interessamento
particolare. Per quanto riguarda la vicenda di Torrente Trapani ricordo di
avere avuto diversi incontri poiché la situazione era ed è molto complicata,
comunque non incontrai Raffaele Cucinotta che forse già era stato trasferito a
Milazzo né la persona da lui presentatami di cui ho parlato prima. Ricordo che
tra i tecnici presenti ai tavoli per la risoluzione del problema era presente
anche l’architetto Parlato…”.
Articolo
pubblicato in Stampalibera.it il 12
novembre 2018, http://www.stampalibera.it/2018/11/12/linchiesta-beta-2-i-documenti-inediti-laffaire-fondo-fucile-in-un-solo-appalto-tanti-provvedimenti-irregolari-illeciti-e-strumentali/?fbclid=IwAR0QNzPm3Rpx-pDs1h4IOrHznNTBBd7SIv95ErpPEtBPH9QdAePOzAlmGBs
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