L’Antimafia spiegata ai piccoli studenti di Messina. Lo fa la Polizia di Stato con le Arti Marziali
Dopo le forze armate nelle scuole per "insegnare" Costituzione, Storia, Diritto e Scienze motorie arriva la Polizia di Stato a parlare di Lotta alla Mafia proponendo lezioni di "autodifesa" con le "arti marziali" cioè con l'insieme delle pratiche fisiche, mentali e psicologiche legate al combattimento.
Accadrà
a Messina nell'Istituto Comprensivo n. 12 "Cesare Battisti - Ugo
Foscolo" in occasione del Memorial Day del prossimo 28 aprile.
"Nel
XXXI anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, la Polizia di Stato
ha scelto il nostro Istituto come unica scuola partner della manifestazione,
che si terrà dalle ore 15.30 presso i campetti di Cristo Re", si
legge nella circolare emessa giorno 29 marzo dalla dirigente scolastica
prof.ssa Alessandra Minniti.
"Durante
la manifestazione gli alunni delle classi quarte e quinte della Primaria, e di
tutte le classi della Secondaria, saranno invitati a leggere le composizioni
cui avranno lavorato con i propri insegnanti aventi per oggetto la
legalità, la lotta contro la mafia, il ricordo delle vittime di mafia".
Fin
qui poco male anche se sarebbe stato meglio ricordare la sanguinosa stagione
delle Stragi di Stato-Mafia privilegiando le letture e le pratiche di antimafia
sociale con quei testimoni privilegiati (giornalisti, operatori, educatori) e
con quelle associazioni che quotidianamente si oppongono all'infiltrazione
della borghesia mafiosa nel tessuto economico e nei territori.
Ma è quanto si riporta dopo nella circolare d'istituto a suscitare più di una
legittima perplessità sulla valenza "educativa" dell'iniziativa:
"Ad ogni alunno presente saranno dati un cappellino, una maglietta e la
merenda; inoltre alcuni addestratori esperti in arti marziali faranno, insieme
gli alunni interessati, un’esercitazione di autodifesa".
Autodifesa
dalla mafia con le "arti" da combattimento?
Ancora
una volta, purtroppo, prevale la concezione della "cultura della difesa e
della sicurezza" su quella dell'educazione alla pace, alla convivenza,
alla solidarietà e al rifiuto di ogni forma di violenza, il miglior terreno su
ci costruire politiche di opposizione ad ogni forma di criminalità organizzata.
Purtroppo
sempre più spesso nelle scuole italiane l'anaisi su fenomeni sociali come
bullismo e cyberbullismo e violenza di genere viene affidata in regime di
monopolio a Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, dove la narrazione si
arresta alla mera repressione e punizione degli attori
"responsabili", esemplificandone pericolosamente la complessità
psico-pedagogica, socio-economica, ecc.
Lo
stesso è accaduto con l'educazione antimafia ormai sostituita dall'"educazione
alla legalità" affidata sempre e solo alle forze di polizia e armate e -
adesso come nel caso dell'Istituto Comprensivo peloritano - interpretata con le
pratiche marziali e combattimento.
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