Due reattori nucleari da 194 MW a spasso nello Stretto di Messina
Inizio primavera a rischio nucleare per gli abitanti dello Stretto di Messina. Stamani è transitata nelle acque del pericoloso e trafficatissimo corridoio marittimo tra la Calabria e la Sicilia la portaerei a propulsione nucleare “USS George H.W. Bush” (CVN-77) della Marina militare degli Stati Uniti d’America.
L’unità
da guerra ha cosi fatto ritorno nel mar Tirreno dopo essere stata dispiegata
per diverse settimane nell’Adriatico nell’ambito delle operazioni navali
USA-NATO di “contenimento” della flotta russa nel Mediterraneo. Nei giorni
scorsi la “George Bush” aveva effettuato una sosta tecnica nella base
aeronavale di Souda Bay a Creta (Grecia).
Lunga
quasi 333 metri e larga 77 metri, la portaerei USA ha un dislocamento di quasi
102.000 tonnellate. E’ alimentata da due reattori nucleari A4W “Westinghouse”
da 194 MW ciascuno (con un’autonomia di 20 anni senza rifornimento di
combustibile) ed è armata con quattro piattaforme per missili terra-aria RIM-163
ESSM e RIM-116 anti-missile e con
cannoni navali “Phalanx CIWS” in grado di sparare fino a 4.500 colpi al minuto
a oltre 1,500 metri di distanza.
La “George H.W. Bush” è la nave ammiraglia dell’omonima
flotta navale di cui fanno parte anche i cacciatorpedinieri “USS Nitze” (DDG
94), “USS Farragut” (DDG 99), “USS Truxtun” (DDG 103) e “USS Delbert D. Black”
(DDG 119) e la fregata lanciamissili “USS Leyte Gulf”. A bordo della portaerei
operano oltre 3.200 militari di US Navy a cui si aggiungono i 2.480 piloti e
tecnici degli squadroni aerei ed elicotteri imbarcati: lo Strike Fighter Squadron (VFA) 103, il VFA-143, l’Airborne Early
Warning Squadron (VAW) 121, l’Helicopter
Sea Combat Squadron (HSC) 5, l’VFA-86,
l’VFA-136, l’Electronic Attack Squadron (VAQ) 140 e l’Helicopter Maritime Strike Squadron (HSM) 46.
La portaerei nucleare statunitense era già transitata
dallo Stretto di Messina il 26 novembre 2022. In quell’occasione il Comando
della VI Flotta USA di stanza a Napoli aveva emesso un comunicato stampa in cui
definiva le acque di Scilla e Cariddi “un infido checkpoint tra l’Italia
meridionale e la Sicilia”. Sempre più frequente è inoltre il passaggio di
sottomarini a propulsione nucleare armati con centinaia di missili atomici a
medio e lungo raggio.
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