L’Italia dimentica Regeni e Zaki e partecipa a imponente esercitazione militare in Egitto
Ministro Lorenzo Guerini, do you remember Giulio Regeni and Patrick Zaki? Evidentemente no, così come non ricorderai ciò che hai dichiarato l’estate 2020 in Commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio del ricercatore italiano. Dicesti allora che il tuo ministero, la Difesa, già a partire del 2017 aveva provveduto a “raffreddare” le relazioni con le forze armate egiziane, rarefacendo esercitazioni militari congiunte, visite e scambi di personale, ecc.. Era il minimo che si potesse fare dopo le omissioni e i depistaggi delle autorità egiziane nell’inchiesta sui responsabili dell’uccisione di Giulio Regeni. Ma guardando a ciò che però accade oggi nel deserto del paese nordafricano, non sembra proprio che le forze armate italiane abbiano alcuna intenzione di prendere le distanze dai colleghi militari egiziani, né che lo abbiano fatto nel più recente passato.
Giovedì
2 settembre nella base militare egiziana “Mohamed Naguib” del governatorato di
Marsa Matruh, al confine con la Libia, ha preso il via una grande esercitazione
militare multinazionale denominata Bright
Star 21, cioè Stella luminosa,
dove per 21 s’intende l’anno in corso
ma che pure coincide con il numero dei paese partecipanti, uno dei quali è
proprio l’Italia. I giochi di guerra si concluderanno venerdì 17 settembre e,
secondo gli organizzatori (i comandi militari degli Stati Uniti d’America e dell’Egitto
del presidente-generale Al-Sisi) puntano a “rafforzare i legami nel campo della
sicurezza delle forze armate coinvolte, grazie allo scambio di esperienze e
conoscenze sulle più moderne tecniche di combattimento e sui nuovi sistemi
d’arma e per la guerra elettronica”.
L’elenco delle 21 stelle di Bright Star è stato reso noto dal portavoce dell’esercito egiziano, il colonnello Arkan Harb Gharib Abdel Hafez: oltre ad USA ed Egitto compaiono Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (sotto accusa per i crimini commessi nel corso del sanguinoso conflitto in Yemen); il Bahrain, l’Iraq, il Kuwait e la Giordania; poi c’è il Pakistan, chiacchierato un po’ ovunque per le controverse relazioni con le milizie dei talebani afgani; diversi stati africani (Sudan, Marocco, Tunisia, Kenya, Nigeria, Tanzania). A chiudere l’elenco le forze armate di cinque paesi europei, Cipro, Francia, Grecia, Regno Unito, Spagna e Italia. Quasi tutti i partecipanti a Bright Star 21 hanno emesso note stampa in cui riportano le unità e i mezzi di guerra inviati a Marsa Matruh. Il Ministero della difesa italiano si è chiuso invece in un imbarazzatissimo silenzio. Nei video e nelle foto pubblicate nella pagina web delle forze armate di Al-Sisi, il tricolore fa però bella mostra di sé accanto a tanti impresentabili attori dei più sanguinosi conflitti in atto in Medio oriente e nel continente africano.
“Bright Star 21 è una delle maggiori e
più importanti esercitazioni militari a livello globale, anche per la rilevanza
delle forze armate partecipanti”, ha dichiarato lo Stato maggiore dell’esercito
egiziano in occasione della cerimonia inaugurativa dei war games. “Essa consente
di promuovere e accrescere le relazioni dell’Egitto con i suoi vicini e le
nazioni partner. Lo spirito delle esercitazioni è quello di scambiare le
esperienze e assicurare il coordinamento tra le unità partecipanti,
standardizzare le strategie e rafforzare le reciproche competenze, così come
sviluppare le metodologie operative e l’addestramento anti-terrorismo e la
guerra non-tradizionale”.
Da
Tampa, in Florida, l’U.S. Central Command (il Comando Centrale delle forze
armate statunitensi) ha reso noto che per Bright
Star 2021 sono stati inviati in Egitto 600 militari, parte dei quali
appartenenti alla Guardia nazionale del Minnesota, trasferiti via mare
direttamente dagli USA insieme a un elevato numero di carri armati e di
blindati. “L’esercitazione in Egitto è un importante momento di sviluppo
professionale per testare e validare concetti, procedure e tattiche”, spiega il
generale Steven J. deMilliano, a capo della direzione training dell’United
States Central Command. “Bright Star
consentirà alle unità di migliorare le loro capacità di risposta in caso di situazioni
di crisi e di operare congiuntamente nelle sfide regionali in ambito aereo,
terrestre, navale e cyber. Essa, in particolare, consente di rafforzare le
relazioni strategiche tra Egitto e Stati Uniti, i quali giocano un ruolo guida
nella sicurezza regionale e nello sforzo per combattere la diffusione
dell’estremismo”.
Le Bright Star hanno preso il via con
cadenza biennale dopo il 1981 e con la sola partecipazione delle forze armate
USA ed egiziane per poi allargarsi ad altri paesi alleati dopo l’11 settembre
2001. Le forze armate italiane vi hanno partecipato nelle edizioni 2007 e 2009
e, dopo un’assenza quasi decennale, sono tornate in Egitto nel 2018. L’edizione
2020 è stata invece cancellata a causa della pandemia di Covid-19. Anche in
occasione dell’ultima Stella luminosa
il ministero della difesa italiano ha mantenuto il più stretto riserbo
sull’identità dei reparti schierati nella base militare egiziana “Mohamed
Naguib”. Anche allora tra i partecipanti spiccarono le forze armate di Arabia
Saudita ed Emirati Arabi e le operazioni terrestri ed aeronavali si conclusero
alla presenza del ministro della difesa egiziano
gen.
Mohamed Zaki, del Capo di Stato maggiore dell’esercito gen. Mohamed Farid, del Comandante
in capo del Comando centrale CENTCOM gen. Joseph Votel e del Comandante di US
Army gen. Michael Garrett.
Proprio alla vigilia di Bright Star 21, i commandos e i reparti
speciali anti-terrorismo ed alcuni team d’élite di paracadutisti di Stati Uniti
ed Egitto hanno svolto alcune attività addestrative in territorio africano.
“Gli stage hanno mostrato che le truppe hanno raggiunto un distinto livello e
abilità sul campo e di combattimento e un ottimo coordinamento tra le due
parti, confermando l’abilità delle forze schierate a svolgere tutti i compiti
con accuratezza ed alta efficienza”, ha commentato in una nota lo Stato
maggiore delle forze armate della Repubblica d’Egitto.
Sempre
in vista del rafforzamento dei legami diplomatici-militari tra Washington e Il
Cairo va pure segnalato che il 27 aprile 2021 i vertici militari dei due paesi
hanno sottoscritto un memorandum of
understanding “per facilitare l’accesso reciproco alle forniture di
beni, servizi e supporti logistici”. Secondo quanto riferito dall’Ambasciata
USA in Egitto, il memorandum “non
obbliga le due parti a fornirsi supporto, ma crea un meccanismo attivo per
assicurare che le forze armate di Stati Uniti ed Egitto possano offrirsi
effettivamente un sostegno rimborsabile tutte le volte che esso venga
richiesto”.
Dopo
qualche frizione diplomatica, Egitto e Stati Uniti sembrano essere tornati
all’amicizia e alle strette relazioni del passato. “Le armi e l’equipaggiamento
USA supportano le forze terresti, navali, aeree e la Guardia di frontiera egiziane
nel contrastare le minacce alla sicurezza”, ha dichiarato recentemente Jonathan
Cohen, Ambasciatore USA al Cairo. “La cooperazione nel settore difesa con l’Egitto
è una pietra angolare della nostra partnership strategica e abbraccia le aree
dell’antiterrorismo, della sicurezza dei confini, dell’addestramento e della
pianificazione comune, indirizzandosi alle complesse sfide geopolitiche”.
Washington e il Pentagono perlomeno sono sinceri. Il Ministero della difesa
italico, no. A Roma regnano i silenzi e le ipocrisie.
Articolo pubblicato in Africa Express l’11 settembre 2021, https://www.africa-express.info/2021/09/11/italia-dimentica-regeni-e-zaki-e-partecipa-a-esercitazione-militare-in-egitto/
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