Guerra russo-ucraina e bombardamenti a Gaza. L’Italia è cobelligerante
La
fratricida guerra russo-ucraina e le stragi di civili palestinesi a Gaza. Una
spirale di morte e distruzione che potrebbe condurre allo scoppio di un
conflitto mondiale globale. E nucleare. Una sequela di inauditi crimini contro
l’umanità a cui crediamo di assistere come spettatori impotenti ma innocenti.
L’Italia, il suo territorio e le forze armate sono però direttamente coinvolti,
cobelligeranti, in violazione della Costituzione e senza che il governo avverta
il dovere di informare il Parlamento e la popolazione.
Agli
italiani è stato detto solo che inviamo armi alle forze armate ucraine per
“resistere” all’offensiva dei carri armati del Cremlino. Top secret però la
quantità, la tipologia e il loro valore mentre non c’è paese della NATO che non
abbia fornito in tempo reale dettagli sui sistemi bellici consegnati alle
autorità di Kiev. Eppure alle frontiere con Ucraina e Russia abbiamo schierato un
migliaio di militari e centinaia di mezzi pesanti dell’Esercito, navi della
Marina e i cacciabombardieri di quarta e quinta generazione dell’Aeronautica.
Quattro F-35A Lightning II del 6° Stormo di Ghedi e del 32° di Amendola operano
dallo scalo polacco di Malbork, sul Mar Baltico, presidiando lo spazio aereo
“caldo” prossimo all’enclave russa di Kaliningrad. In Lituania, nella base di Siauliai, sono rischierati quattro velivoli EF-2000 “Typhoon” degli Stormi 4° (Grosseto), 36°
(Gioia del Colle), 37° (Trapani Birgi) e 51° (Istrana) per la “sorveglianza”
delle Repubbliche baltiche sotto il comando del Centro per
le operazioni aeree della NATO di Uedem (Germania) e la supervisione del Comando
alleato di Ramstein.
Contingenti,
cannoni, blindati e carri armati italiani sono in forza ai battaglioni di
pronto intervento NATO attivati nell’Europa orientale dopo l’invasione russa
del 24 febbraio 2022. In Lettonia c’è il
Task Group “Baltic” con 250 militari e 139 mezzi terrestri della 132^ Brigata Corazzata
“Ariete”; in Ungheria in “attività di vigilanza rafforzata” operano 250
paracadutisti della Brigata “Folgore”; in Bulgaria l’Italia è alla guida del
Battle Group NATO con i reparti provenienti da U.S.A., Bulgaria, Albania, Grecia, Montenegro e Macedonia
del Nord (attualmente presenti 740 bersaglieri del 6° Reggimento della Brigata
“Aosta” di Trapani). In Slovacchia è stata invece trasferita una batteria di
missili terra-aria SAMP-T di produzione italo-francese con 150 militari del 17° Reggimento Artiglieria contoaerei "Sforzesca" di Sabaudia. In Kosovo siamo presenti da 24 anni con 852 militari, 137 mezzi terrestri e 1 mezzo aereo inquadrati
nell’operazione “Joint Enterprise” a guida NATO ma la Difesa ha già fatto
sapere che a seguito dell’escalation del conflitto tra la maggioranza di origine
albanese e la minoranza serba, il contingente italiano potrebbe crescere di
numero a breve.
Dal 26
luglio 2023 la fregata multi-missione “Antonio
Marceglia” con un equipaggio di 200 uomini e donne opera nelle
acque del Mar Baltico in “attività di sicurezza marittima e difesa aerea”
nell’ambito dell’operazione NATO “Brilliant Shield”. “Ad oggi il Marceglia è
la seconda nave, dopo il cacciatorpediniere lanciamissili Caio Duilio,
ad aver concluso con successo il processo di Readiness Verification della
NATO, consentendogli quindi di essere pienamente integrata nel sistema di difesa
aerea e missilistica dell’Alleanza”, annota il sito specializzato Ares osservatorio Difesa. “Il rischieramento
lungo il fianco Est dell’Alleanza si
declina in una presenza e sorveglianza costante al fine di garantire
l'integrità delle vie di comunicazione e salvaguardare il territorio e gli
interessi della NATO”. Non ultima tra le finalità dell’onerosa missione navale
quella di “naval diplomacy” per rafforzare le relazioni con gli Stati del nord Europa
e promuovere i prodotti dell’industria bellica nazionale (soste-vetrina sono
state effettuate a Gdynia e Świnoujście in Polonia, Malmö in Svezia, Copenaghen
in Danimarca, Rostock in Germania, Helsinki in Finlandia e Riga in Lettonia).
Dallo
scalo di Costanza, in Romania, decollano e atterrano i sofisticati aerei di
intelligence (coprodotti da Stati Uniti e Israele) Gulfstream G550 in dotazione
al 14° Stormo dell’Aeronautica di Pratica di Mare. I velivoli effettuano
prioritariamente operazioni di sorveglianza del Mar Nero e mappatura della
presenza di navi di superficie e sommergibili della Marina della Federazione
Russa, in coordinamento con gli aerei con e senza pilota di altre forze armate
NATO, primi fra tutti i droni “Global Hawk” di US Air Force e i pattugliatori
P-8A “Poseidon” di US Navy assegnati alla grande stazione aeronavale siciliana
di Sigonella.
E sono
ancora i “Poseidon” di Sigonella ad essere impiegati da Washington a sostegno
delle operazioni belliche israeliane contro le milizie di Hamas a Gaza e gli
Hezbollah in Libano meridionale. L’ultimo volo del pattugliatore USA è stato
tracciato il 6 novembre; nelle settimane precedenti aveva fatto la sua comparsa
nel Mediterraneo orientale pure un drone “MQ-Reaper” di US Air Force, anch’esso
partito da Sigonella. “A supporto degli sforzi di ricerca degli
ostaggi, gli Stati Uniti stanno effettuando voli di aerei senza pilota
disarmati (unmanned aerial vehicle)
su Gaza, oltre a fornire consulenza e assistenza per sostenere il nostro
partner israeliano mentre lavora per il recupero degli ostaggi”, ha dovuto
ammettere l’addetto stampa del Pentagono, il generale Pat Ryder dopo le
rivelazioni sulle attività di intelligence dei “Reaper” pubblicate dal New York Times. Sempre secondo il
generale Ryder i voli dei droni sarebbero iniziati subito dopo l’attacco del 7
ottobre di Hamas contro Israele.
Il governo Meloni-Crosetto ha pure deciso di
trasferire nelle acque del Mediterraneo orientale il pattugliatore d’altura
“Paolo Thaon di Ravel”, la nave anfibia e da sbarco “San Giorgio” (può
trasportare fino a 550 marò del Reggimento “San Marco”), la fregata
missilistica “Virginio Fasan” e il sommergibile “Pietro Venuti” (classe U-212).
Le unità della Marina Militare affiancano operativamente lo Standing
Maritime Group 2 (gruppo di pronto intervento della Nato con otto unità da guerra, tra
cui la fregata lanciamissili e anti-sommergibili italiana “ITS Margottini”) e il gruppo navale USA guidato dalle portaerei a
propulsione nucleare “Gerald Ford” con oltre 5.000 marines e un centinaio di
caccia ed elicotteri d’attacco. Le unità statunitensi hanno già effettuato alcuni
strike in Siria contro presunte milizie filo iraniane e potrebbero essere impiegate
per colpire obiettivi “anti-israeliani” in Libano e a Gaza.
Articolo pubblicato in Adista Segni Nuovi, n. 39 del 18
novembre 2023.
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