A Roma vertice generali USA e Africa per strategie anti-terrorismo e anti-Russia e Cina nel continente africano
Fuori dai riflettori mediatici, dal 31 gennaio al 2
febbraio l’U.S. Africa Command ha ospitato a Roma la Conferenza 2022 dei Capi
di Stato maggiore africani. Shared Investment for a Shared Future (Investimento
condiviso per un Futuro condiviso) il titolo dell’evento a cui hanno preso
parte pure diversi ministri della difesa. Al centro della discussione cinque
temi generali: preparazione alla crisi, risposta e ripresa; minacce alla
sicurezza e allo stato di diritto; protezione delle risorse; effetti della
tecnologia; interoperabilità. Nel corso del meeting
romano si è discusso inoltre degli sforzi
per contrastare le minacce tradizionali e non e delle sfide rappresentate dalle organizzazioni e dai gruppi che cercano di
minare la sicurezza in Africa.
“I partecipanti hanno approfondito anche una serie di questioni di comune
interesse, finalizzate a migliorare la cooperazione militare, il trasferimento
e lo scambio di esperienze tra gli stati africani”, riporta una nota di US
Africom. “La conferenza ha fornito l’opportunità di incoraggiare e rafforzare
le relazioni reciproche e di condividere analisi
in vista di future operazioni e di un coordinamento multinazionale in Africa”.
Al
termine della Conferenza di Roma, il generale dell’esercito USA, Stephen
Townsend, capo di U.S. Africa Command, si è soffermato con i pochi giornalisti
presenti sulla visione che il Dipartimento della Difesa riserva al continente
africano e ai suoi principali conflitti in atto. Dichiarazioni che avrebbero
meritato lungamente di essere riprese dai media italiani, sia per la rilevanza
geostrategica della conferenza “ospitata” semi-segretamente nella capitale, ma
anche per i foschi scenari delineati per il futuro e che non potranno non
investire direttamente l’Italia e le forze armate attualmente impiegate in
diversi teatri bellici (Libia, Niger, Mali, Somalia, Gibuti, Golfo di Guinea,
ecc.).
“La
conferenza dei Capi di Stato della Difesa africani di Roma è stata il primo
evento del genere realizzato dal 2017”, ha esordito il generale Townsend. “I
leader delle forze armate di Africa e
Stati Uniti si sono incontrati per discutere insieme sulle maggiori sfide che
abbiamo di fronte e che nessuno di noi può risolvere da soli. I nostri futuri
sono legati e il progresso di ogni nazione verso la sicurezza beneficia tutte
le nazioni. Noi lavoriamo insieme per contrastare le minacce che possono
giungere dal continente, in particolare l’estremismo violento, ma anche tutto
ciò che potrebbe fare del male agli USA o ai suoi alleati e partner. L’obiettivo
della presenza delle forze armate USA è di prevenire una crisi, ma siamo anche
pronti a rispondere a una varietà di emergenze, dall’assistenza umanitaria come
nel caso dell’Ebola o di un disastro naturale, o di intervenire in caso di una
minaccia diretta ad un’ambasciata degli Stati Uniti o alle forze armate dei
nostri partner”.
Secondo
Stephen Townsend il quadro della
“sicurezza” in alcune regioni africane starebbe progressivamente peggiorando, da qui l’esigenza di un rafforzamento
dei dispositivi militari USA nel continente. “Tra i casi peggiori c’è
certamente il Sahel, dove la crisi continua a deteriorarsi”, ha dichiarato il
comandante di US Africom. “I militari statunitensi sono schierati
nell’area e assistono e forniscono supporto alla G5 Sahel Joint Force e, su base bilaterale, alle nazioni che ne
fanno parte (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger, nda). Il nostro sostegno include l’equipaggiamento, l’addestramento,
lo scambio di intelligence e, in alcuni casi, il trasporto aereo di mezzi e
unità, il supporto logistico e la consulenza sul terreno. Il fine è quello di
consentire alla Joint Force di operare,
proteggere e mantenere le proprie unità pronte a combattere contro i gruppi
violenti estremisti. Questo lo facciamo anche insieme ai partner internazionali
presenti nel Sahel”.
Il
generale Townsend ha ricordato come l’U.S.
Africa Command abbia insediato un proprio ufficiale
di collegamento presso il quartier generale della G5 Sahel Joint Force di Niamey e che lo scorso mese di agosto sono
stati forniti equipaggiamenti militari per più di 8 milioni di dollari alle
forze armate dei cinque paesi membri dell’organizzazione. “Posso dirlo con
sincerità, non sono però soddisfatto dei nostri progressi contro i gruppi
estremisti violenti nel continente, specie in Africa orientale e occidentale”,
ha aggiunto. “Vedo infatti che l’estremismo in queste due regioni continua ad
espandersi geograficamente, in ricchezze e influenza. Abbiamo ottenuto una
serie di vittorie tattiche come ad esempio con l’operazione della Francia che
ha condotto alla morte del leader di al-Qaida
in the Islamic Maghreb, Droukdel, nel giugno 2020, grazie al supporto USA.
Abbiamo ottenuto numerosi successi anche nella lotta contro al-Shabaab, in
Somalia, ma sono stati sufficienti. Al-Shabaab si sta avvantaggiando in
Corno d’Africa in quanto la leadership politica è distratta da una prolungata
crisi politica. Il Governo somalo e il popolo stanno cercando di trovare il
modo di eleggere un nuovo parlamento e un nuovo presidente, ma mentre questo
accade è stata disattivata la pressione contro al-Shabaab”.
Sempre secondo il generale dell’esercito USA, in
Africa occidentale, specie in Burkina faso e Mali, continuano a rafforzarsi le
milizie del Jama’at Nusratul Islam wal Muslimin (JNIM),
ritenute il braccio di al-Qaida,
mentre alcuni gruppi pro-ISIS sarebbero penetrati sino ai vicini stati
costieri. “Recentemente abbiamo assistito ad attacchi in Benin, Togo e Costa
d’Avorio”, ha affermato Townsend. “Penso però che di fronte a questi attacchi l’intervento
militare per contrastarli sia solo una parte della soluzione del problema. Noi
continuiamo ad aiutare le forze armate locali che hanno ottenuto successi sul terreno,
ma dobbiamo sostenere anche la buona governance e lo sviluppo. Se a lungo
termine non avremo un approccio coerente tridimensionale, non solo con i
partner africani ma anche con quelli internazionali, i terroristi continueranno
ad avvantaggiarsi ulteriormente”.
Il Comandante di US Africom ha spiegato che gli Stati
Uniti guardano con particolare attenzione al Ghana, “un partner da lungo tempo a
cui abbiamo offerto in quest’ultimo anno un sostegno maggiore e lo continueremo
a fare in futuro”. Nel 2021 il Pentagono ha inviato in Ghana team di
addestratori e consulenti, ha
promosso diverse esercitazioni congiunte e si appresta a fornire sistemi d’arma
e equipaggiamenti militari.
“Nella parte meridionale dell’Africa siamo coscienti
dell’emergenza rappresentata dall’ISIS-Central
Africa e dall’ISIS-Mozambico, contro
cui c’è stata una solida risposta da parte dei paesi dell’Africa centrale e del
Sud Africa con il dislocamento di forze armate in Mozambico”, ha spiegato Townsend.
“L’ISIS, in particolare, si sta espandendo nel nord del Mozambico, a Cabo
Delgado. Questa regione è importante perché è qui che si trovano le più
grandi fonti energetiche del continente, se non del mondo. E c’è un consorzio
di compagnie energetiche internazionali che cerca di estrarle produttivamente,
con grandi benefici per la popolazione e il governo del Mozambico. Sono
risorse che possono cambiare la vita delle persone del paese e adesso tutto ciò
è in pericolo per la crescita dell’ISIS. Gli Stati Uniti hanno schierato in
Mozambico piccole unità militari per addestrare al controterrorismo le forze
armate mozambicane. Ma cosa più importante è che altri partner stanno facendo
lo stesso, in primo luogo il Portogallo e adesso anche l’Unione europea. Il Portogallo ha stabilito una missione di
addestramento che è stata trasformata in una missione Ue e che ho potuto visitare
personalmente un paio di mesi fa”.
Analogo apprezzamento è stato riservato
all’altrettanto controversa operazione militare promossa al confine
settentrionale del Mozambico dalla Southern African Development Corporation (SADC),
l’organizzazione di cui fanno parte 16 paesi dell’Africa meridionale. “Anche il
Ruanda ha inviato truppe nel paese e con le forze armate SADC hanno cacciato
via l’ISIS dalle aree più popolate di Cabo Delgado, costringendolo a ritirasi nella
jungla e in altre aree remote. L’ISIS è ancora lì, ma le operazioni di SADC
sono state molto efficaci. Sono queste le soluzioni che piacciono agli Stati
Uniti: operazioni condotte dai partner africani, sostenute da altri partner
internazionali e dagli USA quando è possibile dare una mano…”.
Il generale Stephen
Townsend si è poi detto preoccupato per l’ondata di golpe che ha investito nei
mesi scorsi alcuni paesi africani, notoriamente legati a Washington. “Abbiamo assistito a un trend emergente di cambi di governo
incostituzionali guidati da militari”, ha lamentato. “Rovesciare i leader
eletti può rovinare il valore di decenni di progressi democratici. Le prese di
potere da parte delle forze armate sono in contrasto con i valori democratici
USA e la nostra etica professionale militare. Per questo è importante,
crediamo, che i nostri partner militari debbano stare fuori dalla politica”.
“Il
rovesciamento dei leader eletti non fa che aggravare il problema”, ha aggiunto
Townsend. “Non so perché sia accaduto, ma
credo che sia dovuto a una cattiva o insufficiente governance e alla corruzione,
una delle maggiori minacce allo stato di diritto in una democrazia. Mi è stato chiesto se generalmente ci sono i russi o i cinesi
dietro questi colpi di stato. Non abbiamo visto il coinvolgimento dei cinesi,
né che essi siano stati i promotori. Nel caso della Russia è meno chiaro: abbiamo
ricevuto report sul coinvolgimento russo perlomeno in Sudan. Personalmente non
penso che la Russia sia il principale animatore della maggior parte di questi
colpi di stato, ma la mano russa è visibile perlomeno in uno o due di essi”.
Mosca, secondo US Africom, sarebbe dietro il recente
golpe in Mali. “Abbiamo condannato il colpo di stato insieme ai partner
africani e internazionali e in conseguenza abbiamo sospeso l’assistenza
militare a Bamako”, ha riferito Townsend. “Abbiamo avuto modo di osservare che la giunta maliana ha
invitato i mercenari russi di Wagner nel paese. Si continua a negarlo ma
abbiamo informazioni chiare che si tratti proprio di Wagner e ciò è una pessima
presenza che non contribuisce per nulla alla stabilità e alla sicurezza del paese.
Pensiamo che siano stati schierati centinaia di mercenari ma il numero è
destinato a crescere. Sono uomini di Wagner e no dell’esercito russo, ma la
loro presenza rende felice la Russia. Li ho già visti operare in Siria, in
Libia, in Sudan, nella Repubblica centrafricana e in Mozambico. Non hanno mai lasciato
la situazione migliore di quella che hanno trovato. E se ne vanno dopo aver
sfruttato economicamente il paese. Abbiamo la ragione di credere che il
governo del Mali stia spendendo per i servizi di Wagner 10 milioni di dollari
al mese. Ma li pagheranno con fonti naturali, oro e altri minerali, gemme
preziose e cose del genere…”.
Una parte dell’intervento in conferenza stampa del
generale Townsend è stato riservato al fenomeno della
pirateria marittima in acque somale e nel Golfo di Guinea. “Posso dire che per quanto riguarda il Corno d’Africa la pirateria
si è grandemente ridotta anche se continua ad esistere il traffico illegale in
alcuni settori”, ha spiegato. “Invece continua ad essere un problema
particolarmente grave nel Golfo di Guinea anche se il numero degli incidenti si
è ridotto nell’ultimo anno e mezzo, probabilmente a causa del Covid. Gli USA e
altri alleati stanno aiutando i partner africani a rafforzare le capacità di
sorveglianza delle loro acque, addestrando nella gestione di operazioni di
abbordaggio, ricerca e sequestro, attività anti-pirateria, effettuando
esercitazioni di consapevolezza del dominio e della sicurezza marittimi. Esempi
sono le esercitazioni Cutlass Express nella
costa orientale del Corno d’Africa e Obangame
Express nella costa occidentale del continente”.
US Africom punta a rafforzare ulteriormente il
dispositivo navale internazionale a “difesa” del Golfo di Guinea. “Stiamo
discutendo con alcuni partner europei di dare vita a una task force navale della
stessa natura di quella che sta operando in Corno d’Africa”, ha rivelato Townsend.
Prima di congedarsi dai giornalisti, il Comandante
delle forze armate USA nel continente africano ha riferito che uno dei punti
caldi affrontati con i ministri della difesa e i capi degli staff militari
africani è stato il ruolo assunto dalla Cina negli scenari globali. “La Cina ha
l’interesse di espandersi nel continente, specialmente in Africa occidentale”,
ha spiegato. “Dove sta aiutando i paesi africani è una cosa utile e positiva e
non possiamo vedere che favorevolmente gli eventuali benefici prodotti. Ma penso
che dovremmo attenzionare però quando la Cina sfrutta i nostri alleati africani.
Ci sono luoghi dove questo non può continuare, come ad esempio il Golfo di Guinea. I
cinesi aspirano ad avere una base navale nella regione con lo scopo dichiarato di
prevenire la pirateria e la pesca illegale. Ma tutti gli studi in nostro
possesso ci dicono che gli attori numero uno della pesca illegale nel Golfo
sono le flotte di pesca cinesi”.
Sin qui l’Africom
pensiero, caratterizzato in buona parte da una visione paternalista tardo
coloniale, irresponsabilmente limitata nel cogliere la complessità delle crisi
politiche e militari dell’Africa e, soprattutto, le reali ragioni economiche e
sociali. Nulla è trapelato dalla Conferenza di Roma su uno dei nodi che da
lungo tempo Washington prova a sciogliere: il possibile trasferimento del
Comando generale di US Africom dalla Germania in un paese del sud Europa o del
continente africano.
La scelta di svolgere in Italia il meeting Shared
Investment for a Shared Future prova ancora una volta che è proprio il nostro paese
ad avere le chance maggiori, considerato poi che già alcuni dei comandi e delle
unità USA impiegati e/o impiegabili in Africa sono stati insediati a Vicenza,
Napoli e Sigonella. Nell’aprile 2021, il presidente della Nigeria Muhammadu Buhari (ex generale ed ex
presidente del Consiglio nazionale supremo dopo il golpe del 1983), in un
incontro da remoto con il Segretario di Stato Anthony Blinken, ha espresso il
desiderio per una “ricollocazione” di US Africom in territorio nigeriano. “Le
sfide alla sicurezza in Nigeria restano di grande rilevanza e avranno un
impatto ancora più negativo considerate le complesse pressioni esistenti in Sahel,
in Africa centrale ed occidentale, così come nella Regione del Lago Ciad e nel
Golfo di Guinea”. ha dichiarato Muhammadu Buhari. “Tutto ciò avrà un enorme
peso sull’Africa e pone la necessità che gli Stati Uniti considerino di
ricollocare il quartier generale di Africom da Stoccarda in Africa, il più
vicino al teatro delle operazioni”.
Un’ulteriore prova della sempre maggiore attenzione al continente da parte
dell’amministrazione Biden è giunta dal Ruanda. Dal 24 al 28 gennaio 2022,
proprio alla vigilia del meeting di Roma, si è svolto a Kigali l’11° Symposium
annuale dei capi di Stato maggiore delle forze aeree africane (African Air Chiefs Symposium – AACS), co-promosso da
U.S. Air Forces Africa e dal Ministero della difesa ruandese. “AACS ha fornito
una piattaforma dove i responsabili delle aeronautiche militari di 32 paesi
africani e degli Stati Uniti hanno stabilito e rafforzato le loro relazioni di
collaborazione”, riporta il Pentagono.
Al
Symposium di Kigali erano presenti Angola, Benin, Botswana, Burkina Faso,
Burundi, Camerun, Ciad, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Egitto,
Gabon, Ghana, Guinea-Bissau, Kenya, Lesotho, Libia, Madagascar, Malawi,
Mauritania, Marocco, Namibia, Niger, Nigeria, Repubblica del Congo-Brazzaville,
Senegal, Sierra Leone, Somalia, Tanzania, Togo, Tunisia e Zambia.
Articolo pubblicato in Africa ExPress il 13 febbraio 2022, https://www.africa-express.info/2022/02/13/terroristi-in-sahel-e-mozambico-gli-americani-convocano-a-roma-i-vertici-militari-africani/
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