Dynamic Manta 2022. La Nato da oggi gioca al gatto e al topo nel mare di Sicilia
Dalla giornata del 21 febbraio fino al 4 marzo si effettuerà, nelle acque siciliane, una delle più imponenti esercitazioni navali del Mediterraneo. Anche se non sono legati all’attuale crisi in Europa orientale, i giochi di guerra si svolgeranno in un quadro delicatissimo di tensione internazionale.
È partita lunedì la Dynamic Manta (DYMA),
l’esercitazione navale condotta annualmente nel Mediterraneo centrale dal
Comando Marittimo Alleato della Nato. Al largo delle coste siciliane, Canada,
Francia, Grecia, Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti si addestreranno alla
guerra sottomarina. L'Italia assicura il supporto logistico della base navale
di Augusta e della base aerea dell’Aeronautica Militare di Sigonella, a
Catania.
Quest’anno, le manovre avverranno in un contesto di
crisi internazionale che sfiora la Sicilia, dove da circa un mese si è
intensificata l’attività militare di mare e di cielo. Sputnik Italia ha
approfondito l’argomento con il giornalista e analista politico Antonio Mazzeo.
Dynamic
Manta è un’esercitazione navale che la Nato tiene ogni anno al largo della
costa siciliana, che funzione assume, però, adesso in questo quadro di
altissima tensione internazionale che coinvolge il Mediterraneo?
E’ ovvio che in questo momento pieno di
incognite, dove i venti di guerra soffiano sempre più impetuosi, ogni
dichiarazione, ogni gesto, ogni eventuale segnale militare può produrre effetti
dirompenti, accelerando l’escalation verso il conflitto o stemperando le
tensioni. Un’esercitazione aeronavale come Dynamic Manta, per il numero dei
paesi che vi partecipano, per la rilevanza dei sistemi bellici impiegati, ma
soprattutto per le sue finalità (l’addestramento alla “caccia” dei sottomarini nemici e la loro “neutralizzazione”) non
può che contribuire ad esasperare i toni del braccio di ferro tra Usa-Nato e
Russia.
Le forze aeronavali dell’Alleanza
Atlantica sin dai tempi della Guerra fredda riservano un’alta rilevanza
simbolica-militare a questi war games a largo delle coste siciliane. Il target da individuare e colpire è sempre
stato solo sovietico e/o russo e le attività alleate si svolgono
investendo e mobilitando le principali infrastrutture belliche dell’Isola
(Sigonella; lo scalo “civile” di Catania-Fontanarossa; i porti di Messina, Catania
e Augusta; i sistemi di telecomunicazione che trasmettono gli ordini ai
sottomarini nucleari in immersione di Niscemi e, da qualche anno, le antenne
satellitari del MUOS; gli aerei radar Awacs NATO a Trapani-Birgi; i radar e gli
apparati d’intelligence installati a Noto-Mezzogregorio, Marsala, Favignana,
Portopalo di Capo Passero, Lampedusa, Pantelleria, ecc.).
Mi permetto di segnalare poi come
all’edizione 2022, in piena crisi ucraina, è più che probabile che la Marina
militare USA sia rappresentata da un sottomarino a propulsione nucleare che in
questi mesi è stato trasferito stabilmente nel Mediterraneo e posto sotto il
comando delle forze navale statunitensi in Europa e Africa e della VI Flotta di
Napoli, proprio per lanciare a Mosca un segnale forte, inequivocabile, di dissuasione, così come afferma il
Pentagono. Si tratta dell’USS Georgia, sommergibile
della sofisticata classe „Ohio“, armato con 154 missili da crociera BGM-109 Tomahawk, in grado di
raggiungere obiettivi a 1.500-2.000 km di distanza. Sono missili pensati per trasportare
ogive nucleari, della stessa tipologia die famigerati Cruise che furono
schierati in Sicilia, nella base di Comiso, a partire dal 1983 e
successivamente smantellati con l’accordo INF tra USA-URSS, oggi rimesso in
discussione, unilateralmente, dalle
nuove strategie nucleari di Washington e degli alleati NATO.
La Marina Usa di norma mantiene top secret le aree in
cui vengono schierati i sommergibili e i mezzi di rilevanza stragegica.E invece
con l’USS Georgia, platealmente, lo
ha fatto riemergere nel Mediterraneo
orientale a metà gennaio quando si è delineata pesantemente la situazione in
Est Europa. Questa unità ha fatto bella mostra di sé e dei suoi distruttivi
missili convenzionali per alcuni giorni nel porto di Limassol, a Cipro. Da
oggi, giocherà al gatto e al topo
nello Ionio e nel Canale di Sicilia.
Nei
giorni scorsi è stato diramato dalla Capitaneria di porto di Catania un allarme
su un ampio specchio d’acqua dovuto alla presenza di un sommergibile che
partecipa ai giochi di guerra. Concretamente quali effetti ci saranno per la
pesca e le altre attività marittime?
Le conseguenze, devastanti, dal punto di
vista sociale ed economico per l’Isola sono contemplati nelle ordinanze emesse
dalle Capitanerie di Porto di Catania ed Augusta: divieto di transito e di
sosta per ogni mezzo navale “civile” in una vastissima area marittima del basso
Ionio, che si sommano ai divieti che hanno interessato nei mesi scorsi altre
coste siciliane, sempre in occasione di esercitazioni aeronavali o delle evoluzioni dei sottomarini NATO (a fine
gennaio è stato interdetto un tratto di costa compreso tra la provincia di
Agrigento e quella di Siracusa). Ma attenzione: le attività militari
“periodiche” sono solo un aspetto del processo di militarizzazione della
società e dell’economia siciliana. L’espansione della base di Sigonella e la
sua trasformazione in centro di comando e controllo delle flotte dei droni
Global Hawk della Marina USA e AGS della NATO ha comportato pesanti restrizioni
del traffico aereo nella Sicilia orientale, compromettendo la piena funzionalità dello scalo di
Catania-Fontanarossa, il terzo aeroporto come volume di traffico passeggeri in
Italia.
Gli scenari futuri, indipendentemente
dal corso degli eventi in Ucraina e/o in Siria, saranno ancora peggiori. A
Sigonella è in corso un progetto multimilionario finanziato dalla NATO per
allungare le piste di volo e consentire gli atterraggi e i decolli degli aeri
tanker giganti per il rifornimento in volo dei cacciabombardieri, creando di
fatto un hub per la mobilità USA e alleata in Africa, Medio oriente e Caucaso.
Ciò comporterà ulteriori pesanti limitazioni al traffico aereo civile e alla
mobilità dei siciliani, compromettendo ulteriormente il settore turistico.
Qualche mese fa una denuncia è stata lanciata da alcune compagnie aeree: per
l’estate i voli da Fontanarossa subiranno una riduzione per non compromettere
il pieno funzionamento di Sigonella e del sistema radar militare che controlla
tutte le attività nello spazio aereo della Sicilia orientale, aeroporto low cost di Comiso compreso. Le autorità
della Regione e la società che gestisce
le operazioni a Fontanarossa e Comiso sono perfettamente a conoscenza delle
servitù militari a cui è sottoposto il traffico passeggeri nell’Isola. Ma hanno
scelto il silenzio o, peggio, di collaborare consapevolmente al programma di
militarizzazione generale della Sicilia e delle sue isole minori.
L’attività
militare della Nato da circa un mese si è intensificata nei mari e nei cieli
siciliani a causa della crisi in Ucraina. Come si spiega questa centralità
della Sicilia?
Dobbiamo tenere sempre presente il ruolo
geostrategico dell’Isola nel cuore del Mediterraneo e la generosa “ospitalità”
data ad alcune delle infrastrutture chiave del dispositivo bellico USA, NATO e,
più recentemente, anche UE. Nel conflitto, ancora fortunatamente a bassa
intensità in Ucraina, Donbass e Crimea, la Sicilia sta giocando un ruolo
fondamentale di cui solo adesso i media nazionali sembrano essersi accorti. Da
NAS Sigonella, si alzano in volo quotidianamente i droni spia USA e NATO e i
pattugliatori per le operazioni d’intelligence e di guerra elettronica P-8A
“Poseidon” di US Navy. Essi raggiungono l’Ucraina, la Bielorussia e il Mar Nero
e sorvolano provocatoriamente la Crimea e i confini occidentali della Russia. Raggiungono
pure il Mediterraneo orientale per missioni top secret in Siria contro la
flotta russa di stanza nel porto di Tartus. In queste settimane, più volte,
questi velivoli con o senza pilota si sono apertamente confrontati con i caccia russi. Non c’è solo la pressione esercitata dai battaglioni USA
e NATO trasferiti d’urgenza o stabilmente schierati in Polonia, nelle
Repubbliche baltiche o in Romania. Il confronto-scontro con la Russia vive e si
alimenta dei droni e dei velivoli spia di Sigonella.
Questo
vuol dire che le tensioni militari spinte dagli Stati Uniti dovrebbero
preoccupare il popolo siciliano?
Essere in prima linea, perché di questo
si tratta, comporta i rischi e i pericoli che storicamente hanno investito
tutte le aree geografiche e le popolazioni di confine Est-Ovest. I pericoli di
guerra globale, mondiale, nucleare, sono altissimi, mai così reali dalla fine
della Guerra fredda. Trovo gravissimo e immorale che ci sia quasi un gioco
delle parti: si enfatizza il mostro-orso
russo e contestualmente si occultano o ridimensionano irresponsabilmente
gli scenari catastrofici che potrebbero derivare da uno scontro diretto
USA/NATO – Russia. Per questo, soprattutto le popolazioni di frontiera, come
quella siciliana, devono mobilizzarsi immediatamente per scongiurare gli esiti
nefasti della crisi ucraina, imponendo la smilitarizzazione e la denuclearizzazione
del’Isola e delle sue acque.
La Sicilia è
obbligata a svolgere il ruolo di piattaforma del Mediterraneo, fornendo le basi
agli Usa, per l’adesione dell’Italia alla Nato?
Accademici, esperti di questioni internazionali, commentatori, fanno a gara per
convincerci della legittimità delle scelte fatte e dell’inevitabilità che
l’Italia sacrifichi sovranità e pezzi di territorio in nome e per conto delle guerre sante della NATO.
Eppure basterebbe rileggere con
attenzione la Costituzione ed, eventualmente, la stessa Carta dell’Alleanza
Atlantica, per rendersi conto delle mistificazioni della propaganda in atto e
di quanto essa sia contaminata dal virus pandemico della guerra. L’articolo 11
della Costituzione, immodificabile, ripudia le guerra e impone strumenti
pacifici per la risoluzione delle controversie internazionali. Atro che la
dissuasione o le escalation promosse e/o imposte da Washington e dai Comandi
NATO in Belgio e a Lago Patria, Napoli….
In totale mala fede, si invoca poi l’articolo
5 del Trattato Atlantico per giustificare un eventuale operazione armata a
fianco dell’Ucraina o l’uso a tal uopo delle infrastrutture e delle basi ospitate in Italia.
Che ciò sia previsto dall’articolo 5 è una menzogna. Esso prevede solo che i
paesi membri della NATO convengono che un
attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell‘America settentrionale
sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di
conseguenza convengono, che ciascuna di esse, assisterà la parte o le parti
così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con
le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l‘uso della
forza armata.
Nessun automatismo dunque, ma doveroso rispetto per le decisioni che saranno assunte dagli organi istituzionali dei paesi membri, fermo restando (pare però che se ne siano dimenticati tutti), che sino ad oggi l’Ucraina, fortunatamente, non è entrata a a far parte dell’Alleanza, da cui l’assoluta inapplicabilità del dispositivo dell’art. 5 del trattato. Buon senso e diritti costituzionali sembrano spariti. E anche per questo rischiamo di essere inghiottiti dal vortice infernale della guerra.
Intervista a cura di Clara Statello, pubblicata in Sputnik Italia il 22 febbraio 2022, https://it.sputniknews.com/20220222/dynamic-manta-2022-mazzeo-la-nato-da-oggi-gioca-al-gatto-e-al-topo-nel-mare-di-sicilia--15245108.html
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