Droni USA Triton per la base siciliana di Sigonella
Dopo i Global Hawk e i Predator dell’Aeronautica
militare Usa e i velivoli senza pilota del sistema di sorveglianza e
intelligence AGS della Nato, a partire del 2017 la grande stazione aeronavale
di Sigonella ospiterà pure i nuovi droni MQ-4C “Triton” della Marina
da guerra statunitense. Secondo quanto annunciato dal Pentagono, con
l’entrata in servizio dei grandi aerei-spia, saranno utilizzate come basi
avanzate le stazioni aeronavali Usa dove oggi operano i pattugliatori marittimi
P-3C “Orion”: oltre a Sigonella, le basi US Navy nelle isole Hawaii,
Jacksonville (Florida), Kadena (Giappone), Point Mugu (California) e Andersen
(Guam, Oceano Indiano).
Il Triton è un velivolo a
lungo raggio a pilotaggio remoto, basato sulla piattaforma dell’RQ-4 Global
Hawk, versione “Block 20”, prodotto dall’industria aerospaziale Nortrop Grumman.
In particolare, rispetto alla versione precedente (quella già operativa a
Sigonella con l’US Air Force), nel nuovo drone sono state rinforzate la cellula
anteriore e la struttura alare per consentirgli di operare in condizioni meteorologiche
avverse e resistere maggiormente alla grandine, all’impatto con i volatili, ai
fulmini e al ghiaccio. Il 18 settembre scorso, il Dipartimento della difesa
ha annunciato di aver condotto “con successo” un primo importante test di volo
del Triton: il velivolo ha navigato a 15.000 metri d’altitudine per undici ore
consecutive dallo stabilimento Northrop Grumman di Palmdale, California sino
alla stazione aeronavale di Patuxent River, Maryland, distante 6.090 km,
seguendo una rotta prefissata sulla frontiera tra Stati Uniti e Messico. Nei
prossimi mesi, US Navy conta di far svolgere all’MQ-4C una prima missione
transoceanica.
L’ultima generazione dei
droni made in USA avrà un costo superiore
ai 190 milioni di dollari per ogni unità. Lungo 14,5 metri e con un’apertura
alare di 39,9, il Triton potrà operare entro un raggio di 2.000 miglia nautiche
dalla base di decollo, a un’altitudine massima di 18.288 metri e una velocità
di crociera di 575 km/h. Il velivolo godrà di
un’autonomia di volo tra le 24 e le 30 ore consecutive.
L’MQ-4C è stato sviluppato
nell’ambito del cosiddetto programma BAMS
(Broad Area Maritime Surveillance) con
cui US Navy punta a rafforzare la propria superiorità strategica nello
svolgimento di missioni prolungate d’intelligence, sorveglianza e
riconoscimento (ISR) su vaste regioni oceaniche e costiere, per
localizzare e intercettare unità navali di superficie e sottomarini
potenzialmente ostili. Più specificatamente, il sistema BAMS è stato
concepito per sviluppare le capacità di raccolta e trasmissione delle
informazioni a utenti operativi e tattici (sottomarini a capacità e propulsione
nucleare, portaerei, gruppi di volo, ecc.), operando in stretto collegamento
con il Global Information Grid (GIG),
il network informativo del Pentagono.
L’MQ-4C sarà in grado di
operare in modo autonomo e a grande distanza per attività ISR, grazie a una
serie nuovi e sofisticatissimi apparati elettronici e sensori radar; tra essi,
in particolare, i multi-sensori elettro-ottici all’infrarosso (EO/IR); il
sistema ESM (Electronic Support Measures)
“LR-100” di Northrop Grumman; un sistema automatico per l’identificazione del
traffico navale AIS (Automatic
Identification System); il sistema L-3 Communications CDL (Common Data Link) per la trasmissione in
banda larga entro l’orizzonte radar in banda Ku e X; un sistema per le
comunicazioni satellitari commerciali INMARSAT. Ad essi si aggiunge pure un
radar per la scoperta di bersagli aerei denominato AARSS (Air-to-Air Radar
Subsystem), fornito da ITT, con antenna a scansione elettronica operante in
banda Ku. Il Triton sarà equipaggiato infine con un sensore attivo multi-funzione
(MFAS) progettato specificatamente per individuare qualsiasi oggetto si muova nell’oceano.
Grazie ai nuovi sensori, il Triton assicurerà una copertura del
raggio di ricerca a 360°, ottenendo importanti vantaggi rispetto ai “Global
Hawk” nel controllo in tempo reale del traffico marittimo e nell’individuazione
dei target nemici.
Il Pentagono ha avviato il
programma per la flotta UAV Triton nel 2008 con lo stanziamento di 1,16
miliardi di dollari. Ad oggi, Northrop Grumman ha completato la costruzione dei
primi due dimostratori, mentre un terzo sarà consegnato a breve.
Originariamente si prevedeva di fare entrare in funzione i 60 velivoli ordinati
entro la fine del 2015. Si sono però registrati alcuni ritardi nelle consegne anche
per il cattivo funzionamento di alcuni sistemi a bordo e nel 2012 un
drone sperimentale BAMS-D è precipitato al suolo durante un test di volo vicino all’isola di Bloodsworth, nella contea di Dorchester (Maryland), dopo
essere decollato dalla vicina base aeronavale di Patuxent River. Nell’aprile
2013, il Pentagono ha annunciato che la produzione del nuovo drone sarebbe
slittata dall’anno fiscale 2014 al 2015 “onde effettuare ulteriori test di volo,
acquisire i requisiti tecnici per lo stabilizzatore di coda e il timone verticale
e completare l’integrazione del software per i sensori marittimi”. Secondo il Naval
Air Systems Command (NAVAIR) degli Stati Uniti d’America, la capacità operativa
iniziale del sistema a pilotaggio remoto MQ-4C sarà raggiunta nel 2017. Recentemente
sono stati aggiudicati due contratti, il primo per la costruzione del complesso
che controllerà le missioni mondiali del Triton all’interno della base navale
di Jacksonville; il secondo per realizzare la facility per la manutenzione e le attività d’addestramento dei
piloti che teleguideranno i Triton nella base navale di Point Mugu, a nord di Los
Angeles.
L’MQ-4C BAMS opererà congiuntamente al
pattugliatore marittimo a lungo raggio Boeing “P-8A Poseidon” che sostituirà a
breve i vecchi P-3C “Orion” di Lockheed Martin nelle attività di sorveglianza
marittima e guerra ai sottomarini e al naviglio di superficie. Dopo avre
individuato gli obiettivi da colpire, Triton e Poseidon forniranno le
necessarie informazioni ai gruppi di volo, alle forze di pronto intervento aeronavale,
ai gruppi di portaerei e alle altre forze d’attacco di US Navy.
Il Boeing “P-8
Poseidon” (conosciuto in origine come Multimission Maritime Aircraft
o MMA)
ha un’architettura simile a quella del velivolo Boeing 737, utilizzato per il
traffico civile. Con una lunghezza di
39,47 metri, un’apertura alare di 35,72 e un equipaggio di nove unità, il
Poseidon può raggiungere una velocità massima di 907 km/h, e un’altitudine di
12,500 m. Il nuovo velivolo avrà la massima interoperabilità nei futuri campi
di battaglia marittimi e litoranei, grazie a un dispositivo bellico polivalente
comprendente sistemi di sono-boe e siluri, cariche di profondità, mine, missili
antinave “Harpoon”, e Slam-ER, AGM-84H/K e AGM-65F “Maverick” per colpire obiettivi
terrestri. La Marina Usa ha in programma di acquisire 117 P-8A; la
costruzione dei primi sei velivoli fu affidata nel gennaio 2011 a un
consorzio d’imprese statunitensi guidato dal colosso Boeing e formato da Cfm International, Northrop Grumman, Raytheon, Spirit
AeroSystems, Bae Systems e Ge Aviation (valore della commessa 1,6 miliardi
dollari). Altri due lotti per 31 Poseidon sono
stati commissionati tra il 2012 e il 2013; nel febbraio 2014, US Navy ha
ordinato 16 ulteriori velivoli (costo 2,4 miliardi di dollari). Con quest’ultimo
contratto gli ordini complessivi sono saliti a 53 pattugliatori, 13 dei quali già
consegnati e operativi negli Stati Uniti e nello scalo
giapponese di Kadena. Nei prossimi mesi i Poseidon inizieranno ad essere
schierati nell’immancabile base siciliana di Sigonella.
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