Pattugliatori italiani alla Tunisia per fare la guerra ai migranti
Senza
eccessivi clamori, il governo italiano sta per concludere la consegna di dodici
pattugliatori alle forze armate della Tunisia, nel quadro dell’accordo
intergovernativo “per la sicurezza del Mediterraneo e la prevenzione dei
traffici illeciti”, sottoscritto dai due Paesi nell’aprile 2011. Secondo il
testo dell’accordo, le unità saranno impiegate nel controllo delle acque
territoriali tunisine e per “contrastare il fenomeno dell’immigrazione
clandestina proveniente dal nord Africa”.
I
pattugliatori, realizzati dal Cantiere Navale “Vittoria” di Adria (Veneto), sono
destinati alla Guardia Nazionale e alla Marina militare tunisina. Secondo
quanto dichiarato dall’amministratore delegato dell’azienda produttrice, Luigi
Duò, dal luglio 2013 sono già stati consegnati al paese nordafricano cinque
unità modello P350TN e tre pattugliatori P270TN. Altri due P270 giungeranno in
Tunisia a ottobre, mentre nel febbraio 2015 si completerà la consegna delle
restanti unità. I pattugliatori operano dal porto di Tunisi, La Goulette.
I
P270 e P350 sono unità navali specializzate in compiti di sorveglianza
marittima, pattugliamento delle coste e oceanico, “intercettazione e combattimento
a fuoco”. La
motovedetta P270TN è lunga 27 metri, larga 7,20 e ha un dislocamento di 90 tonnellate;
il sistema di propulsione assicura una velocità massima di 35 nodi e un range
di 500 miglia marittime. L’unità ha in dotazione un radar “Simrad” in banda X
da 25 kW e uno solid-state “Spery
Marine” da 100 kW; un apparato elettro-ottico; un sistema a copertura mondiale
per il soccorso e la sicurezza in mare (GMDSS) per distanze fino a 20/30 miglia
dalla costa. Gli apparati sono stati realizzati dalla società AlmavivA.
L’equipaggio autorizzato è di 14 membri, mentre il costo di ogni singolo
pattugliatore P270TN è di 8 milioni di euro circa.
I sei P350TN destinati alla Marina militare sono una
variante più aggiornata dei due pattugliatori consegnati tempo fa alla Guardia
costiera libica. Il dislocamento è di 140 tonnellate, la lunghezza di 35 metri
e la larghezza di 7,20; il sistema di propulsione consente un range di 600 miglia
e una velocità massima di 38 nodi. I sistemi di telecomunicazione e gli
apparati sono gli stessi utilizzati per il P270TN, mentre i membri di
equipaggio sono 16. Le unità sono consegnate dal Cantiere “Vittoria” prive di armamento,
ma vengono poi equipaggiate in Tunisia con cannoni da 20-30 mm. Il costo
stimato della versione P350 è di 16,5 milioni a imbarcazione.
Nell’ambito
dell’accordo bilaterale con la Tunisia, nel maggio 2011, l’Italia ha fornito alla
Guardia Nazionale del paese nordafricano quattro motovedette Classe 700 “Carabinieri”,
prodotte a Gaeta dai Cantieri Navali del Golfo, di 18 tonnellate di
dislocamento. Altre due imbarcazioni Classe 500, 13 sistemi radar di
pattugliamento e 38 motori marini sono stati consegnati alla Tunisia tra il
2009 e il 2011. Nello stesso periodo, l’Italia ha infine sostenuto finanziariamente
la manutenzione di sette pattugliatori da 17 metri e di 8 motovedette classe “Squalo”/P58.
Come ricorda la ricercatrice Martina Tazzioli di Storie Migranti, nell’aprile 2013, tramite
l’allora ministra dell’Interno Cancellieri, l’Italia consegnò alla Tunisia anche
alcuni fuoristrada da impiegare per contrastare e bloccare le partenze dei migranti.
“L’Italia
intende sostenere il processo di transizione democratica intrapreso dalla
Tunisia, sancita dalla Dichiarazione di Partenariato strategico del maggio 2012”,
ha dichiarato il sottosegretario agli Affari Esteri Benedetto Della Vedova, nel
corso della sua recente visita a Tunisi per affrontare i temi dell’immigrazione
e della cooperazione economica. “Per l’Italia, la Tunisia è un partner
strategico”, ha aggiunto Della Vedova. “Siamo il secondo partner commerciale
della Tunisia e uno dei principali investitori nel Paese negli ultimi anni. La
nascita di un modello tunisino, può
rappresentare una sfida seria e credibile anche rispetto a quei gruppi violenti
che nel mondo islamico, strumentalizzando la religione, vorrebbero riportare
l’orologio della storia indietro di secoli”.
Il 12 giugno
2014, era stata la ministra Roberta Pinotti a raggiungere Tunisi per un vertice
con il Primo
ministro Mehdi Jomaa e il ministro della Difesa Ghazi Jribi. “Il consolidamento dei rapporti di
cooperazione bilaterale tra Italia e Tunisia e il rafforzamento del controllo
dei flussi migratori e della stabilità e della sicurezza nel Mediterraneo sono
stati i temi al centro dell’incontro”, riporta il comunicato emesso dal
Ministero della Difesa italiano. “L’incontro è servito anche a sensibilizzare
la controparte circa l’urgenza di sottoscrivere un MoU Difesa rinnovato (la cui
negoziazione è già stata avviata all’inizio dell’anno) che andrà a sostituire
la Convenzione del 1991 non più adatta alle rinnovate ed incrementate forme di
cooperazione. Sono state pianificate infine
una serie di iniziative di formazione e previste esercitazioni congiunte in
diversi ambiti”.
Le forze armate tunisine stanno perseguendo un articolato
programma di potenziamento dei propri arsenali. A fine agosto, nel corso di una
cerimonia alla base navale di La Goulette, il corpo diplomatico statunitense ha
consegnato alla Marina militare tunisina due pattugliatori di 13.5 metri, a cui si
aggiungeranno entro il febbraio 2015 altre sette motovedette di 7,6 metri. “Le
due unità veloci, del costo di più di 2 milioni di dollari, fanno parte di un nuovo
programma di assistenza alla Marina tunisina per rafforzare la sicurezza
marittima contro il terrorismo che colpisce la regione mediterranea”, ha
dichiarato l’ambasciatore Usa, Jake Walles. “Le imbarcazioni consentiranno alla
Tunisia di controllare meglio la sua zona economica esclusiva e il flusso del
traffico marittimo tra il Nord Africa e l’Europa. Il Comando delle forze armate
Usa per il continente africano US AFRICOM, sta inoltre sviluppando una serie di
mezzi per assistere le forze armate tunisine, compresa la condivisione delle
informazioni, l’espansione delle attività di addestramento e la fornitura di
equipaggiamento avanzato”.
Un
paio di mesi fa, il Pentagono ha annunciato la consegna a titolo gratuito di
una decina di tonnellate di “equipaggiamento difensivo”, tra cui caschi
protettivi e giubbotti antiproiettile, alle unità speciali anti-terrorismo
delle forze armate e di polizia tunisine. Washington ha poi autorizzato l’invio
di sistemi militari per 60 milioni di dollari per “aiutare la Tunisia a
combattere i militanti islamici che stanno minacciando la nascente democrazia nel
paese”. A conclusione di un incontro con il Primo ministro Jomaa, il Comandante
di US AFRICOM, generale David Rodriguez, ha specificato che gli aiuti comprendono
“attrezzature per l’individuazione di materiale esplosivo, nuove imbarcazioni e
addestramento”.
Il Dipartimento di Stato ha approvato inoltre la
vendita alla Tunisia di dodici elicotteri da combattimento Sikorsky UH-60M “Black
Hawk”, più apparecchiature e supporto tecnico-logistico, per un valore complessivo
di 700 milioni di dollari. I velivoli saranno armati con razzi a guida laser, missili
“Hellfire” e cannoni da 7.62 mm. “Il trasferimento di questi elicotteri rafforzerà
la capacità delle forze armate tunisine a contrastare le minacce regionali,
consentendo migliori capacità di pattugliamento delle frontiere e rapidità di
reazione e intervento alle unità aeree e terrestri nelle operazioni
anti-terrorismo”, ha spiegato il portavoce del governo Usa. L’aeronautica militare
tunisina ha pure ordinato due aerei da trasporto C-130J-30 “Super Hercules”, di
produzione Lockheed Martin. Ad oggi, nessuno Stato africano è in possesso di
questo velivolo da guerra.
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