Prove di guerra anti-Iran nei cieli del Mediterraneo
Prove di guerra nucleare anti-Iran. Ha preso il via
martedì 29 novembre nei cieli del Mediterraneo orientale una delle più grandi
esercitazioni aeree mai effettuate congiuntamente dalle forze armate di Stati
Uniti d’America e Israele. Fino a giovedì 1 dicembre i cacciabombardieri USA e
israeliani simuleranno un attacco contro le centrali sospettate di concorrere
al programma di riarmo nucleare iraniano.
“Caccia e aerei cisterna per il rifornimento in volo
della Israeli Air Force (IAF) e di US Air Force parteciperanno
all’esercitazione e simuleranno diversi scenari per far fronte alle minacce
regionali”, spiega in una nota l’ufficio stampa dell’Aeronautica militare di
Tel Aviv.
E’ The Jerusalem
Post a rivelare il vero obiettivo dei war games. “Con le crescenti tensioni
per il programma nucleare dell’Iran e le ostilità nella regione, Israele e la
Repubblica islamica si minacciano reciprocamente e gli Stati maggiori dei due
paesi affermano che le rispettive forze armate sono in grado di colpire gli
avversari”, scrive il quotidiano. In vista di un sempre più prevedibile attacco
alle infrastrutture nucleari iraniane, le autorità israeliane hanno varato un
ambizioso e costoso programma di rafforzamento del dispositivo aeronavale: per
il bilancio della difesa 2023 sono stati stanziati 58 miliardi di shekel (16,29
miliardi di euro circa), 3,2 miliardi dei quali destinati specificatamente
contro Teheran.
Secondo
quanto riportato dai media statunitensi, la decisione di organizzare
l’esercitazione aerea è stata presa lo scorso 23 novembre in occasione della
vista negli USA del Capo delle forze armate di Israele, il generale Aviv
Kochavi. “Il leader militare israeliano insieme al Capo di Stato Maggiore degli
Stati Uniti d’America, gen. Mark Milley e al comandante di CENTCOM (Central
Command) gen. Michael Kurilla, starebbero considerando di svolgere nelle
prossime settimane un’attività addestrativa congiunta per addestrare i militari
in vista di un possibile conflitto con l’Iran e i suoi alleati in Medio
oriente”, annunciava Fox News Digital
a conclusione del vertice.
Durante
la sua missione in territorio USA, il gen. Aviv Kochavi è stato pure ospite del
consigliere del presidente Biden per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, e
del direttore della Central Intelligence Agency (CIA), William J. Burns. Al Comando
delle forze navali di Norfolk (Virginia), il capo delle forze armate israeliane
è stato accompagnato dai massimi responsabili di US Navy a bordo di un
sottomarino nucleare e di una portaerei per “approfondire le conoscenze sulle
loro capacità operative”, come riporta la Marina USA. Kochavi ha concluso il tour
partecipando a un’esercitazione di “pronto intervento” in caso di crisi presso
il quartier generale del Comando centrale
CENTCOM a Tampa, Florida, dove ha ricevuto la medaglia al Merito
militare “per aver contribuito a rendere più profonda la partnership strategica
tra gli Stati Uniti d’America e Israele”.
“Al
fine di migliorare le nostre capacità per affrontare le sfide nella regione,
l’attività comune con CENTCOM si espanderà significativamente in futuro”, ha
dichiarato il gen. Kohavi prima di far rientro in Israele. “Allo stesso tempo
le forze armate israeliane continueranno ad agire a ritmo accelerato contro il
radicamento del regime iraniano nella regione”.
“L’Iran
è sottoposto a molte pressioni economiche, militari e interne e d’altro canto
continua a promuovere il suo programma nucleare”, ha aggiunto Kohavi. “Con il gen.
Mark Milley siamo d’accordo: ci troviamo in un punto critico e il tempo
richiede di accelerare i piani operativi e di cooperazione contro l’Iran e i
suoi alleati terroristi regionali”.
La
pericolosa escalation del confronto-scontro di Washington/Tel Aviv con Teheran
trova conferma in altre recentissime dichiarazioni ufficiali. Una settimana prima
del viaggio del gen. Kohavi, era stato il comandante di CENTCOM, gen. Michael
Kurilla, a recarsi in vista nel nord di Israele per partecipare alla consegna
di tre nuovi cacciabombardieri F-35 “stealth” da parte della holding
industriale-militare Lochkeed Martin, previa scorta nell’Oceano atlantico e nel
Mediterraneo di due bombardieri strategici B-52 di US Air Force. “Noi stiamo
operando insieme su tutti i fronti per raccogliere dati di intelligence,
neutralizzare minacce e prepararci per vari scenari in una o più arene,
sviluppando capacità militari contro l’Iran e altre minacce in Medio oriente”,
dichiaravano i generali Kohavi e Kurilla.
Il
22 novembre il Comando delle forze navali USA e della V Flotta di stanza a
Manama (Bahrain) ha emesso un comunicato stampa in cui si accusava l’Iran
per l’attacco di un drone aereo contro una nave cisterna battente bandiera
liberiana, il 15 novembre nelle acque del Mar arabico settentrionale. “Un
laboratorio di U.S. Navy in Bahrain ha confermato l’Iran connection: due tecnici
esperti in ordigni e esplosivi sono saliti a bordo della motonave Pacific
Zircon, il giorno successivo all’attacco, per valutare i danni e raccogliere i
frammenti del velivolo senza pilota per le analisi forensi”, scrive il Comando
USA. “Il laboratorio ha accertato che il drone che ha colpito la nave cisterna
è uno Shahed-136, adattandosi a un modello storico del crescente uso di una
capacità letale direttamente da parte dell’Iran o dai suoi alleati in Medio
oriente. L’Iran ha rifornito di droni aerei gli Huthi in Yemen ed essi sono
stati utilizzati contro l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti negli ultimi
anni. In aggiunta, la piattaforma Shahed-136 è la stessa dei droni che l’Iran
ha fornito alla Russia per essere impiegati contro l’Ucraina”.
Ancora
più nette le parole del vice ammiraglio Brad Cooper, comandante dell’U.S. Naval
Forces Central Command e della V^ Flotta: “L’attacco iraniano contro un’unità
commerciale in transito in acque internazionali è stato deliberato, palese e pericoloso,
e ha messo in grave pericolo le vite dell’equipaggio, destabilizzando la
sicurezza marittima in Medio oriente”.
Coincidenza
vuole che due giorni prima della pubblicazione del comunicato stampa sul
presunto strike “iraniano” alla Pacific Zircon, una delegazione delle forze
armate israeliane guidate dal consigliere per la sicurezza nazionale Eyal
Hulata, veniva ricevuta proprio dal Comando delle forze navali USA in Bahrain.
Ad accogliere gli israeliani il viceammiraglio Brad Cooper e il coordinatore
dell’U.S. National Security Council per il Medio oriente e il nord Africa,
Brett McGurk. “La delegazione ha visitato il quartier generale della V^ Flotta
per discutere sulle future opportunità di cooperazione nell’area e conoscere
gli impegni in atto per rafforzare le partnership marittime regionali e integrare
le nuove tecnologie”, riporta il Comando di Manama. “L’autunno scorso il
Pentagono ha riposizionato Israele dall’area sottoposta al Comando USA in
Europa e quello del Comando centrale che opera in questa regione per rafforzare
la cooperazione militare navale principalmente nel Mar Rosso”.
In
Bahrain la delegazione israeliana ha pure incontrato i membri della Task Force 59, l’unità d’élite della
Marina USA istituita nel 2021 per contribuire allo sviluppo di nuovi sistemi di
droni navali e subacquei e di tecnologie AI (Intelligenza artificiale) a favore
della V^ Flotta. “La task force ha presentato agli ospiti i risultati delle
collaborazioni avviate con l’industria privata, le università e i partner
regionali per migliorare la visibilità sopra, sotto e il mare”, spiega US Navy.
Adesso con la maxi-esercitazione aerea israelo-statunitense si passa a dare visibilità alle minacce nucleari nei
cieli del Mediterraneo e del Golfo Persico.
Articolo
pubblicato in Pagine Esteri il 30
novembre 2022, https://pagineesteri.it/2022/11/30/mondo/prove-di-guerra-anti-iran-nei-cieli-del-mediterraneo/
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