Mediocri affari di provincia sotto l’egida della Missione militare ONU in Libano
Che le
missioni militari all’estero servano anche a favorire gli interessi delle maggiori
holding nazionali è cosa nota; inimmaginabile invece che una maxi-operazione sotto
la copertura delle Nazioni Unite possa contribuire alla realizzazione di modestissimi
affari agroalimentari da parte di cinque imprese private, sponsor la
sbrindellata amministrazione comunale e la pluri-chiacchierata Università di
Messina.
Un discutibile
affaire militar-imprenditoriale in salsa peloritana è stato reso noto venerdì
20 dicembre a margine della contestata parata della Brigata Meccanizzata “Aosta”
nelle vie del centro di Messina, presenti i reparti provenienti dai teatri di
guerra di Libano, Kosovo, Somalia e Gibuti. Alla presenza del generale di
corpo d’armata Rosario Castellano, Comandante delle Forze Operative Sud
dell’Esercito Italiano, del prefetto Maria Carmela Librizzi e delle massime
autorità militari civili e religiose, il vicesindaco Salvatore Mondello ha
consegnato simbolicamente le chiavi della
città al generale Bruno Pisciotta, comandante della Brigata “Aosta” e responsabile
del Sector West della Missione UNIFIL
(United Nations Interim Force in Lebanon),
“per l’alto valore sociale ed etico
dell’impegno profuso sui territori internazionali, nazionali e locali e per i
significativi contributi di cooperazione che la brigata dell’Esercito italiano
ha sempre saputo esprimere nel tempo”. Dopo la cerimonia, il vicesindaco
Mondello e l’assessora Carlotta
Previti con delega al reperimento dei finanziamenti
statali ed europei, si sono trattenuti a colloquio con i vertici della
Brigata Aosta e i rappresentanti delle municipalità libanesi ospiti per “tracciare
le linee guida per la collaborazione tra imprese, istituzioni ed enti di
ricerca per attività di trasferimento tecnologico e di cooperazione nel
comparto agroalimentare e turistico”, così come riportato dal’Ufficio stampa di
Palazzo Zanca.
Il ruolo chiave dei Caschi Blu italiani
nel programma di cooperazione promosso
dall’amministrazione guidata dal sindaco Cateno De Luca (inspiegabilmente
assente nelle fasi clou della giornata pro-brigata) è stato rivendicato proprio
dal Comando dell’Esercito. “Durante il semestre in Libano, nella valorizzazione
del cosiddetto Sistema Paese, grazie
al supporto della Brigata Aosta è stato siglato un Accordo tra la Municipalità
di Tiro e la Città Metropolitana di Messina, con l’obiettivo di creare sinergie
tra imprese, istituzioni pubbliche ed enti di ricerca”, spiegano i militari nel
comunicato di ringraziamento per il simbolico omaggio ricevuto dalla città
dello Stretto. “E’ stato altresì formalizzato
un protocollo tra l’Università degli Studi di Messina e l’Università di Beirut
che permetterà, tra gli altri scambi culturali tra i due atenei, a venti
giovani libanesi di studiare in Italia per cinque anni senza nessun onere di
natura economica…”.
L’accordo quadro è stato stipulato il
28 ottobre 2019 presso la base del Contingente italiano-UNIFIL di Chaama, “grazie
alla regia dell’Ambasciata d’Italia in Libano e all’Ufficio di rappresentanza a
Beirut dell’Italian Trade Agency”, dal sindaco di Tiro, Hassan Dbouk, e dal vicesindaco peloritano Salvatore
Mondello, presenti alcuni imprenditori del settore agroalimentare della
provincia di Messina. “Questo
accordo consentirà l’avvio di scambi commerciali tra le parti, ispirandosi agli
obiettivi di crescita sostenibile, definiti nel Programma Quadro dell’Unione
Europea per la ricerca e l’innovazione”, promettono i promotori dell’iniziativa.
“La prima azione concreta sarà la costituzione di una joint-venture, registrata
nella Municipalità di Tiro, che avrà come obiettivo finale quello di coordinare
i flussi di prodotti agricoli siciliani destinati ai mercati libanesi e dell’Oriente
e di quelli libanesi verso il mercato intracomunitario europeo. Tale Hub
fornirà supporto di tipo commerciale, logistico, amministrativo e normativo
all’iniziativa”.
“Il progetto, nel suo complesso, si configura come un
esempio concreto di sinergia per la promozione del Sistema Paese, nel quale il Contingente in teatro operativo crea le
condizioni per lo sviluppo dell’area di interesse, anche tramite l’adozione di
iniziative economico-commerciali”, riporta la nota distribuita ai media. “I Contingenti militari, in
coordinazione con le amministrazioni locali nazionali, diventeranno soggetti
attuatori a supporto delle aziende nazionali, con il principale obiettivo di
creare una stabile e duratura collaborazione tra imprese, istituzioni pubbliche
ed enti di ricerca nelle aree d’impiego. Infatti, grazie al credito finora
ottenuto nella propria area di operazioni, è stato possibile per i Caschi Blu
italiani facilitare questa importante iniziativa di cooperazione civile e
militare, fortemente richiesta dalle autorità locali del sud del Libano (…) I
Peacekeepers italiani, in conformità alla Risoluzione 1701 del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite che dà mandato di supportare la popolazione
libanese, hanno iniziato a lavorare da alcuni mesi alla formalizzazione di
reciproci scambi di interessi tra mondo dell’imprenditoria siciliana e
controparte libanese, con il precipuo fine di creare nuove opportunità di sviluppo, crescita e benessere per
la popolazione”.
Indicativo il nome prescelto dall’amministrazione
De Luca-Mondello per la missione promozionale
nel martoriato paese dei cedri: “Tre Giorni da Leone”. Il 23 settembre 2019 era
stato pubblicato un Avviso per la
selezione di imprese del comparto agroalimentare e delle scienze della vita
a firma dell’onnipresente superdirigente del Comune, Salvatore De Francesco. “Nell’ambito di un percorso di promozione del sistema
produttivo locale per l’interscambio culturale ed economico con i Paesi del
Medio Oriente, in stretta collaborazione la Brigata Aosta di stanza a Messina e
presente in Libano con il contingente ITALBATT e la Municipalità di Tyro
(Libano), promuovono congiuntamente l’evento Tre Giorni Da Leone”, si legge nel bando. “Il
mercato interno libanese è ad oggi caratterizzato da un elevato grado di
apertura ad accordi commerciali con fornitori di prodotti e/o servizi esteri e
si caratterizza con varie forme di cooperazione internazionale. Rappresenta
inoltre una piattaforma di lancio privilegiata per accedere ai mercati interni
dei Paesi Arabi e del Golfo Persico (successivamente individuati dai promotori negli
impresentabili regimi di Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Yemen, Oman,
Iraq e Siria, NdA)”.
“Le politiche di
sviluppo adottate dal governo libanese individuano come prioritario per lo
sviluppo economico il rafforzamento dell’industria agroalimentare (in particolare
oleicola, agrumicola, casearia e della pesca), che rappresenta il principale
comparto produttivo in Libano con circa 1.400 operatori e inoltre promuovono la
condivisione di buone pratiche, l’innovazione tecnologica, l’implementazione di
sistemi di gestione ambientali, di tracciabilità e sicurezza alimentare sulla
base dei consolidati standard EU”, si legge ancora nell’Avviso pubblico del 23 settembre scorso. “Per tali finalità
strategiche sono stati emanati strumenti finanziari fortemente incentivanti per
gli investitori esteri che hanno così l’opportunità di fruire di regimi fiscali
agevolativi ed esenzioni doganali oltre a procedure amministrative semplificate
per l’avvio di nuove imprese (…) Sussistono pertanto ottime prospettive di
crescita per le imprese messinesi e siciliane che intendono esportare sia in
Libano, che nei limitrofi Paesi del Medio Oriente, macchinari, attrezzature,
impianti, materie prime e tecnologie innovative”.
Il bando forniva pure le
necessarie informazioni sul viaggio programmato in Libano. “La missione avrà luogo dal 17 al 22 ottobre 2019 presso
le città di Beirut, Tyro e Chamaa dove ha sede il Contingente militare della
Brigata Aosta e prevede visite guidate presso aziende agroalimentari nel sud
del Libano (…) La delegazione sarà composta da rappresentanti delle istituzioni
pubbliche coinvolte nell’iniziativa e delle dieci imprese private selezionate
tramite il presente Avviso, sotto l’egida del Battaglione Aosta. La partenza
avverrà con volo militare da Pisa a Beirut mentre il rientro sarà con volo di
linea da Beirut a Catania. Il volo militare Pisa-Beirut, i
trasferimenti tra l’aeroporto di Beirut e Chamaa e le visite presso i distretti
produttivi saranno a cura del contingente militare italiano. Il volo di rientro
e i costi di soggiorno presso il Laymouna Resort di Tyro (costo da convenzione
55 dollari per notte a persona colazione inclusa) saranno a carico delle
aziende partecipanti”. Veniva designato come responsabile del procedimento per
la selezione delle imprese il dottore Massimiliano Giorgianni del Dipartimento Politiche Culturali ed
Educative – Sviluppo Economico del Comune di Messina, mentre come soggetto
attuatore il Consorzio Centro per lo Sviluppo del Turismo (Messina
Tourism Bureau). Quest’ultimo, interamente partecipato dalla Città
Metropolitana e dall’Università degli Studi di Messina, ha come funzioni quelle
di “facilitare e coordinare la fruibilità turistica delle risorse locali e le
ricadute economiche sul territorio della provincia”. Il Cda del Consorzio –
quasi del tutto sconosciuto tra gli operatori e i cittadini - è stato
recentemente rinnovato: presidente (riconfermato) Gaetano Majolino (iscritto nell’albo dei segretari
comunali del Ministero dell’Interno); vicepresidente Filippo Grasso (ricercatore
universitario presso il Dipartimento di Economia e delegato per il turismo del
Rettore dell’Ateneo di Messina, prof. Salvatore Cuzzocrea); direttore Valeria
Leone (membro del Comitato operativo di TaorminaArte).
Nonostante la potenza di fuoco dei promotori-protagonisti del viaggio-missione
e le mirabolanti promesse di affari nei più prestigiosi mercati mediorientali,
l’Avviso pubblico del Comune non ha
prodotto gli esiti sperati. Appena cinque, infatti, le imprese selezionate: la Irritec
S.p.A. della famiglia Giuffré di Capo d’Orlando (impianti d’irrigazione); l’azienda
vitivinicola Ruggero Vasari S.r.l. di Santa Lucia del Mela; i vivai Laura Ryolo
S.r.l. di Barcellona Pozzo di Gotto; il gruppo venture capital Italimprese S.r.l.
di Messina; il Consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP (con sede a Catania e
attività nella provincia etnea). L’evidente fallimento del bando non ha
comunque scoraggiato gli amministratori comunali e i docenti-manager dell’Università
degli Studi di Messina. La dimezzata delegazione alla fine ha raggiunto il
Libano e i protocolli sottoscritti con le autorità locali sono stati fatti “rientrare nell’ambito dei progetti di Cooperazione Civile e Militare - CIMIC del
contingente italiano, che hanno fondamento giuridico sulla risoluzione 1701
delle Nazioni Unite del 2006”.
Dalla lettura delle risoluzioni ONU
sui mandati operativi dei Caschi Blu in Libano, si evince tuttavia come i vertici
della Brigata “Aosta” abbiamo fatto più di una forzatura per poter contemplare i
fumosi accordi commerciali Messina-Tiro tra gli scopi istituzionali di UNIFIL. “Con la Risoluzione 1701 dell’11 agosto
2006 - spiega il Ministero della Difesa
italiano - il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha previsto il
potenziamento del contingente militare di UNIFIL con lo scopo di monitorare la cessazione delle ostilità; accompagnare
e sostenere le Forze armate libanesi (LAF) nel loro rischieramento nel Sud
del paese, comprendendo la Blue Line, non appena Israele
ritira le sue Forze armate dal
Libano (IDF); coordinare il ritiro delle IDF dai territori libanesi
occupati; estendere la propria assistenza per aiutare ad assicurare un
corridoio umanitario alla popolazione civile ed ai volontari nonché assicurare
il rientro in sicurezza degli sfollati; assistere le LAF nel progredire verso
la stabilizzazione delle aree; mettere in atto i rilevanti provvedimenti degli
accordi e delle Risoluzioni delle Nazioni Unite che impongono il disarmo di tutti
i gruppi armati in Libano…”. Altrettanto rigido l’elenco delle attività operative che possono essere
svolte dai reparti UNIFIL: osservazione da posti fissi; condotta di pattuglie (diurne e notturne); realizzazione di check-points; collegamento
con le Forze Armate libanesi; pattugliamento marittimo.
Nessun intervento dunque è previsto
in ambito economico e finanziario e anche quando i contingenti italiani in Libano
hanno promosso attività CIMIC, esse si sono limitate alle donazioni alle municipalità e alla popolazione di
attrezzature ed ausili didattici per l’istruzione, materiale sanitario, ecc.. “L’impegno
dei Caschi blu italiani è stato rivolto alle scuole primarie, nelle quali più
di 2.500 alunni hanno partecipato a corsi di igiene, disegno e sulla
prevenzione da incidenti domestici”, riportava la nota della Brigata dei
bersaglieri “Garibaldi” che ha preceduto l’“Aosta” in Libano.
Dopo gli aiuti è adesso arrivata l’ora delle
compravendite da parte di uno sparuto numero di operatori di provincia. Anche
questo è il segno dell’ennesimo fallimento politico e militare delle cosiddette
“operazioni di pace”…
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