Droni AGS a Sigonella. Il regalo di Natale della NATO ai Siciliani
Naval Air Station di Sigonella, ore
16.46 di giovedì 21 novembre 2019. Dopo 22 ore ininterrotte di volo, un drone
di ultima generazione della famiglia dei “Global Hawk” atterra nella grande
base militare siciliana. Il velivolo era decollato dall’aeroporto di Palmdale,
California. Sulla fiancata, l’inconfondibile insegna della NATO. Il drone è il
primo dei cinque grandi aerei senza pilota destinati ad operare da Sigonella
nell’ambito del NATO AGS (Alliance
Ground Surveillance), il programma più ambizioso e costoso della storia
dell’Alleanza Atlantica, ma anche quello che ha segnato i maggiori ritardi
nella sua implementazione. “Il trasferimento del drone AGS dagli Stati Uniti
all’Italia rappresenta un momento chiave nella realizzazione di questo
importantissimo progetto multinazionale”, ha riportato l’ufficio stampa del
Comando generale della NATO. “L’Alliance Ground Surveillance sarà di proprietà
collettiva e operativa di tutti gli alleati dell’Alleanza Atlantica e sarà un
elemento vitale per tutte le missioni NATO. Tutti gli Alleati avranno accesso
ai dati acquisiti dall’AGS e beneficeranno del sistema d’intelligence,
sorveglianza e riconoscimento”.
Il programma NATO AGS prevede l’utilizzo della grande stazione aeronavale
di Sigonella quale Main Operating Base
(principale base operativa) dei cinque velivoli a pilotaggio remoto RQ-4D “Global
Hawk” e dei relativi centri di comando e controllo, con un contingente
multinazionale di oltre 800 unità. “Tutti e cinque i droni sono attualmente in
differenti fasi di sviluppo delle capacità operative di volo”, specifica ancora
il Comando generale della NATO. “Quando ognuno di essi giungerà alla Main
Operating Base di Sigonella, saranno sottoposti ai test per verificarne le
performance e la conformità al sistema AGS. La capacità operatività iniziale
del programma dovrebbe essere raggiunta nella prima metà del 2020”.
Dotati della piattaforma radar MP-RTIP con sofisticati sensori termici per
il monitoraggio e il tracciamento di oggetti fissi ed in movimento, i droni AGS
potranno volare sino a 18.000 metri di altezza e a una velocità di 575 km/h. I
dati rilevati saranno prima analizzati a Sigonella e successivamente trasmessi
grazie ad una rete criptata al Comando JISR,
Joint Intelligence, Surveillance and Reconnaisance della NATO, con sedi a
Bruxelles, Mons e The Hague. Oltre 16.000 km il raggio d’azione dei nuovi
velivoli senza pilota, così fa consentirne l’operatività in un’area geografica che comprenderà
l’intero continente africano e il Medioriente, l’Europa orientale sino al cuore
della Russia. Grazie alle informazioni raccolte e decodificate dall’AGS, la NATO potrà
ampliare lo spettro delle proprie attività nei campi di battaglia, potenziando
la capacità d’individuazione degli obiettivi da colpire con gli strike aerei e
missilistici.
Con l’entrata in funzione del sistema AGS, la base siciliana
di Sigonella consolida il proprio ruolo di vera e propria capitale mondiale dei velivoli senza pilota da guerra. I droni NATO
si sommano infatti ai velivoli con funzioni d’intelligence ed attacco (i
famigerati droni killer “Reaper” che mietono vittime tra i civili negli
scacchieri di guerra in Africa e Medio oriente) che l’US Air Force e l’US Navy
ha trasferito in Sicilia da più di dieci anni. A riprova di come Sigonella sia uno
dei maggiori centri del pianeta per il comando e il controllo dei velivoli
senza pilota va aggiunto che nel 2018 è stata attivata all’interno della
stazione aeronavale l’UAS SATCOM Relay
Pads and Facility per le telecomunicazioni via satellite con tutti i droni che
le agenzie di spionaggio USA e il Pentagono schierano in ogni angolo della
Terra. La facility di Sigonella consente
la trasmissione dei dati necessari ai piani di volo e di attacco dei nuovi
sistemi di guerra, operando come “stazione gemella” del sito tedesco di
Ramstein e del grande scalo aereo di Creech (Nevada).
Washington ha riservato un nome in codice alla grande base
che sorge a due passi dalla città di Catania: The Hub of the Med, cioè il fulcro
del Mediterraneo. Con ben 34 comandi strategici ed oltre 5.000 militari
statunitensi, Sigonella è oggi, per importanza, il “secondo più grande comando
militare marittimo al mondo dopo quello del Bahrain”, come spiega il Pentagono.
Dal sanguinoso conflitto in Vietnam non c’è stato scenario bellico con
protagonista gli USA (e i partner NATO) in cui l’hub del Mediterraneo non abbia giocato un ruolo chiave: contro la
Libia di Gheddafi negli anni ’80; in Libano nell’82; la prima e la seconda
guerra del Golfo; i bombardamenti in Kosovo e in Serbia nel 1999 e quelli in
Afghanistan, Iraq e Siria nel XXI secolo; le campagne di US Africom nelle
regioni sub-sahariane e in Corno d’Africa; la liquidazione finale del regime
libico del 2011 e gli odierni ripetuti raid in Cirenaica e Tripolitania con
l’utilizzo dei droni-killer.
Determinante pure il ruolo assunto nell’ambito dei programmi
di supremazia nucleare degli Stati Uniti d’America. Segretamente, ancora una
volta nel 2018, è entrato in funzione a Sigonella la Joint Tactical Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e
trasmissione satellitare del sistema di “pronto allarme” per l’identificazione
dei lanci di missili balistici da teatro con testate nucleari, chimiche,
biologiche o convenzionali. Il JTAGS è una specie di scudo protettivo tutt’altro che difensivo: grazie al controllo
“preventivo” di ogni eventuale operazione missilistica “nemica”, il sistema rende
ancora più praticabile il primo colpo
nucleare, evitando o limitando (teoricamente) la ritorsione avversaria e dunque
i pericoli della cosiddetta Mutua
distruzione assicurata che sino ad ora ha impedito l’olocausto mondiale. Come
se non bastasse, a Sigonella opera pure una delle 15 stazioni terrestri del Global HF System, il sistema di
comunicazioni in alta frequenza creato dalla US Air Force per integrare la rete
del Comando aereo strategico e assicurare il controllo su tutti i velivoli e le
navi da guerra. Uno degli
aspetti più rilevanti del sistema GHF è
quello relativo alla trasmissione degli ordini militari che hanno priorità
assoluta, primi fra tutti i messaggi SkyKing
che includono i codici di attacco nucleare.
Tra le maggiori richieste di finanziamento fatte dal
Dipartimento della Difesa USA al Congresso per l’anno fiscale 2020, c’è poi quella
relativa all’installazione, ancora una volta all’interno della grande stazione
aeronavale siciliana, di un megacentro di telecomunicazioni satellitari
strategiche delle forze armate. Nello specifico il Pentagono prevede una spesa
di 77 milioni e 400 mila dollari per realizzare una struttura che consentirà di
effettuare “più sicure e affidabili telecomunicazioni vocali e dati,
classificate e non classificate, alle unità navali, sottomarine, aeree e
terrestri della Marina militare USA, in supporto delle sue operazioni reali e
delle esercitazioni in tutto il mondo”. L’assegnazione dei lavori è prevista
entro l’agosto 2020, mentre la realizzazione dovrebbe concludersi nell’aprile
2024. E’ prevista inoltre una spesa aggiuntiva di 57 milioni di dollari per
l’acquisto delle sofisticate attrezzature elettroniche e d’intelligence che
saranno messe a disposizione del nuovo centro satellitare di Sigonella che si
affiancherà a quello già esistente presso la dependance di Niscemi, all’interno
della riserva naturale orientata “Sughereta”.
Centro strategico di telecomunicazioni con i sottomarini
nucleari in immersione e stazione terrestre del nuovo sistema di
telecomunicazione satellitare MUOS (la cui piena operatività è stata annunciata
pochi mesi fa da Washington), la base USA di Niscemi sarà presto ampliata e
potenziata. Le autorità militari hanno già presentato alla Regione Siciliana un
cronogramma lavori di “rafforzamento” dei sistemi di “protezione” delle
infrastrutture e delle numerose antenne di morte ospitate. Inoltre, un mese fa
è trapelata la notizia che il Comando di US Navy ha affidato alla General
Dynamics un contratto del valore di 731,8 milioni di dollari per il
“miglioramento” dei “segmenti terrestri integrati al Mobile User Objective
System - MUOS, il quale fornirà presto comunicazioni cellulari veloci e sicure
per tutte le forze combattenti in movimento, ovunque esse si trovino”, come
dichiarato dai general manager dell’azienda leader del complesso militare
industriale USA.
Quanto sta accadendo in Sicilia conferma inesorabilmente
quanto sostenuto da attivisti e ricercatori No War, cioè che la base di Sigonella è un cancro in
metastasi che diffonde ovunque installazioni, radar, presidi e militarizzazioni.
L’Isola è stata trasformata infatti in un’immensa piattaforma di morte USA e NATO: oltre alla
telestazione di Niscemi, è stato creato un centro operativo a Pachino
(Siracusa) per supportare le esercitazioni aeronavali della VI Flotta nel
Canale di Sicilia; ad Augusta sorge una grande struttura portuale per il
rifornimento di armi e gasolio delle unità da guerra e dei sottomarini nucleari;
gli scali di Catania-Fontanarossa, Trapani-Birgi, Pantelleria e Lampedusa sono
utilizzati per le missioni d’intelligence top secret dei velivoli alleati o di
società contractor private a servizio del Pentagono e/o – come avvenuto nel
2001 durante la guerra contro la Libia - per le operazioni di bombardamento
contro obiettivi civili e militari “nemici”.
Non c’è area addestrativa o poligono in Sicilia che non sia
stato messo a disposizione dei reparti d’elite USA protagonisti delle peggiori
nefandezze nei teatri di guerra internazionali. I Marines destinati a
intervenire in Africa utilizzano periodicamente per esercitarsi una vasta area
agricola nel Comune di Piazza Armerina. Ai reparti a stelle e strisce è stato
concesso pure l’uso del poligono di Punta Bianca, a due passi dalla città di
Agrigento, in una delle aree naturali e paesaggistiche più belle e più fragili
dell’Isola, utilizzato stabilmente dalla Brigata Meccanizzata “Aosta”
dell’Esercito italiano. Nella primavera 2019, i reparti statunitensi di stanza
a Sigonella sono stati inoltre tra i protagonisti di un’imponente esercitazione
che ha interessato buona parte della provincia di Trapani, comprese alcune aree
di rilevante interesse naturalistico e lo scalo aereo di Birgi.
Ancora più foschi gli scenari che potrebbero essere
riservati alla Sicilia intera nei prossimi anni. E’ in atto una pericolosissima
sfida sferrata da Trump contro la Russia con la cancellazione unilaterale del
Trattato INF contro le armi nucleari a medio raggio, firmato da USA e URSS a
fine anni ’80. Quel trattato aveva consentito lo smantellamento dall’Europa dei
missili Pershing II, SS-20 e Cruise; 112 di questi ultimi vettori nucleari “da
crociera” erano stati installati dalla NATO a Comiso (Ragusa), nonostante una straordinaria
stagione di mobilitazione popolare, una delle più importanti della storia della
Sicilia. La scellerata decisione dell’amministrazione USA rischia di condurre
ad una nuova escalation del processo di militarizzazione e ri-nuclearizzazione
dell’intero territorio siciliano, considerato che i nuovi programmi di riarmo puntano
alla realizzazione – ancora una volta privilegiando il Fianco Sud della NATO
oltre a quello orientale - di nuovi sistemi missilistici a medio raggio con
lancio da piattaforme terrestri e/o anche mobili, esattamente come avveniva con
i Cruise di Comiso, trasportabili ovunque sui camion-lanciatori TEL. Altri aghi
atomici da occultare nel pagliaio Sicilia in nome e per conto dei moderni
Stranamore e delle transazionali del profitto d’oltreoceano.
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