Messina e l’asilo militare-civile “Lupetto Vittorio”. Una convenzione beffa
Niente asili nido (o quasi) in una
città di 240.000 abitanti? Nessun problema, ci pensa l’Esercito italiano a
riconvertire gli spazi delle caserme in aule ove ospitare i futuri cittadini
tutta patria e moschetto. Accade a Messina dove l’ufficio stampa della Brigata
Meccanizzata “Aosta”, reparto d’elite delle forze armate italiane e NATO, fa
sapere che mercoledì 18 dicembre 2019, presso la caserma “Crisafulli-Zuccarello”
di viale Europa, il generale Bruno Pisciotta, comandante della Brigata e il
sindaco Cateno De Luca “inaugureranno l’asilo nido Lupetto Vittorio, dal nome della mascotte dell’Esercito”. “L’opera
– prosegue il comunicato - realizzata dall’Esercito grazie all’utilizzo di
materiali e tecnologie di ultima generazione, ha elevate performance energetiche
e avrà un ingresso indipendente, un ampio parco giochi esterno, aree verdi
attrezzate, giardino sensoriale, locali cucina, mensa ed un funzionale
parcheggio per i genitori dei piccoli ospiti”. A gestire il nuovo asilo sarà
chiamata l’azienda partecipata del Comune, Messina Social City (un carrozzone
speciale tutto fare) e, come spiega ancora l’addetto stampa dell’Esercito “sarà
frequentata dai figli dei militari dei reparti dell’Aosta in servizio a Messina, ma anche dagli abitanti della zona,
già a partire dalla conclusione delle imminenti festività natalizie e di fine
anno”.
A caval donato non si dovrebbe
guardare mai in bocca, pena la scoperta di un’ignobile dentatura. Leggendo la Convenzione
tra il Comune di Messina e il Ministero della Difesa – Comando Brigata “Aosta”,
sottoscritta il 27 novembre scorso (firmatari il vicesindaco Salvatore Mondello
e il colonnello Luigi Lisciandro vicecomandante della Brigata) si scopre
infatti che il nuovo asilo nido è tutt’altro che un regalo di Natale per le casse
a rischio default dell’amministrazione comunale. Gli “oneri” tra le parti sono
tutt’altro che bilanciati. Mentre l’Esercito italiano si farà carico del solo pagamento delle
utenze (energia elettrica ed acqua), dell’eventuale
straordinaria manutenzione dell’infrastruttura e dell’eventuale acquisto di ulteriori mobili, suppellettili, accessori e
completamenti d’arredo qualora necessari,
di contro il Comune di Messina, “a titolo non oneroso” dovrà garantire i
seguenti servizi: l’erogazione del canone di concessione dovuto per l’uso dei
locali (determinato dall’Agenzia del Demanio in 212,43 euro); la gestione
integrale del servizio socio-educativo comprendente il personale necessario; la
manutenzione ordinaria dell’immobile; il confezionamento dei pasti; la pulizia
periodica dell’infrastruttura; gli eventuali
accessori e complementi d’arredo necessari allo svolgimento delle attività
educative; la gestione delle graduatorie di asilo escluse le graduatorie di merito per il personale militare (la Brigata
“Aosta” avrà infatti il “diritto di prelazione” per un massimo di 15 unità a
fronte dei 25 posti disponibili). La convenzione avrà validità triennale e si
prevede che possa essere rinnovata rinnovamento tacitamente per ulteriori tre
anni.
Per farla breve, sarà il Comune a farsi carico interamente
delle spese di funzionamento di quello che era stato pensato dalla Difesa come
un “asilo nido aziendale” destinato al personale di stanza a Messina: i
combattenti in quasi tutti gli scenari di guerra internazionale (l’”Aosta” è
stata impegnata recentemente in Afghanistan, Iraq, Kosovo e Libano), rinunciano
a 10 posti ma in cambio risparmiano soldi ed energie per la gestione delle
attività educative in quella che gli stessi militari definiscono una “struttura
prefabbricata in legno”.
A fare una stima di massima degli insostenibili costi
dell’operazione asilo nido “Lupetto Vittorio” è stata la stessa azienda Messina
Social City. Il 26 ottobre 2019, con una nota inviata al Dirigente del
Dipartimento Servizi alla persona ed alle imprese del Comune, Salvatore De
Francesco, il direttore generale della partecipata, l’avvocato Vincenzo Romano,
“in ossequio agli standard strutturali ed organizzativi per i servizi alla
prima infanzia previsti dalle norme della Regione Siciliana” ha previsto un
costo annuale per il nuovo asilo militare-civile di 445.554 euro. A pesare
particolarmente sui conti sono proprio le voci di spesa che dovranno essere
coperte dal Comune di Messina: le retribuzioni del personale impiegato
(coordinatore, pedagogista, psicologo, educatore, ausiliario, cuoco) saranno
infatti di 352.727 euro, a cui si aggiungeranno i pasti (44.300 euro), la manutenzione
dell’immobile (10.000 euro), i materiali di consumo (22.196), l’assicurazione
(5.000) e altri 10.680 euro per l’acquisto di beni mobili e materiale
ludico-didattico. Irrisorie le spese previste per la copertura delle utenze
telefoniche, 650 euro, che come abbiamo visto saranno coperte dalle Forze
armate.
In verità l’11 novembre scorso, il presidente di Messina
Social City, Enrico Bivona, ha inviato al dirigente Salvatore De Francesco una
nuova missiva con il “piano dei costi dell’Asilo nido Lupetto Vittorio, deliberato dal Consiglio d’amministrazione in
data 8 novembre e rispondente all’effettivo fabbisogno del personale per la
gestione”. La spesa annuale a carico del Comune viene ritoccata al ribasso ad
appena 74.201 euro, grazie alla modifica delle tabelle stipendiali, con l’attribuzione
di un costo zero per le figure del coordinatore-pedagogista (38 ore settimanali), di sei educatori (24h) e del cuoco (30h), mentre i “costi di gestione” vengono fissati senza ulteriori
specificazioni a 60.000 euro. Dato che non è pensabile che un asilo nido possa
essere gestito senza il personale educativo, un pedagogista e il cuoco per la
preparazione dei pasti (obbligatori), è ipotizzabile che i nuovi conti siano
stati predisposti prevedendo l’utilizzo di figure già in forza alla società
partecipata e/o magari già impegnate in altri servizi socio-educativi. Un mero
artificio contabile di cui l’amministrazione comunale dovrà comunque dar conto
e ragione al Consiglio comunale e ai cittadini.
La Convenzione Comune-Brigata “Aosta” appare poi viziata da
più di un profilo di legittimità in quanto violerebbe proprio i contenuti del Regolamento
di gestione degli asili-nido comunali, in vigore dall’ottobre 1988 e successivamente
modificato nel novembre 1999. “L’asilo nido è un servizio aperto
a tutti che mira a garantire, in un completo sistema di sicurezza sociale, un efficace
intervento nel momento educativo del bambino, per lo sviluppo armonico della sua personalità,
favorendo il processo di socializzazione coinvolgendo la famiglia, gli
operatori sociali,
l’ente locale, insieme ad una equilibrata alimentazione”, si legge nel
Regolamento. Rigidi i “requisiti
preferenziali” previsti per l’ammissione dei bambini: l’abitazione
igienicamente carente o ubicata in zona malsana; essere figli di reclusi; orfani
o figli di madre nubile; figli di lavoratori iscritti nelle liste dei
disoccupati; figli di madre lavoratrice; figli di lavoratori emigrati
all’estero o in altre regioni; bambini appartenenti a famiglie numerose.
L’articolo 18 del Regolamento comunale prevede inoltre che il personale
dell’asilo-nido comunale venga assunto “mediante pubblico concorso, salvo i casi
di affidamento del servizio a cooperative di giovani (…) è inoltre possibile
l’utilizzo del personale di servizi comunali o provenienti da Enti soppressi”.
L’inequivocabile conferma che i costi del personale non possono essere dunque
pari a zero per il Comune, come invece si riporta nelle previsioni del Cda di
Messina Social City dell’8 novembre 2019.
Che
non si possa assolutamente pagare con i soldi comunali le attività educative a
favore dei figli del personale militare che certo non può lamentare stipendi da
fame è la stessa Carta dei Servizi per gli Asili nido adottata da Messina
Social City a spiegarlo chiaramente. “L’obiettivo
educativo del servizio è quello di offrire ai bambine/ie un luogo di
formazione, di cura e di socializzazione per il loro benessere psico-fisico e
per lo sviluppo delle loro potenzialità cognitive, affettive e sociali”, spiega
la Carta. “Si pone riguardo e attenzione in modo specifico a sostenere le
famiglie nella cura dei figli e nelle scelte educative; facilitare l’accesso
delle madri al lavoro e promuovere la conciliazione delle scelte professionali
e familiari dei genitori; facilitare l’inserimento di bambini disabili o in
situazioni di disagio relazionale e socio culturale…”. L’Azienda speciale fissa
poi i criteri per la predisposizione delle graduatorie di accesso agli asili
nido comunali. “Sono prioritariamente ammessi i bambini che siano inseriti in
situazioni familiari di disagio segnalate dal servizio sociale, dalle A.S.P.,
dal Tribunale, etc; i figli di recluso/i; il nucleo familiare con presenza di
un unico genitore e con l’unico genitore che lavora; il nucleo familiare con
presenza di un unico genitore e con l’unico genitore che non lavora (…) A
parità di requisiti posseduti, ha precedenza il bambino appartenente al nucleo
familiare più numeroso”. Che i pargoli lupettini dell’“Aosta” possano rientrare
in queste categorie è l’ennesima beffa di un’amministrazione del tutto priva di
buon senso e rispetto dei deboli.
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