L’Italia prorogherà l’uso di Pantelleria per i voli spia Usa in Tunisia
Il
governo italiano autorizzerà l’utilizzo dell’aeroporto di Pantelleria per le
operazioni d’intelligence delle forze USA sui cieli della Tunisia perlomeno
sino alla fine del 2015, anche senza un accordo formale tra le autorità di
Tunisi e Washington o che previamente sia sentito il Parlamento sulla legittimità
e l’opportunità delle attività militari statunitensi in nord Africa. E’ quanto
comunicato dal ministero della Difesa nelle risposte a due interrogazioni del
Movimento 5 Stelle (una con primo firmatario il sen. Vincenzo Santangelo, la
seconda dell’on. Gianluca Rizzo), presentate in aprile dopo che alcune
inchieste giornalistiche avevano documentato i decolli da Pantelleria di un bimotore
Super King Air 300 per operazioni top secret di sorveglianza e riconoscimento nelle aree impervie di Monte Chaambi, Djebal Salloum e Foussena,
al confine con l’Algeria, dove da tempo erano (e sono) in corso violenti
combattimenti tra le forze armate tunisine e i gruppi ribelli d’ispirazione
islamico radicale. Il velivolo, numero
di matricola N351DY, è risultato essere di proprietà dell’Aircraft Logistics Group LLC, società del gruppo
finanziario Acorn Growth Companies (AGC) di Oklahoma City, attivo nel settore
aerospaziale civile e militare e il cui vicepresidente è l’ex
generale Peter J. Hennessey, già responsabile di tutte le attività logistiche
dell’US Air Force durante l’operazione “Enduring Freedom” in Afghanistan.
Rispondendo a M5S, il sottosegretario alla difesa Domenico
Rossi ha spiegato che “l’Office of Defense Cooperation (ODC)
dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma aveva chiesto allo Stato maggiore
della Difesa l’autorizzazione al rischieramento temporaneo sulla base aerea di
Pantelleria di un assetto civile (identificato come King Air BE-350, non armato e gestito da una
compagnia privata per conto del Comando statunitense per il continente africano,
denominato AFRICOM), al fine di
consentire l’esecuzione di missioni di riconoscimento e sorveglianza nel
Nordafrica (a fronte delle quali non si è al corrente di specifici accordi fra
la Tunisia e gli Stati Uniti)”. “Dopo le pertinenti valutazioni di fattibilità –
ha aggiunto Rossi - lo Stato maggiore della Difesa, ottenuto l’avallo politico
nell’ottobre 2014, ha quindi concesso l’autorizzazione temporanea (fino al 31
maggio 2015), anche se l’Office of Defense Cooperation ha avanzato
una richiesta di proroga sino alla fine dell’anno, attualmente in fase di
valutazione”. Sempre per il sottosegretario alla Difesa, l’attività di volo sarebbe
limitata ad una “sola sortita giornaliera” e non avrebbe “alcuna priorità
rispetto al traffico aereo civile dell’aeroporto di Pantelleria”. Un “limitato
supporto tecnico-logistico” al rischiaramento del velivolo-spia statunitense
è stato fornito dall’Aeronautica militare italiana, sulla base di un apposito accordo
tecnico di contingenza, denominato Contigency
Technical Arrangement.
“Riteniamo insoddisfacente la
risposta del ministero della Difesa”, ha commentato il parlamentare Gianluca
Rizzo. “Dopo aver visto transitare nel cielo
gli aerei e arrivare sull’isola un gruppo di militari statunitensi, la
popolazione di Pantelleria ha espresso preoccupazione sia per la propria
sicurezza che per la mancanza di informazione su quanto stava accadendo”, spiega
Rizzo. “Restiamo perplessi sul riferimento
del governo agli accordi che disciplinerebbero la sperimentazione del velivolo
Usa, reputando assurdo in particolare che sia stato concesso l’uso di uno scalo
aereo italiano senza essere al corrente dei dettagli di eventuali accordi tra
Stati Uniti e Tunisia”. In verità, con la risposta ufficiale del governo italiano,
sono adesso perlomeno quattro (e tutte differenti) le versioni ufficiali
rese tra Roma, Tunisi e Washington sulle operazioni d’intelligence Usa in una
delle aree più conflittuali di tutta l’Africa settentrionale. “Le attività nello spazio aereo tunisino di velivoli in missione di
sorveglianza rientrano nell’ambito della cooperazione militare e d’intelligence
con l’Unione europea per la lotta al terrorismo”, aveva dichiarato alla vigilia di Pasqua, il
ministro degli affari esteri tunisino Taieb Baccouche. Di contro, Benjamin
Benson, addetto stampa di US Africom, aveva affermato che le operazioni Usa nello
spazio aereo tunisino “sono condotte con l’autorizzazione del governo nazionale”,
nel quadro degli “sforzi multinazionali per la stabilizzazione della regione e
della lotta al terrorismo e alla pirateria”. Di accordi bilaterali “che
riguardano esclusivamente Stati Uniti e il governo di Tunisi” aveva parlato
anche il Capo dell’Ufficio pubblica informazione dello Stato Maggiore dell’Aeronautica
militare italiana, colonnello Urbano Floreani. “Gli Stati Uniti ci hanno
spiegato che le autorità tunisine sono interessate a questo nuovo assetto aereo
che può e potrà essere utilizzato per il monitoraggio e la raccolta di dati
sensibili e l’interesse della Tunisia è relativo alla possibilità di un suo
eventuale acquisto”, aveva aggiunto l’ufficiale. “Il velivolo statunitense sta
eseguendo voli sperimentali sulla Tunisia con il supporto logistico della
componente della US Navy di stanza a Sigonella. La scelta di Pantelleria è
scaturita dalla maggiore convenienza - in termini di tempo di permanenza in volo -
rispetto alla più distante Sigonella e alle caratteristiche
specifiche dello scalo aereo (le piste sono di dimensioni ridotte), con la
possibilità cioè di eseguire atterraggi e decolli più simili a quelli che
eventualmente potrebbero essere fatti in Tunisia”.
Realizzato alla vigilia
dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, lo scalo di Pantelleria è
classificato come aeroporto militare “aperto al traffico civile” ed è destinato al ruolo di deployment
operating base (DOB), cioè base per il rischiaramento avanzato dei velivoli
in caso di crisi o esercitazioni, sia in ambito militare nazionale che Nato. Attualmente
è sede di un distaccamento dell’Aeronautica
militare, dipendente dal 37º Stormo di Trapani-Birgi, che fornisce un supporto
alle attività dei caccia militari e a quelle di soccorso e ricerca SAR. Il distaccamento era stato inserito inizialmente
nel programma di razionalizzazione delle strutture organizzative della difesa, approvato
dal governo il 14 novembre 2012. Nello specifico, il piano prevedeva la
soppressione a breve termine del presidio dell’Aeronautica di
Pantelleria e l’avvio dell’iter di
cambio di status dello scalo
aeroportuale da militare a civile. “Tuttavia, alla luce del sempre più emergente contesto d’instabilità dei
paesi nord africani, che hanno profondamente mutato il quadro geostrategico del
Mediterraneo centrale, la Forza armata ha preso atto del rinnovato interesse
strategico che il piccolo distaccamento aeroportuale riveste da un punto di
vista operativo”, dichiarava nel settembre 2013 l’allora ministro Mario Mauro, rispondendo
ad un’interrogazione del Movimento 5 Stelle. “Tali aspetti hanno comportato la
rivalutazione del provvedimento di soppressione con la conseguente scelta di
attuare una semplice riorganizzazione ordinativa mirata a mantenere in essere
le funzioni strettamente necessarie all’impiego strategico del distaccamento”. In
realtà la proiezione offensiva dell’isola è stata potenziata: di recente, infatti, sono
state ampliate le due piste di volo ed ammodernato il mega-hangar “Nervi”, ricavato all’interno di una collina confinante
con l’aeroporto, capace di ospitare sino ad una cinquantina di aerei da guerra.
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