Mali, a disposizione le basi aeree italiane
La Sicilia è in prima linea. Forniremo il supporto
logistico. Pronti una ventina di consiglieri e addestratori
L’Italia
è pronta a fornire il proprio appoggio alle operazioni di guerra francesi in
Mali. Ad annunciarlo il ministro Giulio Terzi a conclusione di un consiglio
straordinario dei ministri degli esteri dell’Unione europea a Bruxelles. “Non è
previsto nessuno spiegamento di forze militari italiani nel teatro operativo ma
forniremo le basi per un supporto logistico al trasferimento militare”.
Sarà
il consiglio dei ministri convocato per stamani a definire i particolari della
nuova avventura italiana in terra d’Africa. “C’è un orientamento positivo all’interno
del governo a sostegno dell’operazione militare
avviata dalla Francia con un altro gruppo di paesi, in linea con la risoluzione
2085 del 20 dicembre scorso del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,
ma sarà comunque necessario il sostegno delle forze politiche in Parlamento”,
ha aggiunto il ministro Terzi.
Le
forze armate italiane dovrebbero mettere a disposizione degli alleati
d’oltralpe le principali basi aeree nazionali (Sigonella e Trapani Birgi in
Sicilia, Gioia del Colle in Puglia, Decimomannu in Sardegna, ecc.), i velivoli
da trasporto truppe e mezzi C-130J “Hercules” e C-27J della 46^ Brigata Aerea
di Pisa e i velivoli cisterna KC-767 “Boeing” del 14° Stormo dell’Aeronautica militare
di Pratica di Mare (Roma) per rifornire in volo i cacciabombardieri francesi.
Come
già avvenuto nel corso del conflitto in Libia nel 2011, le forze armate
italiane potrebbero utilizzare i velivoli senza pilota MQ-1C “Predator” ed MQ-9 “Reaper” per svolgere missioni d’intelligence,
sorveglianza e riconoscimento dei potenziali obiettivi “nemici” sui cieli del
Mali e del nord Africa, mettendo poi a disposizione degli alleati tutte le
informazioni necessarie per i raid aerei. Il comando dei droni italiani opera
dallo scalo aereo di Amendola (Foggia) con il 28°
Gruppo velivoli
teleguidati del 32° Stormo, lo stesso reparto che ha già diretto centinaia di
operazioni a supporto della Nato nel teatro di guerra afgano. I velivoli senza
pilota dell’Aeronautica verranno presto armati con i missili aria-superficie
AGM-114 Hellfire (fuoco infernale),
acquistati negli Stati Uniti d’America al costo di 13,7 milioni di euro.
Decollano invece ininterrottamente da Sigonella i
grandi aerei-spia a pilotaggio remoto “Global Hawk” dell’US Air Force che
assistono le forze d’attacco francesi nell’individuazione dei target “nemici” (campi
d’addestramento, infrastrutture logistiche e depositi munizioni delle milizie
anti-governative) nelle regioni settentrionali del Mali. Secondo quanto
dichiarato dal ministro degli esteri Laurent Fabius, Washington sta progressivamente accrescendo il
proprio sostegno operativo alle truppe francesi nei settori dell’intelligence e
del trasporto aereo.
La Sicilia sarà in prima linea anche grazie a Trapani-Birgi, la
base aerea più utilizzata durante la guerra in Libia per i raid della forza
multinazionale a guida Nato. A Trapani, dove sono divenuti pienamente operativi
da meno di una paio di mesi i cacciabombardieri Eurofighter del 37° Stormo
dell’Aeronautica militare italiana, l’Alleanza Atlantica potrà schierare per la
“sorveglianza integrata” del Mediterraneo e del nord Africa uno o due aerei radar E-3A “Awacs”. Dalla
seconda metà degli anni ‘80, lo scalo siciliano è una delle basi operative avanzate “Awacs” nell’ambito
del programma multinazionale NATO
Airborne Early Warning Force il
cui comando generale è ospitato a Geilenkirchen (Germania). I
velivoli, oltre a ricercare ed identificare gli obiettivi da colpire, hanno una
rilevanza strategica nella conduzione delle operazioni di attacco aereo.
Secondo quanto trapelato a
Bruxelles, i comandi della Nato avrebbero espresso però “l’assoluto bisogno” di
inviare a Bamako non meno di 250 uomini per contribuire
alla formazione e all’addestramento delle forze armate del Mali. Nonostante il
ministro Terzi abbia negato il diretto coinvolgimento di militari italiani in
territorio maliano, perlomeno una ventina di consiglieri e addestratori dovrebbero
essere inviati dal nostro paese. L’Italia non è nuova in queste missioni addestrative
a favore di forze armate africane impegnate in operazioni belliche. Sponsor
ancora una volta il ministro degli esteri, è stato avviato a Mogadiscio un
corso dei carabinieri finalizzato ad addestrare un’unità somala “con un ampio
mandato, dalle attività di contrasto al terrorismo a quelle anti-pirateria a
terra”, come ha spiegato lo stesso Giulio Terzi a conclusione dei lavori del
Gruppo internazionale di contatto sulla Somalia, tenutosi a Roma nel luglio
2012.
Con l’appoggio finanziario e logistico di U.S. Army Africa, il comando
delle forze terrestri degli Stati Uniti d’America destinato agli interventi nel
continente nero, l’Arma dei carabinieri ha attivato nella caserma “Chinotto” di
Vicenza un centro d’eccellenza per la
formazione dei quadri militari dei paesi africani e mediorientali partner (Coespu).
Una scuola di guerra al “terrorismo” su cui potranno sicuramente contare in
futuro i generali del Mali e del Sahel.
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