Missili e cannoni italiani a bordo di sei nuove fregate costruite in Germania e destinate all’Egitto
Il regime del dittatore al-Sisi nega ancora una volta la propria collaborazione all’inchiesta dei giudici italiani per individuare mandanti ed esecutori del brutale omicidio del ricercatore Giulio Regeni, ma grazie alla Germania il gruppo Leonardo SpA trasferisce cannoni, missili e siluri navali alle forze armate egiziane.
Hanno preso il via a largo delle coste di Bremerhaven, nel Mare del Nord, i test operativi della
prima delle sei fregate missilistiche Meko A200 ordinate dall’Egitto al gruppo
industriale tedesco ThyssenKrupp Marine Systems (TKMS). L’unità da guerra,
battezzata ENS Al-Aziz, ha lasciato i
cantieri navali lo scorso 4 aprile. Le prove di navigazione proseguiranno sino
all’estate mentre la consegna della fregata alla Marina egiziana dovrebbe
concludersi prima della fine dell’anno.
La
stampa specializzata nel settore difesa ha reso pubblici i sistemi d’arma
ospitati a bordo della fregata: si tratta di “prodotti” di aziende interamente
controllate dal gruppo Leonardo o da MBDA, il principale consorzio missilistico
europeo di cui l’holding industriale-militare italiana è titolare del 25% del
pacchetto azionario.
L’ENS Al-Aziz è armata innanzitutto con un
cannone navale da 127 mm che spara i nuovi e distruttivi proiettili “Vulcano”: essi
sono fabbricati dalla Oto Melara di La Spezia, azienda leader di Leonardo nel
settore dei sistemi di puntamento e dei blindati e carri armati. “I
proiettili Vulcano hanno la
caratteristica di avere una gittata più estesa rispetto al munizionamento
tradizionale dello stesso calibro”, spiegano i manager di Oto Melara. “La
denominazione precisa per questo tipo di munizioni è HEFSDS, acronimo di High Explosives Fin Stabilized Discarding
Sabot, cioè proiettili ad alta esplosività, stabilizzati ad alette, ad
abbandono d’involucro”.
Con un peso di 20 kg (2,5 kg
solo di esplosivo), il Vulcano è
stato prodotto in tre versioni: la prima può raggiungere i 70 km di
distanza per essere utilizzata contro ogni tipo di obiettivo navale, terrestre
o aereo; c’è poi una seconda versione antinave più aggiornata guidata
da sensori infrarosso, anch’essa con una gittata di 70 Km; infine, la
terza, completamente guidata tramite GPS e sistema inerziale IMU, in grado
di colpire bersagli a distanze ancora maggiori. ThyssenKrupp Marine Systems non ha ancora reso noto con quale di
queste tre versioni Oto Melara è stata equipaggiata la prima fregata destinata
alla Marina di guerra di al-Sisi.
L’altro colpaccio di
Leonardo SpA & partner è stato ottenuto con la consegna alla ENS Al-Aziz di 32 missili superficie-aria VL MICA NG di MBDA. Acronimo
di missile di intercettazione, di
combattimento e autodifesa, il VL-MICA è un sistema a lancio verticale a medio
raggio (gittata sino a 20 km di distanza) e una velocità di Mach 3 (3.704
Km/h).
“Il VL MICA è un sistema
d’arma con una capacità autodifensiva e di protezione locale senza eguali,
disponibile per un’ampia gamma di unità da guerra di superficie”, scrive il
consorzio MBDA. “VL MICA offre una capacità di risposta a guida autonoma e con
tempi di reazione estremamente rapidi contro obiettivi multipli (aerei, missili,
sistemi di precisione, bombe intelligenti ed elicotteri). I missili si
integrano al sistema di combattimento navale, ricevendo la designazione del target dai
sensori aerei presenti a bordo”. MBDA
ha già venduto alla Marina egiziana i missili superficie-aria VL-MICA NG per armare
le corvette della classe “Gowind 2000” in fase di realizzazione nei cantieri di
Alessandria d’Egitto su licenza francese. Queste corvette sono dotate pure di
pezzi d’artiglieria da 76 mm prodotti da Oto Melara.
A
bordo della fregata ENS Al-Aziz ci
sono altri “gioielli di morte” del consorzio europeo MBDA partecipato da
Leonardo: otto missili anti-nave MM40 Block 3 Exocet. Lunghi 5,64 metri e con un peso di 825 kg, gli MM40 Block 3 hanno una gittata superiore ai 70 km.
Alla fregata sono assegnati
anche i nuovi siluri MU90 Impact prodotti da Eurotorp,
il raggruppamento europeo costituito dalle francesi Thales e DCNS e dalla Wass
di Livorno, altra azienda controllata da Leonardo. Con funzioni
anti-sommergibili, l’MU-90 Impact è lungo 2,8 metri e ha una gittata
compresa tra i 10 e i 25 km. “Le caratteristiche tecniche ed operative
avanzate, lo rendono impiegabile in qualsiasi scenario geografico, in grado di
contrastare l’eventuale minaccia rappresentata dai sottomarini nelle sue
diverse forme (convenzionale e nucleare) e dimensioni”, spiegano le aziende
produttrici. “Le caratteristiche principali sono l’alta velocità, l’autonomia
alla massima velocità, la resistenza alle contromisure, la versatilità d’impiego,
sia a quote elevate che su bassi fondali, la letalità della sua carica cava
anche nei confronti degli scafi più resistenti”.
Come se ciò non bastasse, la
fregata egiziana sarà dotata pure di siluri pesanti DM-2A4 (SeaHake Mod 4) sviluppati dall’azienda
tedesca Atlas Elektronik, interamente
controllata da ThyssenKrupp Marine
Systems. Questi sistemi hanno un raggio operativo superiore ai 50 km
e possono superare la velocità di 92.6 km/h.
Il gruppo
francese Thales si è invece fatto carico della fornitura dei
sistemi di controllo elettronico e radar. Le attrezzature comprendono il radar
contromisure Scorpion e quello di
sorveglianza NS-110 4D operante in X-band per integrarsi con i sistemi
d’arma d’attacco della fregata. Thales fornisce infine il sistema di
telecomunicazioni e intelligence ALTSSE-H (Communication
Electronic Support Measures/Communications Intelligence system) e il sistema
elettro-ottico Mirador Mk 2 per
l’individuazione e il tracciamento degli obiettivi.
L’accordo per la fornitura
all’Egitto delle sei fregate MEKO A-200 è
stato autorizzato dal governo tedesco nel 2019 e comporterà una spesa non
inferiore ai 2,5 miliardi di dollari. Ogni unità avrà una lunghezza di 121 metri,
un dispiegamento di 3.700 tonnellate e una velocità massima di 29 nodi. Secondo
quanto riferito da ThyssenKrupp Marine Systems, queste unità assicureranno la
copertura di diverse funzioni (guerra anti-sottomarini e anti-navi di
superficie, ecc.) e potranno svolgere anche missioni di pattugliamento e
interdizione, supporto delle forze speciali, ricerca e salvataggio (SAR). Mezzi
moderni, dunque, e super-armati per fare della Marina da guerra del Cairo un
altro pericoloso attore nelle acque del Mediterraneo, del Mar Rosso e del Golfo
di Aden.
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