Africa. La mappa del commercio di armi nel continente
Il continente africano, il più povero del pianeta, nel periodo compreso tra il 2016 e il 2020 ha rappresentato il 7,3% del mercato mondiale dei sistemi d’arma. A documentarlo il prestigioso istituto di ricerca svedese Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) nel rapporto Trends in international arms transfers pubblicato lo scorso mese di marzo.
L’Africa continua dunque ad essere un terreno di caccia ambitissimo per le grandi holding industriali-militari, anche per l’elevatissimo numero di conflitti che lo tormentano da tempi immemorabili e che si alimentano proprio con l’importazione di sofisticati sistemi di morte. Il Sipri, in verità, riporta che nell’ultimo quinquennio le importazioni degli stati africani si sono ridotte del 13%, ma nell’elenco non è compreso l’Egitto del dittatore Al-Sisi, inserito invece tra i paesi dell’area mediorientale, i maggiori consumatori di armi del pianeta. Da solo, l’Egitto assorbe il 5,8% dell’import mondiale, collocandosi al terzo posto dopo Arabia saudita (11%) e India (9,5%). Sorprendentemente tra i maggiori importatori d’armi compare un altro paese nordafricano, l’Algeria, con il 4,7% della quota di mercato.
“Algeria ed Egitto hanno mantenuto entrambi elevati
livelli di investimenti a favore delle forze di sicurezza e per l’acquisto di
armamenti nel corso dell’ultimo decennio”, annotano i ricercatori Valeria
Talbot e Federico Borsari dell’Osservatorio
di Politica Internazionale (progetto ISPI – Ministero Affari Esteri e
Parlamento). “Ciò risponde da un lato alla necessità di mantenere la stabilità
interna di fronte all’ondata di proteste sulla scia delle Primavere arabe – specie nel caso egiziano – e dall’altro sia
all’aumento dell’instabilità regionale – dovuta alla presenza di gruppi
terroristici e al protrarsi della guerra civile libica – sia a rivalità
geopolitiche”.
Il regime liberticida del generale Al-Sisi ha
accelerato la trasformazione delle forze armate nazionali in una delle macchine
da guerra più potenti ed equipaggiate del continente africano e del Medio
oriente. Tra il 2011-15 e il 2016-20 l’Egitto ha
registrato una crescita del 136% delle importazione
di armi, rivolgendosi principalmente alle aziende di tre paesi: Russia (41%),
Francia (28%) e Stati Uniti (8,7). A incidere particolarmente sulle spese,
l’acquisto di cacciabombardieri (i Sukhoi
Su-35 da Mosca e i Rafale da
Parigi) ed elicotteri d’assalto (gli
AH-64E Apache dagli Usa).
Inoltre il Cairo si sta dotando di un rilevante numero di unità navali e
sottomarini di produzione tedesca e ha acquistato da Fincantieri SpA due
fregate multiruolo Fremm. L’Egitto è uno dei principali partner militari
dell’Italia: secondo la Rete Italiana per il Disarmo e la Pace, nell’ultimo
biennio le industrie belliche nazionali hanno trasferito al regime di Al-Sisi
sistemi di guerra per 2 miliardi di euro (990 milioni per le Fremm e 871 milioni per 24 elicotteri AW149 e 8 AW189 predisposti di
mitragliatrici, prodotti da Leonardo-Finmeccanica). “Nonostante il perdurare della
repressione interna, nel 2020 sono state rilasciate pure licenze per fornire
agli apparati militari egiziani armi leggere, munizioni e
apparecchiature per l’addestramento militare”, aggiunge
Giorgio Beretta dell’Osservatorio sulle armi leggere (Opal) di Brescia.
L’Algeria è attualmente
il sesto cliente mondiale di armi e nell’ultimo quinquennio la crescita delle
importazioni è stata del +64% rispetto al 2011-2015. Nel corso del 2020 Algeri ha destinato alla
spesa militare 9,84 miliardi di dollari, la più alta del continente, pari al 6%
del Pil. Anche in questo caso è stata la Russia la maggiore fornitrice di
sistemi bellici (69%), seguita da Germania (12%) e Cina (9,9%). Mosca ha
venduto 16 cacciabombardieri Su-57, 42 elicotteri da combattimento Mi-28N, 2
sottomarini della classe Kilo e sistemi missilistici vari. Due fregate sono
state consegnate ad Algeri dalle industrie tedesche; altre due fregate e tre
corvette dalla Cina. Nel 2020 il governo italiano ha autorizzato cinque licenze
d’esportazione a favore delle forze armate algerine per un valore di 3,58
milioni di euro (nel triennio precedente erano state complessivamente 11 le
autorizzazioni per la cifra record di 340 milioni di euro).
Tra i principali clienti africani del complesso
militare-industriale spiccano poi il Marocco (0,9% della quota mondiale) e
l’Angola (0,5%). Sempre secondo il Sipri di Stoccolma, nell’ultimo quinquennio le
importazioni del regime marocchino si sono ridotte del 60% rispetto a quello
precedente, ma il trend potrebbe invertirsi nel 2021 a seguito di alcuni
importanti ordini, in particolare 24 aerei da combattimento F-16 e 24
elicotteri AH-64E Apache (USA), cannoni da 155mm e veicoli
blindati Sherpa (Francia). “Negli ultimi anni, Rabat ha
portato avanti un ambizioso programma di modernizzazione e trasformazione delle
proprie forze armate che ha visto la reintroduzione della leva obbligatoria nel
dicembre del 2018, l’introduzione di nuove regolamentazioni per attrarre
investimenti stranieri e promuovere lo sviluppo di un’industria della difesa
interna”, riporta l’Osservatorio di
Politica Internazionale. “Per gli elicotteri da attacco e i caccia ordinati
negli Stati Uniti è prevista una spesa complessiva di 8 miliardi di dollari, a
cui va aggiunto un altro miliardo circa per il programma di aggiornamento dei
23 F-16C/D già in dotazione all’aviazione reale marocchina”. Nel 2020 il
governo italiano ha autorizzato 6 esportazioni al Marocco per il valore
complessivo di 7,31 milioni di euro.
Nel 2016-20 l’Africa subsahariana ha rappresentato il 26% del totale delle importazioni di armi africane, rispetto al 41% del 2011-15. Osservando però con maggiore attenzione i dati di ogni singolo paese si rilevano alcune controtendenze assai preoccupanti. Il conflitto armato nel Sahel ha coinciso infatti con un aumento record delle importazioni da parte del Burkina Faso (83%) e del Mali (669%), entrambi membri della Forza congiunta del Gruppo dei Cinque per il Sahel. Il Sipri ha documentato in particolare le consegne al Burkina Faso e Mali di 322 veicoli blindati, 9 elicotteri da combattimento e diversi aerei da combattimento leggeri. “Alcuni di questi trasferimenti sono stati finanziati dall’Unione europea o sono stati consegnati come aiuti militari da Francia, Qatar o Emirati Arabi Uniti”, aggiunge l’istituto di ricerca. “Alcune delle principali potenze mondiali stanno utilizzando le forniture d‘armi come uno strumento di politica estera per accrescere la loro infuenza nell’Africa sub-sahariana“.
E‘ la Russia la più grande esportatrice
d’armi nel continente africano: nel quinquennio 2015-2019 le industrie militari
russe hanno coperto quasi il 50% del mercato continentale, più del doppio di
quanto hanno fatto insieme Stati Uniti e Cina. Gli affari maggiori sono stati
fatti in Egitto (+430%) e Algeria (+49%), ma tra i clienti ci sono pure Angola,
Sudan e altri sedici stati sub-sahariani, dove si è registrata complessivamente
una crescita del 23% rispetto ai cinque anni precedenti. Tra le maggiori
commesse russe nel continente il Sipri segnala i 12
caccia Su-30 venduti alle forze armate dell’Angola; 12 elicotteri Mi-35 alla
Nigeria; il sistema di difesa aera Pantsir
S1 al Camerun; 2 elicotteri Mi-171 al Burkina Faso, ecc.. Inoltre sono
stati ordinati diversi modelli di missili superficie-aria da Burkina Faso, Egitto,
Etiopia, Libia, Marocco ed Uganda.
Nonostante la notevole penetrazione economica nel continente
africano, la quota del mercato delle armi coperto dalla Cina è solo del 20%,
contro il 24% ricoperto negli anni 2011-15. Le industrie belliche cinesi sono
scelte da un ristretto numero di paesi africani: Burundi, Ghana, Kenya Zimbabwe,
Mozambico, Namibia, Tanzania, Zambia e Seychelles. Assai minore la quota
riservata alle importazioni di armi dagli Stati Uniti che pure ha rafforzato
enormemente la propria presenza militare nel continente. Gli Usa hanno fornito sistemi
bellici a 17 stati africani per il 5,4% delle importazioni complessive
nell’area sub-sahariana, quasi la metà di quanto fatto dalla Francia (9,5% e 20
clienti, con una crescita di quasi quattro volte rispetto al 2015-19).
Le industrie francesi stanno facendo affari d’oro in
Africa anche nel corso del 2021. E’ di qualche giorno fa la notizia di una
maxi-commessa di 4 miliardi di euro per la fornitura al regime egiziano di 30
cacciabombardieri Rafale prodotti dal gruppo Dassault Aviation, più altri 240
milioni di euro per i sistemi missilistici che li armeranno. Questi ultimi
saranno forniti dal consorzio europeo MBDA, controllato per il 25 dall’italiana
Leonardo.
Difesaonline ha fatto sapere che la fornitura miliardaria
sarà sovvenzionata dalla Francia e da alcuni importati istituti bancari (tra
cui BNP Paribas SA proprietaria dell’italiana BNL) con un prestito che il Cairo
dovrebbe ripagare in dieci anni. Debiti su debiti e ulteriori tagli alla spesa
sociale per alimentare le prossime guerre africane e mediorientali…
Articolo pubblicato in Adista Segni Nuovi n. 19 del 22 maggio 2021
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