Le armi chimiche delle forze dell’ordine contro i NO MUOS di Niscemi
Francamente il tutto mi sembra scenograficamente rituale e
non riesco a immaginare che si pensi davvero di punire l’appuntamento No MUOS
con l’ennesima stupida prova di forza istituzionale. C’è però un tizio in camicia
azzurra, testa calva e barbetta alla moda, che si mostra scomposto e pronuncia proprio
la parola lacrimogeni. Non lo conosco
ma credo sia il funzionario PS a cui è stata delegata la gestione della piazza.
Dentro e fuori dalla base militare USA decine di agenti in polo e borsello
filmano ossessivamente ogni dettaglio. Un mastino stile robocop si affianca al
capo in camicia azzurra con un candelotto in mano. “Ok. Andiamo!”.
Il primo lacrimogeno sorvola di poco il cancello della base
per ricadere a una decina di metri alle spalle dei giovani che tambureggiano l’inferriata.
Poi ne vola un secondo e poi ancora un terzo. Il fumo acre si espande, c’è un
fuggi fuggi generale, vedo anche dei bambini, ma non è facile allontanarsi perché
il leggero vento spinge la nube tossica indietro verso il cancello. Alle mie spalle
ridono come sciocchi i videomaker di PoliceTV. Io piango invece come uno
sciocco per la rabbia e per i gas e perdo il conto dei lacrimogeni vigliaccamente
lanciati a mano ad altezza d’uomo.
I militi dell’ordine pubblico confidano in una risposta dei manifestanti
per potersi dilettare con gli sfollagenti, ma la provocazione fallisce
miseramente. Tutti si ricompongono in ordine accanto alle casse e al microfono
e l’assemblea NO MUOS continua come se nulla sia accaduto e nulla alla fine accadrà.
Forse al giovane leader della repressione di Stato giungerà l’encomio del
questore e del prefetto e magari perfino un ringraziamento ufficiale in carta
intestata con l’aquila a stelle e strisce. Da parte nostra solo il disprezzo
per un atto di guerra che come tutti gli atti di guerra è vile, gratuito,
ignobile e infame.
“Artifizio a frammentazione per lancio a mano a caricamento
lacrimogeno al C.S.”, riporta nell’involucro un lacrimogeno rinvenuto sul
prato. Le indicazioni contenute nel bando di acquisto della Polizia di Stato specificano
che si tratta di un ordigno esplosivo “con una miscela lacrimogena al CS”, la
cui “emissione del fumo di combustione deve essere regolare, continua e
costante per una durata tra i 10 e i 25 secondi”. A spiegare cosa si nasconda
dietro la misteriosa composizione “CS” è il professore Massimo Zucchetti,
docente del Politecnico di Torino, in un suo recente rapporto sui danni all’uomo
e all’ambiente del gas lacrimogeno. “Il composto chimico gas CS utilizzato
contro i dimostranti in Val di Susa ripetutamente nel 2011 ed anni seguenti, a
Genova nel 2001, e in vari scenari esteri quali Palestina, Tunisia, Algeria,
Turchia, etc., viene sintetizzato chimicamente facendo reagire due composti
chimici: 2-clorobenzaldeide e malononitrile”, spiega Zucchetti. “Lo stato
naturale del CS è solido ma è solubile in acqua e il suo impiego abituale è sotto
forma di aerosol, fumo o vapore. Gli impieghi comuni sono quelli bellici o da
parte della polizia. Benché
classificata come un’arma non letale per il controllo delle rivolte, sono stati
dimostrati effetti tossici: oltre a danneggiare pericolosamente i polmoni, il
CS può nuocere gravemente al cuore e al fegato”.
Gli effetti immediati del gas si verificano a bassa
concentrazione e dipendono dall’azione irritante sulle mucose e sulla cute.
Essendo un gas lacrimogeno, il CS ha come azione immediata quella di provocare
un’intensa lacrimazione ma può provocare anche congiuntiviti, edema
periorbitario e danni ritardati quali
cataratta, emorragie del vitreo e neuropatie del nervo ottico. “Inoltre, questo
gas provoca l’aumento della pressione oculare e può precipitare l’insorgenza di
glaucoma acuto nei soggetti predisposti; l’effetto irritante sugli occhi è più
evidente sui soggetti che indossano lenti a contatto”, aggiunge il prof.
Massimo Zucchetti.
L’inalazione di gas CS ha ovviamente gravi effetti sull’apparato
respiratorio: irritazione delle vie aeree con congestione nasale e rinorrea, laringite,
tracheite, irritazione bronchiale con tosse e catarro copioso. “In casi severi
la laringite può comportare laringospasmo e l’irritazione delle basse vie aeree
può esitare in un quadro molto grave noto come Acute Respiratory Distress Syndrome”, spiega il docente del
Politecnico. “Il contatto di questo gas con la pelle provoca sensazione di
bruciore che in genere regredisce rapidamente ma la contaminazione degli abiti
può prolungarne gli effetti e, in casi di esposizioni prolungate, si può
giungere a vere e proprie ustioni”. Altrettanto problematici gli effetti del CS
a livello gastrointestinale: irritazione delle mucose, comparsa di nausea,
vomito, inappetenza, diarrea, dolori addominali e in alcuni casi perfino
epatopatia acuta.
Il gas CS fa parte dell’equipaggiamento delle forze dell’ordine
italiane dal 1991. Il Regolamento che stabilisce i criteri per determinare l’armamento
in dotazione all’Amministrazione della pubblica sicurezza e al personale della
Polizia di Stato recita all’art. 12 che “gli artifici sfollagente si
distinguono in artifici per lancio a mano e artifici per lancio con idoneo
dispositivo o con arma lunga. Entrambi sono costituiti da un involucro
contenente una miscela di CS o
agenti similari, ad effetto neutralizzante reversibile”.
Dal punto di vista meramente tecnico i
lacrimogeni con CS sono classificati come “armi da guerra di terza categoria”, ossia “armi chimiche”: la
vigente regolamentazione include in questa categoria tutti i gas, i liquidi e i
solidi, che, diffusi nell’area, in acqua o sul terreno, producono negli esseri
viventi lesioni di varia natura, tali da inficiare, permanentemente, la salute
dell’organismo umano. Tali sostanze si suddividono in asfissianti (cloro,
bromo, perossido di azoto); tossiche (acido cianidrico); vescicatorie (iprite);
nervine; irritanti (cloroacetofenone), come i gas usati per i lacrimogeni.
La Convenzione
internazionale di Ginevra ha bandito l’uso di armi chimiche nel corso di un
conflitto; di contro i gas lacrimogeni vengono impunemente utilizzati da buona
parte delle forze di polizia a livello internazionale per reprimere violentemente
pacifiche manifestazioni di dissenso e di protesta. L’escalation nell’impiego
di gas tossici in funzione di “ordine pubblico” è stata documentata da Amnesty
International; dal giugno 2020, l’ONG ha dato vita a un sito internet
interattivo che raccoglie immagini, video e report sulle violazioni dei diritti
umani e gli attentati alla salute umana perpetrati dalle forze dell’ordine grazie
a questi dispositivi bellici non convenzionali.
Commenti
Posta un commento