Pantelleria, isola-portaerei per le scorribande italo-statunitensi in terra d’Africa
Ai lati del cancello d’ingresso della grande base dell’Aeronautica Militare di Pantelleria ci sono due pilastri in cemento armato in cui sono scolpiti sei fasci littori. “Anno XVII” reca la scritta che immortala la data di costruzione di quella che nei deliri bellici di Benito Mussolini doveva trasformarsi nella Gibilterra d’Italia per scacciare da Malta le truppe inglesi. Ai tempi del lockdown c’è chi ha pensato di illuminare ogni sera con le luci-tricolore l’anacronistica scultura, quasi a voler sancire la continuità geo-strategica dell’isola avamposto per il controllo del Mediterraneo e di buona parte del continente africano.
Lo
scorso 30 luglio le piste dello scalo di Pantelleria hanno ospitato una
complessa esercitazione in cui i reparti militari italiani hanno sperimentato operativamente
i nuovi costosissimi cacciabombardieri F-35B a decollo corto e atterraggio
verticale. “L’obiettivo dell’esercitazione Proof of Concept Expeditionary è
stato quello di testare la capacità di proiettare, con brevissimo preavviso, un
adeguato pacchetto di forze, completo in tutte le sue componenti abilitanti, in
un’area di interesse anche lontana dalla madre Patria”, ha spiegatolo Stato Maggiore
dell’Aeronautica. “L’attività si
è svolta sull’isola di Pantelleria,
all’interno del Distaccamento
Aeroportuale che da più di ottant’anni costituisce un
importante presidio strategico per
la Difesa nel cuore del Mediterraneo. Uno scenario individuato
proprio per ricreare quelle condizioni di distanza dalle basi aeree stanziali e
di ridotto supporto logistico, inclusa la presenza di una pista di decollo e
atterraggio dalle dimensioni limitate dove i caccia convenzionali non possono
operare”.
L’evento
ha visto come protagonista un velivolo F-35B di 5^ generazione, versione STOVL, recentemente assegnato
al 32° Stormo dell’Aeronautica
Militare di Amendola (Foggia). “Il cacciabombardiere, dopo aver preventivamente
verificato le condizioni di sicurezza necessarie all’atterraggio, ha effettuato
un avvicinamento a bassa velocità alla pista di Pantelleria, arrestando in
pochissime centinaia di metri la propria corsa di atterraggio”, aggiunge lo
Stato Maggiore. Il velivolo è stato poi rifornito a terra da un tanker KC-130J
“Super Hercules” della 46^ Brigata Aera di Pisa ed è stato armato
in “tempi strettissimi” dal
personale specializzato del 3°
Stormo di Villafranca-Verona
per poi ridecollare per la prosecuzione della missione assegnata.
Per il rifornimento è stata adottato in particolare l’Air Landed
Aircraft Refuelling Point, un sistema che
permette il prelevamento del combustibile direttamente dai serbatoi del “Super
Hercules”. Tutte le operazioni sono state videoregistrate dall’alto da un aereo a pilotaggio remoto MQ-9 Predator B del
32° Stormo di Amendola con funzioni d’intelligence, sorveglianza e
riconoscimento. Per l’occasione a Pantelleria sono stati trasferiti pure le
cellule combat controller del 17° Stormo Incursori di Furbara (Roma) e
un dispositivo dei “Fucilieri
dell’Aria” del 16°
Stormo di Martina Franca (Bari).
“L’Aeronautica
Militare è una delle poche forze aeree al mondo in grado di avere oggi,
concretamente, una piena ed autonoma capacità di proiezione del potere
aerospaziale”, ha dichiarato il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica,
generale Alberto Rosso, presente all’esercitazione di Pantelleria. “Questa è la reale capacità di operare non
solo dalle nostre basi, dove abbiamo tutta la logistica di supporto necessaria,
ma anche lontano dai confini nazionali ed in contesti non permissivi se, dove e
quando ritenuto necessario. Si tratta di una capacità importante anche alla luce degli scenari così
mutevoli, flessibili ed imprevedibili con i quali siamo chiamati a convivere e
confrontarci. Noi, come tutte le forze armate, dobbiamo essere pronti a
qualsiasi evenienza…”.
A chiarire quali sono le
aree geografiche prioritarie per i “pronti interventi” del dispositivo bellico
aereo è ancora il gen. Alberto Rosso in un’intervista all’agenzia di stampa Adnkronos. “Per la scelta di Pantelleria non
c’è nessun segnale o indirizzo politico”, ha esordito il Capo di Stato Maggiore.
“Questa ha una pista corta e una capacità di supporto limitata, adatta quindi
al tipo di attività. La nostra esigenza tecnica era quella di operare anche da
piste molto ridotte e che normalmente non sarebbero utilizzabili da velivoli da
combattimento convenzionali. Solo per dare un’idea, in Africa ci sono circa un
centinaio di piste che hanno una lunghezza tra i 2.800 e i 3.000 metri ma c’è
venti volte il numero di piste che hanno tra i 1.000 e i 1.500 metri di
lunghezza. Poter utilizzare piste corte consente di moltiplicare la capacità di
rischierarsi là dove può essere utile in maniera più conveniente e veloce.
Avere una macchina che è in grado di decollare da 1.000-1.500 metri consente
una flessibilità incredibile anche in scenari al momento solo lontanamente
ipotizzabili”.
“Ciò
vuol dire, ad esempio, poter utilizzare tratti autostradali o altre vie di
comunicazione come eventuali piste di atterraggio e quindi poter contare sulla
possibilità di disperdere gli aeroplani, se necessario, su più luoghi,
garantendone una maggiore sopravvivenza”. ha aggiunto il gen. Rosso. “Tutto
questo permette al potere aerospaziale di avere una maggiore imprevedibilità,
un fattore che aiuta enormemente in un potenziale conflitto. In gergo tecnico si
parla di capacità expeditionary,
ovvero di proiezione in tempi rapidi in un’area di interesse, grazie anche al
trasporto aereo essenziale per trasferire velocemente un team di personale
necessario per creare una bolla di sicurezza e le predisposizioni logistiche
iniziali richieste”.
Con
l’esercitazione Proof of Concept Expeditionary l’isola di Pantelleria assume dunque una funzione di
laboratorio sperimentale degli strumenti di morte e della sostenibilità degli
interventi strategici globali delle forze armate italiane ed alleate. Classificato come aeroporto militare
“aperto al traffico civile” lo scalo è già
stato destinato a deployment operating base (DOB),
cioè base per il rischiaramento avanzato dei velivoli in caso di crisi o
esercitazioni, sia in ambito militare nazionale che NATO. Pantelleria ha avuto un ruolo centrale nelle
operazioni di guerra in Nord Africa sin dai primi anni ottanta del secolo
scorso e più recentemente ha fatto da centro formativo e addestrativo per gli allievi
piloti di cacciabombardieri del 61° Stormo di Galatina
(Lecce).
Il
Distaccamento dell’Aeronautica Militare di Pantelleria è presente sull’isola dal 1986 e dipende dal 37º Stormo di Trapani-Birgi. Esso fornisce
il supporto alle attività dei caccia militari e a quelle di soccorso e ricerca (SAR)
e l’assistenza alle attività operative ed esercitative dei velivoli
rischierati o in transito. Il Distaccamento AMI mantiene inoltre la
funzionalità e l’efficienza logistica della
cosiddetta “aviorimessa Pier Luigi Nervi”, il monumentale hangar realizzato alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale all’interno
di una collina confinante con l’aeroporto, capace
di ospitare sino ad una cinquantina di aerei da guerra. Pochi anni fa il super-ricovero è stato ammodernato
insieme alle piste, e la sua parte superiore è stata riadattata per esigenze
logistiche, con sale briefing, meteo ed alloggi.
La base
di Pantelleria opera inoltre come forward
logistic site per i velivoli militari assegnati all’operazione “Irini” dell’Unione
europea (ex EUNAVFORMED - Sophia) di contrasto al traffico illegale di
armamenti destinati alla Libia e supporto alle operazioni anti-migranti nel
Mediterraneo centrale. A partire del 2015 è stato rischierato nell’isola anche un
velivolo spia utilizzato da US Africom, il Comando delle forze armate degli
Stati Uniti d’America che sovrintende agli interventi nel continente africano.
Si tratta di un bimotore “Beechcraft Super
King Air 300” di proprietà dell’Aircraft Logistics Group LLC, società
contractor del Dipartimento della Difesa con sede a Guthrie, Oklahoma, di cui
è vicepresidente l’ex generale Peter J.
Hennessey, già responsabile delle attività logistiche dell’US Air Force in
Afghanistan.
Con
una lunghezza di 14 metri circa e un’apertura alare di 17, il Super King Air 300 può
trasportare sino a 15 passeggeri, ha un’autonomia di volo di 3.340 km e può
raggiungere una velocità massima di 545 Km/h all’altitudine di 7.600 metri. Il
velivolo è stato predisposto dal Comando
Operazioni Speciali del Pentagono per adempiere a missioni d’intelligence, sorveglianza,
intercettazione/raccolta e trasmissione delle comunicazioni e dei dati raccolti.
Il bimotore è già stato impiegato in Libia, Algeria e Tunisia. Pantelleria
è stata utilizzata anche per gli scali tecnici dei velivoli in dotazione alle
forze speciali Usa impegnate in missioni top
secret in Libia. Il 14 dicembre 2015, ad esempio, è atterrato nell’isola un aereo C-146A “Wolfhound” del 524th Special Operations
Squadron dell’US Air Force, proveniente dalla base aerea di al-Watiyah a sud
ovest di Tripoli.
A
seguito delle inchieste stampa sull’escalation militare statunitense nell’isola,
il 26 marzo 2016 tre senatori del Movimento 5 Stelle (Bruno Marton, Vincenzo
Santangelo e Vincenzo Crimi, odierno viceministro dell’Interno e capo politico
di M5S) si sono recati a Pantelleria in visita ispettiva presso il
distaccamento dell’Aeronautica e il comando stazione DOB elicotteri della
Marina. “Ci siamo visti negare, inspiegabilmente, la richiesta (inoltrata
formalmente al Gabinetto della difesa il 23 febbraio 2016) di incontro con il
personale militare americano presente presso lo stesso distaccamento”, hanno
riportato i parlamentari in una successiva interrogazione al ministro della
Difesa. “Nella nota di risposta del Gabinetto del Ministro, si legge infatti che
l’Ambasciata USA a Roma, ha comunicato l’indisponibilità
del proprio personale. Durante la visita alla base di Pantelleria non siamo
riusciti ad acquisire informazioni specifiche sul merito delle operazioni
americane sull’isola, ma abbiamo potuto conoscere solo un numero orientativo
della loro presenza in loco. Sembra che siano presenti circa 40 soldati, un
numero, a parere degli interroganti, abbastanza elevato per svolgere solo, come
è stato reso noto dal Ministero della Difesa, un’attività di sorvolo sui Paesi
di destinazione a scopo di ricognizione e di sorveglianza”. Sempre sulla base
di notizie informali apprese dai parlamentari pentastellati, “i soldati
americani sembrano appartenere a reparti speciali e sarebbero ospiti della base
anche degli addetti di un’azienda israeliana”.
A confermare
il regime d’extraterritorialità della presenza statunitense a Pantelleria anche
un misterioso contratto sottoscritto il 26 febbraio 2013 dal Dipartimento della
Difesa con la Environmental
Chemical Corporation di Burlingame (California),
registrato come Jsoad Pantelleria
Executive Project (valore
329,317 dollari). Tre anni più tardi la base aerea è stata pure meta di
un sopralluogo tecnico del generale David M. Rodriguez, comandante al tempo di US
Africom.
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